Cera o non c’era
I dati resi pubblici dalla FIMI qualche giorno fa parlano chiaro: il consumo musicale degli Italiani è sempre meno “fisico” e sempre più online. La percentuale dei profitti derivanti dai supporti tradizionali è calata dell’8,7% solo nell’ultimo anno (ma con un crollo che schizza ad oltre il 60% rispetto a un decennio fa), mentre si fa sempre più forte l’incremento del mercato digitale, tanto da sfiorare ormai il 30% del mercato totale tra download e streaming. Le cifre si riferiscono naturalmente al solo scaricamento “legale”, escludendo quindi gli oltre 6 milioni di utenti che – da Bobo Maroni in giù – scaricano allegramente musica con sistemi cyberlocker, eludendo il pagamento dei diritti d’autore. A questo trend irreversibile non potrà naturalmente sfuggire la produzione discografica di Mina del prossimo futuro. Sarà, per lei, l’ennesima svolta dopo aver attraversato indenne – da artista “multigenerazionale” come nessun altro nel nostro Paese – non solo l’evoluzione dei gusti musicali degli Italiani dagli anni Cinquanta a oggi, ma anche l’evolversi delle modalità di “fruizione” del prodotto-disco. Regina incontrastata dell’era dei 45 giri e poi dominatrice assoluta dell’era dei 33, ha continuato a collezionare trionfi anche dopo l’avvento del CD per poi trovarsi – oggi – a fare i conti col definitivo tramonto del supporto fisico e il suo letterale “dissolvimento” nell’universo online. Una sfida mica da ridere, per una per che, agli esordi della sua ultracinquantennale carriera, ha scansato solo per un soffio il vecchio 78 giri, sebbene lei stessa ci abbia raccontato – su un Bolero del dicembre ’60 – di una remota esperienza fonografica con uno di quei gracchianti padelloni: “Mia madre è arrivata da Cremona (a proposito: io sono sempre a Roma per girare Io bacio tu baci) con qualche abito invernale e, in più, mi ha portato un disco di cera. Questo disco l’ho accanto a me e lo ascolto per l’ennesima volta da stamane. Ce n’è voluto per trovare un grammofono a 78 giri, ma ci sono riuscita. E così, ora, posso riascoltare per l’ennesima volta da stamane una voce di bimba che, accompagnata da un pianoforte, canta con molta approssimazione, ma anche con molto calore, Lili Marlene. Quella bimba sono io: o almeno ero io quando avevo due anni circa, quell’incisione costituisce la prima della serie-Mina. Quando l’ho incisa? Meno di diciotto anni fa: almeno così dice la mia mamma. Io non posso giurarvelo per la semplice ragione che il ricordo di quell’episodio si perde nelle nebbie della mia prima infanzia…”. Pensate un po’ se quella reliquia sonora di 70 anni fa fosse oggi per miracolo recuperata, digitalizzata e resa pubblica, finendo magari ai primi posti tra i brani più scaricati su iTunes…
il mio “n°1″ è stato Nessuno-Tua che conservo gelosamente! veramente l’acquisto lo fece mio fratello ma quel 45” è sempre stato solo mio! da lì è partito tutto il resto….
anche il mio primo 45 giri acquistato (avevo circa 6-7 anni) è stato Moliendo cafè, quanto tempo è passato!
MINA ANTIDIVA, ANTIMITO
Luigi Nava, in risposta ad un mio messaggio postato nella gloriosa bacheca.
«Lo so che potrei risultare banale nel dirlo. O magari ripetitivo se l’ho già detto.
Ma Mina, leggendo un messaggio come questo (bellissimo!), in fondo in fondo penserebbe che si sta parlando di un’altra persona.
Mi spiego. In tanti anni che la conosco non ricordo se o quando abbia lasciato trapelare al di fuori (con parole o gesti) una consapevolezza di sé che esprimesse il suo essere “mito”.
Il fatto più esplicito in questo senso avvenne nel marzo 2001. Avevamo appena finito di vedere il filmato del video “In studio” e io le dissi: “Ma ti rendi conto che cosa potresti provocare con questo video?”. E lei, serena e tranquilla, per nulla ironica e con quello sguardo di stupore che ancora le attraversa spesso il viso, ha risposto semplicemente di no.
Nessuno può entrare nel suo animo, soprattutto per il fatto che Mina è una donna gelosissima del proprio cuore più profondo, dei propri sentimenti, delle proprie sofferenze o gioie. Ma quello che traspare è che lei non si pensa come “la Mina”, e cioè come quella che emerge dal bellissimo ritratto di Lillo. Si pensa, a quel che emerge all’esterno, come una donna, che ama il suo lavoro, ma che (come mi disse una volta) è anche una gran fortuna, perché le lascia molto tempo per altre cose, a cui tiene molto.
Si pensa come una donna che ha avuto un grande dono, ma di questo dono non fa vanto. Non si inorgoglisce, non torna sul passato se non quando viene tirata un po’ dentro nel discorso.
E’ per questo che è difficile dire anche che cosa pensa del suo futuro o se nei meandri del suo pensiero c’è un palcoscenico.
Anche perché lei è una che decide su due piedi (istinto) e poi organizza tutto in modo tedesco (razionalità). Prima viene l’intuito, che in lei è come un lampo. Per questo dice poco. Dice poco, perché anche in lei non fa agire mille speculazioni o motivazioni o riflessioni.
Per conoscerla, per capire se anche lei “ci pensa”, non bisogna aspettare grandi discorsi. Basta guardarla e capire. Con lo sguardo di chi le vuole bene e coglie. Solo lo stupore, forse solo l’amore conosce.»
A dire il vero il mio è stato amore a prima vista o primo urlo!
Ero deduto a terra (altri tempi!) a guardare il Musichiere e Lei mi spunta da dietro il giubox..non capivo la musica..ero un bambino, ma mi piaceva perchè era diversa, nuova, e poi quel modo di gesticolare…non ho comprato i suoi dischi iniziali perchè piccolo che ero non avevo i soldi e poi dove li compravo! Il primo acquisto “Moliendo caffé” che emozione, mi sentivo un gigante. Quel disco non l’ho più, non sono stato un collezionista, ma un fedele acquirente. A saperlo che sarebbero diventati così preziosi..e non parlo del valore economico, ma di quello affettivo, di pezzi di storia. In questi giorni Mina mi manca un po’…ormai ho già sete dei nuovi lavori..oh! è Lei che ci ha abituati male, l’appetito vien mangiando e dopo gli ultimi succulenti pranzi la fame mo’ si è fatta grande! Mina ti voglioooo!
Si vede che sono più vecchio! Meno giovane! E’ meglio. Io me ne sono innamorato con “Il cielo in una stanza”. E non passa! Come a voi! E chi non è tra voi, tra noi, non la merita!
Stamattina sul giradischi c’è la mia canzone che mi ha fatto innamorare della “Grande Voce” di MINA
solfeggiando lo spartito di:CITTA’ VUOTA
all’esame di Musica, ho visto le note in alto fuori dal rigo e mi sono detta: questa è una “GRANDE VOCE”
Le strade piene, la folla intorno a me
mi parla e ride e nulla sa di te
io vedo intorno a me chi passa e va
ma so che la città
vuota mi sembrerà se non ci sei tu
C’è chi ogni sera mi vuole accanto a sé
ma non m’importa se i suoi baci mi darà
io penso sempre a te, soltanto a te
e so che la città vuota mi sembrerà se non torni tu,
come puoi tu vivere ancor solo senza me
non senti tu che non finì il nostro amor.
Le strade vuote, deserte sempre più
leggo il tuo nome ovunque intorno a me
torna da me amor e non sarà più vuota la città
ed io vivrò con te tutti i miei giorni
tutti i miei giorni, tutti i miei giorni.
GRAZIE MINA
Su Vanity, dopo aver letto le risposte di Mina obbligatoriamente come prima lettura, leggo un trafiletto dove si parla della nuova edizione di X factor e, solita domanda di rito, é stato chiesto al presentatore Catalan ( si chiama così?) cosa è avere l’ X factor! Finisce col dire che i vari concorrenti che si presentano dicono tutti: vi canto MINA. E questo non depone a loro favore perchè non sono attenti alle nuove tendenze, quasi come se Mina fosse “obsolete”. Ci son rimasto male! a me il senso dell’articolo mi pareva proprio questo! Ma è stronzo!
Stamattina sul giradischi..dall’Album Olio..c’è la bellissima canzone:che la”Grande Voce” di MINA canta:
NON PASSA
Questa notte qualcosa si muove sull’onda dei ricordi,
sono vele di malinconie nascoste in fondo ai miei occhi,
sento ancora forte il tuo richiamo é il tuo cuore che batte lontano,
dover vivere senza di te mi sembra così strano.
Certamente saranno cambiate le tue allegrie sudate,
tu che scambiavi la notte col giorno il pianto con le risate
e parlavi del nostro futuro e sembravi convinto e sicuro
fino a quando te ne andasti dicendo Vedrai che poi ci passa.
No, che non passa,
ti giuro, no non mi passa
il tuo ricordo diventa vivo
ogni volta che io ci penso ancora, allora
no che non passa
amore, no che non passa,
se veramente tu ci hai creduto
non se ne va.
E morire d’amore si può, sapessi com’è vero,
e pensare che prima di te io proprio non ci credevo,
di quel sogno che cosa mi resta, i pensieri che bruciano in testa,
é la voglia di averti con me che non sa dire basta.
No che non basta
ti giuro, no non mi basta,
questo ricordo rimane vivo
ogni volta che io ci penso ancora, allora
no non mi passa
l’amore no che non passa
se veramente tu ci hai creduto
non se ne va.
No che non passa
amore no non mi passa
perché non riesci più a dare un senso
a quest’improvvisa solitudine.
No che non passa
l’amore no che non passa,
se veramente tu ci hai creduto
non se ne va.
grazie MINA
Anche a Brescia resiste ancora solo Feltrinelli dove c’è un reparto di musica curato fra gli altri da un amico Fabio,grande esperto e appassionato di musica poi ci sono i grossi centri commerciali dove nessuno sa niente e dove è molto triste comprare musica.
Purtroppo, con l’avvento dei social network la comunicazione internettiana tra i fans, che prima si concentrava in punti di incontro privilegiati come il forum del sito ufficiale e il nostro blog, si è via via frammentata nella miriade di profili personali e nella “telegraficità” della messaggistica di Facebook. C’era molto fermento e molta vivacità nella community mazziniana di quei tempi. Ma tutto si evolve e non è detto che ciò sia sempre un male. In fondo, a cambiare sono i contesti e i linguaggi in cui cii esprimiamo, ma la passione che ci unisce rimane la stessa di sempre…
Non solo le “piccole città”, purtroppo: a Firenze ha chiuso la scorsa settimana Ricordi, l’unico negozio in città dove fosse possibile trovare CD di artisti non “blockbuster”.
Per uno come me che divora musica da sempre è una iattura…
Al_Fi(e)
Ovviamente il post si riferisce ad una tendenza in atto nei prossimi anni, e non a una interruzione brusca e a breve termine dell’emissione di album “fisici”. E comunque la rivoluzione “online” prospettata nel post riguarderà, più ancora dei supporti veri e propri, l’acquisto dei dischi stessi che col tempo, almeno nelle piccole città prive di grandi megastore a portata di mano, rischierà di diventare possibile solo attraverso la prenotazione via internet, dato che i piccoli vendita tradizionali sono purtroppo destinati all’estinzione…
grazie…io invece ho questo, dello stesso anno…
http://thumbsnap.com/tcQRiKbP
Grazie per questo ” ricordo ” .Tenerissimo. Da incorniciare ,proprio !
Tremo al pensiero di un mercato digitale. Allora sí che sentirei Mina più lontana che mai…
Stamattina sul giradischi c’è una bellissima cover di G.Vanelli è nell’Album Salome’Tu sarai la mia voce
Tu sarai la mia voce
e con te porterai
le parole che io
non riesco a dire mai.
Per un’ora di luce
quanto buio di più,
ma ogni luna rinasce
da un sole che va giù.
E griderai
la mia follia
a un cielo che
non è più mio,
lui sarà là,
ti ascolterà,
tu sarai la mia voce
e lui lo capirà.
E gli dirai
che i giorni veri
sono soltanto
quelli di ieri,
gli chiederai
dei miei domani,
tu sarai la mia voce
dentro le sue mani.
Tu sarai la mia voce
e le porterai tu
le parole che ormai
non ho più.
grazie MINA
Scusa Loris, ho riletto benino “Cera e non c’era”, per il mercato digitale, quando tu scrivi:”A questo trend irreversibile non potrà naturalmente sfuggire la produzione discografica di Mina del prossimo futuro”. Ecco, questa frase da te scritta, pur prendendola alla larga, non può non farmi non pensare che veramente i prossimi dischi di Mina, saranno venduti non più su supporto fisico ma in digitale come file? Ma i negozi che vendono dischi seppur pochi, ce ne sono ancora o sbaglio? Spero che ci sia semnpre ii supporto fisico.
Bellissima idea, Lillo, quella di riproporre il pezzo di Lugi Nava riguardo il volto (e non solo) di Mina. Perché è sempre un grande piacere rileggere le sacrosante parole di Nava (bei tempi quelli della bacheca del vecchio sito, quando Luigi Nava per l’appunto coordinava gli interventi di quello che oggi è il blog). All’epoca rimasi folgorato dalla bellezza dell’intervento di Nava. Quel suo parlare di Mina in modo così semplice, come fosse normale per tutti noi averla davanti agli occhi, nella sua quotidianità, nel suo “essere”. E anche oggi, dopo aver assaporato ancora una volta l’incedere dolce ed emozionante del racconto di Nava, della protagonista in questione ciò che spicca maggiormente è il suo essere donna soprattutto, quasi che il canto fosse altro da Lei. E il merito va (in questo senso) a Luigi Nava che riesce a dire-trasmettere con un linguaggio semplice concetti importanti e per certi versi sconosciuti ai più. Del pezzo, ammiro la capacità di Nava di dire senza mai oltrepassare certe soglie. Mi piace il suo pudore misto all’ammirazione sconfinata che prova per una persona cui vuole bene. E se dovessi associare i contenuti del pezz che so, ad un brano minoso, oggi li associo all’andamento sinuoso e carezzevole de “La pioggia di Marzo”. E’ quasi tutto, direi.
Qesta mattina sul giradischi c’è la canzone:
Sabati e domeniche che MINA canta
scritta da Mogol e Gene Colonello
Questo sabato e domenica
sola senza te e quanti giorni ancora
quanti sabati
e domeniche dovrò passar così.
Mai, mai, io so che non vivrei se ti dicessi “Sì”
ti amo troppo sai per
dividerti anche un attimo, per viverti lontano
pur sapendoti con un’altra che ti ama come me
mai, mai, io so che non vivrei
con te che e tu lo sai
cosa vuol dire,
cosa vuol dir per me perdere te.
Cosa farò, cosa farò, dopo averti detto di
no
questo sabato e domenica
sola senza te e quanti giorni ancora
quanti sabati e domeniche dovrò passar
così.
Mai, mai, io so che non vivrei se ti dicessi “Sì”.
grazie MINA
si’ dove dentro c’è la LETTERA APERTA DI MINA di
Vittorio Franchini ..lunga di dur pagine
Dal cassetto dei ricordi.
«L’altro ieri, al telefono con un amico, si parlava di belle donne: in particolare del bellissimo viso di Claudia Cardinale, che ho potuto ammirare, seppure per poco, nella serata finale di Miss Italia.
Un viso veramente bello, di grande espressività, velato da quelle sue rughe quasi che ne raccontassero la sua storia di donna e di grande artista. Sul viso e l’espressività del viso di Mina si sono scritti fiumi d’inchiostro e spesi tonnelate di parole: la sua camaleonticità, la profondità del suo sguardo, reso ancora più profondo dall’assenza di ciglia, i suoi capelli, ma soprattutto i suoi occhi. Si potrebbe raccontare Mina attraverso il suo viso e il suo sguardo: gli esordi, gli anni sessanta, gli anni settanta, gli anni ottanta, gli anni novanta. Dicci Luigi [Nava], com’è il viso di Mina visto da vicino oggi, quando si toglie gli occhiali?
Che emozioni provi nel guardarla, e nel guardarla negli occhi? Che emozioni provi quando ti guarda lei?» [Lillo]
Luigi Nava:
«C’è sempre come una distanza. La guardi e la senti sempre un po’ lontana. Certamente diversa. Forse gli occhiali che le nascondono gli occhi creano quest’impressione di lontananza. Ma forse, molto più probabilmente, la sua diversità sta nella sua natura di donna diversa. Quando sono con lei, mi sembra che il mondo sia molto lontano. Lei, lontana, ha anche il potere di allontanare il mondo, di renderlo meno pressante, meno cogente. Non scompare del tutto, il mondo. Ma è come se le voci del mondo fossero più sfumate, distanti, ovattate. Come quando si è a far due passi in giardino e intorno si spande la gloria del meriggio estivo. In lontananza ci si accorge che c’è il mondo, perché passano due ragazzi in bicicletta che parlano e ridono ad alta voce. Ma il loro parlare è oltre, al di là della siepe. Ci raggiunge, come un suono del mondo che però ci sfiora appena. Lei, distante, che rende il mondo più distante. Con questa lontananza, credo però che il mondo possa essere guardato e giudicato meglio. Non immergendosi, stando lontani, si può vedere tutto con più equilibrio. Il distacco consente un minore coinvolgimento. E maggiore serenità di giudizio. Ma quel suo sguardo così lontano ha dentro tutto il mistero della vicinanza. Sì, perché difficilmente si può incontrare una donna che sia così capace di immergersi dentro di te. Di prenderti dentro di sé nel suo grande grembo di madre. Di avvolgerti, di stringerti, di trascinarti dentro il suo cuore grande. Di volerti bene. Lei, donna del “tutto o niente”, dei grandi slanci, delle imprevedibilità. Nulla è scontato con lei. Lei, la donna che ama le ripetizioni rassicuranti, le abitudini ripetute fino allo sfinimento, la ritualità del vivere quotidiano. Ma che poi è capace di impulsi improvvisi. Come quella sera (e non era neanche presto) in cui, già rilassata sul suo divano bianco, ci disse che voleva andare a Cremona, a prendere il gelato in quel posto dietro il Duomo, per poi sedersi sui gradini davanti alla chiesa e gustarsi il gelato nella pace notturna della sua amata Cremona. Io, immaginarsi!, avrei preferito la tranquilla ripetitività dell’ennesima sera sulla mia poltrona, sempre rigorosamente alla sua destra. Ma come facevo a dire di no ad un suo slancio così giovane, così sincero, così diverso dalla logica di tutto e di tutti? Un’ora e mezzo di macchina per un gelato e per il frescore dei gradini del Duomo, nella calma della notte cremonese! Un incanto, per il quale valeva la pena di scarrozzarsi un’ora e mezzo di macchina, raddoppiata per due.
Il suo sguardo noto e memorizzato, quasi inglobato nel mio DNA, che improvvisamente diventa entusiasta e giovane come quello di un ragazzo che fa una pazzia inaspettata per la ragazza che ama. Non si può resistere.
Il suo volto, i suoi occhi che si intuiscono, ma non si vedono nella chiarezza che invece loro hanno …
Il suo volto è la sua sua seconda voce. Parla quel volto. Dice quello che la voce non vuole o non può dire. Dice il suo disappunto per un ospite sgradito, dice con l’occhio strabuzzato il fastidio per uno spettacolo tv che non è degno nemmeno della serie D. Dice.
Mi fa morire di riso quando c’è una persona che è costretta a sorbirsi. Gente che parla, parla, parla, che racconta imprese, che vanta conoscenze, titoli, ricchezze, vippai, yacht … E quando si accorge di non essere guardata, mi cerca con gli occhi, mi fissa con l’occhio apertissimo. Talmernte aperto che riesce a forare il fumé dell’occhiale. E io capisco cosa si annidi nel suo cuore. Il disagio, il fastidio, la pena di tanto millantamento. E’ un modo che lei ha di staccare la spina da quel supplizio tantalico che è costretta a subire. Ed è come se cercasse in me una complicità, e anche un piccolo rifugio di tre secondi, per staccarsi da quello lì che continua imperterrito col suo profluvio di parole.
Parla il suo viso, quando è attraversata da un dolore che le parole non dicono. Quando la raggiungono notizie atroci (come quella volta che le comunicarono della morte di Gaber), è il viso che parla, è la sua pelle, meravigliosamente liscia, che si raggrinzisce e che in quelle rughe lascia emergere tutto il dramma che si agita dentro di lei. Mi restituisce tutta se stessa col suo viso che parla. Quel viso grande, esagerato, estremo, che mi sempre un po’ pensare alla faccia della luna.
Lei è luna. Vicina e distante. Presente e lontana. Vergine e intatta, ma capace di guardare a tutti gli orrori del mondo. Come il volto della luna. C’è, ma spesso non parla. E. una presenza sotto la quale sai di essere, ma che non si impone con il fragore della luce solare. C’è, ma non c’è.
Quando però volgi lo sguardo verso la luna, ti accorgi della sua amorevolezza che sta tutta nella sua presenza silenziosa.
Raramente si toglie quello schermo che nascondono i suoi occhi. Ma quando accade è perché qualcosa di grande è accaduto. Per asciugare una lacrima, ad esempio. E lo fa sempre allo stesso modo, con un movimento leggero delle nocche che curano il suo dolore, togliendo la lacrima che l’ha straziata. E sempre con una piega della bocca, rigorosamente chiusa, come a non voler far uscire il dolore che le gonfia il collo.
Allora, in quel gesto, spalanca l’occhio, per far in modo che le nocche raccolgano tutto l’umore dell’occhio. L’occhio si fa enorme, gigantesco. Riempie il viso e tutto lo spazio intorno è come risucchiato da quella mole che dice più di ogni parola.
Veramente enormi, da far paura. Con un’assonanza pazzesca con l’occhio bovino.
Talmente grandi che li si nota anche quando sono ricoperti dalle palpebre chiuse, quando reclina il capo all’indietro, sulla parte alta della spalliera del divano. Quando si appisola, ed è così dolce, teneramente bella, in quell’abbandono di chi non teme neanche di mostrarsi nella debolezza del lasciarsi andare al sonno. Lì, in quel momento, mi mette addosso una tenerezza che mi stringe il cuore. Perché la vedo rilassata, come se fosse giunto il momento dell’addio, dello stacco. Gli occhi che hanno visto tanto, che hanno attraversato i continenti, che si sono affisati sul volto dei figli, che hanno letto spartiti, che hanno guardato la vita brutta e bella, quegli occhi ora sono come giunti al loro capolinea. E’ la pace di colei che ha vissuto e che si è rapportata al mondo coi suoi occhi. Ma ora hanno diritto di riposarsi, di staccarsi da tutto e di rimanere chiusi. Tutto è compiuto.
La vedo nella calma del sonno, di quel sonno che lascia intravvedere ancora una vita pulsante. Ma penso sempre ad un sonno più eterno. Quel sonno che mi fa paura, perché vorrei che non la toccasse mai.
E’ il timore di un pensiero che mi raggiunge, che mi fa male. Ma poi c’è sempre uno scuotimento, un leggero movimento della testa che si riprende.
Allora spalanca gli occhi. Le palpebre si fanno da parte e lei guarda, forse non vedendo. Con gli occhi che sono come flash, è come se chiedesse scusa per essersi assentata da noi. E’ come se dicesse che anche lei aveva bisogno di starsene un po’ in disparte. Ma in quello sguardo che riprende vita c’è tutta una promessa. .Me ne sono andata per un po’. Ma non temere; stai tranquillo. I miei occhi non vogliono lasciarti solo nel tuo timore. Ci sono ancora, con tutto questo bene che i miei occhi ti dicono. Stai tranquillo. Non ti lascerò mai…»
http://thumbsnap.com/XTBy7HmV
ecco un altro reperto minoso della Piera.
Ciao, sapevate che la webradio wr6 di radiouno trasmette le repliche di Gran Varietà in prima serata ogni giorno alle 21:00?!
Mi arriva per e-mail la proprosta per l’acquisto del volume “Fuochi Pirotecnici ed Esplosivi da Mina”… ma i fuochi pirotecnici ed esplovivi sono quelli che attendo dalla nostra MINA!
Stamattina sul giradischi (Vassalino mi ha passato il testimone) c’è la canzone dall’Album: PAPPA DI LATTE:
Torno Venerdì
Torno Venerdì
no, non faccio tardi amore
penso per le due
mangio quel che c’è
ma certo che ti penso, sì
anche tu così
stanno finendo i miei gettoni
vado.
Torno Venerdì
tu così indifeso ed apprensivo come sei
ma che coraggio avrei
con che parole ti direi
come spiegherei
che io non sono sola qui
ora.
Vedi
le gentili bugie
mi servono a proteggerti
difenderti e non offenderti mai.
Vado
forse pago per me
o forse penso che inventandomi un alibi
possa sentirmi con te
solo come non colpevole
di colpe che non ho.
Torno Venerdì
e vigliaccamente cerco la casualità
che risolverà
magari ti innamorerai
proprio come me
e orgoglioso mi dirai
Vado via.
Sto inventando, lo so,
il lieto fine più improbabile
ma sono qui
senza probailità
Certo
meglio la verità
però sarebbe come ucciderti
o toglierti l’unico mondo che hai
ed è un affronto che non meriti
ma mentire è giusto o no?
Grazieeee MINA
Stamattina sul giradischi dall’Album Frutta e Verdura c’è la bellissima canzone FA’ QUALCOSA:
Parla
fa’ qualcosa
sto morendo
fa’ qualcosa
parla
dimmi che mi uccidi
dimmi che mi odi
ma non stare lì le mani in mano
come uno
che ha perduto
come un uomo già finito
sento tanta nostalgia
per la fantasia
che c’era in te
quando
ogni giorno
profumava
d’avventura
e bevevo gioia pura
perché tu ragazzo
anche se eri totalmente pazzo
eri vero
eri vivo
e anche allora
io morivo
ma morivo di allegria
di poesia
vicino a te.
Parla
fa’ qualcosa
sto morendo
fa’ qualcosa
non lasciarmi andare fuori
sbatti qualche porta
mandami dei fiori anche se non sono morta
è importante
anche un fiore solamente
so che non hai colpa tu
se la vita è quel che è
e io credo ancora in te.
Ma parla
fa’ qualcosa
o do’ fuoco
a questa casa
una donna puoi tradirla
non dimenticarla
come fai con me
una donna puoi tradirla
non dimenticarla
come fai con me…
Ciao Piera! Grazie per l’informazione . Non sta a me mettere a dubbio quello che dici , come puoi immaginare essendo nato nel 1970 e a Buenos Aires! non ho argomenti per farlo. Non mi resta che credere quello che i fans FORTUNATI che sono nati prima di me , dicono .Per me è sempre un piacere leggere e imparare da i fans più ” vecchi “. E sono felice di sapere che un disco bellissimo come “ALTRO” ha avuto il riconoscimento che merita. Un abbracio e grazie a te e a Loris per la risposta.
Ciao Cristian, ti rispondo qui sul tuo messaggio rivolto a me nell’altro argomento “Regina di Maggio”, sul termine “meno radiofonica” usato da Pietro per il disco “Altro”. Ho capito quello che aveva scritto Pietro e infatti, gli ho risposto portandogli un dato di fatto, che il disco del 1972 nelle radio era super trasmesso come nel già citato da me “Per voi giovani”, o anche nel programma “Andata e ritorno” condotto da Mina, dove era spesso in scaletta “L’amore forse”. Per cui il disco “Altro” a te o a Pietro (anche in base che non fu lanciato nessun 45 giri, ma le radio di allora, programmavano oltre al singolo, anche le canzoni di un album), può sembrare meno radiofonico di “Cinquemilaquarantatre” rimanendo nello stesso anno, e ci può anche stare, ma di fatto le canzoni furono trasmesse. Poi se si vuole mettere in dubbio quello che ho detto, accomodatevi, ma per ora la mia memoria funziona ancora. Un abbraccio a tutti e due.
ahahah!sicuro!l’avesse dato a me che innaffio sempre in terra!
Questo del “consumo” musicale sempre meno basato su supporti fisici ma ormai proiettato verso…l’impalpabile, è un argomento stuzzicante ma dolente per un collezionista del disco anche inteso come oggetto dell’arte e della storia musicale e figurativa.
Immaginare questa inevitabile “svolta”, che porterebbe alla possibilità di acquistare i futuri album di Mina sottoforma di file, è per me congiunta alla speranza che per gli sparuti “amanti di valore” del disco possa rimanere l’opzione del “vecchio cd” (!)quanto meno!
Per quanto riguarda l’incisione infantile sul disco di cera…mi ha fatto ricordare che in un cassetto polveroso di casa mia giace un raccontino da me scritto anni fa in cui un gruppo di fans davano la caccia all’ultimo esemplare salvatosi di un fantomatico ed unico 78 giri inciso da Baby Gate nel 1958!
Roba da fantascienza, supponevo.
Invece ecco che emerge traccia di questo reperto su cui metterà le mani soltanto chi riuscirà a raggiungere il coloratissimo vaso di gerani citato da Al(Fi)e.
Eppure dicono(?)che ogni volta che lei ascolta questa struggente canzone faccia le corna. Devo essere sincero: mi dispiace tanto perché una sua rivisitazione di questo brano sarebbe stata,secondo me, indimenticabile…
Beh, per essere stata la prima incisione della sua vita non ci pare proprio che le abbia portato particolare sfortuna. Semmai, caro Mario (e te lo dico con un sorriso), meriteresti tu il titolo di Cassandra del blog dato che di OGNI argomento riesci sempre – ma sempre – a trovare il risvolto negativo o il retrogusto amarognolo…
Una cosa è certa: Mina non inciderà mai LILI MARLENE perché ritiene che porta jella…
in effetti, se si vuole che vengano acquistate le cose invece di scaricarle basterebbe metterle in vendita…
c’è poi da sottolineare ,caro sandro,che il cofanetto “just for the record” bellissimo scrigno di gemme nacque su progetto e volontà della stessa streisand che chiese ai suoi fans di farle avere curiosità e rarità sparse…. qui abbiamo una che si scazza se le dicono che hanno ascoltato i pezzi di gran varietà del 74 su youtube…
…comunque, visto il noto disinteresse di Mina per il proprio passato, c’è anche il caso che il famoso disco di cera sia stato utilizzato come sottovaso per i gerani dl terrazzo…
Al_Fi(e)
è vero, anch’io ho pensato subito a quell’emozionante reperto pubblicato anni fa da Barbra.
nel cofanetto era presente in due versioni: la prima era l’integrale versione (datata 1955) di “you’ll never know” cantata al pianoforte da una Streisand bambina, e la seconda iniziava con la versione 1955 e dopo la prima strofa si aggiungeva la voce della Barbra del 1990… solo un sogno che Mina ci conceda una cosa simile…?
stamattna sul giradischi c’è
questa bellissima canzone:
Più di così
Tu con la faccia dura e senza sogni
sulla mia pelle sai lasciare i segni,
sulle ferite poi ci metti il sale
io non capisco questo strano amore,
ma dovrei fare esattamente come
fa un cane buono con il suo padrone,
contro di te che sai tenere banco,
coprire con gli stracci un cuore stanco.
Più di così
non so più cosa dare
più di così
che cosa fa più male,
perderti adesso e non vederti più,
ricominciare come lo vuoi tu,
più di così
mi chiedi e mi pretendi,
più di così
mi stringi e poi mi stendi,
e a denti stretti io ti dico sì
perchè ti amo.
Perchè non trovo mai una via di uscita
perchè mi dico sempre che è finita,
e poi mi trovo chiusa in un bicchiere,
dove tu puoi tranquillamente bere.
Più di così
che cosa vuoi che faccia
più di così
non apro le mie braccia
ma dove vuoi che vada senza te
tutto daccapo e il resto va da sé
più di così,
mi chiedi e mi pretendi
più di così
mi stringi e poi mi stendi,
e a denti stretti io ti dico di sì
perché ti amo.
Grazie MINA
Si tratta in entrambi i casi di incisioni realizzate negli studi della RTSI di Lugano con la direzione di Mario Robbiani, ma in tempi diversi: nello special da vivo CABARET – registrato il 12 ottobre 1970 – furono eseguiti i pezzi live poi inclusi in DEL MIO MEGLIO (Vedrai vedrai, Yesterday, Io vivrò senza te…) e altre chicche rimaste inedite, mentre il pezzo dei Beatles da te citato fu uno dei brani provati l’anno dopo per un album di cover americane mai portato a termine.
Ciao Loris! Ho un dubbio su una canzone inedita di Mina:” With a little help from my friends “. Alcuni dicono che appartiene allo Spettacolo “Cabaret” della RSI ( 1970 ) e altri che è un provino per un LP per il mercato straniero che alla fine non vide la luce .Sai il vero origine ? Grazie .
Mi è venuto in mente il ” You’ll never know ” di Barbra Streisand pubblicato in “Just for the record”…
ahahhahaha Però sperare per fortuna è gratis, dai speriamo tutti insieme
La seconda che hai detto, caro Valerio…
Sarà quello che sta per accadere? Mina ritrova questo vecchio reperto archeologico, come lo definirebbe lei, e decide di incidere proprio quella canzone inserendo qualche strofa di quella vecchissima versione?
Ora il mio dubbio amletico: è così assurdo che, sapendo un pò com’è fatta, lo farebbe? Oppure è così assurdo da non poter essere altro che un sogno ad occhi aperti di un fan-tasioso?? ahahahahah un bacio.