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I certosini di Parma

Il mio primo incontro con il MINA FAN CLUB? Avvenne per caso, nell’estate 1980, sfogliando un bel mensile musicale intitolato MUSIC (ahinoi, da tempo non più in circolazione). Nella pagina della posta mi balzò agli occhi una lettera proveniente da Parma: “…Vorreste informare i vostri lettori à la page che è nato, tra pinot e mignonnes, in un comodo salotto di provincia, il Mina Fan Club? Spettatori attenti ma disincantati del circo Komein-Caltagiron-Cattin, cerchiamo di salvare, in un’atmosfera cistercense, dalle rovine di un impero che si sgretola, le espressioni più alte che l’era morente ha prodotto: la creatività, l’autoironia e Mina. Per gustare più da vicino i benefici della nostra istituzione, potete istigare il vostro compiacente pubblico a turbare la nostra pace al seguente indirizzo: MINA FAN CLUB Via Nino Bixio 85 43100 Parma, telefono 0521 26490”.

L’annuncio mi folgorò, ma non al punto da prendere immediatamente carta e penna o sollevare la cornetta del telefono per richiedere ai responsabili del Club le istruzioni per l’iscrizione. Conservai il ritaglio con l’indirizzo, e tutto sembrò finire lì. Passò più di un anno, si era ormai alla fine di ottobre del 1981. Già fremevo per l’attesa del nuovo doppio album, sul quale cominciavano a trapelare nei rotocalchi le prime indiscrezioni. Da NOVELLA 2000 (quale fonte oracolare di notizie!) avevo appreso che il disco si sarebbe intitolato SALOME‘. Ma la curiosità per la nuova doppia Mina in arrivo era talmente forte che mi decisi finalmente a comporre il numero del Club di Parma. Chi mi rispose? Giuro che non me lo ricordo più. So soltanto che quella fu la prima di una serie infinita di telefonate che mi aprì un mondo totalmente nuovo e meraviglioso di amicizie straordinarie: Flavio MerkelMarco Piancastelli, Mauro Coruzzi, Paolo Belluso, Fabio Saccani, Attimo Azzoni, Silvio Malacarne nonché l’indimenticabile Patrizia Galli che qualche anno dopo ci avrebbe prematuramente lasciati. Inutile dire che, dopo quella primissima conversazione, divenni subito socio del Club. Di lì a pochi giorni ricevetti con il batticuore una bustona contenente i cinque numeri della fanzine pubblicati fino a quel momento. C’era anche la mia tessera (numero 73). Divorai avidamente quei fascicoli dattiloscritti redatti con pochi mezzi, ma straripanti di passione, di meticolosa competenza, di amore vero. Emozioni non meno violente me le procurarono le fanzines successive, che continuarono puntualmente a giungere da Parma fino al 1984, anno in cui la redazione di Via Nino Bixio decise di chiudere i battenti. Con grande sconforto di tutti gli iscritti.

Quello che successe in seguito è storia nota: dopo solo qualche mese, il Club riprese vita ad Aosta, riprese a pubblicare fanzines – non più dattiloscritte, ma realizzate a mano – proseguendo la numerazione dei fascicoli parmensi ed “ereditando” dalla vecchia gestione alcuni dei suoi eccezionali collaboratori: Fernando Fratarcangeli per la discografia, Alberto Imparato per la cronistoria televisiva, Flavio Merkel e Mauro Coruzzi come superconsulenti storici. Formidabili pionieri senza i quali il nostro giornalino non sarebbe mai potuto crescere fino a diventare la lussuosa rivista computerizzata dei giorni nostri

Loris Biazzetti