Mentre Mina si appresta a regalarci, nell’ormai imminentissimo Christmas Songbook, uno spumeggiante duetto dal sapore “luttazziano” inciso con Fiorello sulle note della swingante Baby, It’s Cold Outside di Frank Loesser, Roma rende omaggio al grande Lelio con un’imperdibile esposizione che Stefano Crippa ha visitato in anteprima per noi…
di Stefano Crippa
Lelio Luttazzi ai Mercati di Traiano, nel primo grande museo di architettura antica. Lui stesso – il portatore sano di smoking come scriveva ironico Enrico Vaime – ci avrebbe scherzato sopra. Eh sì, sono proprie le magnifiche volte delle antiche vestigia romane alle pendici del Quirinale, ad ospitare al terzo livello Lelioswing 50 anni di storia italiana, piccola grande esposizione – la prima nazionale – promossa da Roma Capitale e dalla Fondazione Lelio Luttazzi, fino al 2 febbraio 2014 aperta al pubblico, che al colto e all’inclita ricorda – o fa scoprire per la prima volta – un maestro della musica leggera e dello spettacolo italiano, inteso con la S maiuscola.
Una mostra – curata da Cesare e Bastelli e Silvia Colombini, un percorso «cronologico» sulla carriera del «giovanotto matto» della canzone italiana che prende il via da Trieste dove scopre l’amore per il jazz e muove i primi passi nei Gatti Selvatici. L’arrivo degli americani, il piano bar all’Hotel de La Ville e l’approdo a Milano con l’incontro con Teddy Reno e l’ingresso alla Cgd. Tanti dischi, pieni di swing, calore e melodia, la radio e i trionfi sul piccolo schermo, gli eleganti sabato sera sul Primo Canale Rai e le (tante) colonne sonore.
E poi il buco – terribile del 1970 – con l’arresto dietro l’accusa infamante e immediatamente caduta, di «spaccio di stupefacenti».
Il ritiro, l’amarezza e la depressione fino al lento e graduale ritorno, i concerti, la televisione, Sanremo ad accompagnare la stordita ed emozionata Arisa. Gli anni felici del ritorno a Trieste, l’affettuosa biografia documentata di Pupi Avati, il concerto – l’ultimo – del 15 agosto del 2009 nella sua Piazza dell’Unità.
Un sovrapporsi di emozioni, di memorabilia – il juke box vintage anni 50 con i vecchi singoli, le canzoni con l’orchestra degli anni 50 che appassionano un dinoccolato ragazzotto americano che alla mostra ci è arrivato per caso e ora scopre l’italiano «malato» di swing. C’è spazio anche per le cartoline, le gomme e le lamette (sì, proprio quelle da barba) con cui correggeva gli spartiti. Ci si muove sulle note di After you’ve gone il traditional del 1918 di Turner Layton che Lelio scoprì a 13 anni nella versione di Louis Armstrong, perdendo definitivamente la testa per quel genere…. E dietro una scala ecco spuntare i sagomati con i tanti personaggi che hanno incrociato la propria carriera con quella dell’elegante triestino. Le «infinite» (intese come gambe…) gemelle Kessler, Sylvie Vartan e naturalmente l’amica nonché musa canora, Mina in pieno fulgore anni sessanta con le impossibili cotonature. Si sorride per i divanetti in pelle (li ricordate, nei tinelli delle nonne?), le radio e i televisori, ovviamente in rigoroso bianco e nero, o i mangiadischi geloso verdi, rosso e blu.
Un percorso in cui ci si può muovere a zig zag – come ha fatto chi scrive – magari attratto da un colore o da una voce, in realtà ordinatissimo: 8 sale, 7 sezioni dagli esordi agli ultimi anni (e volendo c’è un ricco catalogo edito dalla Giunti e a cura della Fondazione Luttazzi). La sala cinema – che è poi la quarta – è piena di locandine di film d’epoca, tutte in originale. Film per i quali Lelio ha scritto le musiche e ne è stato intelligente interprete – su tutti L’avventura di Antonioni, con esposto un bel flano originale che lo vede insieme a una sorridente Monica Vitti e un’imbronciata e giovanissima Lea Massari. Luttazzi spazia tra alto e basso: Antonioni appunto, Monicelli, Risi, me non disdegna il cinema «popolare» di Salce, Totò, Sordi. Si corre e ci si infila nella sala tv (e volendo c’è anche uno spazio interattivo dove si può fingere di suonare con lui…); schegge di teche Rai impazzite a ripercorrere i suoi show e inevitabili i tanti duetti – indimenticabili – con Mina.
Si chiude – la settima sala, e chi scrive ha avuto un vero colpo al cuore – dove nascosto dietro una tenda c’è lo smoking con la gardenia bianca sull’occhiello, con i dieci anni di Hit Parade. «Non mi piaceva – dirà qualche anno dopo – ma mi davano tanti soldi. Mi divertivo solo quando in classifica c’era Mina…». Bugiardo Lelio, si divertiva e ci faceva divertire eccome, mescolando nell’olimpo greco, le note di Johnny Bassotto di Toffolo alle ritmiche funky di Battisti di Ancora tu. E c’è spazio per ricordare anche la storica serata all’Auditorium di Roma, con il compianto Gianni Ferrio a dirigere l’orchestra. Era il 30 novembre 2006. Vai Lelio vai…
Autore: loris
Caro Cristian,
ti ho spedito, MINA D’Altro canto
e tanto ALTRO.di MINA dalla durata incalcolabile,
buona visione, buon ascolto da
Piera
Stasera ci sarà il tg1 di Mollica e domani rassegna stampa?
Con una durata di 34’42, “Christmas songbook” è il secondo album più breve di Mina . Il primo ,se non ricordo male, è il primo volume di Rane Supreme con 34’19( ma in questo caso erano 8 canzoni) American Songbook con lo stesso numero di canzoni ha una durata di 49’11 .
16 Novembre 1968
8′ puntata di Canzonissima
MINA canta Quand’ero piccola con Walter Chiari e Paolo Panelli realizza il numero musicale Italia canta con il cuor
(in sostituzione del balletto, non realizzato per lo sciopero RAI) Nella fantasia conclusiva esegue La voce del silenzio, Only you e Allegrria
leggo dal Dosssier
MINA :inlove: IN TV-1959/1978
del mina fans club
copertina rosa
conservato in cassaforte nella mia MINAera della
Piera
Grazie caro Franco,
si il giradischi di oggi, era per quello di ieri,
simpatico gioco di PAROLE PAROLE
domani mettero’ una canzone di Luttazzi
bàsìnn un po’ vènèsiàn da
Piera
Piera, posso suggerirti questo brano? tanto per omaggiare il grandissimo Lelio!
Legata ad uno scoglio – Mina
(Leo Chiosso – Lelio Luttazzi)
Legata ad uno scoglio
ti voglio baby
così quando mi sveglio
col sorgere del dì
ti trovo che aspetti
legata a quello scoglio lì
Oh sì, sì, sì, sì, sì.
Fidarmi dei tuoi baci
non posso credi,
perchè se c’è la nebbia
sparisci lì per lì,
per questo ti tengo
legata ad uno scoglio così,
oh sì, sì, sì.
Forse sarà un po’ scomodo,
ma l’amore è anche sacrificio.
Non ti ho portata al mare
per lasciarti sbaciucchiare
dal giovane leone
Bevilacqua Vinicio.
Legata ad uno scoglio
mi piaci baby
è già trascorso luglio
e siamo ancora qui.
Io serio che guardo,
tu forse un po’ seccata,
legata
legata a quello scoglio lì