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Pubblicato: 4 anni ago

Detto tra Tex e Mex

Ogni nuova uscita discografica di Mina risveglia puntualmente la vena creativa delle nostre giovani firme più brillanti. Ad aprire la serie di commenti su Mina Fossati è l’amico Massimo Serzio con queste sue intriganti considerazioni scritte a caldo dopo il primo ascolto dello strepitoso singolo Tex Mex e della struggente Luna diamante di cui ci è stato regalato un fuggevole assaggio in anteprima nel trailer del film di Ozpetek La Dea Fortuna, nelle sale dal prossimo 19 dicembre. 

di Massimo Serzio

Dalle profondità del tempo e dello spazio ci viene consegnata questa doppia anteprima di un progetto discografico che appare quantomai strutturato ed unitario, e collocato nella dimensione lontana e immutabile dei progetti senza tempo.

I due protagonisti sono due Anime quasi astratte, due Essenze che si sono liberate dai vincoli corporei e materiali, due Spiriti affini, due Anime gemelle, apparentemente lontane da noi umani, eppure così radicati dentro la sterminata gamma delle nostre emozioni.

Per questo progetto – finalmente realizzato – Ivano Fossati tira fuori dal suo cilindro magico una canzone pienamente in linea con la sua contemporanea evoluzione artistica, ma non distante dal sé stesso delle origini né dei suoi successi degli anni ottanta, e ci regala uno spaccato di vita molto reale, denso di passaggi profondamente umani, ma permeato del desiderio di assoluto che regna in tutte le idee primigenie.

La struttura del brano è concepita per essere interpretata a due voci (per la prima volta negli ultimi anni, un duetto di cui non bramerei ascoltare la versione di Mina da sola), ed è un interessante quanto ammiccante e radiofonico apripista; quanto sarà piaciuta a Mina l’idea di questo Tex-Mex (che si può leggere – tornando alle idee primigenie – come un Te-Me ma proiettato in un passato-futuro atemporale e dai colori vivaci) associato al binomio Mina-Fossati? Mi piace pensare che sia stata lei a trovare il titolo e combinare le due cose.

Dal suo canto (mi si conceda l’espressione) Mina si inserisce nel pezzo con la sua inesauribile, sconvolgente, camaleontica capacità di adattamento, e gioca con questi versi stranamente cinematografici come solo lei può fare: ironizzando, scomponendo, sottolineando, sganciando i significati dai significanti a cui erano attaccati e aggiungendo – come sempre fa – i suoi pensieri dentro quelli dell’autore.

Mina fa la parte del Cielo: cangiante, umorale, vivido; ne viene fuori un’interpretazione cerebrale, alta, giocosa, straniante e stranamente allegorica, dirompente… un omaggio alla prima Mina, quella che si divertiva a spezzare la monotonia delle solite canzoncine che le giravano intorno. Ivano Fossati, invece, fa la parte della Terra: solido, profondo, pensoso, gira dentro i suoi sentimenti e ce li racconta guardandoli da dentro… e non è solo una questione di tonalità – per niente – è tutto dentro la lettura che i due danno dello stesso fatto da due prospettive diversamente personali.

Molto bello l’equilibrio tra i due, sia per la divisione del cantato che per le armonie e molto pop il risultato… ma un pop bello, che ricorda quello chitarroso degli anni settanta rivisto – però – da un futuro anteriore.

Altre – e ben più alte – invece, le considerazioni da fare per il magnifico frammento di Luna Diamante inserito nel trailer del film di Ferzan Ozpetek; qui Mina sfodera la sua mirabile Arte di scolpire le parole facendone un monumento, di sussurrare, sottolineando per sottrazione i passaggi più delicati, di dare vigore e forza alla melodia senza mai strafare, nemmeno nei passaggi più arditi… e poi… finalmente il Pianoforte, e poi finalmente ancora gli Archi, e poi… (a quanto dicono) finalmente Mina da sola.