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Pubblicato: 14 anni ago

Mina, Caramella.

Comunicato stampa a cura di Franco Zanetti.

Provate ad ascoltare, anche solo per una mezz’oretta, “Mina: ieri, oggi e domani”, la webradio che dal 19 marzo propone, 24 ore su 24, soltanto canzoni dello sterminato catalogo discografico di Mina. E’ un’esperienza istruttiva: ci si rende conto, per merito della programmazione “randomizzata”, di quanta incredibile varietà, di quanto eclettismo, di quanti diversi generi e stili e repertori caratterizzino la carriera inimitabile di una voce ineguagliata.

Un po’ la stessa cosa succede ascoltando “Caramella”, il nuovo album di Mina, che esce a nemmeno sette mesi di distanza dal precedente “Facile”: fra le due versioni di “You get me” che incorniciano la tracklist (la prima in duetto con Seal, la seconda, come ghost track, cantata da Mina da sola) scorrono canzoni di autori diversi, di atmosfere diverse, di sonorità diverse, il cui denominatore comune è la stessa voce – una voce che però non è mail la stessa, non è mai uguale a sé stessa, anzi cambia e muta di canzone in canzone, a volte anche nella stessa canzone, a dimostrazione di una versatilità interpretativa (e anche di una curiosità professionale) senza precedenti e senza pari.

La curiosità è dimostrata, ad esempio, da “You get me”, brano assolutamente sconosciuto da noi, come sconosciuto ne è il coautore e interprete, Teitur Lassen, musicista nativo delle isole Faroe che ha all’attivo solo quattro Cd; per la canzone, scritta insieme alla neozelandese Pam Sheyne (già autrice per Christina Aguilera, Sheena Easton, Jessica Simpson, e corista per Celine Dion e i Pet Shop Boys), Mina ha invitato al duetto l’anglonigeriano Seal, che ha registrato i suoi interventi a Los Angeles con la produzione di David Foster.

“You get me” è stata segnalata a Mina da Axel Pani, il nipote che da un paio di album compare fra gli autori “della casa” (ha debuttato nel ruolo nel 2006 firmando “Per poco che sia”, in “Bau”, ha bissato lo scorso anno con “Il frutto che vuoi” e “Con o senza te”, in “Facile”, e torna adesso con “Il povero e il re”). La signora, evidentemente, si avvale di talent scout di gusto: tant’è vero che, dopo aver cantato “Non ti voglio più” di Davide “Boosta” di Leo, non solo conferma l’interesse per il fondatore e tastierista dei Subsonica incidendo qui “La clessidra”, ma compie altre due incursioni nel rock “alternativo” italiano di qualità: cantando “Solo se sai rispondere” (di Massimiliano “Max” Casacci, chitarrista, produttore e – anche lui – fondatore dei Subsonica) e riscoprendo, dal disco di debutto da solista dell’ex Scisma Paolo Benvegnù (“Piccoli fragilissimi film”, 2003), una perla sconosciuta ai più intitolata “Io e te”, firmata dal chitarrista e autore milanese con Andrea Franchi e Gionni Dall’Orto, suoi compagni di avventura – insieme a Marco Parente – nel Proiettili buoni, 1999-2000.

Senza trascurare, nel contempo, autori meno “alternativi” e già nell’elenco dei “fornitori” più o meno abituali: come Andrea Mingardi e Maurizio Tirelli (qui presenti con “Accendi questa luce” e “Mi piacerebbe andare al mare”), Samuele Cerri (che con il contrabbassista Massimo Moriconi è autore di “Così così”), Mauro Santoro (“Come se io fossi lì”), Maurizio Morante (“Ma comme faje” e “Inutile sperare”, scritta con un altro habitué, Mauro Culotta) e Fabrizio Berlincioni (che con Silvio Amato – debuttante alla corte di Mina, ma autore e musicista di lungo corso, attivissimo nell’ambito delle sigle e delle musiche per il cinema, per il teatro e per il balletto – firma “Amoreunicoamore”).

La tracklist di “Caramella” si amplia a comprendere altri due titoli già precedentemente pubblicati, ma non ancora presenti nella discografia di Mina: “Poche parole”, il duetto con Giorgia dall’album “Stonata”, 2007, e “Amore disperato”, il duetto con Lucio Dalla dall’album “Lucio”, 2003.

Non è certo compito dell’estensore di queste note informative segnalare in particolare l’uno o l’altro dei titoli di “Caramella”: non solo non è il caso di stilare graduatorie di preferenza, ma anzi è bene lasciare che sia l’ascolto – preferibilmente attento, preferibilmente ripetuto – a suggerire spunti e riflessioni e annotazioni a chi di questo disco avrà occasione di scrivere o di parlare.

Certo colpiscono immediatamente le atmosfere rarefatte di quella trenodia elettronica che è “La clessidra”, la tematica assai impegnativa del testo di “Accendi questa luce”, la drammaticità trattenuta e desolata di “Mi piacerebbe andare al mare”, le immagini evocativamente liriche di “Io e te” (“…siamo quei venti / che cambiano i deserti”), l’eleganza da jazz ballad di “Così così” sottolineata dal sassofono di Phil Woods; e l’irruenza melodica di “Solo se sai rispondere”, e la cantabilità immediata di “Come se io fossi lì” e “Amoreunicoamore”, e la dolceamarezza partenopea di “Ma comme faje”, e la dolorosa intensità di “Inutile sperare”, e la candida sincerità di “Il povero e il re”; ma al secondo ascolto già le prospettive mutano, al terzo le sensazioni si precisano, al quarto certe frasi acquistano un peso diverso: mentre su tutto si staglia la voce che mette ordine in questo apparente caos di suggestioni, e trasforma l’ascolto di un disco in una fortissima esperienza emozionale.