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Pubblicato: 5 anni ago

Uiallalla, tre volte dieci

Ai tempi di UIALLALLA – e tra poche settimane saranno passati trent’anni da quel grande doppio – le nostre fanzine erano ancora redatte e scritte a mano e (mal)riprodotte in fotocopia. Internet era una chimera lontana e le lettere dei fans con i pareri a caldo sull’album intasavano per settimane la nostra buca della posta. Ed è incredibile come l’approccio “fisico” con carta e penna inducesse gli scriventi a recensioni spesso assai più meditate e approfondite (nonché grammaticalmente più corrette) di tanti post frettolosi, sgangherati e trascurabili che affollano oggi le pagine facebookiane, compresa la nostra. Confuso tra i commentatori di UIALLALLA in apertura del nostro  numero 28 di fine ’89 c’era anche – in una delle sue prime apparizioni nella fanzine – un ancora acerbo ma già folgorante Antonio Bianchi poco più che ventenne. Vi riproponiamo un frammento di quel suo antico scritto insieme a quelli – non meno godibili – firmati nelle stesse pagine da due fans di alto lignaggio come Flavio Merkel  e Alessio Musumeci…

“… Il doppio, come al solito, dimostra il valore di Mina più che mai trasformista vocale. Nelle quattro facciate è possibile rintracciare un’incredibile varietà di stili e di vocalità. Tanto per cambiare, qualche giornalista musicale ha avuto da ridire sulla mancanza di un comune denominatore tra le varie canzoni. E in effetti i dischi di Mina altro non sono che raccolte di canzoni assolutamente indipendenti tra loro. Troppi critici sembrano dimenticarsi che se il repertorio di un cantautore deve essere modellato intorno a un’idea-base e a un filo conduttore, per gli interpreti puri il trait d’union è una sensibilità vocale e interpretativa  capace di appropriarsi di una molteplicità di mondi mediandoli con la personalità. La mia impressione è che Mina risulti sempre più isolata nel suo mondo di interprete pura nell’accezione più ampia. La sua è una multidimensione divertita e drammatica, disimpegnata e attenta. Mentre interpreti della nuova generazione  come la Mannoia, per essere riconosciute tali, si spingono agli estremi di situazioni cantautorali sino alla caricatura (spesso dimenticando, per incapacità o mancanza di ironia, atmosfere apertamente disimpegnate), Mina prosegue imperterrita la produzione di dischi variegati, senza una logica di base che non sia quella di aggregare canzoni piacevoli. TRE VOLTE SI’, coinvolgente e maestosa nel suo crescendo liberatorio, è sicuramente la canzone più “minosa” del doppio. La surrealità de LA MONTAGNA – supportata da un arrangiamento teso a sottolineare l’aerea impalpabilità del racconto – si oppone al realismo di TIR. Al centro, BACHELITE tratta un argomento serioso con estrema levità, giocando la carta di una sottile ironia che si tinge di amarezza proprio per il contrasto che ne nasce. USCITA 29 rientra invece nel filone che in Mina interprete amo di più, quello tristemente pensoso e soffiato…”. – Antonio Bianchi, Poviglio (RE)

“… È il settimo anno della formula ‘un disco vecchio e uno nuovo’ e mai come stavolta le scelte sono state felici (anche se la formula ormai dovrebbe essere cambiata, ogni tanto le regole vanno infrante…). Una Mina super, con inedite e inaspettate sfumature della sua voce (specie in ARE YOU LONESOME TONIGHT e CHITARRA SUONA PIU’ PIANO) e le acrobazie di cui non possiamo fare a meno. Particolarmente efficaci gli arrangiamenti di Massimiliano, ottimi i solisti, tutte sopra la media le canzoni nuove: svettano TRE VOLTE SI’, LA MONTAGNA, CHE NOME AVRA’ e USCITA 29. Nell’insieme si apprezzano meglio a ogni nuovo ascolto, perché alcune sono  complesse, quasi difficili. Le vecchie sono più varie anche se un po’ discontinue: il medley ‘black’ è divertente ma c’è un po’ troppo coda orchestrale, LES CORNICHONS una delizia, SARA’ PER TE sembra scritta apposta per lei (Francesco Nuti dovrebbe mandarle mille rose rosse). L’idea della copertina è forte, ma le Pumitrozzole sarebbero state meglio. Insomma, un disco diverso, persino azzardato (anche se i paragoni con KYRIE mi sembrano imperinenti) che chiude in bellezza questi anni 80…”. – Flavio Merkel, Roma

“… Non si entra ‘subito’ in UIALLALLA. Bisogna centellinarlo, ascoltarlo e riascoltarlo per arrivare a capire se l’esperienza può dirsi riuscita o meno. Rispetto a RIDI PAGLIACCIO l’impennata è notevolissima. Canzoni pensate, mai banali, in definitiva BELLE. LA MONTAGNA è un inatteso capolavoro (mi ha emozionato al pari di MUSICA in KYRIE): la voce di Mina ti prende e ti porta davvero in un’altra dimensione e Pier Giorgio Benda ha creato qualcosa di ‘incontaMinato’. Altre sconvolgenti emozioni arrivano con CHE NOME AVRA’, TIR, TRE VOLTE SI’ (avrei voluto tuffarmi nel disco), USCITA 29 (dove ho ritrovato le atmosfere raffinatamente intimiste di ALTRO), IL PLAID (accuratissima per interpretazione, arrangiamento e ambientazione). Insomma, UIALLALLA mi ha fatto capire che non sarebbe difficile tornare a incidere un doppio di soli inediti: quando si vuole le canzoni belle si trovano. Quanto alla “anonimamente stupefacente” copertina, dopo cover di ‘sfondamento’ come RANE e RIDI era giusto decentrare l’attenzione dell’ormai assuefatto spettatore-acquirente. Lussuosa la confezione, che gioia le buste interne nelle quali non speravo più. E che bello poter rivedere una Mina a figura intera o quasi. Ti viene voglia di abbracciarla e di mordicchiarle le guance…”. – Alessio Musumeci, Firenze