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Pubblicato: 7 anni ago

Cento di questi Johnny

“Per i primi trenta secondi ci si può sbagliare: un pezzo di Prince, dei Rolling Stones? Niente affatto. La voce che arriva subito dopo sgombera ogni dubbio. È Mina,signori, proprio lei, che canta con la voce da rock un nuovo pezzo intitolato Johnny, il singolo che annuncia l’ uscita del suo nuovo album (prevista per il 15 ottobre)…”: iniziava così la recensione con cui – negli ultimi giorni di settembre del 1997 – Gino Castaldo anticipava su Repubblica il lancio dello stupefacente singolo apripista di Leggera. Alla canzone della bravissima Giulia Fasolino spettava l’arduo compito di bissare il successo dell’hit Volami nel cuore che l’anno prima aveva trascinato in testa alle classifiche il fortunatissimo Cremona. Inutile dire che il brano fu accolto da noi fedelissimi di Mina con unanime entusiasmo: “Confessiamo di aver provato, al primo ascolto della canzone, una sferzante sensazione di novità, di originalità e di energia come poche altre volte ci è capitato negli ultimi anni – scrivemmo nella fanzine dell’epoca -. Tutto, in Johnny, si eleva di diverse spanne al di sopra del pur elevatissimo standard qualitativo della recente produzione mazziniana di inediti, dallo splendido testo pulp così crudo e incisivo allo scarno arrangiamento ‘alla Police’ giocato esclusivamente su basso, chitarra e batteria. L’interpretazione di Mina, poi, è da manuale, con quella vocalità ‘sporca’, esagerata, magnificamente in bilico tra bassi rugginosi e acuti laceranti…”. Altrettanto azzeccata ci parve l’idea di chiamare Johnny il bastardissimo protagonista (latitante) del brano: “Sarà per via di quelle due sillabe così musicali. deformabili e smargiasse, ma questo nome, nel cinema come nella canzone, si è sempre perfettamente prestato a ruoli di adorabili farabutti sciupafemmine, angeli con la faccia sporca e tenebrosi pistoleri più rapidi a fulminare con lo sguardo che con la colt. Dai classici western ai film noir americani anni 40-50 fino alle moderne pulp stories di stampo tarantiniano è tutto un pullulare di Johnny uno più figlio di puttana dell’altro. E anche il repertorio di Mina – nella sua immensità – non poteva non vantare la sua brava sfilza di  Johnny bugiardi e incoscienti. Il primo della serie fu, nel ’59, quel bellimbusto marchettaro di Johnny Kiss di cui erano innamorate tutte le ragazze dell’Oklahoma, compresa Baby Gate. Otto anni dopo, nel suo primo album PDU, Mina dedicò a suo padre la struggente Johnny Guitar tratta dall’omonimo film del 1954 con Joan Crawford e Sterling Hayden. Poi, nel ’74, a Milleluci, calatasi nei panni di inquietante eroina brechtiana, ci regalò una versione di superba intensità di Surabaya Johhny (‘… E posa quella sigaretta, carogna…’). Tutto da ridere era invece quel Johnny Bassotto che la Mazzini canticchiò con Dorelli nella fantasia di canzoni per bambini proposta a Gran Varietà nel ’78. A chiudere provvisoriamente la serie è stato, nel 1989, il Johnny Be Good di Chuk Berry inserito nel black medley che apriva il volume 1 di Uiallalla…”. Sfortunatamente, come sappiamo, alla calorosa accoglienza che i fans di Mina riservarono al singolo fasoliniano non corrispose un consenso altrettanto esaltante da parte delle radio che di Leggera avrebbero di gran lunga preferito i più tradizionalmente minosi estratti successivi (le bellissime e rassicuranti Con te sarà diverso e Resta lì). L’album stesso – uno dei più coraggiosi e arditi della Mina anni Novanta, ricco com’era di episodi sperimentali e innovativi come Suona ancora con le Voci Atroci o Tre volte dentro me degli Afterhours – non riuscì a eguagliare il boom da oltre 300 mila copie messo a segno da Cremona. Ma la riconquista delle vette delle hit parade , per la Mazzini, sarebbe di lì a poco tornata a portata di mano grazie all’epocale Minacelentano