Il Blog

Pubblicato: 3 anni ago

Oggi sono ancora io

“In un’infreddolita Lugano ancora imbiancata dalla neve, il miracolo nel quale nessuno osava credere finalmente si compie. Mentre l’Italia si appresta a soccombere ad una lunga settimana di sbornia sanremese, negli studi GSU succede l’inimmaginabile: il riservatissimo “tempio” in cui Mina solitamente lavora al riparo da occhi indiscreti si popola improvvisamente di cameramen, operatori video e audio, macchinisti, elettricisti e chi più ne ha più ne metta. Ben quattro telecamere, in altrettanti punti strategici della sala, entrano in funzione. Il tutto sotto l’abile regia di un Mauro Balletti probabilmente ancora incredulo di concretizzare il sogno professionale vagheggiato da una vita. Anche il direttore delle luci convocato per l’occasione stenta a credere ai propri occhi: ed è nientemeno che il mitico Corrado Bartoloni, celebre per avere “illuminato” tanti gloriosi sabati sera televisivi con la Regina. Grandissimo professionista, capace di nascondere la propria grande emozione infondendo calma e serenità intorno a sé. D’altronde, ciò che sta succedendo è “straordinario” solo per la presenza delle telecamere. Per il resto, in questi quattro giorni, Mina si limiterà a fare il suo lavoro di sempre in sala di registrazione con la consueta équipe di fedeli collaboratori: non un concerto, quindi, ma piuttosto un documento-verità attraverso il quale il pubblico potrà “spiarla” durante il backstage di un suo disco, nei momenti in cui canta ma anche in quelli in cui – a microfoni chiusi – scherza e ride con i musicisti, fuma l’ennesima Marlboro rossa, controlla una partitura, si leva per un attimo gli irrinunciabili Ray-Ban fumé, sbuffa spazientita per un coro che va troppo per le lunghe, accenna qualche passo di danza con Mauro “von Stroheim” Balletti, prova un vocalizzo col Maestro Ferrio e così via. Il tutto in un clima di assoluta spontaneità e naturalezza, come se fosse cosa di tutti i giorni tornare sotto i riflettori dopo 23 anni di invisibilità. D’altronde, basta guardarla per convincersi che il tempo sembra essersi fermato al 1978 (e anche prima): splendida e stupefacente pur col look nero di sempre, stretta in quella maglia e in quei pantaloni che le fasciano vezzosamente il corpo dalla linea perfetta, il foulard d’ordinanza per proteggere l’ugola preziosa, la lunga treccia color mandarinetto sulla bellissima schiena seminuda. Uno schianto…”.

(Da È proprio così, son io che canto, fanzine numero 55, aprile 2001)

... Incredibile ma vero, da quei quattro giorni dal 25 al 28 febbraio 2001 sono ormai passati venti anni tondi. Ed è un anniversario che il Minafanblog celebrerà per tutto il mese con una serie speciale di post ricchi di rievocazioni e testimonianze ad hoc…

Pubblicato: 3 anni ago

Sotto il segno della Scimmia

Mentre il nuovo straordinario jingle Questa è Tim continua a spopolare in tutte le Reti televisive apprestandosi a superare i 14 milioni di visualizzazioni su youtube (che volete farci: oggi il successo di una canzone si quantifica così…), il prossimo 12 gennaio vedrà la luce nelle edicole con TV Sorrisi e Canzoni la ristampa su CD del mitologico Mina del 1971. L’emissione, come è noto, fa parte della collana I GRANDI ALBUM ITALIANI 1970-2020 curata da Paolo Maiorino (responsabile del catalogo Sony Music ) ed è arricchita da un booklet illustrato con curiosità sul disco e notizie relative al momento storico in cui esso fu pubblicato. Proprio dieci anni fa, nella fanzine 72, dedicammo all’LP – in occasione del suo smagliante quarantennale – un ampio dossier monografico di cui vi riproponiamo l’incipit…

di Antonio Bianchi

Per svariati anni – fin quando la discografia PDU era a prezzo pieno, ammantata di lusso ed esclusività – è stato l’album di inediti più tacitamente ammirato e rispettato di Mina. La considerazione era così unanime da apparire scontata. Così, per non essere tacciati di banalità, si preferiva dichiarare una più spiccata preferenza per altri dischi, bellissimi ma associati a tenerezze più “soggettive”: che so? 5043, Altro, Frutta e verdura, Mina con bignè… L’unico equivalente – in un campo d’azione ben distinto, senza invasioni di campo – era Attila, emblema della Mina “modernista”. Ma il capolavoro della Mina “classica” era – per la stragrande maggioranza – l’album omonimo del 1971, meglio noto come La Scimmia.

“Il disco streisandiano?”. Chi ha più di quarant’anni capisce al volo di quale album si stia parlando, permeato di un nitore belcantistico “molto Barbra”, impregnato di un gusto orchestrale internazionale, levigato, accurato, rifinito, sciccosamente easy listening (nell’accezione aristocratica che non si usa più)… Può sembrare una considerazione campata per aria agli occhi di chi non distingue fra la Mina di oggi, di ieri e di ieri l’altro, di chi si accosta al suo mondo senza discriminare cronologicamente e stilisticamente quale Mina stia cantando. Eppure l’essenza “streisandiana” della Scimmia ha una sua precisa ragion d’essere. La nuova estetica vocale e interpretativa emerge con disarmante evidenza se raffrontata ai due album precedenti – i quasi gemelli Bugiardo più che mai, più incosciente che mai e Quando tu mi spiavi in cima a un batticuore –, le cui affinità sono dichiarate anche a livello grafico: stesso sfondo nero, stessa espressione pensosa, stessi caratteri tipografici, stesso titolo fiume estrapolato dai versi del brano d’apertura della seconda facciata… 

Insieme alle copertine, con la Scimmia, muta anche il riferimento all’immagine. Perché il 1971 è il primo anno dell’invisibilità mazziniana dai tempi di Baby Gate. In concomitanza con l’arrivo di Benedetta (a proposito: bravissima in Africa Benedetta. Sveglia, simpatica e fascinosa. Se ne parla. E piace molto). Mina sembra volersi rifocillare di segretezza e intimità. Le uniche eccezioni, a inizio anno, sono le copertine di Amor mio (un bellissimo scatto di Bertolini dal Carosello di Attimo per attimo, con Son of man di Magritte sullo sfondo) e di Del mio meglio (con altre immagini tratte dai filmati Barilla, in questo caso da La voce del silenzio) e i video “casalinghi” destinati alla promozione di Amor mio e Capirò. I due filmati hanno il sapore di una concessione: “Va bene, facciamoli. Ma che non mi si parli di foto e di TV per almeno un anno”. Così, Mina non è sulla copertina del 45 giri di fine anno, Uomo/La mente torna (o viceversa, per i puntigliosi attenti ai numerini). Non è sulla copertina dell’album (per di più omonimo). E – aspetto illuminante – non è neppure nella foto interna: quel tramonto è un’esplicita dichiarazione. (…)

 

Pubblicato: 3 anni ago

Milioni di ciao

Vi riproponiamo il comunicato stampa con cui Tim ha preannunciato ieri il lancio del nuovo stupefacente mega-jingle – celebrativo dei 100 anni della telefonia italiana – che ci accompagnerà nei prossimi mesi. Non poteva esserci regalo più bello – e di miglior auspicio per il futuro – di una nuova canzone di Mina per salutare l’arrivo del 2021. Lo spot – che nella sua versione integrale sarà trasmesso su tutte le emittenti televisive fino al 6 gennaio – andrà in onda stasera secondo i seguenti orari rete per rete.

La 7: dalle h. 19:10 – Realtime: dalle h. 20:25 – Nove: dalle h. 20:45 – Raiuno, Sky Cinema 1, Sky Cinema 2: dalle h. 21:00 – Canale 5, Italia 1, Rete 4: dalle h. 21:15 – Skytg24: dalle h. 21:20

Cantato dalla eccezionale voce di Mina, che reinterpreta il brano ‘This is me’ del musical ‘The Greatest Showman’ – Golden Globe 2018 come miglior canzone originale e candidata all’Oscar nello stesso anno -, il video, intitolato ‘Questa è TIM’ – testo italiano di Luca Josi e Maurizio Morante – racconta la centralità del Gruppo nello sviluppo tecnologico e sociale del Paese e rivolge uno sguardo alle sfide del futuro che vanno oltre la connettività e trasformano le città in moderne smart cities: dall’IoT al Cloud, fino ai Data Center e all’Intelligenza Artificiale.

Lo spot, diretto da Luca Josi, Direttore Brand Strategy, Media & Multimedia Entertainment di TIM, insieme a Luca Tommassini, che ne ha curato anche la coreografia, sottolinea il ruolo di TIM come abilitatore della connessione per rendere possibile la comunicazione, da sempre fondamentale nell’evoluzione dell’uomo, dei costumi e della società. Tutti gli elementi delle scene rimandano al mondo della tecnologia e della connettività e della loro evoluzione: dai cavi in rame, ai telefoni a disco, alle cabine telefoniche, alle centrali, ai telefoni cellulari, agli smartphone, alla fibra ottica e al 5G.

 

LA STORIA

Si parte dagli anni ’20 con lo skyline di Torino, città in cui ha avuto inizio il percorso dell’innovazione di TIM, con le figure fondamentali dei tecnici nei laboratori e nelle centrali e delle centraliniste che permisero le prime conversazioni telefoniche.  Il viaggio continua ripercorrendo le epoche attraverso scene iconiche dei musical che hanno segnato l’immaginario collettivo: gli anni ’50 con ‘Singing in the rain’ e ‘Pane, amore e …’ con Sophia Loren e Vittorio De Sica. Gli anni ’60 con ‘Grease’, ‘Dirty Dancing’ e ‘Sweet Charity’ di Bob Fosse, proseguendo fino agli anni ’70 con i musical ‘Chorus Line’ e ‘Hair’, in cui i protagonisti danzano intorno ad una cabina telefonica. Arriviamo poi negli anni ’80, passando a ‘Fame’, con la citazione della famosa scena dei ballerini, che rappresentano i tecnici di TIM. Il video continua con citazioni di ‘Flashdance’ e arriva al presente con le più moderne coreografie. Lo spot si conclude con una danza collettiva di tutta la popolazione TIM in un paesaggio immaginario rappresentato da monumenti e architetture iconiche del nostro Paese.

Atmosfere realistiche e di fantasia, scenografie ricercate con effetti di scena innovativi, costumi raffinati e curati nei minimi dettagli, visual effects cinematografici rendono questo spot originale e unico nel suo genere.  Lo spot, in programma fino al 6 gennaio, verrà trasmesso da tutte le emittenti televisive in versione integrale di 3 minuti e 49 secondi. Seguirà un piano TV con taglio a 60 secondi prima e dopo il messaggio del Presidente della Repubblica.

Sono previsti anche passaggi in radio del brano completo di Mina e una campagna stampa, digital, e digital OOH con impianti iconici e di grande impatto a Roma e Milano.

 

Pubblicato: 3 anni ago

Sette per 1

Nell’augurare a tutti voi un 2021 il più possibile sereno, ripecorriamo brevemente le cronache mazziniane dei precedenti inizi di decennio cercando di azzardare qualche previsione sulla Mina in arrivo nei prossimi dodici mesi
(Illustrazione: Gianni Ronco)
 

Gennaio 1961 – Mentre si prepara al suo secondo Sanremo che la vedrà più che mai nell’occhio del ciclone nelle serate del 26, 27 e 28 gennaio, Mina fa la sua prima apparizione televisiva dell’anno nuovo la sera di martedì 3 cantando, diretta da Guido Rosada, Coriandoli nel Carosello dei Grissini Kim della Pasta Combattenti. Venerdì 6, in diretta dal Teatro Roma di Vicenza, è tra i protagonisti della finalissima di Canzonissima ’60 dove, oltre a essere in gara con ‘Na sera ‘e maggio (che si piazzerà nona nella classifica generale), duetta con Emilio Pericoli sulle note di I Love in Portofino e canta per la prima volta in versione video la sigla di chiusura Due note. La sua Il cielo in una stanza, nel frattempo, continua ad essere la canzone regina della classifica dei 45 giri…

Gennaio 1971 – Terminata la serie dicembrina di apparizioni televisive per promuovere il nuovo singolo Io e te da soli (balzato nel frattempo al primo posto in Hit Parade), dai primi giorni del ’71 Mina è nuovamente sugli schermi con un’ultima serie di Caroselli Barilla diretti da Zurlini. E intanto si prepara ad affrontare le fatiche della seconda tournée con Gaber il cui debutto – previsto a Verona per il 30 gennaio – sarà preceduto, la sera del 23, da un’anteprima a Marina a Pietrasanta per inaugurare la stagione invernale dei Sabati della Bussola dell’amico Sergio Bernardini…

Gennaio 1981 – Lanciato un po’ alla chetichella a fine novembre, lo stupefacente Kyrie inizia finalmente a far parlare di sé. Sul Corriere della Sera del 6 gennaio, per esempio, Mario Luzzatto Fegiz dedica al doppio album una recensione entusiastica, sottolineando tra l’altro “la lucida intelligenza, la profonda maturità artistica di questa stella della musica italiana che ha saputo scegliere e dirigere con rigorosa coerenza una miscellanea musicale apparentemente assai eterogenea…”.

Gennaio 1991 – Mentre Ti conosco mascherina è ancora caldo sui giradischi dei suoi fans, Mina è già alle prese con una prima “scrematura” dei brani da incidere per l’album dell’autunno successivo. Ma chi, nelle prime settimane del 1991, appare già particolarmente indaffarato negli studi GSU di Lugano è Massimiliano Pani. E non solo – pare – per collaborare ai nuovi progetti della mamma. Che sia arrivata per lui… l’occasione di tentare finalmente un’esperienza in proprio nel mondo della musica?

Gennaio 2001 – L’anno inizia come meglio non si potrebbe: Dalla Terra, a dispetto delle pessimistiche previsioni dei discografici, è risultato uno degli album più acquistati e regalati dell’ultimo Natale e si avvia a superare le 200.000 copie vendute (cifra senza precedenti, per una raccolta di canti sacri in buona parte in latino). Galvanizzata da questo insperato exploit, nel pieno di un momento magico come donna e come artista, in forma fisica smagliante, Mina è più che mai pronta a stupire il mondo con un clamoroso colpo di scena che si concretizzerà di lì a poco negli studi di Lugano…

Gennaio 2011 –  Reduce da un biennio discograficamente ricchissimo in cui – tra arie classiche, inediti, jingle pubblicitari, canzoni per il cinema e special guest in dischi altrui – ci ha regalato ben cinquanta nuove incisioni, anche per il 2011 Mina ha in ballo diversi progetti. Alcuni li ha  preannunciati Massimiliano nell’intervista prenatalizia concessa in videochat a Vincenzo Mollica per la promozione dell’EP Piccola strenna (un album di cover acustiche con la direzione di Gianni Ferrio, un altro cd di inediti sulla scia entusiasmante di Facile Caramella, un the best in cd e dvd della collana Gli anni RAI), altri sono ancora in via di definizione. E intanto il nuovo anno ci regala le prime novità: la EMI ha appena sfornato il terzo Mina picture box con le coloratissime ristampe in vinile di Mina RBaby GateFrutta e verduraAmanti di valoreItaliana, Catene e Singolare/Plurale. Ma dalla stessa major non si escludono nei prossimi mesi altre emissioni ancora più golose. 
 
Gennaio 2021 – Dopo il buon successo natalizio di Cassiopea e Orione – cui faranno seguito, in un prossimo futuro, altri volumi della preziosa collana Italian Songbook in joint venture tra Sony e Warner – la sera di San Silvestro ci regalerà l’anteprima del nuovo jingle TIM che ci accompagnerà per buona parte del 2021. La prima sorpresa discografica mazziniana dell’anno nuovo sarà invece la new edition del favoloso Mina del 1971 che vedrà la luce nelle edicole il 12 gennaio nell’ambito della serie I grandi album italiani 1970-2020 curata dal responsabile del catalogo Sony Music Paolo Maiorino. Il CD sarà arricchito da un sostanzioso booklet illustrato. Nella redazione del Minafanclub, frattanto, è già a buon punto il work in progress della nuova fanzine n° 88 in uscita nel mese di marzo. Pezzi forti del sommario, un gargantuesco dossier su tutto ciò che Mina ha cantato per/dal/sul cinema dal 1958 a oggi e uno speciale di Antonio Bianchi sulla Basilica a 40 anni dalla chiusura della mitica sala d’incisione milanese. 
 
Buone Feste a tutti!
Pubblicato: 3 anni ago

Nessuna come te lo dico io

Ci risiamo: con puntualità inesorabile, dal pressoché unanime coro di lodi con cui la critica ha accolto la nuova doppia antologia, si è levata l’immancabile vocina acìdula e dissonante del bastian contrario di turno. Che stavolta risponde al nome di Marco Molendini di Dagospia: “Si può discutere dell’uso del virtuosismo a volte eccessivo e ridondante – ha scritto tra le altre cose il giornalista a proposito delle cover di Orione e Cassiopea – a Mina avrebbe fatto bene ascoltare dosi massicce di Billie Holiday, voce limitata, sentimento sconfinato. Ecco poi il disappunto maggiore, ascoltandola: si avverte quando Mina canta con sufficienza, si abbandona al suo talento, non pensa, recita il rosario con naturale disposizione, non scava a fondo, non pesa le parole”. La migliore risposta a questa sequela di luoghi comuni l’abbiamo ripescata dall’incipit del prezioso dossier che il nostro Antonio Bianchi dedicò una decina di anni fa alla dizione e ai prodigi espressivi della Mina interprete….

di Antonio Bianchi

L’argomento è sterminato, stuzzicantissimo e così poco battuto da rasentare l’arbitrarietà. Spero che Mina perdoni l’approccio affettuosamente delirante. Perché non ho mai frequentato corsi di dizione e parlo con la pronuncia tipica della “bassa reggiana” (sono nato e cresciuto a Poviglio, a un tiro di schioppo da Brescello, che Mina conosce benissimo perché qui – oltre a Don Camillo e Peppone – anche papà Mino era di casa). E perché nessuno nel mare magnum di disamine, libri, articoli e considerazioni su Mina ha mai approfondito il versante della parola in musica, un universo a parte rispetto alla parola propriamente intesa. E le fascinazioni legate alla dizione o, meglio, all’articolazione delle parole al servizio della musica rappresentano un concetto così poco frequentato da risultare, agli occhi dei più, praticamente inesistente. Come non accettare la sfida (fra l’altro scaturita da un mini-sondaggio sui possibili argomenti di questo numero) di Loris?

C’è una semplificazione diffusa – da smantellare – che distingue fra cantanti attenti alla parola (nel luogo comune: i cantautori e qualche loro musa, come Fiorella Mannoia…) e cantanti indifferenti al significante. La contrapposizione non è scientifica: serve a evitare incasellamenti irriverenti e brutali. Quelli fra i cantanti di voce e i colleghi senza voce. Perché quanto più la voce è piccola tanto più chi la possiede è recepito come rispettoso dei valori testuali. Vale anche all’estero: Billie Holiday, con la sua voce di modeste proporzioni tecniche, è sempre stata considerata più attenta alla parola delle “rivali” Ella Fitzgerald (che, si dice, scoppiò in lacrime dopo aver letto un’intervista in cui Sinatra la irrideva come lettrice di testi) e Sarah Vaughan (più volte tacciata di trasformare, con il suo vocione, minuscoli chalet in giganteschi castelli).

Le voci “troppo” dotate sono sempre state associate al predominio dei valori musicali e sottilmente colpevolizzate. Come se la musicalità uccidesse la parola. Le eccezioni sono pochissime. Frank Sinatra, pur dotato di una voce di tutto rispetto, è sempre stato considerato un finissimo cesellatore di versi, da lui resi con una chiarezza, un nitore, una plasticità davvero poco frequenti nel panorama canzonettistico anglofono. Ma si tratta – appunto – di un’eccezione.

Il riferimento alle voci statunitensi non è casuale: la cultura americana ha metabolizzato con più gradualità dell’Italia la contrapposizione fra valori testuali (dalle voci da cabaret a Bob Dylan) e valori musicali (le voci del jazz sono sempre state più disinteressate alla comprensione del testo, subordinato all’individualità strumentale del suono). In Italia, il passaggio è avvenuto frettolosamente. Si è passati dallo strapotere del “bel canto” (operistico) alle sgangheratezze del rock’n’roll, dai corsi di dizione ai deliri vocali, dalla disciplina dei conservatori alla soggettività più sfrenata. Difficile fra estremi tanto marcati individuare una logica e una dignità capace di discriminare fra voci attente e voci disattente ai valori testuali. 

Soprattutto, si è perso di vista il valore estetico della parola in musica, della parola come suono. I critici italiani meno fantasiosi pensano che per far brillare una parola cantata sia sufficiente “dirla”. Escludono a pie’ pari il potere espressivo di una parola musicalmente articolata. Non capiscono che le manipolazioni del canto possano esaltare all’ennesima potenza – e talvolta sovvertire – la parola stessa.

Colpa della sciatteria vocale del cantautorato. E colpa dell’assenza di intelligenza creativa da parte degli interpreti puri, maschi e femmine. Perché in Italia le voci belle e influenti non sono mai mancate. Ma, a ben guardare, solo una ha saputo oltrepassare i valori vocali consueti con un’estetica parallela legata al suono di ogni singola parola. È Mina. Può sembrare fazioso ribadirlo sulle pagine di una fanzine a lei dedicata, ma se c’è un campo d’azione in cui la supremazia mazziniana appare con un’evidenza folgorante è proprio l’articolazione delle parole (da non confondere con la dizione: perché l’articolazione è un concetto più ampio, dinamico, dialettico e creativo) (…)

Pubblicato: 3 anni ago

(Anna) Maria Walewska

Ospite di una puntata di parecchi anni fa del Costanzo Show, la mitologica Tina Lattanzi – insuperata voce nostrana di Greta Garbo e di altre grandi star dell’epoca d’oro di Hollywood – rievocò la famosa scena del film del ’37 di Clarence Brown Maria Walewska in cui la Divina, nei panni della contessa polacca amante di Napoleone, si presentava al Bonaparte interpretato da Charles Boyer: una battuta di due sole parole, quelle del proprio nome e cognome. Ma in quel “Maria Walewska” era condensata una ridda indefinibile di emozioni, turbamenti, pulsioni erotiche e segreti inconfessabili di cui il magistrale doppiaggio italiano della Lattanzi aveva preservato intatte le intenzioni e l’intensità. Ebbene, nella suddetta apparizione televisiva l’ultranovantenne attrice tornò a pronunciare con immutato glamour quelle poche sillabe, raffrontandone senza peli sulla lingua la forza espressiva con la sbrigatività di certi asettici “Maria Walewska” che le era capitato di sentire nei successivi doppiaggi del film. Ecco, tutto questo faticoso preambolo ci è servito per spiegare quali differenze riscontriamo tra le cover di pezzi altrui incise da Mina e molte altre che – ahinoi – ci vengono ultimamente propinate da sedicenti “interpreti” che rimedierebbero figure barbine perfino in una friggitoria-bar-karaoke di Saigon. Gli inediti di Cassiopea e di Orione saranno anche solo due, ma Un tempo piccolo e Nel cielo dei bars valgono ampiamente da soli l’acquisto di un doppio già di per sé imperdibile per il minuzioso lavoro di rimasterizzazione dei brani e per la ricchezza iconografica del booklet ballettiano. E a proposito dei tanti “Maria Walewska!” di lattanziano splendore di cui sono disseminate le trenta canzoni, vale la pena di citare nuovamente una definizione di Gherardo Gentili da noi rispolverata in molteplici occasioni: “Con Mina una parola diventa LA parola, una nota diventa LA nota. Non altro. E per sempre”. Buon ascolto!

Pubblicato: 3 anni ago

Cassiopea e Orione. In radio da venerdì 20 novembre.

(Comunicato stampa Sony/Warner)

Mina torna in radio venerdì 20 novembre con due brani inediti “Un tempo piccolo” e “Nel cielo dei bars”: il primo chiude Cassiopea (PDU/distr. Sony Music) mentre il secondo è l’ultima traccia di Orione (PDU/distr. Warner Music) i due volumi del concept antologico “ITALIAN SONGBOOK”, il nuovo progetto discografico di Mina in uscita il 27 novembre.

 

Per accompagnare le prime due pubblicazioni della serie Italian Songbook, Mina canta per la prima volta due tra i più bei brani della musica italiana, di due artisti diversi tra loro ma molto simili benché di due epoche differenti. Un omaggio, dunque, a due grandi autori, ricordare non è mai abbastanza: Franco Califano e Fred Buscaglione.

 

Un tempo piccolo è una canzone scritta da Antonio Gaudino, Alberto Laurenti e Franco Califano ed interpretata dai Tiromancino (2005). Andrebbe (ri)letta, (ri)ascoltata e letteralmente studiata per gustare tutta la poesia concentrata nelle note di questo brano che inizia con un emblema della vita “Diventai grande in un tempo piccolo”.

 

Nel cielo dei bars “Ci vediamo al fondo di un bicchiere, fino a quando l’alba nel cielo tornerà e nell’alba disperata, sarà triste rincasare per attendere la notte e poterti ritrovare al fondo di un bicchiere, nel cielo dei bars”: un luminoso tributo a Fred Buscaglione, un personaggio unico al contempo romantico e coraggioso

 

La presenza di due inediti in “Cassiopea” e “Orione” è un indizio di quanto potrà succedere nel prosieguo di questo progetto filologico di riordino e riscoperta del repertorio, che andrà a toccare anche le canzoni incise nei primi anni di carriera per la Ri-Fi, e permetterà di includere anche nelle prossime pubblicazioni altri brani che prima non conoscevamo cantati dalla voce di Mina.

 

Italian Songbook è questo e molto altro ancora. Una summa dei grandi successi della carriera lunga e straordinaria di Mina che continua ancora oggi, ma anche le cover interpretate da Mina, grandi pezzi di autori e cantautori della tradizione musicale italiana.  Le più belle canzoni che tutti conosciamo con alcune perle da riscoprire, prese dalla vasta produzione discografica di Mina.

 

“ITALIAN SONGBOOK” – presentato da PDU – in digipack e doppio vinile colorato è già disponibile in pre-order qui https://lnk.to/Mina_preorder.

 

 

 

“ITALIAN SONGBOOK”

TRACKLIST

 

 

Cassiopea (PDU/distr. Sony Music) e Orione (PDU/distr. Warner Music) sono i titoli dei due volumi del concept antologico: all’interno di ciascuno, quindici tracce con l’aggiunta di un brano inedito (ossia, due canzoni mai interpretate prima d’ora da Mina).

 

Queste le tracklist. “Cassiopea”: “Anche un uomo”; “La lontananza”; “Vento nel vento”; “Caruso”; “Oro/la canzone del sole”; “I Migliori Anni Della Nostra Vita”; “Canzoni stonate”; “Fortissimo”; “Malafemmena”; “Volami nel cuore”; “Con te sarà diverso”; “Compagna di viaggio”; “Volevo scriverti da tanto”; “L’uomo dell’autunno”; “Un tempo piccolo” (inedito).

 

Orione”: “Parlami d’amore Mariù”; “Io domani”; “Una lunga storia d’amore”; “L’importante è finire”; “Il cielo in una stanza”; “Che m’ importa del mondo”; “Va bene va bene cosi”; “Amara terra mia”; “Ricominciamo”; “Almeno tu nell’universo”; “Portati via”; “Questa canzone”; “La sola ballerina che tu avrai”; “Oggi sono io”; “Nel cielo dei bars”(inedito).

 

 

CASSIOPEA

(PDU / DISTR. SONY MUSIC)

 

“Anche un uomo” (da “Attila”, 1979)

“La lontananza” (da “Sconcerto”, 2001)

“Vento nel vento” (da “Paradiso”, 2018)

“Caruso” (da “Ti conosco mascherina”, 1990)

“Oro / La canzone del sole” (da “Canarino mannaro”, 1994)

“I migliori anni della nostra vita” (da “Mina N° 0”, 1999)

“Canzoni stonate” (da “Ridi pagliaccio”, 1988)

“Fortissimo” (da Ti conosco mascherina”, 1990)

“Malafemmena” (da Ti conosco mascherina”, 1990)

“Volami nel cuore” (da “Cremona”, 1996)

“Con te sarà diverso” (da “Leggera”, 1997)

“Compagna di viaggio” (da “Piccolino”, 2011)

“Volevo scriverti da tanto” (da “Maeba”, 2018)

“L’uomo dell’autunno” (da “Piccolino”, 2011)

“Un tempo piccolo” (inedita)

 

ORIONE

(PDU / DISTR. WARNER MUSIC)

 

“Va bene, va bene così” (da “Canarino mannaro”, 1994)

“Oggi sono io” (da “Mina in studio”, 2001)

“Portati via” (da “Bula Bula”, 2005)

“Almeno tu nell’universo” (da “Pappa di latte”, 1995)

“Io domani” (da “Sì buana”, 1986)

“Questa canzone” (da “Piccolino”, 2011)

“Che m’importa del mondo” (da “Canarino mannaro”, 1994)

“Una lunga storia d’amore” (da “Uiallalla”, 1989)

“Il cielo in una stanza” (da “Oggi ti amo di più”, 1988)

“L’importante è finire” (da “La Mina”, 1975)

“Ricominciamo” (da “Cremona”, 1996)

“La sola ballerina che tu avrai” (da “Selfie”, 2014)

“Parlami d’amore Mariù” (da “Lochness”, 1993)

“Amara terra mia” (da “Sconcerto”, 2001)

“Nel cielo dei bars” (inedita)

 

 

Pubblicato: 3 anni ago

Alfredo Cerruti. Il ricordo di Franco Zanetti

di Franco Zanetti (da rockol.it)

 

Di “direttori artistici” di etichette discografiche ne ho conosciuti un po’, sia quando lavoravo da discografico sia quando ho lavorato da giornalista. Ognuno aveva la sua cifra – e parlo solo di quelli che una cifra l’avevano, perché molti di quelli che ho conosciuto erano (e sono) completamente inadeguati sia alla definizione di “direttore” sia a quella di “artistico”. Ho conosciuto dei personaggi intellettualmente superiori come Nanni Ricordi; ho conosciuto persone appassionate e competenti come Mario Ragni; ma non ho mai conosciuto nessuno come Alfredo Cerruti.
E’ stato l’unico, fra quelli che ho incontrato, che avesse la caratura caratteriale tale da poter dire a un artista importante e remunerativo della sua etichetta discografica che una canzone, o un album, proposto per la pubblicazione era “‘na chiavica” (testuale). Ed è stato l’unico che, come artista in proprio – cioè come componente degli Squallor, il gruppo-fantasma ma-non-troppo del quale è appena stato ristampato un album epocale, “Pompa” – sia riuscito a vendere più dischi di molti degli artisti di cui si occupava.
Alla CGD, quando ci arrivai, all’inizio degli anni Ottanta, Cerruti era circondato da un’aura mitica, di rispetto e di ammirazione; arrivava in ufficio in tardissima mattinata, si faceva portare una spremuta per iniziare la giornata e rimaneva fino al tardissimo pomeriggio, in un ampio ufficio quasi sempre poco illuminato, dove riceveva come un sovrano i molti questuanti. Poche volte sono stato ammesso alla sua presenza – ero solo “quello dell’ufficio stampa” – ma ricordo la soggezione con cui entravo nella sua stanza.
Quando se ne andò dalla CGD, sostituito da uno di quei manager del marketing provenienti dalla grande distribuzione che hanno ampiamente contribuito ad affossare la discografia italiana, se ne avvertì molto la mancanza.
Non posso dire di essere stato un suo collega, non ne ero degno; ma un suo ammiratore sì, e non solo perché era l’inconfondibile voce degli Squallor (e poi di “volante Uno a volante Due” di “Indietro tutta!”), ma per la sua autorevolezza indiscussa e indiscutibile.
Apprendendo la notizia della sua scomparsa, una sola parola mi è affiorata alle labbra: “‘Azz!…”.

Pubblicato: 3 anni ago

“Ladro”: è ancora “Minafossati”

In attesa della nuova uscita discografica con cui Mina onorerà il consueto appuntamento autunnale col suo pubblico, l’album con Ivano Fossati conosce un ultimo – e inaspettato – colpo di coda col lancio di un terzo singolo….

DA VENERDI 16 OTTOBRE IN ROTAZIONE RADIOFONICA

“LADRO”

NUOVO ESTRATTO DALL’ALBUM DI INEDITI “MINA FOSSATI”

Da venerdì 16 ottobre arriva in tutte le radio Ladro, nuovo brano estratto dall’album di inediti Mina Fossati, pubblicato il 22 Novembre scorso, già certificato Platino. 

Le atmosfere r’n’b di Ladro ci presentano quella libertà bella che, come racconta Fossati “a volte le donne, con coraggio, riscoprono quando decidono di cominciare a difendersi dalle bugie, dalla stanca routine, dai soprusi e lo fanno per la loro vita, per sè stesse. Quando si difendono e hanno la forza di allontanarsi dalle cose sbagliate”. 

Un brano dall’andamento potente, notturno e sensuale che ben descrive il coraggio di una donna che ritrova sé stessa. Il basso domina superbo, mentre la chitarra glissa fra gli assoli di bandoneon. Nel ritornello il brano si svuota, lasciando spazio alla voce di Mina, mentre quella di Fossati accompagna e sottolinea i momenti principali del testo. Nel finale non c’è nemmeno bisogno di melodia, Mina e Fossati a mezza voce raccontano. 

I due protagonisti della musica italiana, da tempo lontani dalla ribalta, per la prima volta hanno unito le loro voci in un disco di 11 brani inediti, scritti e composti da Ivano Fossati e cantati da Mina e Fossati, che tornano a collaborare in un’occasione unica. Dopo Tex Mex e Luna Diamante, e dopo L’infinito di stelle, Ladro apre un nuovo capitolo di un album che è tutto da scoprire. 

Mina Fossati è prodotto da Massimiliano Pani per Pdu e Il Volatore ed è stato pubblicato da Sony Music. 

L’album è disponibile in CD Digipack, CD Deluxe Hardcover Book, Vinile Nero 180gr, Vinile Bianco Trasparente 180gr, Special Book (contenente un Picture Disc, un 45 Giri di Settembre, un CD e una stampa speciale di Mauro Balletti limitata e numerata) e Digitale:  https://SMI.lnk.to/MFTM). 

Ufficio Stampa Goigest

 

Pubblicato: 3 anni ago

87. La copertina!

“Un sorriso è la cosa più potente dopo un’onda in alto mare…”
(Photo: Mauro Balletti – Grafica: Remo Prodoti)
Pubblicato: 3 anni ago

87. Il sommario.

MINAFANCLUB 87. IL SOMMARIO

In attesa di mostrarvene la splendida copertina – che sarà un’inedita variazione sul tema della cover del nostro primo numero uscito 40 estati fa – vi anticipiamo il sommario della nuova fanzine 87 di inizio autunno:

Mina 1960, Ventenne d’Italia

QUELLA RAGAZZA È DI TUTTI

di Loris Biazzetti                                                                                               4

Scripta Minant / 10

ROME BY NIGHT

di Mina

Giulio Libano raccontato dalla figlia

UNA DINASTIA IN MUSICA

di Gloria Libano

Mina e Massimiliano, il sodalizio perfetto

…E UNICO SARAI

di Antonio Bianchi

Max nelle parole dei suoi Maestri

L’ALLIEVO

di Mario Robbiani, Celso Valli, Gianni Ferrio e Piero Cassano

A tu per tu con Massimiliano
 
IN PANI VERITAS
 
di Franco Zanetti
 

Il “libro dei libri” per i suoi quarti vent’anni

DEFINITIVAMENTE MINA

COME GOCCE

In spedizione a fine settembre
Pubblicato: 3 anni ago

E unico sarai…

Vi anticipiamo l’intrigante incipit del “ritratto d’autore” che il nostro Antonio Bianchi dedicherà nella prossima fanzine ai 40 anni di carriera di Massimiliano…
di Antonio Bianchi
Fra i music maker – definiamolo così, con un termine molto in voga negli anni della sua formazione – è quello che vanta il percorso più minuziosamente articolato, sfaccettato e agevolmente percorribile. Perché Massimiliano Pani non è emerso da un passato oscuro di strumentista, di turnista, di compositore, di paroliere, di cantautore, di arrangiatore, di corista, di produttore, di discografico… Non ha alle spalle una gavetta buia, inconoscibile o marginale, come altri musicisti e arrangiatori di fama cresciuti in gruppi rock giovanili, in formazioni bandistiche, in orchestre spettacolo, alle prese con palcoscenici improvvisati sui vani di carico dei camion, sagre, feste di piazza, circoli cittadini, locali di provincia… Al contrario: la sua formazione è avvenuta a riflettori accesi sin dai primissimi passi. Una visibilità costante che non ha molti paragoni. Ed è doveroso, per una volta tanto, provare a leggere il suo percorso da una prospettiva diacronica che non si limiti alle semplificazioni spicciole, quelle del passato (quando era, semplicemente, un “figlio d’arte” oggetto di facili critiche, impreparato al ruolo prestigioso chiamato a ricoprire) e quelle del presente (pullulante di rispetto e ammirazione anche da parte dei critici più esigenti e severi, che ormai lo dipingono unanimemente come professionista meticoloso, autorevole, nonché – non lo si dice ma ormai è un dato di fatto – unico interlocutore adeguato alla monumentalità mazziniana).
Per risalire alle origini del ruolo di Massimiliano Pani è bene menzionare una delle considerazioni ricorrenti nelle interviste e negli articoli di Mina del post-‘78: “Sto cercando un arrangiatore quindicenne”. È una delle dichiarazioni più illuminanti – e meno analizzate – per interpretare una delle direzioni (molteplici) del percorso mazziniano, voce “classica”, sì, ma da sempre protesa in avanti, in cerca del nuovo, dell’inaudito e di stimoli musicali diversi da quelli già battuti. Non “canzoni alla Mina”, arrangiate strizzando l’occhio al proprio passato più prevedibile. Le grandi rivoluzioni musicali – mi tornano in mente certi accordi e certi fantasiosi sperimentalismi dei Beatles che, digiuni di tecniche di conservatorio e dogmi, potevano sospingersi, per puro istinto, in territori inesplorati – sono frutto della strafottenza giovanile, dell’anarchia, di una creatività selvaggia e indisciplinata, dell’assenza di freni inibitori e, perché no, anche di un pizzico di inconsapevolezza grammaticale. Vale per tutti gli ambiti d’azione. A cominciare dalla scienza. Le grandi università fanno di tutto per accaparrarsi i giovanissimi geni della matematica e della fisica, prima che la loro sfrontatezza, la libertà e l’istinto si stemperino nel mestiere, nell’accademismo, nella prevedibilità (…)
Pubblicato: 3 anni ago

Genova per lei

Esattamente 60 anni fa, nel luglio 1960, sull’onda del successo personale riscosso in TV nelle sei puntate dello show Sentimentale, Mina ritirava al Nuovo Lido di Genova il Premio La Caravella d’oro conferitole dalle autorità cittadine. Il suo rapporto d’amore non solo musicale col Capoluogo ligure era stato appena suggellato da un 45 giri – quello con Il cielo in una stanza di Paoli e La notte di Calabrese-Reverberi – impregnato di genovesità sia sul lato A che sul lato B. E sarebbe proseguito nei decenni con mille altri sopralluoghi – culminati nel recentissimo Mina Fossati – nello sterminato repertorio autorale di cui quella magica città è sempre stata genitrice e ispiratrice. Senza dimenticare l’amata Ma se ghe penso che lei ci ha regalato in tre differenti versioni: la prima col coro della RAI nella quarta puntata di Sabato sera del 22 aprile ’67, la seconda incisa nello stesso anno in Dedicato a mio padre (e poi apparsa in un curioso 45 promozionale stampato nel ’69 a sostegno della candidatura a sindaco di Genova di un amico di famiglia dei Mazzini) e l’ultima  – folgorante e bellissima nella sua brevità – proposta all’interno del medley di canti regionali della finale di Canzonissima ’68 nella cornice suggestiva di un porto di Genova mirabilmente ricostruito al Delle Vittorie dallo scenografo Cesarini Da Senigallia.

E oggi, un nuovo emozionante capitolo è in procinto di aggiungersi a questa lunga storia d’amore: il prossimo 3 agosto, infatti, in occasione dell’inaugurazione in diretta su Raiuno del nuovo Ponte di Genova, potremo finalmente ascoltare per la prima volta la versione di Crêuza de mä di De André che, su iniziativa di Dori Ghezzi e sotto l’ala orchestrale di Mauro Pagani, 18 grandi artisti della Musica Italiana hanno inciso per celebrare l’evento. I nomi? Eccoli: Zucchero, Diodato, Gianna Nannini, Mauro Pagani, Giua, Vinicio Capossela, Vasco Rossi, Paolo Fresu, Vittorio De Scalzi, Jack Savoretti, Antonella Ruggiero, Francesco Guccini, Ivano Fossati, Ornella Vanoni, Giuliano Sangiorgi, Cristiano De André, Sananda Maitreya. E Mina.

“La possibilità di realizzare una nuova versione di Crêuza de mä per l’inaugurazione del Ponte – ha dichiarato Dori Ghezzi presentando il progetto – mi ha coinvolta in modo particolare e insieme a me ha appassionato la maggior parte dei più bravi cantanti italiani; purtroppo non è stato possibile far partecipare tutti. Voglio ringraziarli tutti per la passione messa in questo lavoro e anche per l’amore dimostrato nei confronti di Fabrizio”.

Pubblicato: 3 anni ago

Diecipersette

Cronache di sette estati a cifra tonda: 1960, 1970, 1980, 1990, 2000, 2010. E 2020. 

1960 – Tra un concerto e l’altro in Italia e all’estero, per sei mercoledì sera – dal 1° giugno al 6 luglio – Mina è per la prima volta ospite fissa di un grande show televisivo, Sentimentale, diretto da Anton Giulio Majano e condotto da Riccardo Garrone e Cristina Gajoni con la partecipazione, oltre che della giovane Tigre, di Nicola Arigliano e Stefano Sibaldi, nonché di Lelio Luttazzi che dirige l’orchestra. Nel corso dello spettacolo, decisamente audace e innovativo per l’epoca e perciò accolto da critiche controverse, Mina canta i suoi successi del momento (da Making love a Briciole di baci, da Una zebra a pois alla nuovissima Il cielo in una stanza), si esibisce in divertenti sketch col resto del cast e, nelle fantasie musicali di chiusura con Lelio al pianoforte, si diverte a “disturbare” con le sue interpretazioni rockeggianti e scatenate le atmosfere romantiche proposte dal Maestro triestino (che è anche autore della canzone-sigla Sentimentale, incisa sia da Mina che da Arigliano). Peccato che di questo programma, come di tanti altri, non resterà traccia negli archivi RAI…

1970 – Dopo un giugno di febbrile attività tra radio (Auditorio A con Gaber e Calabrese , Cabaret per la RSI, i consueti Pomeriggi domenicali…), nuove canzoni (i due hit estivi Insieme Viva lei), televisione (Doppia coppia con Noschese il 6 giugno, Senza Rete con Simonetti il 20, un’altra serie di Caroselli Barilla diretti da Zurlini), Mina è nel pieno della sua stagione estiva di concerti, stavolta in esclusiva alla Bussola a parte due date fissate da tempo a Sanremo e a Venezia. Da segnalare anche, ai primi di luglio, una breve trasferta negli studi della TVE  di Madrid per registrare lo special televisivo Esta noche con Mina

1980 – Mentre il doppio Attila, ad oltre sette mesi dall’uscita, prosegue indisturbato la sua marcia trionfale nella supeclassifica degli album, nelle charts a 45 giri si muove assai bene anche il singolo estivo Buonanotte buonanotte con cui Massimiliano Pani ha fatto il suo brillante esordio ufficiale come arrangiatore…

1990 – Tra una seduta e l’altra in sala di registrazione dove sta ultimando il consueto doppio album ottobrino, Mina non si perde naturalmente nemmeno una partita dei Mondiali di Italia ’90 il cui inno ufficiale, Un’estate italiana, pare fosse stato proposto a lei e a Celentano prima ancora che alla coppia Nannini-Bennato. Se è per questo, voci tanto insistenti quanto infondate, alla vigilia dei Mondiali, avevano addirittura dato per certa la presenza della Signora tra i vip che si sarebbero visti in prima fila al Palatrussardi di Milano per il concerto inaugurale tenuto da Pavarotti…

2000 – Impegnatissima in studio per portare a termine l’album di canti sacri che uscirà in autunno, nelle settimane di inizio estate Mina trova il tempo di regalare ai suoi fans una bella e inaspettata sorpresa: il duetto con Monica Naranjo El se encuentra entre tu y yo incluso nel disco Minage in cui la cantante spagnola rende omaggio alla sua illustre collega italiana. In TV, intanto, proseguono gli interventi parlati e cantati della Tigre negli spot Wind in vista delle ben più clamorose sorprese che il neonato sodalizio pubblicitario riserverà nell’autunno-inverno…

2010 – Nelle radio dal 2 luglio il secondo estratto da Caramella dopo la romantica You get me duettata con Seal: è Amoreunicoamore, un distillato purissimo di minosità all’ennesima potenza, magnificamente arrangiato e ancor più superbamente interpretato da una Mina in stato di grazia. La canzone è stata scelta da Canale 5 come sigla del ciclo di film Estate d’amore in programmazione in queste settimane. A Lugano, intanto, lo staff mazziniano è al lavoro per ultimare la colonna sonora – con brani inediti di Mina – del prossimo film natalizio di e con Aldo, Giovanni e Giacomo

2020 – In un’intervista concessa il 21 luglio al Messaggero in occasione della tappa al Parco della Musica di Roma del tour  Tre per una in cui affianca come voce narrante le performances del trio Rea-Moriconi-GolinoMassimiliano Pani ha lasciato trapelare qualche ghiotta indiscrezione sulle novità di Casa Mazzini: Mina continua con inesausta passione ad ascoltare nuovi provini per un prossimo album di inediti che vedrà la luce appena sarà stato raccolto a sufficienza materiale di qualità; tra gli autori in circolazione ha un debole per Caparezza anche se il suo sogno rimane quello di una canzone finalmente scritta per lei da Vasco. E nel frattempo non disdegnerebbe la proposta di un duetto fattale recentemente da Achille Lauro («Perché non ci manda una canzone? – ha rilanciato Max – Con il pezzo giusto, se ne potrebbe parlare. Lauro è un ragazzo intelligente e sensibile». Quanto alla speciale versione “collettiva” di Creuza de Ma di De André che Mina ha inciso insieme a Fossati, Vasco, Nannini e altri artisti e che ascolteremo con ogni probabilità il 3 agosto in occasione dell’inaugurazione  – in diretta su Raiuno – del nuovo ponte di Genova, Massimiliano ha precisato: «È un progetto di Dori Ghezzi. Il singolo, che verrà fatto ascoltare in occasione dell’ inaugurazione del nuovo ponte Morandi a Genova, servirà per raccogliere fondi da destinare ai parenti delle vittime del crollo di due anni fa».

Pubblicato: 3 anni ago

È un sentimento in movimento…

Photo: Giulia Fasolino

 

L’altro ieri, tanto per salutare l’incipiente estate con un pizzico di ottimismo, abbiamo frettolosamente redatto una paginetta di news senza neanche aver consultato le nostre imprescindibili fonti ufficiali di riferimento. Non potevamo certamente immaginare che le novità nell’aria erano ben altre. Ma siamo ancora in tempo per rimediare alla nostra insipienza di gazzettieri maldestri…

Si chiama Radio Italia Ora l’iniziativa che tra sabato 27 e domenica 28 giugno vedrà 45 protagonisti del pop nazionale avvicendarsi – per un’ora ciascuno – ai microfoni del principale network di musica italiana (ricevibile anche sul digitale terrestre al canale 707). Dalle h. 21 alle 22 di sabato saranno Massimiliano Pani e Ivano Fossati a svelare curiosità e retroscena dell’album-evento uscito il novembre scorso. Una mossa promozionale che – dopo la lunga pausa dovuta al lockdown – prelude all’imminente rilancio di Mina Fossati prima con un nuovo estratto radiofonico per l’estate e successivamente con altre sorprese…

In una prima serata di luglio ancora da definire, Raiuno trasmetterà in diretta la cerimonia di inaugurazione del nuovo Ponte di Genova e per l’occasione alcuni grandi artisti di primo piano della musica italiana hanno inciso una versione “collettiva” della meravigliosa Crêuza de mä di Fabrizio De André. Tra le Voci coinvolte c’è – eccezionalmente – anche Quella da noi più amata…

(Nella foto: i “Tre per una + Uno” Massimo Moriconi, Alfredo Golino, Massimiliano Pani e Danilo Rea immortalati da Giulia Fasolino la sera del 23 giugno a Ravenna. Quale immagine più benaugurante di questa per celebrare il graduale ritorno della factory mazziniana alla piena attività?)

Pubblicato: 3 anni ago

Le primissime dell’estate

Le notiziole e gli innocui cazzeggi quotidianamente postati alla spicciolata nella nostra piccola fan page facebookiana hanno ormai reso obsoleta la tradizione delle Ultimissime che negli anni pre-internettiani il Minafanclub diffondeva di tanto in tanto per via cartacea agli abbonati tra una fanzine e l’altra. A vent’anni esatti dalle news qui riproposte – risalenti a quella lunga estate calda del 2000 in cui una Mina in stato di grazia incideva l’album-capolavoro Dalla Terra mentre prendeva forma a nostra insaputa il clamoroso video-exploit In studio dell’inverno seguente – rinverdiamo eccezionalmente quell’antica consuetudine regalandovi qualche aggiornamento sulle attività in corso nell’entourage mazziniano…

Superata la fase acuta dell’emergenza coronavirus, il mondo della musica messo a dura prova dai mesi di lockdown cerca faticosamente di rialzare la testa. Il confortante segnale di un graduale ritorno alla normalità è arrivato ieri sera con il ritorno sulle scene del trio jazz Alfredo Golino-Massimo Moriconi-Danilo Rea che con la sua esibizione alla Rocca Brancaleone di Ravenna ha registrato il tutto esaurito (sia pure con un pubblico forzatamente dimezzatodalle regole di distanziamento tra uno spettatore e l’altro) riproponendo le raffinate riletture jazz dei grandi classici di Mina raccolte nel recente album Tre per una. Alla serata ha preso eccezionalmente parte in parte di “voce narrante” il produttore del disco Massimiliano Pani: che questa reunion romagnola sia l’antipasto di una nuova sessione di lavori in quel di Lugano dei Fab Three dalle cui imprescindibili basi ritmiche prendono forma gli arrangiamenti di ogni produzione minosa? Ah, saperlo…

“Meno male che resiste la musica”: incredibile a dirsi, c’è ancora vita nella discografia italiana al di là degli inesorabili reggaeton, degli amicidimaria, delle trite autotunaggini hip hop e del 478° featuring in tre mesi della povera Elisa (con l’ennesimo rapper sfigato) che stanno puntualmente ammorbando le volatili classifiche estive dei singoli più scaricati. Ci riferiamo al recente album I mortali realizzato a quattro mani dal duo Colapesce-Dimartino che, pur senza far gridare al miracolo, si eleva di parecchie spanne al di sopra del desolante livello qualitativo di troppa musica che gira intorno. E poi è bello sentire da due giovani cantautori dichiarazioni controcorrente del tipo: “Il nostro è un pubblico diverso da quello casuale, perché è disposto a investire di più, a venirti a vedere a teatro, a comprare il merchandising. Il pubblico che magari ascolta la trap fondamentalmente non spende. Il nostro è una nicchia ma c’è un’economia maggiore: vendere mille vinili è come fare trenta milioni di play su Spotify. Sono due mondi che non sono in contrapposizione. Andando per la propria strada, facendo dei dischi per se stessi e non per assecondare i gusti del pubblico, si costruisce un percorso che alla fine dei conti paga, perché la gente in qualche modo lo capisce e non ti abbandona facilmente se a un certo punto fai un disco più strano degli altri”. Anche nelle loro fonti di ispirazione i due dimostrano un certo coraggio e un background meno angueto e omologato di quello di tanti colleghi loro coetanei: duettano con un’interprete raffinata e ormai un po’ fuori dal giro come Carmen Consoli, omaggiano il grande Piero Ciampi e – nella canzone d’apertura del disco, Il prossimo semestre, in cui ironizzano sui cliché e sui chiodi fissi del mondo degli autori alla prese con le incertezze semestrali dei bollettini SIAE – citano nientemeno che la Mazzini: “Vai sul sicuro, scrivi una canzone d’amore / Devi sembrare impegnato senza esserlo / Ma dove sono gli ascoltatori di una volta? / Sono stanchi, saranno stanchi / Senti, un’ultima cosa: trasferisciti a Milano / Eh Milano, sì / E poi ci vuole una produzione fresca / Guarda, il prossimo semestre ti porto a cena / Ci vuole una hit, una mina / Ecco, vorrei scrivere per Mina… “.

Da ormai 16 anni il 24 giugno non è “solo” l’anniversario della mitica serata del 1978 con cui Mina diede trionfalmente il via alla sua ultima serie di concerti a Bussoladomani ma è “anche” il compleanno di Edoardo Pani (auguri!). “Contrariamente ad Axel, che da ragazzo era supersportivo – ha detto di lui papà Max nella sua recente intervista concessa a Franco Zanetti per rockol.it – Edoardo è un cerebrale, e fin da quando era molto piccolo ha espresso interesse per la musica. Studia con un musicista completo e di talento vero come Gabriele Comeglio, che è anche un ottimo didatta. Non credo farà il musicista professionista, ma imparare a suonare il sax (oggi lo suona già  abbastanza bene) gli permetterà di avere a lato della carriera professionale, e del lavoro che sceglierà, una fantastica valvola di sfogo per la sua anima…”. 

Il jingle-tormentone fan-tozziano Scivola scivola scivola continuerà a caratterizzare la comunicazione Tim anche in questi mesi estivi in attesa che – con l’autunnale odor dei vini di carducciana memoria – il ribollir dei Tim della factory creativa del geniale Luca Josi ci regali una possibile nuova minosissima sorpresa l’anime a rallegrar

Pubblicato: 3 anni ago

Dieci anni dopo: unicamente Rina

Il prossimo 27 giugno saranno trascorsi dieci anni dalla scomparsa della giornalista Rina Gagliardi, storica militante della sinistra italiana (fu senatrice per Rifondazione Comunista), cofondatrice de Il Manifesto e – soprattutto – grande appassionata di Mina nonché a lungo firma prestigiosa della nostra fanzine con la rubrica Incontro con Rina. Vogliamo ricordarla riproponendo un suo gustoso articolo – apparso n° 57 del 2002 – in cui azzardava col suo stile arguto e impagabile un “parallelo eccellente” tra Mina e Gioacchino Rossini. Passando per Maria Callas

LEI. LUI. L’ALTRA

di Rina Gagliardi

Il ritiro. La grande rinuncia. L’esilio. Quanti somo i ferventi e ingenui mazziniani che ancora sperano nel di Lei ritorno? Che ancora non capiscono che senza quell’epico gesto del 1978, Mina, semplicemente, non sarebbe più stata Mina? Che ancora di domandano, tra nostalgia e afflizione: perché?

Io credo di conoscerlo, questo perché. Accomuna molti grandi della Musica, ben oltre le barriere dello spaziotempo, e dei generi. Il perfetto omologo di Mina – colui che l’ha preceduta di quasi un secolo e mezzo – era anche lui un grande tra i Grandi: si chiamava Gioacchino Rossini. Smise di comporre opere liriche a partire a partire dal 1829, dopo il freddo successo di stima che accompagnò il suo ultimo capolavoro, il Guillaume Tell. Aveva 37 anni, più o meno l’età di Mina Mazzini quando tenne il suo ultimo mitico concerto dal vivo, in Versilia. Come Lei, era celebre, famoso, prestigioso in tutta Europa. Come Lei, aveva alle spalle un ventennio (poco più) di faticosa e pur folgorante carriera, tra problemi con i teatri e con gli impresari, amori non felici, malinconie ricorrenti. Come Lei, aveva un amore sviscerato per la gastronomia: per i risotti, per esempio. Chi conosce la stupenda aria del TancrediDi tanti palpiti, sappia che “il Cigno di Pesaro” la compose mentre cucinava uno dei suoi fantastici risotti al vino. Anche la Signora, dicono le cronache, ha una passione sviscerata per i risotti e una generale inclinazione ai piaceri culinari.

Ma non si fermano qui le analogie. Gioacchino e la Mina hanno vissuto in “esilio”, fuori dal sacro suolo della Patria, la loro lunga vita post-palcoscenico: da lontano, man mano, il loro Mito cresceva e – anzi – si ingigantiva, a dispetto di detrattori particolarmente agguerriti e stolidi. Rossini, come Lei, non cessò di fare musica: all’opposto, continuò a sfornare gioielli, anche e soprattutto nel genere sacro, come la meditazione lirica dello Stabat Mater, e una Petite Messe Solennelle di taglio così moderno da “sconfinare” in audacie novecentesche. Come Lei, godeva soprattutto a osservare il mondo contemporaneo (ormai, secondo lui, oppresso “da vapori, rapine e barricate”) con sovrano distacco e radicale ironia. Come Lei, soltanto dopo il ritiro si sentì davvero una persona libera. Un ritiro inseguito, perseguito, bramato – si può dire – fin dall’inizio. Un’altra delle singolarità che accomunano Mina e Rossini è proprio il singolare rapporto col lavoro, la carriera e, perfino, il successo: ambedue li hanno più subiti che realmente desiderati o assunti come uno stabile train de vie. Quand’era anziano, ammalato e in preda a ricorrenti crisi depressive, il sommo compositore de  Barbiere di Siviglia arrivò a dire che lui, la musica, la odiava e l’aveva sempre odiata: solo un paradosso, ma fino a un certo punto. In Rossini il “mestiere”, giust’appunto, era quello che gli serviva per rispettare i contratti, accumulare soldi, comporre lavori in pochissimi giorni, tante volte mettendo insieme pezzi tutti già usati (con l’Eduardo e Cristina raggiunse il record di un’opera-patchwork: 19 pezzi riciclati su 26!). Ma disprezzava profondamente in cuor suo l’incultura, il cattivo gusto, il conservatorismo in nome dei quali il pubblico e i critici decretavano il successo di un lavoro in cui lui non aveva messo né impegno né cuore.

Lui, come Lei, era un conservatore scettico più che un borghese: mise piede una volta sul traghetto da Calais a Dover, e giurò che sarebbe stata l’ultima volta. Salì su un treno, e si spaventò a morte. È vero che la borghesia stava affermando il suo dominio, con tutto ciò che questo comportava anche per gli uomini (e le donne) d’arte e spettacolo. Ma non tutti erano pronti a passare dalla tirannia delle corti a quella, tutta nuova, del pubblico, delle masse, del facile successo, del “divismo” – insomma, del mercato. Non tutti sopportavano l’incombenza di idolatrie spesso fugaci quanto passeggere, le necessità di compromessi con gli umori del tempo, i capricci combinati dei cantanti, degli orchestrali, dei critici nascenti. Rossini fu tra questi, Mina è tra questi. Non per spirito antiborghese, ma per esistenziale intolleranza ai costi della popolarità. Per aver rifiutato entrambi un “lavoro” – quello attivo, nella crudeltà della scena,  della performance, del contatto fisico perennemente subito – che non avevano, per la verità, mai intrapreso come tale. Per una innata pigrizia – una pigrizia curiosa, in ambedue, ricca di straordinarie produttività. Per il piacere del Gioco: e, guardacaso, ambedue sono entrambi riusciti a continuare a giocare a lungo senza pagare il prezzo. Per il piacere di dire, a un certo punto: Non gioco più.

Come il suo grande avo Gioacchino Rossini, Mina Mazzini pregusta il suo ritiro molti anni prima di compierlo. Anzi, lo annuncia in una canzone che a me pare totalmente autobiografica, Hey Mister, That’s Me Up On The Juke Box, italianizzata in È proprio così son io che canto da Giorgio Calabrese e contenuta in quel superclassico degli anni Settanta che è Cinquemilaquarantatré. Qui Lei parla di una “piccola città” rimasta nonostante tutto in fondo al suo cuore e denuncia il “vento di cose morte” che spira nelle “canzoni fatte di niente”  e soprattutto dice: “Sono io che ormai non ne esco più dalla torre di parole costruite intorno a me”. Infine, l’autoprofezia: “Forse ho già parlato troppo, me ne andrò, ormai…”. 

E poi, e poi… Dietro e dentro questi audaci paralleli, c’è una Verità musicale indiscutibile: se Mina fosse una cantante d’opera sarebbe, certo, una cantante universale, un “soprano assoluto” come Maria Callas, e la tesi non è del tutto ardita, se si sono scomodati a sostenerla  critici musicali autorevoli e togati come Rodolfo Celletti Luigi Pestalozza. Ma sarebbe sicuramente la più grande interprete rossiniana del nostro tempo. Col grande compositore marchigian-romagnolo, Mina condivide un senso ineguagliabile del ritmo, del tempo, dello swing (sotto molti aspetti lui era un musicista swing, con una enorme vena sentimentale). Ha lo stesso gusto surreale, iperironico, fantasioso. E ha la tempra giusta per eseguire la più parte dei ruoli femminili rossiniani: Rosina, Fiorilla, Isabella, Cenerentola… per limitarci alle opere buffe. Che cosa è Mina, in fondo, se non l’incarnazione di quel “soprano drammatico di agilità” che Rossini inventò e la grande Maria riscoprì? Una cantatrice che spazii “naturalmente” dal registro contraltile ai sovracuti e che sia capace, allo stesso tempo, di tendere la voce a tutti gli abbellimenti e agli orpelli necessari – direbbe Rossini – a non annoiare troppo un pubblico sua sponte disattento com’era quello che frequentava i teatri del primo Ottocento e a teatro faceva di tutto, dai banchetti agli incontri erotici alle pernacchie. Un’interprete intensa, espressiva, sfumatissima, ma anche ipertecnica: non sembra proprio il ritratto di Lei?

 

 

 

 

 

 

 

 

Pubblicato: 3 anni ago

Parole parole… crociate

di Mirko Della Mora

Ciao a tutti! Qui sotto trovate il (primo?) cruciverbone sul quale – una volta stampato – vi potete divertire a testare la vostra conoscenza delle canzoni di Mina, dei suoi autori, i collaboratori e un po’ tutto il “suo” mondo.

Molte definizioni sono frasi tratte dalle sue canzoni con una o più parole che mancano.

Le parole in grigio non sono definite perchè sono tutti titoli di brani da Lei cantati e che appunto piano piano risolvendo il resto dello schema vi usciranno automaticamente.

Però un piccolo aiuto per cominciare ve lo do: nell’ordine, le caselline fucsia compongono il titolo di un recente duetto con Adriano Celentano…
http://crossword.info/aenor/MinaCruciverbone1

 

ORIZZONTALI

  1. Il Mitchell pseudonimo di Augusto Martelli
  2. Yo sufriría, … vez moriría (da No lo creas – versione spagnola di Non Credere)
  3. Il Genovese autore (iniz.)
  4. Brano proposto anche in un carosello Tassoni
  5. Compare fra gli autori di Stringimi forte i polsi
  6. There’s no reason to be …, ‘cause I know.
  7. La prima canzone sul lato B del disco 2 di Salomè
  8. Brano dei primi anni ’90 di M. Morante e S. Farina
  9. Duetto scritto da Andrea Gallo per Mina e Celentano
  10. Brano di B. Lauzi e H. Giraud di cui esiste anche una fedele traduzione in francese
  11. C’erano in trappola sei topi e lei …, li trasforma in tiro a sei (da Cenerentola)
  12. L’inizio di Bula Bula
  13. Nessuno al Mondo, senza… senno lo suona
  14. Fanno festa nel cuore di… Fossati
  15. Il nome di Irwin, co-autore insieme a Luis Prima di Banana split for my baby
  16. Brano di Alfano-Presti in Ridi Pagliaccio
  17. Brano che chiude la tracklist di Dalla Terra
  18. e scivola il….
  19. Il Pignalosa fra gli autori di Come gocce (iniz.)
  20. L’Anelli autore con Paolo Limiti de Il mio amore disperato (iniz.)
  21. Luna diamante è la più recente, ma anche quest’altra Luna fa capolino nella sua discografia
  22. Si su amor fue … de un dia (Nostalgias)
  23. Una tra le fatiche… nel brano di Zero in Veleno
  24. Intenso pezzo di Samuele Cerri in uno storico doppio album
  25. il Mansueto, tra gli autori di alcuni fra i primi successi della Mina Italdisc (iniz.)
  26. Il giorno più… scuro
  27. … “Sheriff Tex” Davis, autore di Be Bop a Lula
  28. Ci ha… litigato.
  29. and … it’s always crowded, you can still find some room (Heartbreak Hotel)
  30. Canzone originalmente portata a Sanremo da Modugno e Tony Renis
  31. Frizzante brano a firma di Alberto De Martini e Massimiliano Pani
  32. Il Chiosso autore di Un uomo col cappello sugli occhi
  33. Vi è la sede del suo Fan Club (prov.)
  34. … chi – versione italiana di Y de ahí
  35. ma c’è qualcuno che … aspettandomi
  36. in… formazione dopo Boninsegna
  37. In … – raccolta di brani non nuovi che raggiunse il sesto posto in classifica.
  38. Nel fondo del mio cuore
  39. L’autore insieme a Mogol di Se stasera sono qui (iniz.)
  40. Tout s’arrange quand … s’aime – versione d’oltralpe di Stessa spiaggia, stesso mare
  41. Andrea … Vecchio
  42. … Autostrada
  43. Cognome per Gianni e Umberto
  44. Lo stile canoro jazz presente nella sua superba versione di Canto (anche se sono stonato)
  45. Uno dei capolavori di Plurale
  46. Recente brano brasiliano che si potrebbe tradurre – non letteralmente – come “Meno male”
  47. O l’êa partîo sensa ‘na palanca, l’êa zâ trent’anni, fòrse anche … (da Ma se ghe penso).
  48. Davanti a “di chi” in uno splendido pezzo a firma Donati – Vanera.
  49. Il Di Palo fra gli autori di Una canzone
  50. In coda al… Caterpillar
  51. Quasi del tutto… Nuda
  52. Nem vem que não …
  53. Et exsultavit spiritus meo in … (da Magnificat di Frisina)
  54. Più ci penso e più mi sembra ch’era un …
  55. in Testa… a… Alberto
  56. Suggestivo brano di Giorgio Conte
  57. L’unico brano a firma Pomodoro
  58. Cambiano Veleno in Veloso
  59. Celebre brano di A. Sisca e S. Cardillo presente in Napoli
  60. Sia in Donna che in Storia
  61. Così nel quartiere chiamavano “il Poeta
  62. Il Pallavicini paroliere (iniz.)
  63. Lei… che per prima registrò Santa Claus Got Stuck in My Chimney
  64. Ti sembra una … sull’onda
  65. Se veramente tu ci … creduto non se ne va
  66. Le vocali in Soli
  67. senza lusinghe pel mondo ramingo io …
  68. Ladaia senza… Laia
  69. Prendi una donna, … male
  70. Puccini e Britti le hanno in comune
  71. la mia pelle è liscia senza …
  72. Cover di Elvis Presley contenuta in Lochness
  73. Dove cade la… mela matura
  74. Brano che segna il ritorno di Gianni Ferrio in veste di autore per Mina dopo tanti anni d’assenza.
  75. il Carrera che compare fra gli autori di Io per lui e Yeeeeh! (iniz.)
  76. Vorrei che fosse amore… in francese.
  77. Splendido brano “classico” con superbo testo di Calabrese.
  78. Pierre Delanoë l’ha tradotta in La chiromancienne
  79. dopo… Georgia ma prima di… Alabama
  80. Brano firmato Cerri-Sinigaglia contenuto in Caterpillar
  81. … de Curro “el Palmo” – titolo originale di un maestoso capolavoro con testo italiano di Limiti
  82. L’autore di Spara insieme a V. De Scalzi
  83. I’ve been making a man, with blond hair and a … (da Sweet Transvestite)
  84. La Quando … non-finalista a Sanremo nel 1967 coi I Los Marcellos Ferial poi ripresa da Mina
  85. Mina Mazzini
  86. Brano che sigla la prima collaborazione di Mina con gli Audio 2
  87. Buca… il Palloncino
  88. Brano di A.C. Jobim anche conosciuto come “Vou Te Contar”
  89. Chi non conosce … – brano originalmente cantato da Teddy Reno e proposto in un medley live a Musica da Sera nel 1967
  90. Brano di Bolzoni-Nobile in Mina®

VERTICALI

  1. precede Darling fra le cover di Uiallalla
  2. Il colpo del… gabbiano bianco
  3. Cos’hai detto … ?
  4. Well she’s the girl in the … blue jeans (Be bop a Lula)
  5. Il Beppe co-autore di diverse canzoni in Mina Quasi Jannacci (iniz.)
  6. Sono pari in Sogno
  7. Ninguem Me ….
  8. Uno dei titoli “Presleyani” fra quelli in Baby Gate
  9. Time … never mend (Careless whisper)
  10. Quelle stelle lassù sono … (Tutto)
  11. in Stardust e Venus
  12. L’artista omaggiato con Yeeeeh!
  13. Il più breve fra i brani di Sulla tua bocca lo dirò
  14. Il vocalizzo ripetuto in Saxophone
  15. in poppa alla… Nave
  16. l’Agnelli di Adesso è facile (iniz.)
  17. Rivista con cui collaborò diversi anni (in breve)
  18. Precede faresti e farei
  19. Un po’ di… più
  20. Il Chuck omaggiato in Uiallalla (iniz.)
  21. Il dittongo in Dalai
  22. Cries are way out of …, and by the way, I forgot you yesterday (Fly Away)
  23. Brano che la vede “ospite” in un disco di M. Moriconi
  24. i Giorni… cominciano cominciano tutti così
  25. La Lella fra le coriste al Bussoladomani (iniz.)
  26. Versione spagnola di Fosse Vero
  27. Brano di apertura in Napoli Secondo Estratto
  28. Così era il… primo sogno
  29. Se busso a quella porta mi … tu?
  30. Il Vecchioni con cui ha duettato in Luci a San Siro (iniz.)
  31. Ero io, … tu, era ieri
  32. Le prime in Musica
  33. O faroleiro que … vantagem parou (A banda)
  34. Che … avrà
  35. S’en va …. – brano dei primissimi anni ’60 cantato in catalano
  36. Il “veicolo a motore” in Acqua e Sale
  37. Le tue labbra sono un grosso richiamo per me che ti …
  38. Il Raichel autore di Amami Amami (iniz.)
  39. Vai meu coração, ouve a razão, … só sinceridade (Insensatez)
  40. Ormai… mi tolgo
  41. Il Fabiano bassista che ha lavorato in Italiana e Salomè
  42. Il Danilo al piano
  43. Come stai e Un po’ d’uva le hanno uguali.
  44. Si …. di prima e di sponda
  45. lo Zio… di Concato
  46. Nota… per stare davanti a Mina
  47. il cantate italo-belga omaggiato con una cover in Lochness
  48. Il Riccardi autore spesso insieme a L. Albertelli (iniz.)
  49. Brano di Jannacci cantato in dialetto
  50. Per … volta tanto
  51. Compaiono sia in Racconto che in Robinson
  52. uno dei… Pani (iniz.)
  53. Pour … finir comment faire
  54. Una figlia unica tra le canzoni
  55. L’artista omaggiato con Figlio Unico (iniz.)
  56. la nota da “tanto fiato” in Brava

 

Pubblicato: 3 anni ago

Crucipuzzle

“… E poi per fermare il tempo / inventeremo giochi sempre nuovi…”.

Complici le settimane di lockdown in vigore anche a Londra (dove vive e lavora da anni) il nostro “enigMinista” Mirko Della Mora torna a proporci una nuova serie di quei deliziosi “appuntamenti con la Sfinge” di cui è abile Maestro. In attesa di inviarci un maxicruciverba (o “parole parole crociate” che dir si voglia) e altri ameni casse-tête, il primo gioco con cui rimette alla prova la nostra perizia minologica è un crucipuzzle in cui si intersecano i titoli di celebri canzoni della Tigre. Le lettere rimaste a groviglio completato formeranno il titolo di un’altra canzone…

Pubblicato: 3 anni ago

Io sono quel che sono

Dopo mesi di pressoché totale lockdown, il mondo della cultura – ovviamente il più trascurato dalle misure di sostegno adottate dal governo per rilanciare i diversi rami dell’economia – si appresta faticosamente a ripartire. E mentre dal 4 maggio nelle sale di incisione italiane si potrà finalmente riprendere la produzione e registrazione di nuovi dischi (e a Lugano? Mah…), nelle librerie già riaperte da qualche settimana vedranno la luce nei prossimi giorni le novità editoriali rimaste fino a oggi “congelate” dalla serrata generale. In particolare, è previsto per martedì 5 maggio l’approdo nei punti di vendita “fisica” dell’imperdibile volumone Rizzoli Mina che qualche fortunato fan – specialmente nel Sud Italia – ha già ricevuto il mese scorso tramite Amazon. Ripensando al titolo ipotizzato inizialmente per il libro – Mina è Mina – ci sono venuti in mente almeno due memorabili articoli che ricorrevano proprio a quell’apparentemente ovvia tautologia per definire un Mito altrimenti impossibile da etichettare.

Il primo – purtroppo non firmato, ma potrebbe essere di Michele Serra – è tratto da un Telesette del 1982 e si concludeva così:

«Viene in mente a questo punto quello che diceva George Bernard Shaw a proposito dei gatti: “Un cane è semplicemente un cane. Un gatto invece è un gatto”. Ecco, non so se mi spiego. Picasso non è un pittore, Fellini non è un regista. Picasso è Picasso, Fellini è Fellini, la Mina è la Mina! È artista e personaggio, è l’unica grande occasione per rivedere una fetta di storia, la sua e anche la nostra. Canzoni a parte – e butto via una fetta importante – la Mina rappresenta qualcosa di incontenibile e di irreale, forse un sogno o una passione ancora tutta da consumare…».

La seconda citazione è tratta da un servizio di Piergiuseppe Caporale – indimenticabile critico musicale scomparso pochi mesi fa – ripescato da un numero del mensile Music del maggio 1980:

«… Mina è Mina, e finchè vorrà potrà darci quei momenti di emozione pura che ci ha sempre dato, potrà trasferirci le sue passioni con quella consumata abilità che non si acquista, che non si può imparare e che è prerogativa solo degli Immortali…». 

Del resto, non potrebbe essere riadattata col nome di Mina – non a caso ripetuto quattro volte sulla cover del libro – anche la celeberrima frase “Rosa è una rosa è una rosa è una rosa” di Gertrude Stein?