Due mondi
Un sentimento di raso
90. Il sommario.
Uiallalla, il richiamo della bellezza
Per la fanzine numero 90 in uscita a fine marzo abbiamo rinunciato, per una volta, alle solite digressioni paleominoiche che pure tanto ci entusiasmano (che bello, avere un così ricco e maestoso passato da esplorare!) per concentrarci sulla Tigre degli ultimi decenni, del presente e dell’immediato futuro: il colpo di coda natalizio dell’operazione Minacelentano, la prossima new edition su vinile di Mina in studio, i cinque anni di sodalizio con TIM ripercorsi da Luca Josi nell’appassionante amarcord Questa è la storia di un’idea e – soprattutto – un lussureggiante e illustratissimo superdossier su Uiallalla che occuperà metà della rivista tra cronistoria dettagliata delle vicende mazziniane di fine anni Ottanta (Gossip di seppia, del gazzettiere Loris), testimonianze d.o.c. (su tutte, quella di Giorgio Conte intervistato da Franco Zanetti) e la come sempre brillante e minuziosa analisi delle canzoni del doppio a cura di Antonio Bianchi (titolo: Il richiamo della bellezza). Di quest’ultimo articolo vi anticipiamo un breve estratto riguardante due delle canzoni-cult del volume di inediti…
di Antonio Bianchi
(…) C’è un altro grande singolo mancato. Incredibilmente. Perché, in Uiallalla, Tre volte sì si staglia come un monumento tipicamente e inconfondibilmente mazziniano. La contrapposizione fra sussurro ed enfasi, il crescendo impetuoso, l’atmosfera di grandeur strumentale e vocale, non disgiunta da una certa immediatezza espressiva, ne fanno, in assoluto, uno dei brani più potenti della produzione di Mina anni Ottanta. Una sensazione condivisa da tutti. Tre volte sì era, coralmente, l’exploit più acclamato, il più amato, quello propinato con maggior entusiasmo agli amici (“Sentite questa!”). È davvero una bizzarria che un brano tanto maestoso sia rimasto nascosto. Una scelta che ha il sapore di una precisa presa di posizione da parte di Massimiliano Pani – in posizione di assoluto risalto nel ruolo di arrangiatore e, presumibilmente, intenzionato a porsi nelle retrovie in veste di autore –, sicuramente consapevole del potenziale dell’unico brano da lui firmato, fra l’altro con testo griffato Giorgio Calabrese.
Se Tre volte sì è emblema dell’estetica mazziniana condivisa dal grande pubblico, la dimensione di Mina più cara ai veri fan è rappresentata da Uscita 29, di Giorgio Calabrese e Mario Robbiani. Il mio brano preferito di Uiallalla e, in assoluto, una delle canzoni da me più amate dell’intero repertorio di Mina. Non è razionalmente il brano più “bello”, quello dal testo più sfavillante e dalle seduzioni musicali più travolgenti. Occupa una sorta di terra di nessuno, equamente distante sia dalla “canzone d’autore” sia dai brani che ambiscono al grande successo popolare. In compenso è la canzone che meglio sintetizza lo specifico mazziniano: un distillato delle fascinazioni, delle seduzioni, del mistero e dell’esclusività – forse invisibili ad altri – che accomunano chi ama realmente Mina e ha ascoltato davvero, in profondità, la sua produzione musicale, quella vecchia e quella nuova. Non importa che questa magia sia collettivamente condivisa. Anzi. Uscita 29 si concede il lusso di essere sottilmente impopolare, parziale e, forse, anche sottilmente respingente per i cultori di altri mondi musicali. Ha il sapore esclusivo di un dialogo intimo fra Mina e i suoi affezionati. Regna un’eleganza ipnotica, un’espressività tanto trattenuta quanto scultorea, un talento nel cesellare spessori in contenuti testuali immateriali, una capacità ammaliante di calarsi in seduzioni armoniche e di sdoppiarsi – letteralmente – in voce razionale e voce emotiva… Senza alcun bisogno di eccedere in decibel o in dimostrazioni di prestanza vocale, che rappresentano, semmai, lo specifico mazziniano agli occhi del pubblico occasionale, distratto e incostante (…)
Le tue voci dentro l’anima
Ricomincio da 2
(Illustrazione: Gianni Ronco)
Gennaio 1962 - Ormai prossima alla conclusione dei suoi appuntamenti del sabato sera con Studio uno (la dodicesima e ultima puntata dello show, il 13 gennaio, la vedrà congedarsi dai telespettatori cantando I Believe e un medley dei suoi più recenti successi, da Prendi una matita a Moliendo café), Mina conferma il suo “no” a Sanremo e si appresta ad affrontare un inizio del 1962 fittissimo di impegni all’estero: domenica 14 apparirà nel programma Gran Parada della TVE spagnola con El cielo en casa e Moliendo café, mentre da mercoledì 23 – dopo una rapida sosta a Milano per le prime prove-abiti di una nuova serie di Caroselli della Birra in cui interpreterà “alla sua maniera” 12 Divine dello spettacolo internazionale – sarà a Parigi per alcune esibizioni al Lido e all’Olympia e una serie di partecipazioni televisive. Seguiranno altre trasferte in giro per l’Europa tra Londra, Copenaghen e Monaco di Baviera.
Gennaio 1972 – Pronta a rituffarsi nell’agone mediatico a soli due mesi dalla nascita di Benedetta, Mina lascia Lugano per stabilirsi temporaneamente a Roma dove l’attendono alcuni impegni di lavoro, a cominciare dalla registrazione di un’ospitata – a metà gennaio, presso lo Studio 1 del Centro Produzione RAI – nella quarta puntata del programma condotto da Renzo Arbore L’amico flauto, in onda l’8 febbraio. Dopo un 1971 a dir poco trionfale dal punto di vista delle vendite discografiche (Amor mio al 2° posto tra i 45 giri top dell’anno dopo Pensieri e parole di Battisti, Del mio meglio e Quando tu mi spiavi… rispettivamente 2° e 14° tra gli LP), la Mazzini si riconferma dominatrice del mercato anche in questo inizio del 1972 sia col nuovo album Mina uscito poco prima di Natale sia col singolo Uomo/La mente torna le cui due facciate si fronteggiano da rivali – con pari dignità – nella hit parade…
Gennaio 1982 - Sbaraccata da mesi la cara Basilica dopo il mancato rinnovo del contratto d’affitto con la Curia Milanese (che ha deciso di adibirne i locali a sede museale), a Lugano, in zona Pazzallo, sono in pieno corso i lavori di allestimento dei nuovi studi PDU che, però, soltanto a primavera diverranno agibili per il via alle registrazioni dell’annuale doppio album mazziniano. Lo splendido Salomè, nel frattempo, nella classifica di Musica & Dischi è risultato il secondo LP più venduto del periodo natalizio dopo Artide/Antartide di Renato Zero…
Gennaio 1992 – Premiata ancora una volta dal mercato natalizio con il suo ultimo doppio Caterpillar, Mina si conferma in testa alle preferenze degli Italiani anche nei sondaggi di popolarità: sbaraglia rivali del calibro di Modugno, Pavarotti e la Callas in una ricerca compiuta dall’Istituto S&G sul “personaggio che, nel campo della musica, ha maggiormente contribuito a dar lustro al nostro Paese dal Dopoguerra in poi”. Ma è prima assoluta – col 30% dei voti, davanti a Nannini, Mietta e Paola Turci – anche in un sondaggio lanciato dal mensile Tutto tra i suoi giovanissimi lettori sulle cantanti italiane preferite del momento…
Gennaio 2002 – “Mentre il popolo dei fans si sta godendo nello splendore del DVD la prima Mina in versione videolive del Terzo Millennio, negli studi luganesi della GSU sono finalmente iniziati i lavori per il nuovo, attesissimo album di inediti per il quale la Signora ha mobilitato le firme più illustri del cantautorato nostrano della vecchia, media e nuova generazione. Tra i primi nomi in ballo, quelli di Fossati, Curreri, Silvestri, Antonacci, Britti e Bersani (che avrebbe inviato, pare, una versione con testo scritto ex novo della sua Chiedimi se sono felice composta per l’omonimo film di Aldo, Giovanni e Giacomo…)” (Da Duemiladue, la grande attesa, fanzine numero 56).
Gennaio 2012 – Nonostante la scarsa promozione e qualche falla sul fronte distributivo, lo splendido Piccolino di Mina, a sole cinque settimane dall’uscita, è “già” riuscito ad aggiudicarsi il disco d’oro. Da Lugano, intanto, Massimiliano annuncia l’imminente ritorno della mamma in sala d’incisione per un “progetto di ballads italiane e americane” sulla scia delle analoghe “dolci ed emozionanti esperienze dal vivo” come Napoli e L’allieva…
Ti ricordi quei Natali?
Nessun’altra mai
Leggere su un importante sito musicale, qualche settimana fa, un titolo come “I Maneskin hanno battuto i Beatles” ci ha lì per lì suscitato la stessa sbigottita ilarità che avremmo provato di fronte a sparate del tipo “Lino Banfi asfalta Charlie Chaplin” o “Claudia Gerini è la nuova Anna Magnani”. Senonché, una volta letta nel dettaglio la notizia, ci ha rasserenato constatare che la presunta leadership scippata ai Fab Four dall’arrembante Damiano e delle sue pittate consorelle non si riferisce alle vendite dei dischi (quelli, chi li compra più?) ma ai dati mondiali di ascolto sulla piattaforma Spotify nell’ultimo mese: come se, per dirla breve, a una tonnellata di cocci di vetro colorato si attribuisse lo stesso valore di mille chili di diamanti.
Non possiamo certo biasimare più di tanto gli attuali beniamini della scena musicale se, in mancanza di dati più sostanziosi, devono accontentarsi di quantificare il loro successo coi numeri-fuffa dello streaming e delle visualizzazioni su youtube. Per non cadere nel ridicolo, però, sarebbe il caso di non azzardare umilianti paragoni col florido mercato discografico che fu. A proposito del quale un istituto statistico d’oltremanica ha recentemente riassunto in una illuminante pop map europea gli artisti storici più venduti di sempre nei mercati “fisici” dei rispettivi Paesi. Primatisti assoluti, come si vede, sono i Beatles a quota mezzo miliardo di copie, seguiti dalla russa Alla Pugachova e dalla greca Nana Mouskouri (250 milioni), dagli svedesi Abba (200) e dalla nostra Mina (150) galantemente preferita nello schema ad Adriano Celentano che, pur risultando l’incontrastato campione italiano nelle vendite a 45 giri, perde il confronto con l’eterna amica-rivale sul più “pesante” fronte degli album: ambito, questo, in cui la Mazzini vanta il ben difficilmente superabile record di quasi 90 titoli – un terzo dei quali relativi a doppi LP conteggiati come singoli – piazzati in Hit Parade, raggiungendo il più alto gradino del podio con 24 di essi. E si tenga conto che dal conteggio sono esclusi tutti e sette i “padelloni” del periodo Italdisc, dato che le prime classifiche dei microsolchi a lunga durata apparvero in Italia solo nel 1964.
P.S. In attesa che, prima o poi, la nostra fanzine dedichi a Mina in Hit Parade un minuzioso dossier, godiamoci insieme la nuova rubrica I primi in classifica che la fan page ufficiale mazziniana ha varato proprio in questi giorni iniziando dai best sellers del triennio 1959-1960-1961…
Pochi frammenti solamente
Balzato in men che non si dica al primo posto della volubilissima classifica dei singoli più scaricati su iTunes (mentre per la disponibilità in streaming dell’intero The complete Recordings bisognerà attendere ancora un altro po’), Niente è andato perso non ha per nulla tradito le avide aspettative dei fans nonostante si tratti dell’unica inedita primizia in un doppio vassoio di prelibatezze già ampiamente degustate. Qui di seguito trovate alcuni tra i più interessanti – e, in qualche caso, “griffatissimi” – commenti sul pezzo che ci è capitato di leggere in questi giorni…
P.S. (Mina e Celentano è anche il titolo del singolo d’esordio, da fine novembre su youtube, del cantautore emergente SVD: “Quando mi sentirò una Mina, è solo dal’altra parte del mondo che che potrò trovare il mio Celentano. Quando mi sentirò Celentano, è solo dall’altra parte del mondo che potrà esistere la mia Mina. Cosi belli e così lontani, lontani come il bene e il male. Vicini come Mina e Celentano. Stelle come noi, come Mina e Celentano”. Carino, no?)
Frammentaria e fluida. Sghemba e lineare. Pensierosa e sorridente. Dapprima imbrigliata, nella strofa tortuosa, e poi liberatoria, nel ritornellone gagliardo. Niente è andato perso, più che unire, contrappone Adriano Celentano e Mina. Un po’ come succedeva per A un passo da te. Una formula che reca chiara l’impronta di Fabio Ilacqua, capace di strutturare brani dove strofa e inciso si contrappongono, si bilanciano, si armonizzano. Il sentiero tortuoso, dove Celentano arranca con zaino e piccone, conduce ad ariosi altipiani che Mina percorre con mitologica leggiadria…
(Antonio Bianchi, minafanclub.it)
(…) Lui si ritaglia la parte più realistico-pessimista, quella di chi ammette che “ci vuol mestiere a diventare felici” e che del “passato non resta niente” se non “pochi frammenti” perché “il tempo scivola”. Lei però interviene con la forza della positività e gli dice “ma non lo vedi che c’è uno spazio così grande che dura il tempo di un istante?” e lo invita a guardarla. E lui: “Ti sto guardando e sei bellissima”. Le due leggende della musica italiana, protagoniste dell’uscita discografica più attesa di questo autunno, ancora una volta sembrano aver fermato il tempo: voci impeccabili, classe da vendere. E, come sempre, una presenza-assenza in cui sono maestri impareggiabili.
(Cinzia Marongiu, Tiscali.it)
La canzone è stata scritta da Fabio Ilacqua, del quale Rockol è convinto estimatore, ed è una gran bella canzone, sia per il testo sia per la musica, che i due giganti della musica leggera italiana interpretano con efficacia. Ed è efficace anche la copertina del singolo, una delle fantasiose elaborazioni foto/grafiche di Mauro Balletti, che riproduciamo qui sotto e che avremmo visto volentieri come copertina anche dell’album, in luogo di quella, elegante ma un po’ troppo “istituzionale”, che è stata scelta.
(Franco Zanetti, rockol.it)
A me è arrivato oggi e da fan di Mina anche un solo inedito merita l’acquisto di un album. Purtroppo non esiste più la cultura del disco ma solo l’ascolto di singoli brani che dopo qualche mese non ascolta già più nessuno. Merito anche di tutte quelle major che per far soldi danno “pane quotidiano” ai bimbiminkia della trap. Come si dice… “Perle ai porci”.
(Michele Gianelli, minafanclub.it)
(…) Mina e Celentano sono il padre e la madre del pop italiano. Si conoscono fin da ragazzi, quando insieme cantavano Elvis, Poi ognuno ha fatto la sua rimarchevole strada: entrambi però mantengono lunghi silenzi, ma per Natale non ci vogliono lasciare soli. Niente è andato perso è un bel dialogo sul tempo che passa di Fabio Ilacqua, con tanto di video dove Mina non si sottrae a una notevole di notevoli fotografie in studio con il collega Molleggiato…
(Marinella Venegoni, La Stampa)
Ma non lo vedi che c’è…
In attesa che approdi in Rete il bellissimo video-lyrics di Niente è andato perso realizzato da Mauro Balletti con le animazioni in 3D di Adriano Merigo, ci pare cosa buona e giusta proporvi il testo della canzone per agevolare le vostre esibizioni canore sotto la doccia da soli o in duettante compagnia…
Fermo in piedi fra il vento e il traffico
non mi vedi i passanti ci nascondono
poi davanti a me col tuo sorriso di sempre
io a mani vuote e la mia faccia solamente
però sembra ieri ma il tempo scivola
cosa vedi? è sulla tavola
le fotografie dei nostri giorni ribelli
sono un ricordo impigliato fra i capelli
che fai? come dici?
ci vuol mestiere a diventare felici
e adesso ridi e ridi a piccoli sorsi
sui miei discorsi
ma non lo vedi che c’è uno spazio così grande
che dura il tempo di un istante
c’è tutto e niente è andato perso
guardami adesso sì
e non mi dire è passato e che non resta niente
ma di frammenti solamente
ho l’impressione di uno sguardo
guardami adesso sì
chiudi gli occhi
è un tempo barbarico
cade il cielo a fiocchi
è un vento gelido
e intorno la città sospesa è quasi deserta
la tua bellezza qui è la sola cosa certa
però prendi le utopie durano un palpito
mentre le bugie cambiano d’abito
ancora mi confonde questa calma apparente
dimmi che cosa abbiamo scelto veramente
ma dai! come dici?
che a volte è la paura ad esser felici
ma il tuo sorriso che risale in silenzio
e ferma il tempo
ma non lo vedi che c’è uno spazio così grande
che dura il tempo di un istante
c’è tutto e niente è andato perso
guardami adesso sì
e non mi dire è passato e che non resta niente
ma di frammenti solamente
ho l’impressione di uno sguardo
guardami adesso sì
per mille volte raccontarci i pensieri
in questa notte come in tante di ieri
quando ridendo mi dirai come sempre
ma non lo vedi che c’è…
ma non lo vedi che c’è uno spazio così grande
certo che lo vedo
che dura il tempo di un istante
no sei tu che dici che non lo vedo ma io lo vedo
c’è tutto e niente è andato perso
guardami adesso sì
si sto guardando
e non mi dire è passato e che non resta niente
sì certo
ma di frammenti solamente
ho l’impressione di uno sguardo
guardami adesso si
ma non lo vedi che c’è
ti sto guardando
uno spazio così grande
che sei bellissima
che dura il tempo di un istante
sì però che instante
c’è tutto e niente è andato perso
beh no questo lo hai detto tu
guardami adesso sì
e non mi dire è passato e che non resta niente
non è vero
ma di frammenti solamente
ho l’impressione di uno sguardo
come di frammenti! Mina cosa dici?
guardami adesso sì
Guardami adesso, sì
Dopo la bella recensione pubblicata sul Manifesto di ieri, il nostro Stefano Crippa ha redatto per noi un resoconto più dettagliato della presentazione ufficiale di The complete Recordings officiata l’altro ieri al Teatro Gerolamo di Milano. Nel frattempo, il singolo-bomba Niente è andato perso si candida – con ben scarsa concorrenza, a dire il vero – al titolo di tormentone più fresco e gettonato dell’inverno. Non male, per due ragazzi irresistibili che – sommati – vantano quasi 130 anni di carriera…
di Stefano Crippa
Alla coppia Mina-Celentano non si rinuncia tanto facilmente. Sguardo alle cifre: quasi due milioni di copie con il primo album di duetti del 1998 e oltre 400 mila nel 2016 per il bis, un’era geologica dopo e già in piena epoca streaming. Tanto che nessuno in Italia, da allora, è mai più riuscito a bissare quei numeri. Così noi fan prendiamo la doppia antologia Minacelentano – The Complete Recordings – impreziosista da scatti mai visti risalenti al 1998 che Mauro Balletti confessa di aver scelto fra oltre 3 mila ancora in forziere – e ci gettiamo sull’inedito Niente è andato perso, con voluttà. Gran pezzo, suoni freschi e voci splendide e eterne che sembrano aver fatto un patto con Mefistofele… A raccontare il rapporto fra i due artisti, condito di aneddoti e testimonianze, un panel organizzato alla Milano Music Week presso il Teatro Gerolamo a cui hanno partecipato Massimiliano Pani, gli arrangiatori Adriano Pennino e Celso Valli, Mauro Balletti con Claudia Mori collegata da remoto.
«Si vogliono bene da quando sono ragazzi – racconta Pani – dai tempi delle balere. Entrambi hanno ridisegnato il modo di definire l’artista, ognuno con il suo percorso. La loro forza? Essere contemporanei senza far niente per esserlo e una personalità talmente forte da aver influenzato anche il personaggio pubblico». Due dischi ma due modalità di registrazione diverse: «Nel 1998 le session si sono svolte quasi completamente a Lugano – spiega Massimiliano – nel 2016 a distanza, anche perché le modalità nel frattempo sono cambiate. Ma Mina e Adriano hanno sempre avuto ogni dettaglio sotto controllo, si sentivamo per telefono, via mail mandandosi messaggi». «E non solo – puntualizza Claudia Mori – all’inizio della gestazione de Le migliori io e Adriano siamo venuti a Lugano per discutere del progetto». «Ma la presenza si sente paradossalmente anche in loro assenza – spiega Celso Valli – mentre arrangiavo i pezzi nel mio studio il contatto con loro era continuo. Non sfuggiva niente anche se non erano fisicamente lì. Li chiamavi e rispondevano sempre al primo squillo…».
Atmosfera scherzosa, marron glacé che sparivamo in un amen nonostante si imprecasse alle diete, pause caffè dove si ricordavano antiche frequentazioni RAI, e addirittura jam session: «E qualcosa è stato anche registrato - confessa Pani – c’è qualche traccia audio di pezzi in studio, classici del rock’n’roll, brani di Presley su cui hanno improvvisato. Testi e accordi però sempre a memoria…» Di video neanche a parlarne: «Su quello Mina è stata tassativa - spiega Claudia Mori – Adriano ha cercato di farle cambiare idea, ma lei è sempre stata risoluta. Anche quando le ha proposto di filmare… al buio pesto (ride, ndr)». Come si lavora con due giganti? «Con rigore ma con divertimento – spiega Fio Zanotti – e «Mina si è mossa a compassione – ricorda Celso Valli – quando a inizi anni ’80 in uno dei suoi doppi sbagliai le tonalità di una canzone. Avrei dovuto rifarla ma dovevo anche rientrare a Bologna, avevo un bimbo piccolo. Così si adattò a cantare il pezzo su una tonalità bassissima (immagino parli di Allora sì, da 25, 1983, ndr). Ovviamente la fece benissimo… ». Il futuro si declina per Mina e Celentano su modalità diverse, a Lugano si lavora su diversi fronti: «Ma se ne riparlerà nel 2022», sottolinea Pani mentre a Galbiate Celentano medita su un suo ritorno in tv: «Sta lavorando a qualcosa, quando non me lo dice – sorride Claudia Mori – è perché è più di un pensiero». Di certo l’idea di uno show l’ha riportata l’interessato su instagram: «Ma dipende se glielo faranno fare. Anche perché ultimamente qualche censura su di lui c’è stata , in particolare dopo Realpolitik. Da parte di Adriano l’idea c’è, ma bisogna esser in due per realizzarla. Artista ed editore. Lui sta pensando di tornare in RAI».
Minacelentano. The Complete Recordings. Dal 26 novembre.
MINACELENTANOTHE COMPLETE RECORDINGS
UN OMAGGIO AL PIÚ GRANDE SODALIZIO ARTISTICO DELLA MUSICA ITALIANA
PER LA PRIMA VOLTA LA RACCOLTA DI TUTTE LE CANZONIARRICCHITA DAL NUOVO STRAORDIANRIO BRANO INEDITO“NIENTE È ANDATO PERSO”E IMPREZIOSITA DA MATERIALE FOTOGRAFICO, TRATTO DALLE VARIE SESSION DI REGISTRAZIONE IN STUDIO, MAI PUBBLICATO PRIMA
- IL PROGETTO VERRÀ PRESENTATO ALLA MILANO MUSIC WEEK IL 24 NOVEMBRE- DISPONIBILE IN PRE-ORDER DA OGGI, 12 NOVEMBRE, AL LINK- NELLE VERSIONI HARDCOVERBOOK, DIGIFILE, BOX DELUXE E VINILE
MINACELENTANO – THE COMPLETE RECORDINGS è la strepitosa raccolta delle registrazioni in studio dei duetti di Mina e Adriano Celentano, con una grande sorpresa per il pubblico: conterrà un nuovo brano, inedito, dal titolo “Niente è andato perso”, inciso dalle due leggende a coronamento del loro feeling umano e artistico.
A quasi 25 anni dall’ideazione del loro primo grande successo discografico insieme, “The Complete Recordings” raccoglie tutti i brani nati e interpretati per gli album “Mina Celentano” (campione di incassi con oltre un milione di copie vendute) e “Le migliori” (5 volte Platino).
La raccolta (su etichetta Clan Celentano srl / PDU Music & Production SA, distribuzione Sony Music) è disponibile in preorder da oggi 12 novembre al link https://SMI.lnk.to/minacelentanoIn ; dal 26 novembre uscirà su tutte le piattaforme digitali e nelle versioni Hardcoverbook e Digifile (entrambe con doppio CD); e dal 10 dicembre saranno disponibili anche un Box Deluxe contenente il doppio CD e due Picture Disc, oltre a un 45 giri (Lato A: Niente è andato perso/Lato B: Eva), e due versioni in vinile (doppio LP colorato e doppio LP Black 180gr). Tutte le versioni comprendono un prestigioso libro fotografico contenente scatti inediti dei due artisti.
Questa la tracklist dei brani che compongono “The Complete Recordings”: Niente è andato perso (inedito); Eva; A un passo da te; Brivido felino; Ma che ci faccio qui; Acqua e sale; Amami amami; È l’amore; Io non nolevo; Come un diamante nascosto nella neve; Specchi riflessi; Che t’aggia di'; Non mi ami; Messaggio d’amore; Sempre sempre sempre; Se mi ami davvero; Ti lascio amore; Sono le tre; Dolce fuoco dell’amore.
L’evento. Mercoledì 24 novembre, all’interno della Milano Music Week, il panel per celebrare il percorso artistico che ha fatto la storia in Italia. Interverranno le personalità che hanno contribuito all’enorme successo dei capolavori di Mina e Celentano. Tra i nomi, Claudia Mori, Massimiliano Pani, Celso Valli e Fio Zanotti. Produttori, arrangiatori e musicisti che racconteranno aneddoti e curiosità delle due leggende della musica italiana. Sarà inoltre presentato il videoclip dell’inedito “Niente è andato perso” realizzato da Mauro Balletti, autore anche di tutte le grafiche degli album.
Gentili pensieri
Dopo aver lasciato a malincuore – per limiti di età allegramente superati – la redazione di Sorrisi e canzoni di cui era stato per decenni la firma più autorevole, Gherardo Gentili curò per qualche anno per la nostra fanzine una rubrica fatta di parole in libertà sulle ali della memoria e della fantasia. Lui, sempre troppo modesto, le chiamava Nougatines, (dal latino nugae, sciocchezze), come le celebri caramelle-torroncino torinesi degli anni Venti e Trenta col ‘negretto’ sulla cartina. Ed è così che oggi – nel giorno in cui Gherardo (scomparso nel 2014) avrebbe compiuto 100 anni tondi – vi invitiamo a rigustarle: piccole grandi golosità per rendere più dolce la vita, e meno amaro il ricordo di chi non c’è più…
di Gherardo Gentili – Ritratto di Gianni Ronco
“Forse mi conoscete già, ma arrivato a 85 anni è meglio che mi ripresenti. Mi chiamo Gherardo Gentili. Sono nato a Milano nel 1921, appartengo ad una generazione, se non bruciata, ustionata: fascismo, guerra, dopoguerra. I miei coetanei hanno rimontato la corrente, molti hanno fatto splendide carriere. Io no: sono arrivato tardi in tutto. Scrittore di novellette per settimanali femminili a 29 anni, giornalista di musica e spettacolo a 36, pensionato a 79. Bolero Teletutto e TV Sorrisi e Canzoni. Ho seguito indirettamente, per interposti colleghi, la carriera di Mina fin dagli inizi. Eppure a un certo momento mi sono trovato ad essere un “minologo”. Quando la Mina televisiva e dal vivo era sparita. Ogni anno, quando usciva il doppio album, usciva la mia simil-intervista. Non ingannavo nessuno, avevo chi mi dava una mano. I bravi, i buoni fans ci credevano perché volevano crederci. I lettori comuni non guardavano troppo per il sottile. Era il “pezzo” su Mina e bastava…” (Da D’amore non scrivo più, Mina fan club numero 65, autunno 2006)
“Ci sono tanti modi per sparire. C’è quello denominato Garbo. A 34 anni, nel colmo della carriera, la più famosa attrice dello schermo si ritira e da quel momento diventa una lunatica signora gelosissima della propria privacy. È il sistema ideale per entrare nel mito. C’è il metodo denominato Battisti. Un famoso cantautore decide di chiudere con i concerti e le apparizioni televisive, taglia i ponti con la stampa e da quel momento diventa un music maker-cantante che sforna ogni tanto un album destinato ad andare al primo posto in superclassifica. È il sistema ideale per uscire dal mito ed entrare nella paranoia. C’è infine il metodo denominato Mina. E qui il discorso diventa più complesso. Mina non ha fatto nulla per apparire o sparire. Non ha voluto, non ha deciso. Si è lasciata vivere, semplicemente, senza preoccuparsi di carriera, miti, concerti, tivù, superclassifiche e paranoie. Serena, indifferente, olimpica e ironica…”. (Da Sorrisi e canzoni, 30 novembre 1985)
“Ogni volta che esce un suo disco, musicisti, cantanti, autori, produttori, critici, giornalisti aspettano Mina al varco per ammirare e criticare, più ammirare che criticare, sia pure con le riserve che si ripetono ogni anno. Si vorrebbe il ‘rinnovamento’. Nuovi studi, nuovi arrangiatori, nuovi autori. Esperienze diverse, anche esotiche. Si vorrebbe che Mina andasse a registrare a Los Angeles o alle Bahamas, affidandosi ai music-maker più in del momento per vedere quello che succede. Ma Mina le sue rivoluzioni le fa all’interno del suo mondo. È l’unica cantante che, nello scegliere una canzone, non badi al nome dell’autore. Spesso non lo sa neanche e non si cura di saperlo. Se le piace il brano, lo incide. E così ogni anno dà spazio ai giovani. ‘È anche l’unica a poterselo permettere’, aggiunge Giorgio Faletti, uno degli autori scelti per il nuovo Caterpillar. Verissimo, ma questo non significa rinnovarsi?”. (Da Sorrisi e canzoni, 9 novembre 1991)
“C’è Club e Club, fanzine e fanzine. Negli altri Paesi sono spesso gestiti dalle case discografiche e dagli impresari. Perciò sulla copertina dei dischi figura sempre l’indirizzo per scrivere, ricevere foto autografate e altro materiale. Sono iniziative promozionali bene organizzate. Troppo, oserei dire. I Club e le fanzine italiani sono un atto d’amore. Pochi durano nel tempo, pochi funzionano veramente bene. Non faccio nomi per non suscitare gelosie e proteste da parte dei non citati. Mi limito al Fan Club di Mina, inesauribile sacrario di notizie, foto, memorie, documenti, che vive della Signora e per la Signora, rispettando rigorosamente la sua privacy. Ma anche il Club di Vasco non scherza. Lui segue da vicino i lavori, legge, rivede, consiglia. E spesso è l’autore degli editoriali…” (Da Sorrisi e Canzoni, 26 giugno 1994)
“Carissimo Loris, stanotte, dopo un lungo, troppo lungo periodo nel solito tunnel, ho letto tutta l’ultima fanzine, quella col mio ricordo di Nilla Pizzi. Bellissimi gli articoli tuoi, di Pino Presti e di tutti gli altri; stupende le immagini: le foto ricchissime, Gianni Ronco, Balletti. E mentre passavo di ammirazione in ammirazione, mi veniva un gran fottone. Perché non sei ancora giornalista professionista, tu che lo meriti cento, mille volte più di tanti e tanti altri? Possibile? Perché non rompi le scatole alla dogaressa Venegoni, Stampa di Torino? Perchè non coinvolgi Massimiliano? Perché perché perché? Inutile che io insista, sei recidivo e incorreggibile.
Dimmi della prossima fanzine, mi avevi parlato di un certo tema, non ricordo bene. La fonetica di Mina? Ci proverò per quanto sia difficile per me, non avendo più un disco, né un cd né una cassetta. Mi sento un vecchietto imbranato. Ah, l’età!. Tra pochi giorni saranno 90.
L’importante è la nostra amicizia. Voglimi sempre bene. A prestissimo”.
(e-mail, 14 ottobre 2011)
Ho sempre visto te per primo
(Minafanblog, ottobre 2011)
Benarrivato, Corrado jr!
Qualche anno fa, nella sua rubrica Lessico&Nuvole su Repubblica, il grande Stefano Bartezzaghi aveva definito il nome Mina Mazzini come un classico esempio di anapax (ossia, parola o gruppo di parole privi di lettere che non siano ripetute): due m, due n, due a, due z, con la sola eccezione “dispari” delle tre i. E se aggiungiamo anche il secondo nome Anna, ecco un’altra doppia accoppiata di a e di n. Non è un caso che il numero due abbia sempre fatto capolino con singolare – anzi, duale – insistenza nella vita e nella carriera di Mina: due nomi di battesimo, un doppio nome d’arte all’inizio della carriera, due Sanremi, due mariti, due figli, due nipoti, la duplice cittadinanza italo-svizzera, gli innumerevoli duetti con altri artisti (compreso quello – strepitoso – di prossima uscita), il doppio album che per oltre due decenni è stato la formula vincente della sua attività discografica…
Poteva mancare, a questo punto, un secondo pronipotino a tre anni dalla nascita – salutata “bartezzaghianamente” dall’acronimo Maeba – della bellissima Alma? Detto, fatto: proprio ieri ha visto la luce Corrado Pani jr, secondogenito di Axel Pani e Rebecca Barsotti. Ci uniamo con affetto e commozione a questo straordinario momento di gioia della famiglia più musicale del mondo.
89, la copertina!
Un’assenza insopportabile
Ci ha improvvisamente lasciati qualche giorno fa l’amico Marco Piancastelli, nome di spicco di quel folle e geniale crocchio di mazziniani – Flavio Merkel, Mauro Coruzzi, Fabio Saccani, Paolo Belluso e altri irriducibili - che 41 anni fa aveva dato vita alla prima redazione parmense del nostro fan club. Lo ricordiamo con affetto e gratitudine riproponendovi l’illuminante editoriale con cui, in apertura del “bollettino” numero 7 uscito all’indomani di Salomé, Marco tracciò un bilancio del primo anno e mezzo di attività del club esponendone una serie di intenti programmatici di cui, nei decenni seguenti, noi aostani avremmo fatto diligentemente tesoro…
di Marco Piancastelli
Nella lettera che accompagnava il bollettino precedente vi abbiamo informati molto velocemente dei risultati del questionario proposto nel numero 5. Vorrei tentare di rileggere con più attenzione quei dati per due motivi: perché forniscono un’immagine del club molto precisa e coerente e perché vi si trovano delle richieste e delle proposte di cui dobbiamo tenere conto. Il fan-tipo è un ragazzo dell’Italia Centrale, segue con attenzione il bollettino, ascolta volentieri Baglioni e la Vanoni, detesta Rettore e la Bertè, conosce soprattutto la Mina degli ultimi anni e vorrebbe saperne di più sulla vita privata della cantante. Chiede inoltre di partecipare più attivamente alle attività del club. Non è facile trovare soluzioni capaci di accontentare tutti, specialmente se le richieste sono troppo specifiche e vanno nella direzione opposta a quella che si è data questo club. Io personalmente trovo già ingannevole pubblicare la rubrica “La voce del silenzio” (con estratti delle sue interviste) perché so che la maggior parte delle dichiarazioni attribuite a Mina dai giornali sono inventate e di conseguenza assolutamente inutili e fuorvianti: forniscono, cioè, un’immagine del personaggio che non corrisponde a quella reale. Circa la richiesta di partecipare più attivamente alle nostre attività, vorrei ricordarvi quello che già vi chiedemmo in un bollettino precedente: inviateci tutte le informazioni che riuscite a trovare sulle trasmissioni televisive, radiofoniche e sui concerti fatti da Mina dal ’58 al ’78. La sua carriera è un affresco da restaurare e riportare alla luce, al suo passato artistico sono legati i nomi più prestigiosi del mondo dello spettacolo italiano, e con lei hanno fatto le cose migliori. Portare avanti questo lavoro ha il significato di dare a Mina il ruolo che merita: quello di personaggio eccezionale, unico, incomparabile. Solo attraverso questa verifica è spiegabile l’assenza di Mina nel corso degli ultimi anni senza dover ricorrere alla più bieca stampa scandalistica: non esiste oggi un’équipe di livello professionale capace di collaborare con lei per un suo possibile rientro televisivo. Non c’è gossip, pigrizia, figli o amanti da tirare in ballo per spiegare un’assenza che trovo giusta, coerente ma insopportabile.
(Dal bollettino n° 5, dicembre 1981) – Photo: Marco e Mauro nei primi anni Ottanta
89, il sommario
Plurale Maiestatis
Sarà – insieme all’oceanica cronistoria dedicato alla Mina 1967 – il pezzo forte della prossima fanzine: un dossier dal titolo Plurale Maiestatis – minuzioso e appassionante come solo gli articoli del nostro Antonio Bianchi sanno essere – che ripercorrerà le mille moltiplicazioni vocali di se stessa che Mina ci ha regalato dagli esordi fino a oggi. Un bel modo – tra l’altro – per festeggiare il 45° anniversario del suo album-capolavoro a più voci inciso nel 1976 sotto la guida di Gianni Ferrio. Eccovi in anteprima il primo capitolo.
di Antonio Bianchi
Esplorare lo sterminato universo musicale di Mina è un privilegio. La nostra “Maestra di musica” ci ha allenato a sondare generi, epoche, repertori e mondi sonori straordinariamente articolati e compositi. Ci ha insegnato anche a familiarizzare con l’evoluzione delle tecniche da sala d’incisione e a scorgerne le implicazioni creative. Prendiamo un album monumentale come Plurale. Un exploit tecnico e artistico che ha pochi raffronti nel panorama italiano.
Da un punto di vista tecnico, la sovraincisione progressiva di una singola voce può essere frettolosamente bollata come mero artificio da studio di registrazione, irriproducibile nella realtà. Dal punto di vista artistico, invece, può rivelarsi emblema di una musicalità e di un approccio da strumentista della vocalità.
Non sono molti i fruitori di musica che hanno familiarità con questa tecnica. I più sono portati a pensare che qualsiasi cantante possa prestarsi al gioco di sovrapposizioni e armonizzazioni. In realtà, è prerogativa di voci capaci di diventare puro suono, di eleggere il predominio della musica (un approccio che esclude a priori il cantautorato immolato allo strapotere del testo) e di accantonare protagonismo e soggettività. È la stessa linea di confine che delimita solisti e coristi. I secondi, più dei primi, non possono prescindere da intonazione, senso armonico, capacità di spaziare fra registri, agilità ritmica e controllo del volume. Si tratta di qualità superflue per i solisti, in cerca di riconoscibilità e soggettività stilistica. Ciò non toglie che esistano grandi personalità dal bagaglio tecnico sontuoso, in grado di modulare la propria individualità sino a relativizzarla. Capacità che è parte integrante della musicalità.
Fra le voci femminili, Elisa e Giorgia hanno rinvigorito il gusto per gli impasti sonori e non disdegnano di calarsi, spesso e volentieri, nel ruolo di coriste di se stesse. Lo stesso si può dire per le voci più attente alla sperimentazione, da Giuni Russo ad Antonella Ruggiero. E, soprattutto, per due interpreti supreme. Non Ornella, non Milva, non Patty. Le due specialiste italiane dell’armonizzazione sono Mina e Mia Martini. La Mimì prima maniera era una virtuosa degli intrecci a più voci, corista di se stessa sin dall’album d’esordio, spesso calata in impasti polifonici di rara bellezza (da Gesù è mio fratello a Tutti uguali, da Fiore di melograno a Danza…).
Mentre Mimì ha sempre adattato la formula al proprio repertorio originale, Mina ha cavalcato la dimensione plurale nell’accezione più pura, al servizio della musica, talvolta cancellando la propria presenza “solista”. Si è trasformata in orchestra, in coro alpino, in trio vocale d’antan, in formazione di vocalese, in strumentista della voce… Ha rivelato una rara capacità di porsi davanti o dietro la musica, di essere interprete intensa e disciplinatissima corista, di rimarcare lo spessore emotivo o limitarsi a una sorridente dimensione strumentale, di essere melodia ma anche armonia, singola nota e accordo. E ha giocato con il citazionismo, saltellando fra epoche e repertori, ripercorrendo come nessun’altra i passaggi chiave dell’evoluzione tecnica della sovraincisione vocale. Che ha una lunga storia, scaturita dall’avvento della registrazione su nastro magnetico. In ambito pop, quest’espediente è associato alle novelty songs di voci femminili come Patti Page (Tennessee Waltz) e Kay Starr (Wheel Of Fortune). Ma gli esempi più rappresentativi sono d’estrazione jazzistica, a testimonianza della natura soprattutto musicale della formula. Pensiamo alle pionieristiche moltiplicazioni vocali e strumentali di Les Paul & Mary Ford; agli strepitosi Lambert, Hendricks & Ross (nel loro album d’esordio, Sing a Song of Basie, i tre si moltiplicavano per ricreare in vocalese il repertorio di Count Basie); e, soprattutto, ai Singers Unlimited (quartetto vocale che, come rivela il nome , si moltiplicava illimitatamente ricreando monumentali impasti orchestrali) (…)
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