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Pubblicato: 3 anni ago

Ti ricordi quei Natali?

Non vorremmo apparire poco galanti, ma il 2022 ormai quasi alle porte potrebbe segnare nientemeno che l’80° anniversario “ufficioso” del debutto canoro di Mina. Fu lei stessa ad avvalorare questa intrigante ipotesi nella sua rubrica Il mio diario redatta per il settimanale Sogno ai tempi di Canzonissima ’60: Stamane mia madre mi ha fatto una sorpresa prenatalizia: è arrivata da Cremona (a proposito, io sono sempre a Roma per girare Io bacio tu baci e manco da casa da oltre cinque mesi) con qualche abito invernale e, in più, mi ha  portato un disco di cera. Questo disco l’ho accanto a me e lo ascolto per l’ennesima volta da stamane. Ce n’è voluto per trovare un grammofono a 78 giri, ma ci sono riuscita. E così, ora, posso ascoltare una voce di bimba che, accompagnata da un pianoforte, canta con molta approssimazione, ma anche con molto calore, Lili Marlene. Quella bimba sono io, o almeno ero io quando avevo due anni circa. E quell’incisione – inutile sottolinearlo – costituisce la prima della serie-Mina. Quando l’ho incisa? Circa 18 anni fa: almeno così dice la mia mamma. Io non posso giurarvelo per la semplice ragione che il ricordo di quell’episodio si perde nelle nebbie della prima infanzia…”. 
E sempre in tema di amarcord natalizi, risale ai tempi di Studio Uno ’61 un tenero episodio rievocato diversi anni fa – in un’intervista apparsa su La Provincia di Cremona – da Padre Igino Da Torrice, storico cappellano del Centro RAI romano in via Teulada: “Siccome eravamo a ridosso del Natale, pregai la signora Gina, che seguiva sempre la figlia durante le registrazioni dello spettacolo, di chiederle di cantare durante la Santa Messa che stavo preparando nel Centro Rai. Mi consigliò di chiederlo di persona e così andai nell’albergo in cui Mina alloggiava: senza alcuna esitazione mi disse di sì. Arrivò la Vigilia di Natale e lei venne a fare le prove con un’ora di anticipo; accompagnata dall’organo doveva cantare l’Ave Maria di Shubert e Stille Nacht. L’unica condizione era che la gente intervenuta non la vedesse: così, la feci sistemare nei pressi della sacrestia. È superfluo aggiungere che fu una Notte di Natale stupenda e del tutto speciale: non solo la cappella, ma anche i corridoi e gli studi adiacenti si riempirono mentre lei cantava, con mamma e papà in prima fila. Quale fu il compenso? Un rosario d’argento…”.