Il Blog

Pubblicato: 2 anni ago

Un’assenza insopportabile

Ci ha improvvisamente lasciati qualche giorno fa l’amico Marco Piancastelli, nome di spicco di quel folle e geniale crocchio di mazziniani – Flavio Merkel, Mauro Coruzzi, Fabio Saccani, Paolo Belluso e altri irriducibili –  che 41 anni fa aveva dato vita alla prima redazione parmense del nostro fan club. Lo ricordiamo con affetto e gratitudine riproponendovi l’illuminante editoriale con cui, in apertura del “bollettino” numero 7 uscito all’indomani di Salomé, Marco tracciò un bilancio del primo anno e mezzo di attività del club esponendone una serie di intenti programmatici di cui, nei decenni seguenti, noi aostani avremmo fatto diligentemente tesoro…

di Marco Piancastelli

Nella lettera che accompagnava il bollettino precedente vi abbiamo informati molto velocemente dei risultati del questionario proposto nel numero 5. Vorrei tentare di rileggere con più attenzione quei dati per due motivi: perché forniscono un’immagine del club molto precisa e coerente e perché vi si trovano delle richieste e delle proposte di cui dobbiamo tenere conto. Il fan-tipo è un ragazzo dell’Italia Centrale, segue con attenzione il bollettino, ascolta volentieri Baglioni e la Vanoni, detesta Rettore e la Bertè, conosce soprattutto la Mina degli ultimi anni e vorrebbe saperne di più sulla vita privata della cantante. Chiede inoltre di partecipare più attivamente alle attività del club. Non è facile trovare soluzioni capaci di accontentare tutti, specialmente se le richieste sono troppo specifiche e vanno nella direzione opposta a quella che si è data questo club. Io personalmente trovo già ingannevole pubblicare la rubrica “La voce del silenzio” (con estratti delle sue interviste) perché so che la maggior parte delle dichiarazioni attribuite a Mina dai giornali sono inventate e di conseguenza assolutamente inutili e fuorvianti: forniscono, cioè, un’immagine del personaggio che non corrisponde a quella reale. Circa la richiesta di partecipare più attivamente alle nostre attività, vorrei ricordarvi quello che già vi chiedemmo in un bollettino precedente: inviateci tutte le informazioni che riuscite a trovare sulle trasmissioni televisive, radiofoniche e sui concerti fatti da Mina dal ’58 al ’78. La sua carriera è un affresco da restaurare e riportare alla luce, al suo passato artistico sono legati i nomi più prestigiosi del mondo dello spettacolo italiano, e con lei hanno fatto le cose migliori. Portare avanti questo lavoro ha il significato di dare a Mina il ruolo che merita: quello di personaggio eccezionale, unico, incomparabile. Solo attraverso questa verifica è spiegabile l’assenza di Mina nel corso degli ultimi anni senza dover ricorrere alla più bieca stampa scandalistica: non esiste oggi un’équipe di livello professionale capace di collaborare con lei per un suo possibile rientro televisivo. Non c’è gossip, pigrizia, figli o amanti da tirare in ballo per spiegare un’assenza che trovo giusta, coerente ma insopportabile.

(Dal bollettino n° 5, dicembre 1981) – Photo: Marco e Mauro nei primi anni Ottanta

Pubblicato: 2 anni ago

89, il sommario

Una puntigliosa e ipercircostanziata cronistoria del 1967 mazziniano; un’appassionante excursus sulle sovraincisioni vocali di Mina dagli esordi discografici fino a oggi; la prima puntata di una serie di ritratti – il cui titolo Che voce è questa? l’abbiamo “rubato” all’indimenticabile Nuccio Rinaldis dall’Intro di Plurale – dei più importanti coristi che hanno accompagnato la Tigre nel corso dei decenni. E come entrée, qualche parco ma stuzzicante assaggio delle novità in arrivo per fine anno: eccolo qua, titolo per titolo, il ricco sommario della fanzine 89 in spedizione nella seconda metà di settembre. 
Editoriale
BUM, AHI, CHE COLPO DI CODA!
Mina 1967 tra sabati e domeniche
E QUANTI GIORNI ANCORA
di Loris Biazzetti 
Mina Miss Copertina 1967
PERCHÉ LEI
di Enzo Tortora
Scripta Minant / 1967
FORSE, FORSE PARLEREI…
di Mina
Una divagazione intrusiva
QUESTA DI MARINELLA È LA STORIA INTERA
di Franco Zanetti
Mina e le sue mille moltiplicazioni vocali
PLURALE MAIESTATIS
di Antonio Bianchi
Che voce è questa? / 1
EDDA DELL’ORSO, CANTATRICE MODERNA
Intervista di Stefano Crippa
Che voce è questa? / 2
PAOLA FOLLI, CON MORENO “SU DA LEI”
di Paola Folli
COME GOCCE
Pubblicato: 2 anni ago

Plurale Maiestatis

Sarà – insieme all’oceanica cronistoria dedicato alla Mina 1967 – il pezzo forte della prossima fanzine: un dossier dal titolo Plurale Maiestatis – minuzioso e appassionante come solo gli articoli del nostro Antonio Bianchi sanno essere – che ripercorrerà le mille moltiplicazioni vocali di se stessa che Mina ci ha regalato dagli esordi fino a oggi. Un bel modo – tra l’altro – per festeggiare il 45° anniversario del suo album-capolavoro a più voci inciso nel 1976 sotto la guida di Gianni Ferrio. Eccovi in anteprima il primo capitolo. 

 

di Antonio Bianchi

 

Esplorare lo sterminato universo musicale di Mina è un privilegio. La nostra “Maestra di musica” ci ha allenato a sondare generi, epoche, repertori e mondi sonori straordinariamente articolati e compositi. Ci ha insegnato anche a familiarizzare con l’evoluzione delle tecniche da sala d’incisione e a scorgerne le implicazioni creative. Prendiamo un album monumentale come Plurale. Un exploit tecnico e artistico che ha pochi raffronti nel panorama italiano.

Da un punto di vista tecnico, la sovraincisione progressiva di una singola voce può essere frettolosamente bollata come mero artificio da studio di registrazione, irriproducibile nella realtà. Dal punto di vista artistico, invece, può rivelarsi emblema di una musicalità e di un approccio da strumentista della vocalità. 

Non sono molti i fruitori di musica che hanno familiarità con questa tecnica. I più sono portati a pensare che qualsiasi cantante possa prestarsi al gioco di sovrapposizioni e armonizzazioni. In realtà, è prerogativa di voci capaci di diventare puro suono, di eleggere il predominio della musica (un approccio che esclude a priori il cantautorato immolato allo strapotere del testo) e di accantonare protagonismo e soggettività. È la stessa linea di confine che delimita solisti e coristi. I secondi, più dei primi, non possono prescindere da intonazione, senso armonico, capacità di spaziare fra registri, agilità ritmica e controllo del volume. Si tratta di qualità superflue per i solisti, in cerca di riconoscibilità e soggettività stilistica. Ciò non toglie che esistano grandi personalità dal bagaglio tecnico sontuoso, in grado di modulare la propria individualità sino a relativizzarla. Capacità che è parte integrante della musicalità. 

Fra le voci femminili, Elisa e Giorgia hanno rinvigorito il gusto per gli impasti sonori e non disdegnano di calarsi, spesso e volentieri, nel ruolo di coriste di se stesse. Lo stesso si può dire per le voci più attente alla sperimentazione, da Giuni Russo ad Antonella Ruggiero. E, soprattutto, per due interpreti supreme. Non Ornella, non Milva, non Patty. Le due specialiste italiane dell’armonizzazione sono Mina e Mia Martini. La Mimì prima maniera era una virtuosa degli intrecci a più voci, corista di se stessa sin dall’album d’esordio, spesso calata in impasti polifonici di rara bellezza (da Gesù è mio fratello a Tutti uguali, da Fiore di melograno a Danza…).

Mentre Mimì ha sempre adattato la formula al proprio repertorio originale, Mina ha cavalcato la dimensione plurale nell’accezione più pura, al servizio della musica, talvolta cancellando la propria presenza “solista”. Si è trasformata in orchestra, in coro alpino, in trio vocale d’antan, in formazione di vocalese, in strumentista della voce… Ha rivelato una rara capacità di porsi davanti o dietro la musica, di essere interprete intensa e disciplinatissima corista, di rimarcare lo spessore emotivo o limitarsi a una sorridente dimensione strumentale, di essere melodia ma anche armonia, singola nota e accordo. E ha giocato con il citazionismo, saltellando fra epoche e repertori, ripercorrendo come nessun’altra i passaggi chiave dell’evoluzione tecnica della sovraincisione vocale. Che ha una lunga storia, scaturita dall’avvento della registrazione su nastro magnetico. In ambito pop, quest’espediente è associato alle novelty songs di voci femminili come Patti Page (Tennessee Waltz) e Kay Starr (Wheel Of Fortune). Ma gli esempi più rappresentativi sono d’estrazione jazzistica, a testimonianza della natura soprattutto musicale della formula. Pensiamo alle pionieristiche moltiplicazioni vocali e strumentali di Les Paul & Mary Ford; agli strepitosi Lambert, Hendricks & Ross (nel loro album d’esordio, Sing a Song of Basie, i tre si moltiplicavano per ricreare in vocalese il repertorio di Count Basie); e, soprattutto, ai Singers Unlimited (quartetto vocale che, come rivela il nome , si moltiplicava illimitatamente ricreando monumentali impasti orchestrali) (…)

Pubblicato: 2 anni ago

Ladri di ciliegie

Domenica 4 luglio riparte nell’access prime time di Raiuno l’appuntamento televisivo più atteso dell’estate (e, per molti, dell’intero anno): quello con Techetechetè e le sue videoschegge attinte agli inesauribili archivi RAI. Per l’occasione vi riproponiamo due godibilissimi scritti – diversamente argomentati sull’immarcescibile seduzione della tele-Mina in bianco e nero – firmati rispettivamente dal geniale Stefano Bartezzaghi (che ci piacerebbe coinvolgere presto in una monografia sui molteplici omaggi che il mondo dell’enigmistica ha dedicato nel corso degli anni alla Tigre tra rebus, cruciverba, sciarade, rompicapo, quiz e incontri vari con Sfingi & affini) e dall’immenso e irripetibile Antonio Amurri
“Chi lo sa. Magari a essere un po’ più giovani, o addirittura “nativi digitali” (quella è la nuova aristocrazia generazionale), potrebbe anche capitare di aprire il sito di YouTube e scrutare l’home page con la raffrenata avidità che un bibliofilo prova davanti ai suoi scaffali. Ma anche senza partire proprio dal sito, arrivare a Youtube è quasi inevitabile: si è cercato un nome su Google, si è cliccato un link da Facebook o da Twitter, si aveva un dubbio sul titolo di una canzone e ci si ritrova a sentire e vedere non la sola Sacumdì Sacumdà, ma proprio tutto il repertorio della Mina stupenda in bianco e nero. E via, un altro pomeriggio è andato (…)”.
(Stefano Bartezzaghi, da “Quel sito-ciliegia dove un video tira l’altro”, la Repubblica, 19 luglio 2012)
“Lunedì pomeriggio, a tradimento, Raiuno ha trasmesso un’ora intera di Mina. Il che non è carino. A noi che assistiamo alle povere esibizioni non-stop delle cantanti attualmente su piazza e purtroppo su piazza e purtroppo su video, un simile choc musicale e visivo potrebbe procurare pericolose crisidi rigetto. Mina è un miracolo di musicalità che milioni di noi giudicano poco ripetibile (infatti non si è ancora ripetuto). Tuttavia è bene che la RAI ci procuri il piacere di rivederla, sì, ma a piccole dosi, per non turbare il nostro equilibrio di spettatori di Festivalbar. Ci dia Mina, che so, la mattina alle 9,30. Poi alle 10. Poi magari alle 11,15. Poi molto più tardi, alle 12. Poi dopo il TG1 delle 13,30. Poi alle 16, alle 17, 18, 19 e 20, poi alle 22. E alle 24. Di ogni giorno.
Ecco, non di più.”
(Antonio Amurri, da Il giorno, 1989)
Pubblicato: 2 anni ago

Chissà se il tempo ne ha lasciato Uno…

Luglio 1961 – Reduce dalla sua prima, trionfale tournée in Spagna (funestata da un solo piccolo incidente professionale: lo strappo in più punti dell’abito di scena nel corso di un récital al Pavillon di Madrid), Mina si concede qualche giorno di relax sulla spiaggia di Torvajanica. Si rincorrono nel frattempo le voci – destinate a rivelarsi presto infondate – che vorrebbero la Tigre nel cast della nuova Canzonissima annuale al fianco di Ugo Tognazzi, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini.

Luglio 1971 – “Mina mamma a novembre!”, titola in copertina il numero 27 di Oggi, primo tra i rotocalchi italiani a ufficializzare la lieta novella. Amor mio, intanto, conquista la vetta della Hit Parade dei 45 giri. Vi rimarrà per sette settimane consecutive, prima di essere scalzata – a fine agosto – da We Shall Dance di Demis.

Luglio 1981 – Dalla fanzine numero 5 del Mina Fan Club: “Grazie! Grazie! Grazie per non essere Rettore, Bertè, Zero! Grazie per non fare Festivalbar, Vota la Voce, Gondola, Sanremo! Grazie per non apparire a Fantastico e a Domenica In! Grazie per non esibirti in stadii, palasport e arene! Grazie per dover rinunciare a te piuttosto che vederti mischiata allo zoo musicale italiano! Grazie per cantare ancora restando la Mina diversa di sempre! Dal ’58 ad oggi (domani e dopodomani) tuo… Flavio“.

Luglio 1991Tv Sorrisi e Canzoni compie 40 anni e, per l’occasione, nel numero 27 uscito ai primi di luglio, pubblica una classifica dei personaggi apparsi più volte in copertina a partire dal 1952. Primo assoluto, con 68 prime pagine, si piazza Mike Bongiorno. Seconda, a quota 59, la nostra Mina… In PDU, nel frattempo, tutto o quasi è pronto per il lancio settembrino dell’album che vedrà l’esordio come cantautore di Massimiliano Pani

Luglio 2001 – In attesa delle novità video attese per Natale (il dvd-evento di Mina in studio, la raccolta Mina nei Caroselli Barilla), il secondo cd promo del sodalizio Mina-Wind – inizialmente previsto per l’inizio dell’estate – slitterà invece alla primavera 2002. Come il volume 1 uscito nel novembre 2000, il minialbum conterrà un quartetto di cover in inglese sulle ali del vento…

Luglio 2011 – Dopo il lavoro a pieno ritmo dei mesi scorsi, gli studi GSU di Lugano sono momentaneamente chiusi per la meritata pausa estiva. Ma il team di Mina tornerà puntualmente a timbrare il cartellino ai primi di settembre per dare gli ultimi – piccolissimi – ritocchi all’ormai quasi completato album autunnale di inediti

Luglio 2021 – Un nuovissimo album di inediti è ormai praticamente pronto da tempo (e non è detto che non possa arricchirsi di nuovi brani se qualche bella proposta dovesse arrivare nelle prossime settimane) ma vedrà la luce non prima del 2022. Qualche bella sorpresa mazziniana, in compenso, non mancherà di ravvivare l’autunno che verrà. In attesa che il primo cadere delle foglie ci regali più concrete certezze, in questa estate musicalmente piatta possiamo comunque consolarci con l’inserimento di ben due successi vintage della Tigre nella colonna sonora tricolore di Luca, recentissimo film d’animazione della Pixar ambientato nelle Cinque Terre…

Pubblicato: 2 anni ago

Linus, amor mio

Alle svariate apparizioni di Mina sulle pagine di Topolino – e, più in generale, al mai allentato vincolo di reciproco affetto tra lei e i personaggi disneyani – abbiamo dedicato nella fanzine numero 76 un ricco dossier dal titolo Oggi ti amo di piume. Ma non meno intense  sono state nel corso dei decenni le relazioni intercorse tra la Mazzini e l’universo degli “altri” eroi di cartone. In attesa di approfondire l’argomento in una sfiziosa indagine futura – che spazierà dai Puffi alla Valentina di Crepax passando per Superman, Eva Kant, TiramollaLara Kroft, Braccio di Ferrio, Olivia e mille altri – abbiamo ripescato dall’archivio personale dell’amico fiorentino Alessandro Mariotti una deliziosa lettera – pubblicata nel giugno 1971 sulle pagine di Linus – in cui Mina dichiarava la sua passione per le strisce disegnate da Charles M.Schulz…

Pubblicato: 2 anni ago

Mimmo mimetico

Presi com’eravamo, nelle prime settimane di quest’anno, a celebrare il ventennale di Mina in studio (che anche la PDU festeggerà presto con un’iniziativa ad hoc), abbiamo trascurato di ricordare i due decenni appena compiuti dall’album che di quel mitologico evento audio-video costituì in un certo senso lo spin-off discografico: Sconcerto. Rimediamo all’orribile mancanza riproponendovi la personalissima recensione che la nostra amata Rina Gagliardi scrisse per noi all’indomani dell’uscita del disco…

di Rina Gagliardi

(…) Lo so bene, lo so, che Mina è – come recita un suo vecchio disco – anche Altro. Pura bellezza virtuosistica, per esempio. Vitalità americana. E grande ironia, sovrumana capacità di distacco dall’oggetto canoro, o dal contenuto apparente di ciò che sta rappresentando. Anche questo lato della Signora mi piace, e non trascuro mai di inserire nelle mie antologie gioielli come Ma chi è quello lì? (e come quell’antica sopraffina chicca del Valzer minute). Forse, però, è una catarsi di segno diverso (quando ascolto la Traviata, per esempio, non sono sicura di preferire Sempre libera all’ineguagliabile e crudele duetto tra Violetta e Giorgio Germont), che funziona fino in fondo solo se si è in buona compagnia, o di umore davvero solare. Dev’essere per questo che Sconcerto – disco di assoluto valore artistico – mi ha, lì per lì, lasciata un po’ fredda. Un po’ dev’essere dipeso dalla scelta delle canzoni: Modugno, secondo me, è sommo nel primo periodo, poi si lascia andare a una produzione che sconfina di continuo nel melenso, anzi, a volte ci si tuffa senza freni. Un po’ è che, chissà perché, questo disco mi ha trasmesso la sensazione che la Signora non ami più di tanto il grande menestrello pugliese: in fondo, perché, se no, avrebbe aspettato tutti questi anni, una quarantina, per affrontarlo e impadronirsene, pur alla grande? Infatti, mi dico a seguito di un ascolto ripetuto, quel Modugno non c’entra poi molto con Modugno: non c’è nulla del suo spirito pop, non emerge mai la sua banalità nazional-popolare. Sono tutte creazioni autonome di Mina e dei suoi fantastici musicisti: un divertissement, appunto, libero, sfrenato e mimetico. Mimetico di Lei, s’intende: un’altra delle mie sensazioni è che Mina in questo disco svolga una sublime imitazione di se stessa, della ragazza dei ‘60 e dei ’70 che alternava scatenate serate in Versilia ad avvolgenti show televisivi. Ora che la sua voce non ha più confini, si può permettere, insomma, anche questo specialissimo rito: offrire nel 2001 un piccolo affresco allegorico di se stessa, dalle boutades de La donna riccia agli archi di Come hai fatto (ma non avete notato che sembra proprio una sigla Tv degli anni d’oro?), dal night-club di Resta cu’ mme al minimelodramma napoletano di Tu sì ‘na cosa grande. Tutte riscattate dalla fantasia e dall’humour, o dall’efficacia interpretativa (perfino una canzone per me insopportabile come Dio come ti amo diventa fruibile), senza mai esser prese sul serio. Ma forse, mi sbaglio anche questa volta, e scrivo sciocchezze. Capire davvero la grande Signora è quasi impossibile, come Lei ben sa. Io mi ci provo da quarantatré anni.

Da Incontro con Rina, n° 56, settembre 2001 – Photo Mauro Balletti

 

 

Pubblicato: 2 anni ago

Mondi lontanissimi

Mina e Franco Battiato. Due artisti immensi con un solo denominatore comune: il fatto di essere nati entrambi nel mese di marzo. E fu proprio in occasione dei loro genetliaci quasi concomitanti che, nel marzo di un anno fa, Luca Battaglia di weloveradiorock.com scrisse il pregevole articolo che oggi vi riproponiamo per ricordare il geniale cantautore siciliano appena scomparso…

MINA-BATTIATO, IL DISCO CHE NON C’È

di Luca Battaglia

Una notte dell’estate del 1958…”. La favola comincia più o meno così, Anna Maria ha 18 anni e un urlo potente, adatto ai tempi che stanno arrivando. Basteranno pochi mesi per diventare prima Baby Gate e poi definitivamente Mina, l’immensa. Ottant’anni e 184 chilometri, quelli che vanno dalla palazzina di via Ferrante Aporti a Cremona fino al residence di via Ciani a Lugano, nei quali si può rileggere quasi interamente la nostra storia dal Boom al Coronavirus.
Suo nonno gli acquista una chitarra giocattolo con cui prenderà dimestichezza salvo poi appassionarsi alla fisarmonica e al pianoforte. A vent’anni incontra Milano, il Club 64 e inizia ad aprire le serate dei cantautori con improbabili canzoni siciliane. Questi i rocamboleschi esordi di Franco Battiato, prima dei Disco per l’Estate e a migliaia di anni luce da “Fetus”, “Pollution” e tutto quello che arriverà.

Insieme? Solo in compilation, senza ci sia una reale ragione ammetterà la diva nel 2012 dalla sua rubrica su Vanity Fair. Tracce di preliminari d’amore tra le due discografie si trovano, c’è la cover di Se Telefonando messa da Battiato nel cofanettone “Le nostre anime”. A domanda rispondeva: “Ho deciso di incidere questa cover per difenderla dall’ingiustizia che questa canzone ha subito. La ascoltai per la prima volta a Milano, nel periodo in cui suonavo nell’underground proponendo musica sperimentale: rimasi colpito nello scoprire che era solamente quindicesima in classifica. Pensai: ‘Che cafoni questi italiani’.”Se ho avuto modo di farla ascoltare a Mina? Assolutamente no: non è da me andare a bussare alle porte degli altri“.
Questo marzo ci regala i 75 anni di lui e gli 80 di lei, chissà che un giorno ci si possa stupire ascoltando quella voce irraggiungibile salire sulle vette e poi scendere in picchiata interpretando Voglio Vederti Danzare oppure Up Patriots to Arms. Sullo stesso microsolco per ora li ha messi solo Pino Daniele con cui duettano uno in Chi tene ‘o Mare e l’altra in Napule è, il disco è “Boogie Boogie Man”, A.D. 2010, e torna utile per stringerci idealmente insieme.
Auguri Mina, auguri Franco e in bocca al lupo ad ognuno di noi in questo tempo di fioriture e città vuote.

 (Da weloveradiorock.com, marzo 2020)

Pubblicato: 2 anni ago

Era de maggio

Maggio 1961 – A ormai più di tre mesi dalla sua seconda – e ultima – avventura sul palco di Sanremo, Mina sembra voler concentrare la propria attività soprattutto al di fuori dei confini italiani: a metà mese, dopo una serie di registrazioni televisive in Germania, Danimarca e Svizzera (dove appare in Musicomania del 9 maggio con Io amo tu ami, Il cielo in una stanza e Coriandoli), la Tigre prende il volo per il Giappone in occasione del lancio sugli schermi nipponici del film Appuntamento a Ischia. Al suo seguito, per quella che sarà una delle più trionfali tournée della sua carriera, il Maestro Bruno Canfora e l’immancabile patron Elio Gigante…

Maggio 1971 – Terminata a fine aprile, dopo tre intensissimi mesi di sold out nei principali teatri italiani, la seconda tournée con Gaber, Mina decide di concedersi un meritato periodo di riposo. È lei stessa, nel corso di un’intervista televisiva concessa all’amico Lello Bersani, a ufficializzare l’intenzione di abbandonare per qualche tempo ogni attività pubblica, comprese le tradizionali serate alla Bussola previste tra giugno e settembre. Il volontario blackout mediatico, tuttavia, non impedirà alla Diva numero 1 della canzone italiana di dominare le classifiche estive sia a 45 (Amor mio) che a 33 giri (Del mio meglio).

Maggio 1981 – Costretta ad abbandonare entro l’estate l’amata Basilica che la Curia milanese intende “riconsacrare” come luogo di culto, Mina termina con grande anticipo rispetto ai tempi consueti le incisioni del suo doppio album autunnale. E intanto, la fanzine numero 4 del Club annuncia in anteprima l’uscita – nel mese di giugno – del nuovo 45 giri Una canzone/Quando l’amore ti tocca e del sesto volume della serie Del mio meglio, dedicato stavolta alle più belle registrazioni live di Mina.

Maggio 1991 – Terminate le registrazioni di un disco di tanghi argentini del cantante-chitarrista Angel Pato Garcia (con la prestigiosa collaborazione del bandoneonista Roberto Lara), negli studi della PDU di Lugano si lavora a tempo pieno per ultimare il doppio album autunnale – il ventesimo consecutivo – della Titolare dell’Etichetta. Le incisioni saranno effettuate in digitale con nuove, sofisticate apparecchiature a 48 piste della Studer…

Maggio 2001 – Mentre il nuovo album-tributo a Modugno Sconcerto e l’antologia Coleccion latina della EMI stazionano nelle zone alte delle classifiche, Mina e Mauro Balletti sono nuovamente impegnati in sala di registrazione per selezionare e mettere insieme le oltre due ore e mezza di filmato che comporranno il DVD Mina in studio la cui uscita è prevista in autunno…

Maggio 2011 – Alle 00,01 del 1° maggio le solenni celebrazioni per la beatificazione di Papa Giovanni Paolo II hanno preso ufficialmente il via con il lancio – sulle reti web di tutto il mondo – di un video di 5 minuti sulle note del Magnificat cantato da Mina su musiche di Marco Frisina. Si tratta di un vero e proprio film di 5 minuti – diretto da Fabio Gallo – in cui le immagini del Pontefice polacco si alternano a quelle dei Danzatori della Luce che ballano sugli sfondi suggestivi delle Terme di Diocleziano e della Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma.

Maggio 2021 – Dopo mesi di chiusure per l’emergenza Covid, anche la Svizzera si sta cautamente avviando – come l’Italia – a un progressivo ritorno alla normalità con la riapertura di cinema, teatri, negozi, bar e ristoranti. Il prolungato lockdown non ha tuttavia rallentato più di tanto i sempre alacri lavori in corso negli studi di Lugano: oltre ad aver ultimato la realizzazione di diverse nuove canzoni per un prossimo album di inediti dai tempi di uscita ancora avvolti nell’incertezza, il team di Mina prosegue la paziente opera di restyling sonoro del catalogo mazziniano Warner-Sony in vista dei futuri Songbook tematici, le cui emissioni più vicine nel tempo non dovrebbero comunque vedere la luce prima dell’autunno…

 

Pubblicato: 2 anni ago

Per sempre Rossa

Nel 2010, l’uscita dell’album di Milva Non conosco nessun Patrizio – terzo capitolo del suo aureo sodalizio discografico con Franco Battiato – coincise con il suo definitivo ritiro dalle scene per ragioni di salute di cui la Rossa, nelle sue ultime apparizioni televisive, non nascose l’irreversibile gravità. In tale occasione il nostro Stefano Crippa le dedicò nel Minafanblog il bellissimo post che oggi, sull’onda dell’emozione per la scomparsa di questa inarrivabile Artista, possiamo tranquillamente riproporvi così come fu scritto, senza bisogno di correggervi una sola virgola…

di Stefano Crippa

C’era un tempo in cui le dive della canzone erano spesso paragonate a un animale, rapace o volatile, sicuramente aggressivo. C’era la tigre che non arrivava dalla Birmania ma nientepopodimeno che da Cremona, un’aquila dritta dritta da Ligonchio persa poi in (brutte) frequentazioni politiche. E poi c’era una pantera. Da Goro. Scusate l’intrusione e il prologo fiabesco, ragazzi del Mina Fan Club, ma il ritorno – che è allo stesso tempo (probabilmente) un addio – di Milva merita un po’ di attenzione. Certo la signora può apparire altera, certe pose da diva sembrano uscire da un vecchio film in bianconero, immaginate Gloria Swanson scendere lo scalone di una villa hollywoodiana. Ma quello era Viale del tramonto, mentre per la rossa stella di Strehler e di tanti Sanremo, il passo d’addio è tutt’altro che mesto e sotto tono. E’ infatti affidato a un disco, bellissimo. Il terzo lavoro con Franco Battiato, dall’ironico titolo Non conosco nessun Patrizio!, – gli altri due li ha realizzati rispettivamente trenta (Milva e dintorni) e ventun anni fa (Svegliando l’amante che dorme) – dimostrando ancora una volta come classe e creatività possono viaggiare in coppia a dispetto dell’anagrafe. Dieci belle canzoni, nove – per chi conosce bene l’artista siciliano – sono già note, ma non troppo perché la scelta non è stata fatta cercando le hit. Uno, e uno solo, l’inedito che intitola il disco e che racconta la fine di un amore con rara intelligenza e finezza. Non sorprende perché a scrivere quei versi è un poeta, Mario Sgalambro: “Ieri mia madre mi ha chiesto di te, le ho detto che ti ho cancellato, anche dalla lista dei miei nemici”. Il trionfo dell’intelligenza, un colpo di genio.

Ecco immaginate queste parole – ma anche quelle di Io chi sono? Risveglio di primavera giusto per citare un paio di titoli, interpretate con classe inaudita, con quella sapienza di esposizione, di intonazione e finezza che solo un’altra sua ‘collega’ sa fare. Inutile farne il nome.

Ecco, Milva non è solo quella di Strehler, di Brecht – e signori, questa signora ce la invidiano dalla Germania dove è adorata al Giappone, è anche quella più popolare che cantava Jannacci – uno che l’ha capita subito quella ragazza della bassa “venuta su a riso e lenti” (La rossa, 1980), esattamente agli antipodi di quanto aveva fatto Mina tre anni prima con Ferrio, ma riuscendo con altrettanta efficacia a penetrare il repertorio del “dutur” meneghino. E poi ha cantato Vangelis, si è mescolata con Raf (una terribile Marinero, diciamocela tutta) ma si è riscattata subito con un incontro insieme a Astor Piazzolla da far tremare i polsi per chi ha avuto la fortuna di vederla dal vivo (recuperate magari su e-bay il live tratto da quel magico tour). E poi ha fatto la tv, anche se con il piccolo schermo non si è mai troppo presa, gli ultimi grandi show Rai la vedono assoluta primadonna. Al Paradise, ecco il punto di contatto fra lei e Mina, nasce proprio per volontà di Antonello Falqui e Gianni Ferrio che vogliono rilanciare uno show alla Studio Uno sapendo di non poter contare più su Mina. E allora partono per Amburgo a vedere come si è trasformata questa “pantera”, questa signora che avevano lasciato fra Flamenco rock e Mare nel cassetto e la ritrovano diva in Germania, a suo agio con canzoni cantate in tedesco. E la scelgono senza mai pentirsi. Anzi, ancora oggi Ferrio ricorda con piacere il lavoro con lei: “Una vera professionista”

Ora che Milva si ritira (per problemi di salute i tour non sono più praticabili), forse è il caso di riflettere e riascoltare il repertorio di una interprete di classe che da noi non ha forse ottenuto quanto realmente meritava, ma che fuori tutti ci hanno invidiato. Partite da questo nuovo album, giuro non vi pentirete.

Grazie, Milva.

 

Pubblicato: 2 anni ago

Accendi questa luce

Il 27 marzo scorso le lavoratrici e i lavoratori del Coordinamento Spettacolo Lombardia hanno dato il via presso la Chiesa di Santa Maria in San Satiro, a Milano, a una serie di flash mob corali che in questi giorni li sta vedendo esibirsi nelle più suggestive parrocchie meneghine sulle note celestiali del Magnificat composto 21 anni fa per Mina da Monsignor Marco Frisina. “Le arti sono bellezza, socialità, rito collettivo, linfa vitale – ha spiegato sulle pagine di Repubblica la portavoce del movimento Rita Pelusio – e privarne una comunità è come togliere a chi ha fede la possibilità di pregare”. Il fatto che una categoria tra le più pesantemente penalizzate dal lockdown abbia scelto degli edifici consacrati per invocare la riapertura di “templi laici” come cinema e teatri non deve sorprendere: le chiese (dal greco ekklesìa, “adunanza del popolo”) sono storici luoghi di aggregazione al di là delle appartenenze religiose e non a caso le parole “culto” e “cultura” sono tra loro intimamente legate. Come scriveva – commentando il capolavoro Dalla Terra – la più atea delle pasionarie mazziniane, ovvero Rina Gagliardi, “Questo disco è davvero un evento “della” Terra. Eppure, prima di ascoltarlo, ero diffidente. In questi tempi di neo-integralismo cattolico, con annessi e connessi giubilari, non mi sento in grande sintonia emotiva con la Musica Sacra – ne va perfino, talora, del mio rapporto col grande J. S. Bach… Bene, tutto questo tormento pre-giudiziale è caduto al primo ascolto, alla prima immersione nel flusso della tua Voce. Non so se sei credente o no, ma la tua Voce, proprio in questo ultimo disco, ha una forza laica sorprendente – è ricca, impudica, multiforme, terrestre. Come diceva il Barone Scarpia cantando il Te Deum, posso dire a te: ‘Mina, fai dimenticare Iddio’…”.  

Pubblicato: 2 anni ago

Io so che ti amerò

“Grazie, Tigre, per averci presentato Edu quando, negli anni Sessanta, il Brasile era così lontano”, scrive l’amato Peppe Videtti nel numero odierno del Venerdì di Repubblica, dedicando il settimanale appuntamento con la sua rubrica Senti questa alla splendida Pra dizer adeus composta nel 1966 dall’allora 23enne Edu Lobo (che la incise in duetto con Maria Bethania) e ripresa magistralmente dieci anni dopo da Mina nella superba versione italiana Devo dirti addio tradotta da Bruno Lauzi e arrangiata da Gianni Ferrio. È davvero un evento raro – in questo Paese che pare aver fatto tabula rasa di ogni memoria storica, musicale e non – imbattersi in qualche firma autorevole che ancora riconosca a Mina il ruolo di prima divulgatrice italiana della bossa nova e dei suoi più illustri rappresentanti. E a tale proposito ci piace riproporvi il “lamento d’amore” che il nostro Antonio Bianchi – parlando di Insensatez della favolosa coppia De Moraes-Jobim nel superdossier sulla Mina 1964 contenuto nella fanzine 76 – dedicò ai meriti mai abbastanza riconosciuti della Mazzini carioca:

“La presenza di questo brano merita di essere precisata. Perché allo sguardo compresso della contemporaneità, Mina Ri-Fi appare come un album di classici appartenenti ad un indistinto passato. Ma così non è: Insensatez è un brano nuovo di zecca, del 1963. La bossa-nova è il ritmo più alla moda. E Antonio Carlos Jobim è il compositore più riverito e calato nella contemporaneità, almeno agli occhi dei musicofili più esigenti di quegli anni (Bacharach appartiene a un versante molto più easy listening e i Beatles sono ancora un fenomeno troppo ruvido). Insomma: Mina Ri-Fi èun album che ramifica nella contemporaneità più estrema e lussuosa. E ribadisce il ruolo mazziniano di divulgatrice italiana numero uno del repertorio brasiliano. Quello tradotto. E quello – Insensatez ne è emblema – in lingua originale. Fa sempre un certo effetto sentir attribuire i meriti a Ornella Vanoni (la sua Tristezza, per favore va’ via è arrivata un lustro dopo le Dindi e Chega de saudade mazziniane. Non solo: la Tristeza vanoniana cavalca troppo esplicitamente il successone della Banda. Ma questo i nuovi critici non lo sanno) o Fiorella Mannoia (in virtù di Oh, che sarà, Il culo del mondo e di Onda tropicale). Mina dovrebbe riappropriarsi di un ruolo che è soprattutto suo. Ma con un album coi fiocchi – elegantemente popolare, ricamato di chitarre, flauti e percussioni – che accantoni definitivamente il ricordo – inelegantemente popolano, squarciato da fiati reboanti – di Mina canta o Brasil“.

Grazie alla sua strepitosa versione di Insensatez eseguita a Studio Uno ’65, non dimentichiamolo, Mina vinse anche una scommessa con Luciano Salce, suo partner nello show nonché grande appassionato di musica brasiliana: “Quando l’altro sabato annunciai a Luciano che avrei interpretato una bossa nova – scrisse Mina in tale occasione nel suo Diario di Studio Uno su Sorrisimi guardò incuriosito, poi mi disse che avrebbe ascoltato l’esecuzione di Insensatez con estrema attenzione perché sì, certo, avevo del coraggio a scegliere una canzone così ricca di difficoltà, ma avrebbe proprio voluto vedere se avessi commesso qualche errore di pronunzia. Nacque subito la nostra cordiale scommessa. Dopo, lo trovai dietro le quinte ad accogliermi: ‘Ho perso, nemmeno uno’. E adesso sono orgogliosa di far parte del club dei cultori della musica brasiliana”. Auguriamoci, a questo punto, che la Signora abbia voglia di rinnovare al più presto la tessera carioca con un brasilian songbook in grande stile…

Pubblicato: 2 anni ago

Nuove per nove

Volete mettere il vantaggio, per una come Mina, di un compleanno senza zeri? Un placido, anonimo numero dispari, da festeggiare in intimità con le persone care. Senza l’assordante contorno di Speciali Porta a Porta in cui certi suoi colleghi dei tempi del Musichiere ci vengono a raccontare di Lei come è oggi. Senza Arene domenicali in cui torme di minologi improvvisati sparano i luoghi comuni di sempre sui perché e sui percome del suo addio alle scene (“L’assenza? Una scelta pianificata da un’abile strategia di marketing” ). Senza le solite wikipedanti agiografie redatte senza passione da qualche volenteroso blogger di primo pelo. Probabilmente, per lei, questo 25 marzo senza cifre tonde non sarà che un’ordinaria giornata casalinga magari inframmezzata da una capatina in sala d’incisione dove sono in piena fase di realizzazione i nuovi progetti che ascolteremo nei prossimi mesi. E allora… ssst... accontentiamoci di farle i nostri auguri sottovoce cercando di turbare il meno possibile la sua quiete operosa.

p.s. Molto operoso ma tutt’altro che quieto sarà il Mina Day del fan club: proprio domani, infatti, la tipografia ci consegnerà le copie della nuova fanzine che contiamo di spedire tutte (o quasi) in giornata. 

Pubblicato: 2 anni ago

Nei miei occhi

Per la copertina della nuova fanzine – in cui celebriamo i 40 anni trascorsi dall’addio di Mina alla BasilicaMauro Balletti ci ha concesso, nella sua immensa generosità, due inediti scatti mozzafiato di Salomè, uno a colori e l’altro in bianco e nero. La scelta più naturale e di più immediato impatto sarebbe stata quella della stupenda photocolor, tra l’altro caldeggiata dallo stesso Mauro e da Remo ai cui autorevoli punti di vista sono solito attenermi scrupolosamente.  A farmi preferire – dopo un lacerante travaglio – la soluzione black & white è stata un’istintiva questione di occhi: mentre nel primo piano frontale a colori lo sguardo sornione e seducente di Mina pare essere indistintamente rivolto a tutti, gli occhi che nell’altra foto emergono obliquamente da dietro i Ray-Ban creano un indefinibile effetto di complicità tra lei e ogni singolo osservatore. Minuzie deliranti da fan, commenteranno in molti. E hanno ragione! Comunque sia, lo scatto “detronizzato” dalla prima pagina la troverete comunque in posizione d’onore all’interno della fanzine e ne potete comunque gustare un omaggio nel neonato profilo instagram mina_fan_club_official 

Soverchiata dalla logorrea di Amadeus negli spot sanremesi della Tim visti fin qui (speriamo la sua voce abbia più risalto nel telecomunicato large di sabato…) e ignorata nella scelta delle cover che i cantanti in gara proporranno stasera, Mina è stata in compenso doppiamente omaggiata nella serata di ieri da Achille Lauro ed Elodie. Il primo si è mazzinianamente presentato sul palco dell’Ariston con un trucco e una lunga treccia troppo rossa per eguagliare quella color mandarinetto a noi ben nota. La bella e brava Elodie, invece, si è cimentata con lodevole coraggio in uno dei classici meno celebrati del saccheggiatissimo repertorio Ri-Fi di Mina: la stupenda Mai così. Una rilettura in cui la giovane cantante ha svelato doti di interprete “classica” finora mortificate da troppe concessioni modaiole alle artificiosità hip-hop. Ragazza mia, da’ retta a me: più Bruno Canfora e meno Mamhoud se vuoi garantirti un futuro!

 

Pubblicato: 2 anni ago

La donna che non c’era

Mina in studio rewind / 5

LA DONNA CHE NON C’ERA

di Flavio Merkel

Si conclude con un prezioso amarcord dell’indimenticabile Flavio Merkel la nostra serie di testimonianze riproposte in occasione del ventennale del film-evento del 2001. Ma per festeggiare ufficialmente questo importante anniversario è in previsione un’allettante sorpresa che i collezionisti mazziniani accoglieranno coin gioia…

Ride, fa versacci, “sporca” le canzoni, fuma (sempre Marlboro rosse), è tenera, professionale ma allegra, e non parla quasi mai, come se la sua voce esistesse solo per il canto e non per la parola. Il suo volto è finalmente visibile, senza sguardo: gli occhi si intravvedono qua e là dietro le spesse lenti quando i primi piani sono molto ravvicinati. Magra, lunga e nera in quella sua mise senza tempo, bianca di pelle, una pelle che riflette – non assorbe – la luce. E poi il miracolo di quella Voce, ancora più sfumata, complessa, potente e variegata, incanta anche chi non la ama, stupisce gli increduli, nutre gli ammiratori, fa invidia alle coetanee colleghe (italiane e straniere) ormai sfiatate. Un miracolo, ripeto, e un mistero. Perché non sappiamo niente di più di quanto sapessimo (o immaginassimo) prima. Sì, l’abbiamo finalmente rivista, ma alle sue condizioni: quasi spiata, da dietro, di fianco, di profilo, raramente di faccia, rendendoci tutti voyeurs, intrusi privilegiati che la spiano nel privato. Abbiamo verificato che esiste davvero e canta e si diverte. Ma il mistero rimane. Chi è Mina?

Pubblicato: 2 anni ago

I “Giorni” che ci appartengono

A pochi giorni dalla loro pressoché contemporanea scomparsa, consentitemi di rendere omaggio ad Andrea Lo Vecchio e a Luigi Albertelli – esponenti mai abbastanza celebrati di un’aristocrazia autorale oggi pressoché estinta – riproponendo un personale amarcord legato a due loro canzoni che li vide amichevolmente “rivali” sul doppio lato A del medesimo 45 giri…
L’attesa del consueto 45 giri estivo di Mina era per me iniziata, in quel 1977, già alle prime avvisaglie della primavera. Ma giugno volgeva ormai al termine e della possibile uscita di un nuovo singolo mazziniano non ero ancora riuscito a sapere nulla né dal mio negoziante di dischi né dalle pagine dell’- allora – oracolare Sorrisi. Quand’ecco che – a luglio ormai incombente – la mia radiolina casualmente sintonizzata sul Secondo Programma della RAI mi regalò l’agognata anteprima, preceduta dall’annuncio del compunto conduttore (Emilio Levi, se ben ricordo): “Si intitola Giorni ed è il nuovissimo 45 giri di Mina…”. Mi sparai nelle orecchie la (meravigliosa…) canzone in religioso silenzio, praticamente senza respirare, cercando di memorizzarne almeno il ritornello “E c’eri tu, tu, tu nei giorni miei, e da che non ci sei non mi piaccio più…”  nel quale, lì per lì, mi parve di cogliere una vaga quanto improbabile familiarità con la celentanesca Sotto le lenzuola (“Io amo lei, soltanto lei, ma perché mai l’avrò tradita…”). Passarono altri Giorni senza nuovi passaggi radiofonici del brano, finché – ai primi di luglio – il programma mattutino Voi ed io (condotto in quelle settimane, se ben ricordo, da Valeria Moriconi) mi sconvolse con una seconda primizia di maestosa, severa e quasi operistica bellezza, Ormai, anch’essa presentata – ohibò – come “la canzone dell’estate di Mina”. Tutto questo mentre il mio discaio di fiducia continuava a dichiararsi all’oscuro di imminenti emissioni miniane. A risolvere quello che – almeno per me – era il giallo mozzafiato dell’estate provvide, a metà mese, il settimanale Il Monello con un succoso trafiletto in cui si spiegava che Mina aveva congelato per settimane l’uscita del nuovo singolo perché indecisa su quale dei due pezzi scegliere come facciata principale, optando alla fine per la salomonica soluzione del doppio lato A. Pochi giorni dopo – era ormai il 19 luglio – Giorni/Ormai vide finalmente la luce, in tempo per fare da favolosa colonna sonora a quanto restava della mia estate da studente liceale, ma forse un po’ tardi per contendere alle varie Ti amo di Umberto Tozzi, Amarsi un po’ di Battisti e I Feel love di Donna Summer i loro (meritati) posti al sole in hit parade. Tuttavia, pur non riuscendo a salire oltre un pur onorevole nono posto nella classifica ufficiale dei 45 giri, la popolaresca e insieme raffinatissima Giorni di Luigi Albertelli Shel Shapiro ebbe la sua bella rivincita nei juke-box, capeggiando per diverse settimane la hit dei brani più gettonati. A godere invece di meno immediata fortuna fu la nobile consorella Ormai di Andrea Lo Vecchio, di lì a poco destinata – in compenso – a occupare un posto d’onore tra i “miei” classici mazziniani di sempre. A dare una notevole “botta” promozionale al 45 giri, in assenza di apparizioni televisive, contribuirono due splendidi articoli su Bolero e Sorrisi con foto nuovissime della Signora scattate tra Venezia (in vacanza con Benedetta al Lido) e Milano. Ovviamente, il servizio del mitologico Gherardo Gentili sul settimanale diretto da Vesigna era quello più ghiotto di rivelazioni sul nuovo doppio album che Mina stava incidendo in Basilica: “Uno dei due 33 giri sarà dedicato a Enzo Jannacci. Mina continua l’operazione iniziata con Lucio Battisti: interpretare un cantautore dandogli una dimensione nuova, senza tradirne lo spirito originario. Operazione che con Lucio ha dato risultati eccellenti e che naturalmente ha determinato una lista di “aspiranti”. Quali saranno i prossimi cantautori dopo Jannacci? Possiamo azzardare qualche nome. Il gioco delle ipotesi è affascinante. Modugno, Celentano, Endrigo, Le Orme, Gli alunni del sole… Il lettore è invitato a continuare”. Insomma, terminata l’attesa del singolo, per me era già tempo di dare il via a un nuovo spasmodico conto alla rovescia in vista del pantagruelico appuntamento autunnale con Lady PDU…

(Dal Minafanblog, luglio 2017)
Pubblicato: 2 anni ago

Mina in studio rewind / 4

UN ROSSO CHE NON SI SBIADIRA’

di Giulia Fasolino

Il mio ricordo? Comincia con tanta neve e con Massimiliano che sembrava un abitante del Polo Nord, e noi dietro di lui pronti per una spedizione e un’avventura molto eccitante. Noi coristi arrivammo con consistente anticipo rispetto all’ora stabilita per la convocazione, tutti motivati e attenti a cogliere qualsiasi sfumatura, ogni attimo di quell’evento memorabile, tutti consci che, una volta in quello studio, avremmo preso parte a qualcosa di eccezionale. Appena entrati, tutti ci zittimmo: era in corso una registrazione di archi e noi, accalcati all’ingresso con addosso i nostri piumini ancora ricoperti di neve, ci sentivamo un po’ goffi, come dei bambini colti sul fatto, nonostante l’ambiente ci fosse familiare. Poi, per fortuna, è arrivata Mina salutandoci calorosamente e liberandoci da quell’imbarazzo. L’atmosfera che si respirava era come l’aria fine di montagna, benefica, c’era un gran viavai di tecnici audio-video, telecamere, violini, viole, violoncelli. E poi c’era il Maestro Ferrio: la sua vista mi emozionò moltissimo, essendo io una sua grande ammiratrice, ma la cosa che più risaltava nell’ambiente era il sorriso di tutti, la sensazione di positività da cui si veniva contagiati nonostante il grande sforzo tecnico che talvolta può creare tensioni e nervosismi. Manuela Cortesi ed io fummo scaraventate al trucco, che Mina diresse personalmente: ricordo che era molto attratta dal colore dei miei capelli – rossi, ma molto rossi (il mio parrucchiere era stato preso da un attacco di euforia) – e quella parentesi fu molto divertente. Toccava a noi! Devo confessare che, nonostante l’esperienza, ero molto emozionata. Sentivo il peso della responsabilità afferrarmi alla gola, credo che tutti si sentissero così. Poi, come d’incanto, davanti al pianoforte e al Maestro Ferrio e con Mina che ci radunava intorno a lui, godemmo semplicemente di quei momenti e ognuno di noi diede il meglio: tutto era veramente magico! Sono orgogliosa di aver partecipato a questo avvenimento che brillerà per sempre come una stella nel mio curriculum artistico. Non so se Mina in futuro ci regalerà altri momenti così, ce lo auguriamo tutti. Sono una persona fortunata e voglio ringraziare Mina per essere quella che è: umile e irraggiungibile allo stesso tempo, come solo i Grandi sanno essere. E dico grazie a Massimiliano per il suo talento e la sua sincera amicizia…

(Da È già passato un anno ed è un incendio, fanzine numero 57, marzo 2002)

 

 

 

Pubblicato: 2 anni ago

Ottantotto: il sommario

Mina, una Voce per il cinema

SIGNORINA GRANDI SCHERMI

 

Juke-Box Office: le canzoni (e gli incassi) dei suoi film

CHE CINE HA FATTO BABY GATE

 

Le sue colonne sonore originali

CANZONI IN PRIMA VISIONE

 

Mina “saccheggiata” dal cinema

LADRI DI CANZONETTE

 

Tutte le canzoni di Mina “rubate” al mondo del cinema

NOI SIAMO LE COLONNE

 

Quando il cinema omaggia Mina

EFFETTO NOTE

 

Cine-omaggi mazziniani

E SOTTOLINEO IL SET

 

Scripta Minant / Speciale Cinema

IL MIO FELLINI, GENIO FELICE

di Mina

 

Mina in Basilica 1969/’81: una Voce e il suo Tempio

CUORE SACRO

di Antonio Bianchi

 

Le mie prime Sensazioni in Basilica

UNA VECCHIA CHIESA PIENA DI RAGAZZI

di Massimiliano Pani

 

COME GOCCE

 

In spedizione entro fine marzo!

 

 

 

 

Pubblicato: 2 anni ago

Mina in studio rewind / 3

M. M., MISSIONE MANDARINETTO

di Raffaello Martini, coiffeur

 

Ho deciso di contribuire al vostro Mina in studio rewind con qualche ricordo personale. Quello che narrerò – beninteso – è assolutamente raccontabile (in nome dell’amicizia che mi lega a Mina dal 1974, mai e poi mai divulgherei frasi o situazioni che devono rimanere strettamente personali e private tra me e lei). Detto ciò… vi racconterò qualche piccola chicca.

Febbraio 2001. Da qualche giorno Mina frequentava con più assiduità del solito il mio negozio. Frequentandola ormai da un bel po’ di tempo, capivo che qualcosa stesse bollendo in pentola… ma che cosa? Lei non diceva nulla. Osservava e si limitava a qualche domanda su un eventuale cambiamento di colore dei capelli. Tutto ciò mi pareva strano: sapevo quanto lei fosse legata alla tinta che “indossava” da anni.

Non capivo se voleva mettermi alla prova, professionalmente parlando o che altro.

Finalmente un giorno mi decisi a saperne di più. Mina venne in negozio e, tra una chiacchiera e l’altra, le domandai: “Quando esce il tuo prossimo cd?”. Al che lei: “Sto per fare una cosa che ti piacerà tantissimo”. “Cosa?”. “Faccio un video”. “Un videooo?”. “Eh, sì: vado in sala, con i musicisti e l’orchestra diretta da Gianni Ferrio”. “Stai scherzando!”No, per niente!”.

Conoscendola e sapendo quanto le piaccia fare la burlona con gli amici (soprattutto con me, che ci casco sempre), ancora stentavo a crederle. Qualche giorno dopo ricevetti una sua telefonata: “Puoi tagliare i capelli a un mio amico? E’ Mauro Balletti”. “Certo che sì, venite!”, le risposi.

Beh, fu proprio in quell’occasione che mi resi finalmente conto che la storia del video non era uno scherzo. Si tornò a parlare del suo colore dei capelli. Le proposi delle sfumature cromatiche che non stravolgessero la sua immagine. Provammo quattro colorazioni in dieci giorni. Fino ad arrivare a quello poi visto nel video. A ciò ovviamente si unirono le magiche mani del truccatore Stefano Anselmo che resero il tutto perfetto. Ricordo la domenica in cui si diede il via alla registrazione. Erano le nove del mattino, suonò il telefono. Era lei: “Ciao dove sei?”. “Sono a casa”. “Allora vengo lì”. “Vieni qui? Perché?”. “Dobbiamo fare un ritocco all’attaccatura.”. “Ma Mina, a casa non ho nulla per poter lavorare, vediamoci in negozio alle 11.00. Va bene?”. “Sì, va bene, a dopo”.

Alle 11.00 Mina arrivò. Con lei c’erano Stefano Anselmo, Mauro Balletti, Eugenio Quaini, il mio compagno ed io. Giusto il tempo di passarle una leggera colorazione – questione di pochi istanti, shampoo, asciugatura, treccia- e lei fu pronta per il primo ciak. Quella visita domenicale mi fece capire una volta di più di trovarmi davanti ad una grande professionista: voleva tornare al suo pubblico perfetta, come sempre. Qualche giorno dopo tornò in negozio e, una volta terminato il da farsi, mi disse: “Hai da fare?”.“Sì, ho degli appuntamenti”. “Peccato, volevo portarti in studio a vedere il lavoro che abbiamo fatto…”.

Inutile dirvi che annullai tutti gli impegni e andai con lei. Varcata la soglia dello studio, incontrai Massimiliano. Dopo una breve chiacchierata con lui, Mina mi portò nella stanza in cui Mauro Balletti stava montando il video. Mina gli chiese di farmi vedere in particolare una parte del filmato in cui secondo lei il colore dei capelli risaltava meravigliosamente. Ne fui lusingato. Lo spezzone in questione era quello di Oggi sono io di Alex Britti. In esso Mina risplendeva in tutta la sua bellezza e grandezza professionale. Mi sentii un privilegiato.

Stop. Il mio racconto si ferma qui. Magari un giorno vi svelerò qualche altra chicca. Grazie a voi per avermi letto. E a te, Mina, grazie per tutto, e tu sai cosa intendo…

Pubblicato: 2 anni ago

Mina in studio rewind / 2

E ARRIVO FINO AL K2

di Alessio Musumeci

Ho avuto la fortuna di assistere alla “prima” di Mina in studio in una sala audio-video-dvd degna della Nasa. Un impianto che mi ha fatto sentire Mina nella gola e anche nel naso, più di una caramella Victors-Respiravivo. Quella Oggi sono io mi si è encagnà denter e non mi si stacca più. Tutto ottimo, dall’arrivo silenzioso sotto la neve all’ingresso di Mina in sala d’incisione come una buona Crudelia Demon, ai suoi sorrisi disarmanti dopo un’esecuzione inimmaginabile da mente umana. Come una che scala il K2 in tre balzi e, una volta arrivata sulla cima, sorride contenta e si mette a fare le flessioni. Come una che ha inghiottito il cd con tutte le canzoni incise e poi te le ricanta con un labiale perfetto. In certi momenti si stenta quasi a credere che la voce le esca dalle labbra come già incisa. Non lo so spiegare, ma è così: come se potesse sfornare il compact direttamente dalla gola, senza bisogno di artifici e post-produzioni. Encomiabile che un evento così appetibile non sia ricorso ad una scaletta di grandi successi, ma anzi di pezzi molto poco commerciali se si esclude il pezzo di Alex Britti, reso da lei un cultmustseeandlisten. Questa Mina in studio sembra la dea Kalì del canto. Non faccio una lista dei miei momenti magici del DVD perché mi piace tutto, tutto, tutto. Credo che lei sia una medium vocale di questo secolo: è riuscita a fondere Maria Malibran con Supereva.it. Con questo evento Internet ha fatto proprio questo: lanciare un ponte dall’infinito passato verso un infinito futuro. Mina non finirà mai, come tutte le cose magjche della vita. Magiche, mistiche ed inspiegabili…

(Da È già passato un anno ed è un incendio…, fanzine numero 57, aprile 2002)