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Pubblicato: 3 anni ago

Gentili pensieri

Dopo aver lasciato a malincuore – per limiti di età allegramente superati – la redazione di Sorrisi e canzoni di cui era stato per decenni la firma più autorevole, Gherardo Gentili curò per qualche anno per la nostra fanzine una rubrica fatta di parole in libertà sulle ali della memoria e della fantasia. Lui, sempre troppo modesto, le chiamava Nougatines, (dal latino nugae, sciocchezze), come le celebri caramelle-torroncino torinesi degli anni Venti e Trenta col ‘negretto’ sulla cartina. Ed è così che oggi – nel giorno in cui Gherardo (scomparso nel 2014) avrebbe compiuto 100 anni tondi – vi invitiamo a rigustarle: piccole grandi golosità per rendere più dolce la vita, e meno amaro il ricordo di chi non c’è più…

di Gherardo Gentili – Ritratto di Gianni Ronco

“Forse mi conoscete già, ma arrivato a 85 anni è meglio che mi ripresenti. Mi chiamo Gherardo Gentili. Sono nato a Milano nel 1921, appartengo ad una generazione, se non bruciata, ustionata: fascismo, guerra, dopoguerra. I miei coetanei hanno rimontato la corrente, molti hanno fatto splendide carriere. Io no: sono arrivato tardi in tutto. Scrittore di novellette per settimanali femminili a 29 anni, giornalista di musica e spettacolo a 36, pensionato a 79. Bolero Teletutto e TV Sorrisi e Canzoni. Ho seguito indirettamente, per interposti colleghi, la carriera di Mina fin dagli inizi. Eppure a un certo momento mi sono trovato ad essere un “minologo”. Quando la Mina televisiva e dal vivo era sparita. Ogni anno, quando usciva il doppio album, usciva la mia simil-intervista. Non ingannavo nessuno, avevo chi mi dava una mano. I bravi, i buoni fans ci credevano perché volevano crederci. I lettori comuni non guardavano troppo per il sottile. Era il “pezzo” su Mina e bastava…” (Da D’amore non scrivo più, Mina fan club numero 65, autunno 2006)

“Ci sono tanti modi per sparire. C’è quello denominato Garbo. A 34 anni, nel colmo della carriera, la più famosa attrice dello schermo si ritira e da quel momento diventa una lunatica signora gelosissima della propria privacy. È il sistema ideale per entrare nel mito. C’è il metodo denominato Battisti. Un famoso cantautore decide di chiudere con i concerti e le apparizioni televisive, taglia i ponti con la stampa e da quel momento diventa un music maker-cantante che sforna ogni tanto un album destinato ad andare al primo posto in superclassifica. È il sistema ideale per uscire dal mito ed entrare nella paranoia. C’è infine il metodo denominato Mina. E qui il discorso diventa più complesso. Mina non ha fatto nulla per apparire o sparire. Non ha voluto, non ha deciso. Si è lasciata vivere, semplicemente, senza preoccuparsi di carriera, miti, concerti, tivù, superclassifiche e paranoie. Serena, indifferente, olimpica e ironica…”. (Da Sorrisi e canzoni, 30 novembre 1985)

“Ogni volta che esce un suo disco, musicisti, cantanti, autori, produttori, critici, giornalisti aspettano Mina al varco per ammirare e criticare, più ammirare che criticare, sia pure con le riserve che si ripetono ogni anno. Si vorrebbe il ‘rinnovamento’. Nuovi studi, nuovi arrangiatori, nuovi autori. Esperienze diverse, anche esotiche. Si vorrebbe che Mina andasse a registrare a Los Angeles o alle Bahamas, affidandosi ai music-maker più in del momento per vedere quello che succede. Ma Mina le sue rivoluzioni le fa all’interno del suo mondo. È l’unica cantante che, nello scegliere una canzone, non badi al nome dell’autore. Spesso non lo sa neanche e non si cura di saperlo. Se le piace il brano, lo incide. E così ogni anno dà spazio ai giovani. ‘È anche l’unica a poterselo permettere’, aggiunge Giorgio Faletti, uno degli autori scelti per il nuovo Caterpillar. Verissimo, ma questo non significa rinnovarsi?”. (Da Sorrisi e canzoni, 9 novembre 1991)

“C’è Club e Club, fanzine e fanzine. Negli altri Paesi sono spesso gestiti dalle case discografiche e dagli impresari. Perciò sulla copertina dei dischi figura sempre l’indirizzo per scrivere, ricevere foto autografate e altro materiale. Sono iniziative promozionali bene organizzate. Troppo, oserei dire. I Club e le fanzine italiani sono un atto d’amore. Pochi durano nel tempo, pochi funzionano veramente bene. Non faccio nomi per non suscitare gelosie e proteste da parte dei non citati. Mi limito al Fan Club di Mina, inesauribile sacrario di notizie, foto, memorie, documenti, che vive della Signora e per la Signora, rispettando rigorosamente la sua privacy. Ma anche il Club di Vasco non scherza. Lui segue da vicino i lavori, legge, rivede, consiglia. E spesso è l’autore degli editoriali…” (Da Sorrisi e Canzoni, 26 giugno 1994)

“Carissimo Loris, stanotte, dopo un lungo, troppo lungo periodo nel solito tunnel, ho letto tutta l’ultima fanzine, quella col mio ricordo di Nilla Pizzi. Bellissimi gli articoli tuoi, di Pino Presti e di tutti gli altri; stupende le immagini: le foto ricchissime, Gianni Ronco, Balletti. E mentre passavo di ammirazione in ammirazione, mi veniva un gran fottone. Perché non sei ancora giornalista professionista, tu che lo meriti cento, mille volte più di tanti e tanti altri? Possibile? Perché non rompi le scatole alla dogaressa Venegoni, Stampa di Torino? Perchè non coinvolgi Massimiliano? Perché perché perché? Inutile che io insista, sei recidivo e incorreggibile.

Dimmi della prossima fanzine, mi avevi parlato di un certo tema, non ricordo bene. La fonetica di Mina? Ci proverò per quanto sia difficile per me, non avendo più un disco, né un cd né una cassetta. Mi sento un vecchietto imbranato. Ah, l’età!. Tra pochi giorni saranno 90.

L’importante è la nostra amicizia. Voglimi sempre bene. A prestissimo”.

(e-mail, 14 ottobre 2011)