Rossa di sera
di Stefano Crippa
(Illustrazione: Gianni Ronco)
C’era un tempo in cui le dive della canzone erano spesso paragonate ad un animale, rapace o volatile, sicuramente aggressivo. C’era la tigre che non arrivava dalla Birmania ma nientepopodimeno che da Cremona, un’aquila dritta dritta da Ligonchio persa poi in (brutte) frequentazioni politiche. E poi c’era una pantera. Da Goro. Scusate l’intrusione e il prologo fiabesco, ragazzi del Mina Fan Club, ma il ritorno – che è allo stesso tempo (probabilmente) un addio – di Milva merita un po’ di attenzione. Certo la signora può apparire altera, certe pose da diva sembrano uscire da un vecchio film in bianconero, immaginate Gloria Swanson scendere lo scalone di una villa hollywoodiana. Ma quello era Viale del tramonto, mentre per la rossa stella di Strehler e di tanti Sanremo, il passo d’addio è tutt’altro che mesto e sotto tono. E’ infatti affidato a un disco, bellissimo. Il terzo lavoro con Franco Battiato, dall’ironico titolo Non conosco nessun Patrizio!, – gli altri due li ha realizzati rispettivamente trenta (Milva e dintorni) e ventun anni fa (Svegliando l’amante che dorme) – dimostrando ancora una volta come classe e creatività possono viaggiare in coppia a dispetto dell’anagrafe. Dieci belle canzoni, nove – per chi conosce bene l’artista siciliano – sono già note, ma non troppo perché la scelta non è stata fatta cercando le hit. Uno, e uno solo, l’inedito che intitola il disco e che racconta la fine di un amore con rara intelligenza e finezza. Non sorprende perché a scrivere quei versi è un poeta, Mario Sgalambro: “Ieri mia madre mi ha chiesto di te, le ho detto che ti ho cancellato, anche dalla lista dei miei nemici”. Il trionfo dell’intelligenza, un colpo di genio.
Ecco immaginate queste parole – ma anche quelle di Io chi sono? Risveglio di primavera giusto per citare un paio di titoli, interpretate con classe inaudita, con quella sapienza di esposizione, di intonazione e finezza che solo un’altra sua ‘collega’ sa fare. Inutile farne il nome.
Ecco, Milva non è solo quella di Strehler, di Brecht – e signori, questa signora ce la invidiano dalla Germania dove è adorata al Giappone, è anche quella più popolare che cantava Jannacci – uno che l’ha capita subito quella ragazza della bassa “venuta su a riso e lenti” (La rossa, 1980), esattamente agli antipodi di quanto aveva fatto Mina tre anni prima con Ferrio, ma riuscendo con altrettanta efficacia a penetrare il repertorio del “dutur” meneghino. E poi ha cantato Vangelis, si è mescolata con Raf (una terribile Marinero, diciamocela tutta) ma si è riscattata subito con un incontro insieme a Astor Piazzolla da far tremare i polsi per chi ha avuto la fortuna di vederla dal vivo (recuperate magari su e-bay il live tratto da quel magico tour). E poi ha fatto la tv, anche se con il piccolo schermo non si è mai troppo presa, gli ultimi grandi show Rai la vedono assoluta primadonna. Al Paradise, ecco il punto di contatto fra lei e Mina, nasce proprio per volontà di Antonello Falqui e Gianni Ferrio che vogliono rilanciare uno show alla Studio Uno sapendo di non poter contare più su Mina. E allora partono per Amburgo a vedere come si è trasformata questa “pantera”, questa signora che avevano lasciato fra Flamenco rock e Mare nel cassetto e la ritrovano diva in Germania, a suo agio con canzoni cantate in tedesco. E la scelgono senza mai pentirsi. Anzi, ancora oggi Ferrio ricorda con piacere il lavoro con lei: “Una vera professionista” …
Ora che Milva si ritira (per problemi di salute i tour non sono più praticabili), forse è il caso di riflettere e riascoltare il repertorio di una interprete di classe che da noi non ha forse ottenuto quanto realmente meritava, ma che fuori tutti ci hanno invidiato. Partite da questo nuovo album, giuro non vi pentirete.
Grazie, Milva.
Leggo e non capisco, cosa c’entra Milva su questo blog? Ha deciso d’andare in pensione?Bene era ora, certo ha una bella voce come tante, ma si è sempre dimostrata una persona spocchiosa e noiosa come poche in Italia che ha sempre fatto della sua appartenenza all’area cosiddetta progressista un vanto professionale (a dire il vero non è la sola ad usare questo vezzo tutto italico per dimostrare di essere più bravi e politicamente corretti)!
E’ andata in pensione dicevo, ma sarà vero oppure è solo un mezzo per promuovere la vendita del nuovo disco dato che il suo mercato è pari allo zero? Sapete che vi dico? Francamente me ne infischio. E vado ad ascoltarmi Amoreunicoamore, che è meglio.
La Stampa di oggi 3 ottobre 2010
Eh no mia carissima Signora MINA le Sue non sono insulse e scontate banalità. Lei cantando ci delizia , ci abitua e ci vizia alla bellezza, al gusto e, perché no, al divertimento, e quando scrive lo fa con l’autorevolezza che Le compete. Ci aiuta a pensare e ripensare… e dice e scrive quello che a noi non è possibile dire o scrivere. Una Sua splendida interpretazione di “Oggi è nero” secondo me anticipava proditoriamente ma puntualmente i tempi di oggi. Lo sconforto non è soltanto Suo, mi creda, è in compagnia di tante altre persone che ancora osano usare gli specchi e che come Lei si sentono impotenti ma necessarie, assolutamente necessarie. Adesso ci prendiamo un caffè, purtroppo virtuale, ma La prego con un po’ di zucchero.
Forse dovevo scrivere a Vanity?
Ciao Leone,
Come stai? Ben tornato…E gli altri? State tutti bene? Mi auguro di sì!. Buena DOMINGO ragazzi!
Grazie Roerto! Sì, è Gadda ora ricordo. Vado subito in libreria qui di fronte.
Beh, la nebbia e il freddo hanno già fatto capolino ma ti dirò, non spiace neanche un pò. Comincio a vedere l’estate in modo diverso ultimamente….un pò come un ospite gradito ma che dopo qualche settimana pesa.
Certo il sole, le spiaggie di Eloro, San Lorenzo, i cannoli e le granite mi lasceranno davvero un bel souvenir di questa fine estate. Per non parlare degli abitanti
Vabbè, tuffiamoci nelle scartoffie, oggi si lavora mannaggiammè!
Buona domenica a te, Leone jesolano e ben tornato fra noi, nella terra dei “mina-ti”. Non so se rispondo al tuo quesito in maniera precisa, non ricordo con esattezza l’articolo di Vanity, ad ogni modo so che in più occasioni Mina ha fatto riferimento a Carlo Emilio Gadda e più precisamente al libro La cognizione del dolore, dicendo che Lei considera il Gadda un grandissimo autore, e ti dirò che condivido. Ciao e buona lettura, ora che arrivano le nebbie nel nostro nordest!!!!!
Buona domenica a tutti!
E’ bello rileggervi tutti! Io sono di rientro da dieci giorni di ferie in Sicila. DIVINA terra, ne sento già la nostalgia.
Ho un piccolo coesito.Mina in una lettera su Vanity ha suggerito ai lettori uno scrittore in particolare, quelcuno mi ricorda chi è?
Donna di cultura vasta quanto la sua sensibilità avrà senz’altro dato un buon indirizzo no?
Un abbraccio a tutti e uno in più alla Piera…su questa Piera fonderò un fanclub….
“Andrò a prendere un caffè. Amaro. Come il mio cuore.”
Mina su La Stampa.
http://www.youtube.com/watch?v=bsVNLEFFKuw
Buona SOMEDAY a tutti..piena di MILLE LUCI
Ve lo dà la
Piera
e la “Grande voce” di MINA
Caro Luigi, relativamente a questa serie di Caroselli, che sono stati un rifacimento del concerto di Mina alla Bussola dal vivo, della primavera, nella datazione mi riferivo alla registrazione del video a “La Bussola” scrivendo che è antecedente a “Senza Rete”. Ho voluto anche specificare che non era un video tratto da “Senza Rete”, dando come dato che il direttore d’orchestra era Martelli e non Calvi, ma non ho scritto che questo video è stato trasmesso prima di “Senza Rete”. Perché questo “Carosello” non è mai stato trasmesso nel ’68. Da noi è annoverato come “Carosello ‘68”, perché ci riferiamo all’anno di registrazione, ma, in effetti è un “Carosello ‘69” perché è stato trasmesso addirittura qualche mese dopo, nel 1969, appunto.
E’ doverosa questa puntualizzazione e grazie a te. Un caro saluto a te ed a tutti.
Cara Pina, scusa se correggo un piccolo dato che hai scritto quasi per certo del video “Deborah” della Barilla. Ora vado a memoria e dico, che questo video, è stato trasmesso come Carosello della Barilla, nel 1968 dopo lo spettacolo estivo “Senza rete” e non prima come hai scritto tu. Se ho sbagliato chiedo venia.
Un abbraccio
Ciao, Cristian.
Non conosco altri brani che possano aver fatto parte del gruppo di canzoni poi pubblicate nel “Mina alla Bussola dal vivo” del 1968. Chissà se qualche giorno avremo qualche sorpresa. Così come, dieci anni dopo, per i mitici concerti di “Bussoladomani”.
Vado a memoria. Non sto controllando su alcuna fonte, per problemi di tempo.
Credo che il concerto a cui ti riferisci si sia tenuto a “La Bussola” il 15 aprile 1968 e che una buona parte di brani poi pubblicati nell’album, per problemi tecnici sopravvenuti, è stata registrata in sala di incisione o forse sulla stazione mobile che avevano appresso per il concerto. Sarebbe veramente la scoperta di un tesoro se se ne “spolverasse” qualcuno, rimasto, ben conservato, in qualche bobina.
Per l’occasione del live 1978 credo che sull’elenco dei brani non ci possano essere sorprese perché la composizione è quella poi pubblicata. Lo affermo perché nel concerto del 1° luglio ‘78, a cui ho avuto la fortuna ed il privilegio di assistere anche io, dal vivo, i brani eseguiti erano proprio gli stessi poi pubblicati nell’album; oltretutto, nella medesima successione. Su questi live 1978, qualche sorpresa per la quale mi augurerei di poter provare gioia e meraviglia, potrebbe essere un video.
“Sognando”…..
Un caro saluto e te ed a tutti.
Carissima Maria,
“MINA GRANDE COME NESSUNA”. Mi chiedi se sono d’accordo. E io che ti devo rispondere?
D’istinto, a primo impatto ti dico “certo che sono d’accordo”! E… invece… a riflettere, a ragionarci su, devo dirti…
Certissimo che sono d’accordissimo.
Che ragazza esuberante questa nonna!!!! Piera, ti ringrazio di cuore, i tuoi suggerimenti per ascoltare e vedere Mina sono sempre un grande piacere.