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Pubblicato: 10 anni ago

Prima inter pares

D’accordo, l’articolo che vi (ri)proponiamo risale al dopo-Sanremo di due anni fa. Ma – una volta cambiati i riferimenti a date e a persone (allora l’oggetto del contendere era Nina Zilli, oggi lo stesso discorso potrebbe valere per l’impacciata ma intonatissima Arisa) – parrebbe essere stato scritto stamane…

“Mina deve duettare solo con i numeri 1″, “Ancora duetti? No, grazie, ha già dato”, “Lasciamola cantare con chi le pare”: è bastato che un nostro post – uno di quelli che ci divertiamo a scrivere per puro cazzeggio nei periodi in cui siamo a corto di news più sostanziose – azzardasse l’eventualità di una collaborazione di Mina con una sua giovane epigona reduce dalla ribalte sanremesi, e la nostra community si è subito scatenata con la consueta… ehm… unanimità di opinioni. Siamo proprio noi fans, troppo spesso, a rinchiudere il nostro idolo in una sorta di torre d’avorio, dimenticandoci che uno dei grandi elementi di forza di Mina, in tutta la sua straordinaria carriera, è stato quello di aver sempre abbracciato il mondo della musica a 360 gradi, cantando tutto il cantabile esistente – da Serafino campanaro a Dulcis Christe, da Mino Reitano a Gershwin – senza preclusioni snobistiche, e condividendo con pari questione di feeling il microfono sia con i partners canori più illustri e togati che con i duettanti più sprovveduti e inesperti. “La musica non ha sottobosco – ha risposto Mina in uno degli ultimi numeri di Vanity a una giovane e sconosciuta cantante, sua imitatrice “dopolavorista” che le aveva mandato un saluto “dal sottobosco della musica”- ha un bosco enorme, profumato dove tutti noi viviamo con i nostri sogni, con la nostra passione, con le nostre smanie, con i nostri errori, con le nostre delusioni. La musica è la nostra salvezza, carissima sosia”. Un illuminante e tenerissimo aneddoto a tale riguardo l’aveva raccontato, tempo fa, Benedetta in un’intervista televisiva: un giorno, lei e la sua mamma erano a spasso per Lugano quando, all’angolo di una via, si imbatterono in un giovane musicista di strada alle prese con una canzone di James Taylor strimpellata alla chitarra. L’intonazione del ragazzo – ricorda Benedetta – era tutt’altro che impeccabile, ma Mina rimase ad ascoltarlo in silenzio fino all’ultima nota del brano, per poi porgergli rispettosamente una banconota a mo’ di cachet. Dopodiché, riprendendo il cammino sottobraccio alla figlia – che faticava a comprendere la ragione di tanta benevolenza nei confronti di un performer così modesto – Mina sussurrò con umiltà disarmante: “E’ un collega…”. 

 

Comments
  1. Mario Ciampoli

    splendida !
    Piaceva anche a mia cugina Carmen che quando veniva a trovarmi me la faceva mettere e rimettere svariate volte !
    Grazie Pierina, il tuo giradischi oltre che la Vera Arte fa girare anche i ricordi ! Big Smile
    Baci
    Mario

  2. mario basileus

    Carissima Mina,
    oggi ti sento più vicina che mai: sei come un gioiello prezioso racchiuso in uno scrigno segreto…

  3. emilio bocchi

    La Signora è grande per quello che ha fatto ma è grande anche per quello che non ha fatto..e le sue care colleghe dovrebbero imparare da lei e non solo per il suo canto..

  4. Domenico/Napoli

    Leggo il post, e ancora una volta, come la prima volta quando lessi dell’episodio citato, quasi mi commuovo e provo quella grande ammirazione per questa donna; sono ripetitivo, ma la mia “devozione” a Mina è partita come un giova fan che si lascia prendere da una sgangherata ed eccentrica “lungagiona” per poi crescere sempre più nel tempo; l’emozione di una voce, l’emozione di una interprete sempre più raffinata e caledioscopica, l’emozione di una vera persona…una persona sana di forte valori; la sua umiltà è disarmante, dolce e ruvida allo stesso tempo, e i suoi interventi su Vanity lo dimostrano; unica..veramente Unica Inimitabile.

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