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Pubblicato: 5 anni ago

Sulla Terra io e Lei

“Forse non tutti conoscono questo antico e prezioso materiale sonoro – spiegò Massimiliano Pani presentando alla stampa, nei primi giorni di ottobre di 19 anni fa, l’album-capolavoro Dalla Terra – ma sicuramente, grazie all’interpretazione di Mina, molti lo potranno capire. Lei rende facile e godibile questo repertorio, spirituale anche per chi non è abituato a riflettere sui valori della fede”. A conferma di queste belle parole, la nostra indimenticabile pasionaria (e senatrice di Rifondazione Comunista) Rina Gagliardi espose nella fanzine numero 55 – da fan “religiosamente” devota alla Mazzini – il suo “laico” punto di vista sul disco…

di Rina Gagliardi

Carissima Mina, questa è una lettera d’amore. Una dichiarazione pubblica di devozione. E, soprattutto, un ringraziamento. Costretta a casa da un’influenza, ho potuto ascoltare Dalla Terra in pace e ad libitum. Che dire dell’esperienza irripetibile che è, in questo album, la tua Voce? In realtà, io sono innamorata della tua Voce: un innamoramento che dura da circa otto lustri. Non è facile spiegare in parole “umane” quel mix di piacere, vertigine fisica, liberazione catartica della mente e delle viscere che la tua “parola scenica” produce. Il modo con cui, per esempio, accenti “Maria”, all’inizio del Memorare, è di quelli che si conficcano nella memoria, e vi risuonano come un’eco voluttuosa e permanente. E poi, la struggente dolcezza di Nada te turbe, che tu attacchi con compostezza crepuscolare per poi “ascendere” a un lamento melodrammatico; il virtuosismo colorato, da barocco pulsante, dello Stabat Mater; la carusiana “lacrima della voce” in forma di blues che immetti nel Pianto della Madonna (sì, l’ha scritto un tuo fan e lo ripeto: Monteverdi l’ha composto per te, con tre secoli di anticipo). E ancora. L’emissione febbrile di Veni creator spiritus, la monodia di Voi ch’amate lo Criatore impreziosita da potenti salti di ottave, “semplice” eppure sfumatissima. E poi la superba solennità del Magnificat, fino all’esplosione finale, quell’Ave Maria di Bach-Gounod un po’ glaciale, e oggi finalmente così “libera”.

Sì, questo disco è davvero un evento “della” Terra. Eppure, prima di ascoltarlo, ero diffidente. In questi tempi di neo-integralismo cattolico, con annessi e connessi giubilari, non mi sento in grande sintonia emotiva con la Musica Sacra – ne va perfino, talora, del mio rapporto col grande J. S. Bach… Bene, tutto questo tormento pre-giudiziale è caduto al primo ascolto, alla prima immersione nel flusso della tua Voce. Non so se sei credente o no, ma la tua Voce, proprio in questo ultimo disco, ha una forza laica sorprendente – è ricca, impudica, multiforme, terrestre. Come diceva il Barone Scarpia cantando il Te Deum, posso dire a te: “Mina, fai dimenticare Iddio”.