Mina Fan Club

Nel numero 79 la cronistoria della Mina 1970 era accompagnata da un’approfondita disamina dell’album Quando tu mi spiavi in cima a un batticuore. Ve re riproponiamo l’incipit…

di Antonio Bianchi

Lo si potrebbe facilmente associare all’altro album “nero”: lo stile, la timbrica brunita, i toni sforzati e l’espressività scabra sono diretta emanazione del fratello maggiore, Bugiardo più che mai… più incosciente che mai. Se non fosse che Quando tu mi spiavi in cima a un batticuore (anzi: “alla collina”, come lo aveva ribattezzato la mia negoziante di dischi) guarda molto più avanti. In che modo? Bugiardo più che mai… suggellava un approccio vocale nuovo di zecca – adulto, maturo, complesso, lontano dal levigato melodismo Ri-Fi – associandolo ad atmosfere omologabili. Tutti i brani dell’album del ’69 erano sottilmente affini, impregnati di un approccio sofferente e dolente, sulla falsariga di Non credere, il capostipite del nuovo stile. Quando tu mi spiavi… suggella la definitiva interiorizzazione del nuovo approccio, stavolta al servizio di una più marcata varietà. Beninteso: non si tratta ancora del trasformismo vocale a tinte estreme, dell’eclettismo onnivoro della Mina che si delineerà di lì a pochi anni. La varietà cui alludiamo è ancor più intrigante, perché è formulata su un’estetica vocale precisa e stilisticamente compatta. E se, fino all’anno precedente, gli exploit ironici profumavano ancora di un alone di spleen (Com açúcar com afeto aveva il sapore di un sorriso amaro, velato di malinconia e tristezza), il 1970 abbraccia nuove levità. Pensiamo soprattutto a Che meraviglia. Ma anche alle visioni oniriche de L’uomo della sabbia e all’estetizzazione artificiosa di Questa cosa chiamata amore. Potrebbe sembrare una considerazione di poco conto, se non fosse che fotografa al meglio l’evoluzione artistica sopraggiunta in soli dodici mesi. E che, ancora, questa forsennata esigenza di rinnovamento arriva dopo una carriera ultradecennale, priva di cedimenti e di cali di consenso. Mina, nonostante il successo costante, sembra volersi scrollare di dosso anche il passato recente. E lo fa con una caparbietà, un’ostinazione e un coraggio che rappresentano ancor oggi una chiave di lettura fondamentale per cogliere l’essenza dell’album del 1970. Avanti. Sempre più avanti. Una voracità di rinnovamento sorprendentemente disgiunta da flessioni di popolarità. Anzi: paradossalmente alimentata proprio dal rinnovatissimo consenso di vendite: Non credere, Un’ombra, Bugiardo e incosciente e – recentissime – Insieme e Viva lei. Quanto più i riscontri in Hit Parade si fanno tangibili, tanto più Mina sembra voler sgattaiolare avanti, mutare, evolvere in un’ottica di rinnovamento costante (…)

Photo Roberto Bertolini

 

Autore: