Il Blog

Pubblicato: 8 anni ago

Come l’immenso nel blu

Le (vostre) Migliori – 1

di Alessandro Basso

Di MINA ne ho sentita tanta in questi lunghi lustri di fedeltà, davvero tanta, ma mai ne avevo sentita una così meravigliosamente melanconica. Me n’ero già accorto dal singolo di lancio, Amami Amami, che il sottotesto di quest’album era la malinconia. Me lo aveva suggerito la fisarmonica israeliana di Idan Raichel che da buon figlio di quelle terre mitologiche sa cosa sia il sentimento. E, dopo d’aver ascoltato l’intero album, mi pare di non essere nel torto.

Dietro i vezzi frou-frou della copertina ballettianamente istrionica – una copertina che a prima vista sembrava un polpettone ma che declinata negli interni del libretto-testi (odio l’inglesismo booklet) è geniale come sempre – si nasconde un album notturno. Nel primo MinaCelentano, infatti, era tutta passione, smodata allegrezza, frenesia, doppisensi e ammiccamenti. Voci e mani che si toccavano, che suggerivano, rappresentavano. Era un canto orizzontale, disteso. Fra le lenzuola. Qui, invece, è tutto (o quasi) poesia, tutto (o quasi) lirismo. Sono lirici i testi, nessuno escluso, sono liriche le interpretazioni, lirici i recitati, liriche le immagini. È un canto verticale. Non si svolge sul letto di due amanti ma nel salotto della casa di due innamorati oppure in una sala da tè su un boulevard cittadino. Ragione e sentimento, appunto, come il sottotitolo di A un passo da te. A suggerirmi questo chiaroscuro dannunziano, più che i testi (onore agli autori, vivaddio ce ne sono ancora!) è certamente la voce di Adriano che è maschia e cavernosa e quella di Mina che è pacata come una nenia, sentimentale come un giuramento, ferma come un ricordo. Entrambe senza eccitazioni esasperate, senza guinzagli, sì, ma senza smanie, con virtuosismi morbidi e delicati. Due voci immense senza il cruccio ossessivo compulsivo di dimostrar grandezza, di dichiarare potenza, di sembrare giovani a tutti i costi. (Lo sanno che sono davvero “i migliori”. E lo sappiamo pure noi). Non sono due voci giovani (eppure che potenza…) ma sono molto meglio di tutte le voci giovani del panorama nazionale e non solo (quando Mina canta «tu dimmi soltanto sì, questo amore è oro nero», in Se mi ami davvero, ti viene subito in mente il titolo omonimo del nuovo disco di Giorgia e, con tutto il rispetto per quest’ultima, l’oronero di Mina vale tutto il suo disco).

Nel primo MinaCelentano primeggiava, furoreggiava come le bombe alla guerra, la Passione. In questo nuovo album troneggia l’Amore. Aureo ed etereo. Morbido e sussurrato. L’Amore in tutti i modi, l’Amore come concetto assoluto, come inevitabile viatico, come presenza indispensabile della nostra vita. Amore finito, amore tradito, amore amato, amore amaro, amore innamorato. Le Migliori sono tutto Amore. Le tre punte di questa fiamma che arde per me sono: È l’amore (non mi meraviglio affatto che sia stata scelta dal bravissimo Ferzan Özpetek per il video clip girato in Turchia che andrà in onda nello speciale Rai: è una canzone da film), Sono le tre (la personificazione in musica e parole del mio concetto di notturno) e Come un diamante nascosto nella neve (che diventerà la splendida colonna sonora di chissà quanti innamorati).

E così quest’Amore ostentato senza riserve, sviluppato verso l’esterno e verso l’interno lo rende un album coraggioso come solo l’Amore sa esserlo. Lontano anni luce dagli amori canticchiati dai giovanotti di grido (alcuni discreti, altri pestilenziali) che sempre sulla stessa base musicale e con le stesse parole interscambiabili tessono la banalità delle canzoncine pronte a durare si e no lo spazio di un successo da social media. Anche il titolo e la copertina sono coraggiosi. Diciamocela tutta: sono un comizio. Il comizio di due urlatori senza vergogna. Questo titolo e questa deliziosa copertina en travesti sono un elogio alla libertà, un grido contro i razzismi e contro le omofobie, un canto contro le esasperazioni, una carezza contro gli scontri urlati, un manifesto contro i pregiudizi e le chincaglierie naïf del pensiero politically correct. In un’epoca dove la donna è una quota rosa e dove il femminicidio riporta al medioevo, Celentano si sente “la migliore” insieme a Mina (che è davvero la migliore) e si veste da donna. Si dà del femminile. Per dire che di fronte alle sciocchezze dei perbenisti finto-borghese conta solo la bellezza d’essere quel che si è. Il coraggio di fare quel che ci pare. Il divertimento di cantare insieme un nonsense come Prisencolinensinainciusol.

Dapprincipio sembra che primeggi l’amore (e la voce) del «feroce, cinico, spietato, abile» Adriano ma poi si comprende che non è vero. Mina è «decisa, dolce, disarmata» e niente affatto «debole e rassegnata». Anche i due brani cantati singolarmente sono canti d’amore. Lo è la struggente Quando la smetterò e lo è l’apocalittica e profetica Il bambino col fucile.

Se la Merini e Pasolini avessero avuto la voce di un cantante sarebbero stati Mina e Celentano e avrebbero inciso certamente Le Migliori. E che sia o no un notturno Minacelentanesco, «in questo inverno io son certo che cantando a voi mi scalderò». Fuori piove ma «non può finire qui» perché la Tigre è innamorata. La neve di due lunghi anni di silenzio si è sciolta al sole bianco di un novembre tiepido ed il diamante più bello di tutto l’orbe terrestre brilla di uno splendore memorabile. La Divina è tornata con la sua bocca di miele.