La campagna pubblicitaria Storie dolci più la tua che la Sperlari lancerà il prossimo 25 maggio in tv, radio e social sulle note del grazioso jingle Sei un’emozione dolce segna un nuovo importante capitolo nella storia senza fine di Mina testimonial. Per l’occasione vi riproponiamo l’incipit dell’ampio dossier sull’argomento con cui la nostra fanzine 83 celebrò otto anni fa l’avvio del sodalizio mazziniano con Tim. Ricerca che, anche alla luce del recente exploit griffato Balenciaga, richiederebbe oggi più di un aggiornamento…
di Loris Biazzetti
Nella primavera del 1996 il settimanale Pubblico condusse tra un centinaio di creative director delle principali agenzie pubblicitarie italiane un sondaggio sui personaggi famosi ritenuti testimonial ideali. In testa alle preferenze si piazzò – con quotazioni ritenute “inestimabili” – nientemeno che Papa Wojtila, seguito da Umberto Eco (valutato 5 miliardi di lire dell’epoca) e dalla nostra Mina alla cui ipotetica apparizione in uno spot gli addetti del settore attribuirono un valore commerciale di 3 miliarducci. Dietro di lei, con stime comprese tra le tre e le due migliaia di milioni di lire, si classificarono altri vip mediaticamente poco inflazionati (e proprio per questo giudicati credibili) come Enrico Cuccia, Claudio Abbado e Giorgio Strehler.
Compilare un’analoga graduatoria sarebbe, ai giorni nostri, un’impresa a dir poco ardua, e non solo per il “trascurabile” fatto che tutte le sopraccitate celebrità, a esclusione della sempiterna Tigre, sono passate nel frattempo a miglior vita. Nel precario e inconsistente star system odierno – sempre più popolato di intercambiabili divi-lampo sfornati dai vari talent o reality show – perfino il più volenteroso dei pubblicitari stenterebbe a individuare tre o quattro volti noti in grado di promuovere con efficacia anche solo un formaggino per più di un paio di stagioni. Non deve quindi sorprendere che un colosso della telefonia come la Tim abbia deciso di andare sul sicuro puntando sul carisma senza tempo di Mina per le sue più recenti campagne televisive (e per quelle che verranno). Il portentoso quid che fa della Mazzini – dal 1959 a oggi – la testimonial più affidabile e carismatica in circolazione è stato ripetutamente indagato in fior di trattati semiologici e in fluviali tesi di laurea. Ma a fornirne in poche folgoranti parole la spiegazione più valida e veritiera è stato probabilmente Massimiliano nel corso di un’intervista concessa diversi anni fa al settimanale Epoca: “Mia madre è una che, anche se avesse fatto la commessa della Standa, avrebbe comunque costretto gli altri ad abbassare lo sguardo. Perché in lei c’è una forza speciale che non deriva dalla fama, ma da lei stessa…”. E il bello è che questa “forza incantatrice” ha continuato per vie imperscrutabili a sedurre il pubblico (e, di conseguenza, i pubblicitari) anche dopo l’addio di Mina alle scene, ammantandosi di un ulteriore alone di magia e di mistero.
Un vulcano nel freezer
L’ingresso della Tigre nel mondo della pubblicità segue di poco la sua fulminea affermazione come neo-urlatrice. Non si può forse considerare il suo stesso esordio discografico con doppia identità come una geniale operazione di marketing non dissimile dalle indagini di mercato con cui le grandi aziende sondano la vendibilità di questo o quel nuovo prodotto? Fatto sta che, uscita vittoriosa dal gioco della torre a 45 giri col proprio alter ego anglofono, è la Mina “italiana” a presentarsi in chiave melodica e tradizionale al suo primissimo appuntamento con Carosello in uno short sponsorizzato dai frigoriferi Atlantic Electric. Nel favoleggiato siparietto in questione – andato in onda nella primavera ’59, all’indomani dell’esordio televisivo ufficiale del 4 aprile ne Il Musichiere – la diciannovenne reginetta dei juke-box, introdotta dal compositore Giovanni D’Anzi e dal conduttore (e talent scout) Silvio Noto, esegue una personale versione di Bambina innamorata di cui purtroppo non rimarrà traccia negli archivi RAI.
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