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Pubblicato: 1 mese ago

Come una danza che si snoda

Vi anticipiamo lo stuzzicante incipit di Guardate come fa – uno degli articoli-clou del prossimo numero della fanzine – in cui Antonio Bianchi indagherà da par suo sui mille aspetti della gestualità di Mina. 

di Antonio Bianchi

“È questo agitare le mani coi gesti più strani, alzare la destra, la manca…”. Naturalmente, parliamo di gestualità. Tema intrigantissimo che è parte integrante della mitologia mazziniana, rimarcato e alimentato da decine e decine di parodie e imitazioni, da Loretta Goggi in poi. Occhi ingigantiti e sgranati. Espressione austera, signorilmente distaccata, velata di snobismo. Pollice e indice congiunti. Mani roteanti davanti al viso in una danza aerea e astratta.Una gestualità che inquadra soprattutto la Mina “signora” degli anni Settanta, primadonna ammantata di prestigio, d’inarrivabilità e di un pizzico di riluttanza al presenzialismo televisivo. Al punto che questa ipnotica danza di mani appare come un atteggiamento di dissoluzione fisica, un gesto distraente capace di occultare, di relativizzare almeno in parte la corporeità, spostando l’attenzione al solo volto, al fluire del canto, dell’espressività, del flusso musicale… Un intento rimarcato anche a livello iconografico. Pensiamo alla copertina del 45 giri Uomo/La mente torna, con le mani in primissimo piano e un volto – senza corpo – un po’ più lontano, seminascosto, incorniciato da chiome che diventano un caleidoscopio di colori, un vortice di geometrie, di onde emotive, di suoni figurativizzati. La riconoscibilità della postura prende il sopravvento sulla riconoscibilità del volto. E quel gesto inconfondibilmente mazziniano diventa musica (…).

Buona Pasqua a tutti!