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Pubblicato: 6 anni ago

La pelle che abito

“A un’età in cui per qualsiasi grande artista sarebbe inevitabile diventare il remake e la copia conforme della propria gloria, la maniera e la “marca” di se stesso (come un tailleur di Chanel: uguale dal 1920), Mina invece non è mai uguale a se stessa e, se lo fosse, non avrebbe cantato quest’album che è una follia in voce e musica. Una lunga magica pazzia senza una nota comune con il recente passato, senza l’ansia della minosità per forza, senza lo scorno delle imperfezioni, senza l’ansia da prestazione. La voce sale ai cieli e scende nei pozzi. Si amplia e si riduce. Gioca. Si allarga in un’estensione impensabile per una quasi bisnonna, è come una dieresi che slaccia una sillaba, la scinde, e quadra un verso. Dove non riesce il testo, compensa la voce”: queste illuminanti parole che Alessandro Basso – giovane firma tra le più valide del nostro blog – ha scritto all’indomani dell’uscita di Maeba ci son tornate in mente ieri guardando e ascoltando il video de Il tuo arredamento proposto in apertura dello special di Mollica Mina l’aliena. Che la canzone del napoletano Zorama sia uno dei momenti più esaltanti e sbalorditivi dell’album – anche grazie al fantastico arrangiamento (“per il quale – ci ha confessato il sempre più bravo Franco Serafini – ho tirato fuori tutti i Beatles ‘strani’ e i Deep Purple che sono in me”) – lo hanno ampiamente sottolineato pressoché tutti i critici nelle loro recensioni del disco: “Un esercizio di stupefacente, immutata abilità vocale di Nostra Signora – lo ha entusiasticamente definito Marinella Venegoni su La Stampache a tratti ricorda le acrobazie di Brava, su un tappeto rock poco condiscendente e di difficoltà assurda. Un pezzo di bravura immarcescibile”. Un brano così folle e forte non poteva che meritare una trasposizione “cinematografica” altrettanto geniale e folgorante. Girato a Roma in tempi rapidissimi da Mauro ‘von Stroheim’ Balletti nei giorni immediatamente precedenti il compleanno di Mina, il video trae nobile ed esplicita linfa ispirativa dal cult movie hitchcockiano Vertigo (alias La donna che visse due volte, titolo che meglio di qualsiasi altro riassume alla perfezione l’epopea umana e artistica di Mina pre- e post-ritiro) e vede come fascinosi ed enigmatici protagonisti un lui e una lei che, novelli James Stewart e Kim Novak, si muovono e si duplicano, si respingono e si attraggono all’interno di un appartamento che è in realtà la trasposizione del loro inconscio, tra richiami al tema freudiano del “doppio” (nel gioco di specchi tra i due) e allucinazioni oniriche. Insomma, l’ennesimo capolavoro del grande fotografo-regista milanese. Peccato solo che una così intrigante anteprima sia stata “bruciata” alle ancora assolate sette di sera di una tiepida domenica pasquale che ha sicuramente tenuto lontana tanta gente dal piccolo schermo. Così come avremmo preferito che lo special di Raiuno – pur confezionato con la consueta abilità da un mazziniano doc come il nostro amatissimo Vincenzo Mollica – avesse dedicato maggiore spazio alla superba e rivitalizzata Mina del presente (perché non riproporre l’emozionante Volevo scriverti da tanto che tanti consensi sta riscuotendo presso il ‘grosso’ pubblico?) anziché indugiare per oltre i due terzi del programma sulle solite stranote perle dell’era paleominoica.