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Pubblicato: 9 anni ago

Ci sono cose in un silenzio…

di Lucio Nocentini (ringraziando Vanity Fair…)

L'”intervista impossibile” di qualche giorno fa? Ancora dovevamo finire di sbobinarla! Eccone, finalmente, il resto…

 

E sempre a proposito di voci, cosa ne pensi di Tina Lattanzi, la mitica doppiatrice di Greta Garbo?

Con tono appassionato risponde: – Adoro la Lattanzi da sempre e sono disperata per il fatto che hanno ridoppiato i vecchi film, togliendo la sua voce intelligente, ironica, geniale. Non che i doppiatori di oggi non siano bravi, ma lei aveva il coraggio del birignao pesante. E mi mandava e mi manda in sollucchero. Non ho mai avuto il piacere di incontrarla, ma conosco un po’ la sua vita per via di giocatori di poker che frequentavamo sia lei che io. Peccato, non ci siamo mai incontrate allo stesso tavolo. Beh, una delizia di donna, un po’ pazza, un po’ imprevedibile.

In Mina in studio ti si vede fumare una sigaretta. Fumi abitualmente?

Brutto tasto. Ho sempre fumato come una deficiente. Ho smesso il 22 agosto 1980 e un giorno mi sono ritrovata una sigaretta già a metà senza neppure essermi resa conto di averla accesa. E’ stata una sconfitta. Poi ci ho riprovato diverse volte con risultati deludenti. Praticamente smettevo di fumare ogni venti minuti. Adesso ho smesso da due mesi. E non ho nessuna intenzione di riprendere. E’ troppo una stronzata.

 

Prima di questo incontro ho visto tutti i suoi film. Col senno di poi, li rifarebbe?

Oh signur! Lei ha visto tutti i miei film? Ma ne è uscito sano di mente?

 

Io ho visto i suoi show in tivù. Negli anni sessanta lei era la maggiorata del sabato sera…

Sophia Loren, Marilyn Monroe, Jane Russel e tutte le altre, chiaramente in soprappeso, ci costringevano a inciccionirci. Per cui vita strettissima dentro bustini tipo stivaletto malese e culoni e tettone che, se non le avevi, visto che non esisteva la chirurgia plastica, dovevi inventartele con “aggiunte riempitorie” di tutti i tipi. Poi, però, non eravamo né Sophia né le altre.

 

Qual è il colore dei tuoi capelli? Sei rossa?

Sono stata bionda platino, nera ala di corvo, mechata bionda su base scura e mechata scura su base bionda. Poi rossa a lungo. Non mi ricordo più il mio colore d’origine. Probabilmente castano.

 

Questa treccia bionda è tutta roba tua?

Rossa. Treccia rossa. Anzi, color mandarinetto.

 

Sei una patita delle creme solari?

Io uso un pre-sole formidabile. Il soffitto, il tetto di casa mia. Nel senso che, odiando l’estate più di Bruno Martino non metto fuori nemmeno un dito fino a sera tardi. Infatti il mio colorito è tra l’azzurrino e un biglietto del tram.

 

Sei un tipo “invernale”, dunque…

Sapere che ho davanti mesi di caldo e di sole che mi brucia gli occhi, che mi ustiona l’umore mi abbatte. Sogno già il primo maglioncino, le prime piogge e il primo cielo grigio. Mi dicono che non sono tanto normale. Le finestre aperte, il rumore degli zoccoli, le magliette sudate, le donne vestite in turchese perché fa risaltare l’abbronzatura, la paletta con il secchiello, i ciclisti di stagione che circolano come degli ubriachi, le gite in barca, persino la musica che ti viene in casa da chissà quale festa awaiana mi fanno orrore.

 

Ti fai spesso arrangiare le canzoni da tuo figlio. Com’è in privato?

A spada tratta declama: – Bello, sano, intelligente, sensibile, civile, rispettoso, ironico, responsabile, grande amante della famiglia, eccezionale nel lavoro. E questa è solo una piccola campionatura di aggettivi per il mio grande figlio.

 

Ti sei dedicata molto a lui, nonostante la tua carriera… E’ stato impegnativo?

 

… istruire, educare un ragazzo, non è come vendere peperoni un tanto al chilo.

E mamma Mina, quando è stata ora di dormire, ha cantato molte ninne nanne inedite?

 

La tenerezza dell’addormentamento di un bambino ha pochi raffronti con altre attività materne. Durante il canto e i sussurri e le storie inventate mi sono deliziata a sorvegliare i cambiamenti del loro respiro, a interpretare la lievità dello spostamento di una gamba, a misurare le variazioni di temperatura. Ligia sempre al dovere dell’intento, ho costruito la mia esperienza. Sul proverbiale esempio del conto delle pecore, avevo scoperto che gli elenchi possono avere un benefico effetto.

Alcuni tuoi fan non riescono a fare l’amore con la tua musica in sottofondo, perché ne sono distratti… Ti senti in qualche modo colpevole?

 

Allibita: – Oh, santo cielo! Di questo non ero mai stata accusata. Se mai del contrario. Buttate via tutti i miei cd, ovviamente. Provate con Wagner. Non so, suggerirei… “La cavalcata delle Valchirie”.

Leggo spesso la tua rubrica su Vanity Fair e mi stupisco, quando ti chiedono qualcosa a proposito del tuo repertorio, che tu non ricordi le canzoni che hai inciso. Possibile?

E’ umanamente impossibile ricordare, dal titolo, più di mille canzoni, alcune, anzi molte delle quali, incise trenta, trentacinque, quaranta, quarantacinque anni fa. Poi se le ascolto mi tornano inevitabilmente in mente perché tutti i pezzi che ho inciso li ho scelti perché mi piacevano

 

Un servizio fotografico ti mostrò praticamente nuda, colpa i flash e complice l’abito nero un po’ trasparente. Lo facesti apposta?

Scuote la testa e risponde: – Sai che non riesco a ricordare? A che foto ti riferisci, dato che nella mia vita ne avrò fatte alcuni milioni?

 

C’è mai stato un gossip, su un giornale, che ti abbia fatto piacere?

Piacere mai. Che mi abbia fatto ridere, sì. Quella volta che hanno pubblicato delle foto mie per strada, mano nella mano con un bellissimo uomo, dicendo che era il mio nuovo amore. Era mio padre.

 

Segui i programmi della Clerici e della Parodi?

Confessa: – Mi piace molto la cucina in TV e in linea di massima, mi fa venire fame. Non so se ti fa lo stesso effetto, ma se faccio combaciare dieci minuti di trasmissione culinaria con il tempo immediatamente precedente un pasto, posso saltare l’aperitivo e ottenere lo stesso effetto. Ma, soprattutto, adoro questo tipo di trasmissioni perché tutti parlano soltanto di quello che conoscono. Nessuno urla e al massimo la discussione verte sull’opportunità di mettere il sale prima o dopo una certa cottura… Che meraviglia, che paradiso per le orecchie e per l’umore.

 

Mentre giri il sugo e guardi alla Tv un programma qualsiasi, non necessariamente di canzoni, intendo, può capitare che qualcuno citi il tuo nome, metta in sottofondo la tua voce, faccia andare improvvisamente (per te) uno spezzone con Mina che canta. Ecco, in quei momenti, che cosa provi? Nostalgia, fastidio, rimpianto, magone? Bruci il sugo? O ci sei abituata e ormai non ti fa un baffo?

Decisa risponde: – Giro. Cambio canale in tutta serenità. Perché cuocere, non solo un sugo, è un lavoro serio. Come, d’altra parte, tutti i lavori di cui ci si assuma la responsabilità. E non ne pregiudicherei il risultato per alcuna attività distraente. Pasta asciutta con il pomodoro e cotolette con patatine per mio nipote sono una realtà impellente e necessaria che non prevede confronti di importanza con ritrite ingerenze nel mio passato o in un mio presunto presente.

 

Mina ai fornelli, allora. Pesce o carne?

Non mi piacciono le ostriche, ma sono una potenza sulla lasagna. Chissà che non succeda veramente che te la possa preparare.

 

Uno dei tuoi piatti preferiti?

Estasiata: – La ribollita è buonissima. A Firenze la fanno da perdere la testa. Ne vado pazza.

 

E’ vero che non le piacciono i dolci?

Per una fetta di salame, e un bel pezzo di pane senza sale, mollo tutti i dolci del mondo.

 

Abbiamo avuto la fortuna di rivederti in DVD nei Caroselli Barilla, mentre elargisci consigli sul modo di cucinare la pasta Barilla,con piselli e pancetta che naviga nell’olio, e a colazione spalmi burro e marmellata in quantità sulle fette biscottate e sui grissini, sempre Barilla. Ma come facevi a restare così magra con tutti quei carboidrati?

Mi parli di cose che sono successe una quarantata di anni fa. Ricordo però che io non ho mai cucinato, e non solo, non ricordo neppure di aver visto piatti pronti che giravano. Cantavo le mie canzonette, dicevo lo slogan e basta. Non so che preparazione potesse essere quella con gli spaghetti che navigavano nell’olio con i pezzi di pancetta. Mi sembra strano. E poi le fette biscottate, i grissini… Comunque quella pasta che reclamizzavo allora è la stessa che uso e ho sempre usato. Fantastica. A proposito, hai provato i “Raggianti”? Una meraviglia.

Nel 1970, durante una trasmissione tivù, hai dato la ricetta di un dolce “poco limone, un chilo di fragole, anzi meglio fragoloni, 2 uova, farina e niente lievito perché se no viene tutto rotto. L’ho provata e non mi è venuta bene. Puoi darmi la ricetta esatta?

Tanto per cambiare non mi ricordo questo fatto ma dagli ingredienti che mi descrivi deve venir fuori una bella schifezza.

 

Com’è Mina in cucina?

Io amo le cose semplicissime. Con pochi ingredienti di grande qualità. Mi piace la cosiddetta cucina povera. Le mie ricette sono le ricette di tutte le cucine del Cremonese e dintorni, credo. Niente di straordinario. Ma sono le mie, quelle di mia madre, di mia nonna e dei miei figli. Nel cibo si trasferisce inevitabilmente l’amore. Ecco: i miei quaderni sono pieni d’amore. Traboccano.

 

Sinatra ti voleva a Las Vegas per un megaconcerto insieme. Celine Dion ci ha improntato una tournee che è durata tre anni. Non ti solletica l’idea di un bel concertone oltreoceano, magari in compagnia di Aretha Franklin, Diana Ross, Barbra Streisand, Lisa Minnelli, Stevie Wonder…

 Ironica: – Fantastico. Piacerebbe anche a me. Però bisognerà aspettare che inventino il teletrasporto della materia. Io ho paura solo a guardarlo, un aereo.

 

Ti piace Mia Martini?

Estasiata risponde: – Mi piace moltissimo, basta sentirla per imparare sempre qualcosa. La precisione, la purezza, l’uso della voce. Io ho indegnamente fatto un suo pezzo, per la precisione “Almeno tu nell’universo”, ma meglio se senti la sua versione, credimi.

 

Recentemente Mietta a Tale e quale show ha fatto la tua imitazione. Che cosa ne pensi?

Mi divertono molto le mie imitazioni. E più sono lontane più le trovo deliziose. C’è una cosa da dire, però. C’è chi sembra proprio che abbia la mia voce, che canta con le mie intenzioni, che si muove come me. Sono io: la migliore imitazione di me stessa. Sai, in tanti anni ho affinato la tecnica.

 

Ma siamo sicuri che l’idea di un bel concerto dal vivo non ti sfiori neanche?

Trattenendo a stento una certa irritazione risponde: – Forse ti deluderò, ma l’idea di un ritorno non mi ha mai fatto minimamente vacillare. Neppure per un momento. Amo il mio lavoro. Mi piacerebbe mettere su una grande formazione, fare una scaletta di pezzi che adoro, andare in teatro o in sala e provare per i giorni necessari. Quando tutto fosse perfetto ringrazierei e… tutti a casa. Bello, ma di un costo al di là del bene e del male, caro mio.

 

Ci sarebbero ancora tantissime domande da fare a Mina. Ma il tempo è inesorabilmente scaduto. Ben dodici anni è durata questa lunghissima intervista. Tanti quanti sono stati gli anni in cui Mina ha gentilmente risposto, dalle pagine di Vanity Fair, a tutti i nostri giornalisti in erba. Marco, Gianni, Massimo, Anselmo, Patrizia, Francesca, Adele, Marcello, Pino, Adalberto, Carlo, Giovanni, Adelindo, Nichela, Franca, Giacomino, Mimmo, Liliana… Oddio, mi sono dimenticato sicuramente qualcuno.

Concluderei comunque con un’ultima robina che ci casca a fagiolo!

Di recente hai scritto di odiare le interviste. Dopotutto la tua rubrica non è altro che una lunga intervista pubblica senza giornalisti… non credi? Buona giornata, Bella Treccina. Ciao, Gabriele.

Hai ragione, Gabriele. E proprio l’intervista più lunga del mondo, dato che questa rubrica è nata più di dieci anni fa… mamma mia… perché mi vuoi intervistare, allora? Basta leggere Vanity, non credi? Un bacio dalla Treccina, anzi, dalla Trecciona, viste le dimensioni della medesima.