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Pubblicato: 1 anno ago

Il Metodo-Mina

di Franco Laratta

Il nuovo album di Mina ci restituisce la diva che più amiamo. La Mina dell’amore, del tradimento, delle delusioni, delle passioni. Ogni pezzo, una storia. Anche un brivido. 
C’è il capolavoro: per me è senza dubbio Don Salvatò, una preghiera laica, potente, sofferta e addolorata. Un’invocazione sui drammi dell’esistenza umana, sulle tante tragedie, sul dolore che ci uccide. E lei che canta divinamente, immedesimandosi nel dramma.
E c’è la raffinatezza ineguagliabile di Tutto quello che un uomo. Stupenda. Rilettura rispettosa di una delle più belle canzoni italiane.
E poi c’è la sorpresa: un duetto impossibile che ha conquistato l’Italia in sette giorni. Un briciolo di allegria, che diventa un successo senza precedenti, con un’accoppiata vincente e impensabile. 
Tutto il resto è la Mina che non delude mai, che scava dentro l’anima e tira fuori rabbia, dolore, emozioni.
Ascoltando Ti amo come un pazzo si rimane affascinati e, ascolto dopo ascolto, sempre più coinvolti. E pensi, pensi a lei, alla sua storia infinita, ai suoi mille volti, alle generazioni che con lei hanno vissuto, amato, tradito.
Lei, lei urlatrice, lei rivoluzionaria, lei napoletana, brasiliana, americana, spagnola. Lei Baby Gate, lei pop, rock, jazz. La Mina di De Andrè e del Cielo in una stanza, di Mogol Battisti. Lei quasi Jannacci, lei tenera con i mille sconosciuti che ha scoperto. Mina scimmia, Attila e pure picassiana. Mina aliena. Lei che ha trasformato il dramma della fuga dalla Bussola, nel più grande capolavoro della sua vita: l’assenza. 
“ […] Pio XIIII: E invece sai chi è la più grande cantante Italiana. 
Sofia: Mina. 
-Pio XIII: Adesso lei sa qual è l’invisibile filo rosso che unisce Salinger, Kubrick, Bansky, i Daft Pun, Mina, tutte figure che sono le più importanti nei loro rispettivi campi?
-Sofia: No,  santa eccellenza non lo so. 
-Pio XIII: Nessuno di loro si fa vedere, nessuno di loro si lascia fotografare.”
(The Young Pope di Sorrentino).

Mina ha cancellato sé stessa, la sua immagine, la sua presenza, lasciandoci quello che è il suo tesoro più grande (“la mia fabbrica”): la voce. “Se non avessi una voce vorrei avere quella di Mina” (Sarah Vaughan). 
Ed ha avuto coraggio, un terribile coraggio, perché poteva finire, rimanere da sola, dimenticata. Relegata in un museo. E come dice Pani: “Mina? Ha rinunciato a tutto, anche a una montagna di soldi. E vive nello stesso appartamento dal 1977».
Quando Carlo Azeglio Ciampi alla fine del mandato lasciò il Quirinale, un giornalista gli chiese: “e adesso presidente, cosa farà?
E lui: “adotterò il metodo-Mina, continuerò a lavorare senza farmi più vedere”. 

Continuo ad ascoltare Ti amo come un pazzo. E ogni volta scopro qualcosa in più. Qualcosa che ai primi ascolti non cogli. Come in “Povero Amore”, che Ferzan Ozpetek ha voluto per il nuovo film “Nuovo Olimpo”. E il pensiero torna a come ci siamo emozionati con Luna Diamante e abbiamo quasi pianto con Buttare l’amore! 
E che dire della splendida ed intima interpretazione di Come la luna in cui Mina paragona la sua solitudine a “come luna in cielo”.
In Zum pa pa tutti in piedi, in silenzio! E poi Non ho più bisogno di te con Mina che sembra sprezzante, quasi crudele in una interpretazione da Oscar. Come da oscar canta in La Gabbia, un pezzo che ti entra subito dentro e ti stordisce. 
Ma è tutto l’album che conquista e convince oltre ogni attesa, con la sua voce che si riprende la scena, cancella ogni dubbio,  domina e sorprende. Intensa, dura, sorniona, ironica, beffarda, dolce, tenera, rauca, spezzata, drammatica. È Mina. Punto