Il Blog

Pubblicato: 6 anni ago

Un’altra emozione è già qui

Uomini di poca fede che non siamo altro. Non avremmo scommesso un tallero bucato sul successo come singolo di Volevo scriverti da tanto. Non certo perché non la giudicassimo bella, ma perché ci pareva troppo nobile, rarefatta, raffinata, lontana troppi anni luce dalla miserevole musica che ci gira intorno (“quella che non ha futuro” ma intanto ci rompe i maroni nel presente) per farsi largo negli ascolti radiofonici e nelle classifiche dei brani più scaricati in digitale. I fatti, come dimostra il terzo posto che la nuovissima canzone di Mina ha raggiunto nel giro di poche ore nella Top 10 di iTunes, ci hanno dato clamorosamente torto, destando in noi la stessa incredula meraviglia consolatrice che un disilluso Eugenio Montale provava davanti a “i frutti gialli dei limoni” scorti per caso tra gli alberi di una corte da un “portone malchiuso”  nel tedio invernale di una città caotica “dove l’azzurro si mostra soltanto a pezzi”. Perché in fondo Volevo scriverti da tanto – da ieri, visualizzabile anche nel magnifico video lettering realizzato da Mauro Balletti – è proprio questo: un semplice momento di bellezza che, tra tante brutture, ci coglie di sorpresa quando meno ce lo aspettiamo.

 

 

Pubblicato: 6 anni ago

Aranjuez, la Sua voce

A un anno dalla riproposta a 45 giri de La canzone di Marinella versione 1967 abbinata a quella magicamente duettata trent’anni dopo con De André, la PDU prosegue i festeggiamenti dei suoi 50 anni di attività ripubblicando – in occasione del Record Store Day del prossimo 21 aprile – l’introvabile e sfortunatissimo singolo Trenodia / I discorsi con cui Mina inaugurò la propria avventura da titolare dell’etichetta. Nel numero scorso della fanzine Antonio Bianchi riepilogò brevemente le vicissitudini del 45 giri nell’incipit del suo dossier sul 1968 mazziniano…

di Antonio Bianchi

Nove 45 giri ufficiali. Quattro album. Un singolo (la nuova versione de Il cielo in una stanza e Ma se ghe penso) uscito a un anno di distanza. Una valanga di brani ripubblicati, nel corso del ’69, a 33 giri o esclusivamente su cassette e Stereo 8 (Appuntamento con Mina, Stasera Mina, Mina d’estate e Mina per voi). Una desueta musicassetta EP (contenente Regolarmente, Per ricominciare, Fantasia e C’è più samba). Numerose versioni tradotte, realizzate per il mercato straniero ma pubblicate anche in Italia. Come se non bastasse, ci si mettono anche la Ducale (che, in concomitanza con Canzonissima ‘68, pubblica un disco tris con le sigle Due note, Stringimi forte i polsi – presentate da Mina nel medley della prima puntata – e Sabato notte) e la Ri-Fi (che pubblica su singolo Nel fondo del mio cuore/Se tornasse caso mai e Lunedì 26 ottobre/Non illuderti, sino ad allora nascoste fra i solchi del “disco grande”).

Il 1968, discograficamente, è l’anno della grande semina. Perché è il decennale di carriera: ricorrenza che Mina cavalca con caparbia laboriosità, coadiuvata dal fido Augusto Martelli (e dall’alter ego Bob Mitchell). E, soprattutto, perché è l’anno del debutto della PDU: fondamentale “fare catalogo”, occupare tutte le nicchie d’utenza, moltiplicare i supporti, scavalcare le raccolte che la Ri-Fi, allo scadere del contratto, ha prontamente immesso sul mercato (Quattro anni di successi è il primo) e centrare al più presto un nuovo exploit commerciale capace di consolidare la neonata etichetta, fra l’altro bizzarramente ostacolata sin dal primo passo. Ci riferiamo a Trenodia, il disco d’esordio della PDU, brano elaborato dal battutissimo (e comunque stupendo) Concerto d’Aranjuez, per chitarra e orchestra, composto da Joaquín Rodrigo (la prima esecuzione pubblica risale al 1940 ma è negli anni ’60 che il secondo movimento, il celeberrimo Adagio, conosce un’inaspettata fortuna canzonettistica). Il 45 giri, lanciato a fine anno in tivù, dopo pochi giorni (e 25.000 copie vendute) viene ritirato dal mercato, pare su richiesta della stesso Rodrigo, che non approva l’arrangiamento predisposto da Augusto Martelli. Stessa sorte avrà l’incisione di Fabrizio De André (Caro amore). Rodrigo promuove invece la versione di Dalida – uscita contemporaneamente al 45 giri mazziniano, con una concomitanza che sembrerebbe confermare l’ipotesi di un “veto” a incisioni concorrenti, come ipotizzato da Giorgio Calabrese, autore di Trenodia, nel pregevole libro di Romy Padovano Mina, i mille volti di una voce – intitolata Aranjuez, la tua voce, più rispettosa, sontuosa e strumentalmente affine al concerto vero e proprio. Quella di Mina, per contro, è più scarnificata e austera, cadenzata ritmicamente come una marcia funebre, con la voce predominante su uno sfondo strumentale di puro supporto.

In fretta e furia, esce un secondo 45 giri, dove Trenodia – non sappiamo se inizialmente prevista anche per l’LP Dedicato a mio padre – è sostituita da La canzone di Marinella di Fabrizio De André, l’altro “bocciato” da Rodrigo. Una coincidenza? (…)

Pubblicato: 6 anni ago

Volevo scriverti da tanto. Dal 9 marzo.

di Franco Zanetti 

(comunicato stampa)

Quel sabato sera di febbraio, quello della finale del Festival di Sanremo, non lo sapevamo ancora: ma la bianca aliena che è discesa in forma di ologramma sul palco dell’Ariston aveva già pronte per noi umani altre sorprese musicali, oltre alla strepitosa versione di “Another day of sun” che ha intonato prima di ripartire per lo spazio profondo a bordo della sua astronave Opera.

L’annuncio arriva solo ora: l’uscita, il 9 marzo, di un nuovo singolo inedito di Mina, che anticipa la pubblicazione di un intero nuovo album di inediti fissata per il 23 marzo.
La canzone che le radio cominceranno a trasmettere da venerdì si intitola “Volevo scriverti da tanto”, ed è una di quelle ballad melodiche che colpiscono al primo ascolto per l’emozione che suscitano e l’atmosfera che sanno creare: una di quelle canzoni che hanno bisogno di una grande interprete per esprimersi in tutta la loro pienezza.
L’autore della musica è Moreno Ferrara, che tutti conosciamo da anni per essere uno dei più titolati coristi italiani; l’autrice del testo, che è una struggente lettera ad una persona che forse nemmeno potrà leggerla, è Maria Francesca Polli, che ha nel suo curriculum collaborazioni con Roby Facchinetti, Claudio Baglioni, Franco Fasano, oltre ad aver curato la versione italiana di molte canzoni Disney e ad aver vinto più edizioni dello Zecchino D’Oro.
La produzione e l’arrangiamento di “Volevo scriverti da tanto” sono firmati da Massimiliano Pani, che è anche il produttore di tutto il nuovo album – del quale per il momento possiamo anticiparvi solo il misterioso e sonoro titolo: “MAEBA”.

Pubblicato: 6 anni ago

Dodecàlogo mazziniano

di Franco Zanetti – Illustrazione: Gianni Ronco

Ciao Loris, ti chiedo un aiuto per Rockol. Anzi, non lo chiedo a te, ma a tutti gli iscritti al fan club. Vorrei compilare, per i nostri lettori che magari non sono granché competenti, un elenco di dodici canzoni di Mina che bisogna assolutamente conoscere. Adesso la chiamerebbero playlist, a me piace di più pensare a un ipotetico 33 giri da intitolare, che so, Mina – Le indispensabili.
Mi aiuti, mi aiutate? Scegliete le “vostre” dodici canzoni imprescindibili di Mina – non le più belle, non quelle che vi piacciono di più personalmente: ma quelle che secondo voi tutti dovrebbero conoscere – e mandate l’elenco con i 12 titoli a sondaggi@rockol.it
Noi metteremo insieme le vostre liste e ne ricaveremo una super-lista, la compilation “definitiva” dei grandi successi di Mina. Fatelo appena possibile, prima di essere distratti dalle imminenti novità…
Grazie a tutti!
Franco Zanetti – direttore di www.rockol.it

Pubblicato: 6 anni ago

Ma quando vien lo sgelo…

di Massimo Serzio

La notizia è arrivata inattesa, come questo artico, arcaico freddo purificatore, e gradita, come il profumo della Pastiera di grano il sabato di Pasqua; è la notizia che tutti noi volevamo leggere da ormai quattro lunghissimi anni, quella che ti colora la giornata di nuove prospettive, ti accende la voglia di fare e la curiosità di sapere; è La Notizia, quella che getta una lunga ombra su tutte le altre notizie riguardanti la Musica, e ci fa pregustare momenti di godimento e di Bellezza senza pari.

A marzo esce il nuovo disco di Mina.

L’annuncio sommesso e sibillino ci è portato – come da un Angelo alla grotta di Betlemme – da un post sul sito ufficiale mimamazzini.com, uno di quei post che ti devi andare a cercare, silenzioso e semplicissimo: un fondo arancione (un colore dalle meravigliose vibrazioni) con un punto interrogativo e il nome di Mina che campeggia a chiare lettere maiuscole.

Erano mesi che non guardavo il sito ufficiale, ma stamattina ho ricominciato a fare un lavoretto grafico (riguardante Mina, ovviamente) e stavo cercando un’informazione, così ho aperto, e dopo qualche clic sono capitato sulla pagina che reca la lieta novella. Coincidenze? Non credo nelle coincidenze, credo nel sesto senso e nelle connessioni tra le persone.

Al post ha fatto seguito un breve Video su Instagram contenente un minuto di un brano musicale composto da fiati (ah! le trombe angeliche degli atavici annunciatori!), batteria e chitarra elettrica dal suono smaccatamente soul; tra i commenti spicca quello di Federico Spagnoli (interessantissimo autore scoperto qualche anno fa dalla Signora) che ribadisce la sua presenza nel nuovo lavoro.

Non si sa altro, e non ci interessa davvero sapere altro, né titoli,  né indiscrezioni, né possibilità… mai come stavolta potrebbe davvero essere “Mina che canta mentre fa il sugo” o “Mina che telefona a un’amica” od anche “Mina che stende il bucato e intanto canticchia a bocca chiusa” o “Mina che legge gli annunci immobiliari”; potrebbe aver cantato Puccini (magari!) o Rihanna, Cristina D’Avena o Caparezza; potrebbero esserci canzoni da Musical, canti popolari, musica mongola, cori sardi o alpini a quaranta voci, nenie turche, danze somale; il disco potrebbe essere stato arrangiato da Riccardo Muti o da Björk, da Avicii o dal suo nipotino Edoardo con una vecchia tastiera di suo padre… non farebbe alcuna differenza.

L’unica cosa davvero importante, che davvero fa la differenza, è che Mina apra la bocca e canti, e che abbia ancora voglia di pubblicare album e di farci ascoltare la sua Voce.

Tutto il resto è davvero solo un trascurabile pretesto.

E allora bentornata Mina! Ti aspettavamo da tanto!

Lo so, lo so che nel frattempo hai fatto un disco con il tuo amico Adriano, tutti lo hanno saputo, lo avete strombazzato in lungo e in largo per tutti i canali di comunicazione per due anni! Ma io voglio sentire cantare solo te, voglio apprezzare solo le tue scelte, leggere tra le righe di ciò che tu sola hai deciso di metterci. La tua sola Voce è la quintessenza del canto, la Bellezza che s’incarna, la stella cometa, la Statua della libertà, il Partenone, il sole al tramonto, il vento che ti scompiglia le idee, l’acqua che gorgoglia fuori dalla sua sorgente, il sole che ti scalda dopo un inverno rigido, il mare che raccoglie i pensieri e li rende più puri e limpidi.

Tu sei l’unica e sola Dèa della Musica.

Grazie di esserci ancora.

Pubblicato: 6 anni ago

La Stella dell’Orsa Maggiore

La sfavillante Regina aliena (a proposito: che nome avrà?) cui la Mazzini ha tridimensionalmente dato forma e vita sul palco dell’Ariston di Sanremo riprende – come tutti sanno – le fattezze della superba Mina intergalattica che Gianni Ronco creò sette anni fa per la cover di Piccolino, album di inediti di stellare e – finora – insuperata bellezza nella discografia post-2000 della Nostra. Ma non si limitano certamente a questi due esempi gli incontri più o meno ravvicinati di vario tipo che la Tigre ha avuto con altri mondi nel corso della sua sessantennale odissea nello spazio canzonettistico. Nella favolosa Caravel del ’74, tanto per cominciare, quel gran talento visionario di Guido Bolzoni narrava la storia – degna di un racconto di Ray Bradbury – di un folle Icaro post-moderno in procinto di affrontare il viaggio solitario e senza ritorno verso “la stella più crudele più vicina a noi”. Ma è l’avveniristico e mai abbastanza celebrato Kyrie del 1980 l’album di Mina in cui si riscontra il maggior numero di richiami alla fantascienza, partendo dagli “sguardi di un altro pianeta dove vita non c’è” evocati nella proto-elettronica Musica di Anesa-Marino fino a quel “… e mi guardi in modo strano come fossi un marziano” con cui Andrea Lo Vecchio sottolinea, nella focosa Colori di Simonluca, l’incomunicabilità tutta terrena tra due amanti solo fisicamente compatibili. E sempre Simonluca, in Qualcosa in più dello stesso doppio, rappresenta con metafore extraterrestri (“nel mio mondo che gira in un altro universo”) la disillusione amorosa della protagonista. In altri casi – come in Fly me to the moon o nella sensuale Solo un attimo composta da Giulia Fasolino nell’ottimo Veleno del 2002 – la forza invincibile dell’Amore porta Mina a superare ogni barriera siderale: “Io sarò la tua terra / sarò la tua stella / io sarò l’Universo…”. Che è un po’ quel che succede anche nella mogolbattistiana La mente torna in cui la passione per un uomo in altre faccende affaccendato consente all’infelice innamorata di naufragare leopardianamente nello “spazio immenso / che persino io non ho più senso”. All’impalpabile glamour alieno di una Tigre sempre meno corporea si è ispirato anche Cesare Cremonini nella sua Mille galassie inizialmente destinata proprio a Lei: “Ad est del mio pianeta, esiste una donna che non piange mai…”. Ancor più recente è la citazione cine-fantascientifica che il regista Gaetano Morbioli ha inserito in chiusura del video del successone minacelentanesco A un passo da te, con la Coppia più bella di tutti i Mondi che rifà il verso al duo di astronauti George Clooney e Sandra Bullock alla deriva nello spazio nel film Gravity

Pubblicato: 6 anni ago

Splendore dallo spazio profondo

di Massimo Serzio – Illustrazione: Gianni Ronco

Silenzio in casa; la lavatrice ha finito il suo carico di lavoro, il freddo ha finalmente silenziato i continui lavori, trasporti e rumori di questa piccola cittadina, lasciandomi così piacevolmente immerso nel silenzio, con il solo compito di pensare a cosa utilizzare per romperlo, dopo che le dita avranno finito di ticchettare sulla tastiera.

Guardo, per ispirarmi, la classifica finale di Sanremo 2018… e il desiderio di silenzio persiste indissolubile; poi mi ricordo di quella strana, gigantesca aliena apparsa (per pura magia) sul palco dell’Ariston, riempiendolo della sua virtuale – e un po’ buffa – presenza scenica, ma soprattutto della sua voce potente e soave e mi convinco che potrebbe essere la scelta giusta; la sua Voce intatta sembra appena uscita da Milleluci, rigorosa, autorevole, divertita e in possesso del più fenomenale swing che orecchie umane abbiano mai potuto ascoltare: signori, Mina!

La sua interpretazione di Another Day Of Sun è – come sempre – sconvolgente: aderente al corpo della canzone (quanto quel magnifico, gommosissimo abito bianco al corpo statuario dell’aliena) ma con una personalità che la versione dal film nemmeno si sognava, ammosciata dalle due non-voci dei poveri protagonisti. La pronuncia ha ancora uno swing capace di scandire ognuna delle tante sillabe di ogni arditissima frase musicale della strofa, e il semplicissimo, quasi impercettibile spostamento di due accenti nel ritornello (sicuramente invenzione della Signora) che lo rende musicalmente più giusto e cantabile (il raddoppio della “o” di “of sun” è un tocco magistrale) è la firma inconfondibile di Mina, instancabile dispensatrice di Bellezza. Che altro aggiungere, se non l’applauso entusiasta e sorpreso di chi, da questo ennesimo, noiosissimo Festivàl non si aspettava nulla? (…)

(Da www.incantoenuvole.wordpress.com)

 

Pubblicato: 6 anni ago

Sei o non sei

Tra i commenti – pochini, a dire il vero – apparsi finora sui giornali e sui siti di informazione a proposito del magnifico exploit mazziniano in 3D che ha reso incandescente, magica e indimenticabile la “nostra” serata finale di Sanremo abbiamo scelto questo breve ma oracolare articolo firmato da Alberto Mattioli su La Stampa di oggi…

di Alberto Mattioli

E all’improvviso, Lei: questa Callas della canzone che ha deciso di diventare la Garbo. Assente dalle scene ma presentissima nel ricordo, ecco a voi la Voce delle voci, insomma Mina. La si è rivista a Sanremo dopo 57 anni, ed è la vera notizia di questo finale trionfante e interminabile. E pazienza se era una Mina non Mina, non in carne e ossa ma solo in citazione di se stessa. In pratica: un ologramma di quattro metri apparso sul palcoscenico di Sanremo fra i robottini dello spot Tim.

Anche qui, la solita ambiguità delle sue rarissime apparizioni. C’era e non c’era, non nella sua realtà fisica ma in 3D, come immagine, citazione, ricordo, rimpianto, affetto e rispetto generale. Poco male che sia uno spot – anzi, una réclame, come si sarebbe detto ai suoi tempi. Basta che apra bocca e quel che ne esce – nel caso Another Day of Sun dalla colonna sonora di La La Land è inconfondibile. È la caratteristica delle voci supreme: essere immediatamente riconoscibili. E allora poche note bastano per ristabilire distanze e gerarchie. Con tutto il rispetto per le brave colleghe, le voci si dividono ancora e sempre in due categorie: la sua e tutte le altre. Anche se esce da un ologramma.

Pubblicato: 6 anni ago

Pappa di Via Lattea

Noi di TIM siamo orgogliosi di essere a Sanremo per il secondo anno consecutivo come sponsor unico per ribadire il nostro primato tecnologico e con l’intento di superarci rispetto alla comunicazione dell’anno scorso. Anche in questa edizione offriremo 5 spettacoli nello spettacolo. Giorno dopo giorno costruiremo un racconto a puntate il cui quinto episodio, grazie a una tecnologia una volta impensabile, ci darà la possibilità di portare sul palco insieme a Mina una cosa che non si era mai vista prima”: con queste parole ricche di affascinanti sottintesi e immaginìfici omissis il Direttore Brand Strategy & Media TIM Luca Josi ha anticipato lunedì scorso, nel corso della conferenza stampa di presentazione del Festival, l’opera digitale in cinque atti di cui abbiamo visto ieri sera la prima puntata con un’intrigante Mina-aliena in viaggio interstellare verso il Pianeta Terra in compagnia di un pacifico plotone di uforobot ballerini e di un computer di bordo che ha la voce sorniona e inconfondibile del nostro Mauro Platy Coruzzi. Il tutto – per la gioia dei nostri occhi e delle nostre orecchie – si concluderà sabato sera sul palco dell’Ariston con una grandiosa, inimmaginabile sorpresa sulle allegre note swinganti di Another day of sun, brano – tratto dal recente musical campione di incassi La la land – che dalla fine dello scorso dicembre è subentrato al tormentone All Night come colonna sonora dei telecomunicati TIM. Di più per ora non possiamo dirvi, se non che l’incalzare delle spettacolari novità mazziniane in arrivo ha costretto noi maldestri pennivendoli del Minafanclub a modificare in extremis sia il timone della fanzine primaverile (dando più spazio all’articolo iniziale sulle news della Mina 2018) sia la stupenda copertina in un primo tempo dedicata al quarantennale del Live 78

Pubblicato: 6 anni ago

Il gusto di essere unica

In attesa delle ormai prossime – sconvolgenti… – sorprese legate al sodalizio mazziniano con Tim, vi anticipiamo l’incipit del minuzioso e illustratissimo dossier sulla storia di Mina testimonial – dal titolo Love for sale – che troverete nella nuova fanzine…

Nella primavera del 1996 il settimanale Pubblico condusse tra un centinaio di creative director delle principali agenzie pubblicitarie italiane un sondaggio sui personaggi famosi ritenuti testimonial ideali. In testa alle preferenze si piazzò – con quotazioni ritenute “inestimabili” – nientemeno che Papa Wojtila, seguito da Umberto Eco (valutato 5 miliardi di lire dell’epoca) e dalla nostra Mina alla cui ipotetica apparizione in uno spot gli interpellati attribuirono un valore commerciale di 3 miliarducci. Dietro di lei, con stime comprese tra le tre e le due migliaia di milioni di lire, si classificarono altri vip mediaticamente poco inflazionati (e proprio per questo giudicati più credibili) come Enrico Cuccia, Claudio Abbado e Giorgio Strehler.

Compilare un’analoga graduatoria sarebbe, ai giorni nostri, un’impresa a dir poco ardua, e non solo per il “trascurabile” fatto che tutte le sopraccitate celebrità, a esclusione della sempiterna Tigre, sono passate nel frattempo a miglior vita. Nel precario e inconsistente star system odierno – sempre più popolato di intercambiabili divetti-lampo sfornati dai vari talent o reality show – perfino il più volenteroso dei pubblicitari stenterebbe a individuare tre o quattro volti noti in grado di promuovere con efficacia un qualsiasi prodotto per più di un paio di stagioni. Non deve quindi sorprendere che un colosso della telefonia come Tim abbia deciso di andare sul sicuro puntando sul carisma senza tempo di Mina per le sue più recenti campagne televisive (e per quelle che verranno). Il portentoso quid che fa della Mazzini – oggi come sei decenni fa – la testimonial più affidabile e carismatica in circolazione è stato ripetutamente indagato in fior di trattati semiologici e in fluviali tesi di laurea. Ma a fornirne in poche folgoranti parole la spiegazione più valida e veritiera è stato probabilmente Massimiliano Pani nel corso di un’intervista concessa alcuni anni orsono al compianto settimanale Epoca: “Mia madre è una che se avesse fatto la commessa della Standa avrebbe comunque costretto gli altri ad abbassare lo sguardo. Perché in lei c’è una forza speciale che non deriva dalla fama, ma da lei stessa…”. E il bello è che questa “forza incantatrice” ha continuato per vie imperscrutabili a sedurre il pubblico (e, di conseguenza, i pubblicitari) anche dopo l’addio di Mina alle scene, ammantandosi di un ulteriore alone di magia e di mistero (…).

Pubblicato: 6 anni ago

Minafanclub 83: anteprima!

MINAFANCLUB 83 

In attesa di svelarvene nei prossimi giorni la stupefacente copertina, vi anticipiamo i titoli principali del sommario della nuova, ricchissima fanzine:

 

2018, “traiettorie nuove” per Mina

LA PRIMA NON È PIÙ EVA

di Loris Biazzetti

 

Sei decenni di Mina testimonial dai Caroselli Atlantic ai jingle Tim

LOVE FOR SALE

di Loris Biazzetti

 

Scripta Minant / 5 

UNA MAGGIORE PERCENTUALE DI ANIMA           

di Mina

 

I primi quarant’anni di un’annata irripetibile

UNICAMENTE SETTANTOTTO

di Loris Biazzetti (e Pino Presti)

 

Bussoladomani memories

SETTANTOTTO PAROLE D’AMORE

di Rina Gagliardi e Paolo di Stefano

 

Mina dal vivo prima e dopo il ’78: dai concerti in pubblico ai live in studio a porte chiuse

CON O SENZA VOI

di Antonio Bianchi

 

Ultimissime dal pianeta Mina

COME GOCCE 

 

… Questo e molto, molto altro in 72 illustratissime pagine tutte a colori.

 

IN SPEDIZIONE NELLA SECONDA METÀ DI MARZO

Pubblicato: 6 anni ago

Viva voce

In attesa dell’anteprima – entro fine mese – della stupefacente copertina e del ricchissimo sommario, vi regaliamo un primo assaggio della nuova superfanzine primaverile 83 anticipandovi l’incipit del prezioso excursus di Antonio Bianchi sulla Mina dal vivo – sia nei concerti in pubblico del primo ventennio di carriera che nei successivi live in studio a porte chiuse – che farà da sfizioso corollario al dossier celebrativo del quarantennale del Live 1978, scelto come argomento-clou del numero insieme a una dettagliatissima e splendidamente illustrata monografia su Mina testimonial dal primo Carosello del ’59 per i Frigoriferi Atlantic all’attuale sodalizio con Tim…

di Antonio Bianchi

 

Sei decenni dall’ingresso sul primo palcoscenico, quello di Castelvetro Piacentino, il 14 settembre ‘58. Quarant’anni dall’ultima standing ovation a Bussoladomani. Cinquant’anni dal concerto alla Bussola, del 14 aprile ’68, per il decennale di carriera (poi confluito nel primo disco “live” della produzione mazziniana). Venticinque anni da Mina canta i Beatles e da Lochness volume 1, in cui per la prima volta fa capolino con compiutezza la fragranza del “live in studio”. Una serie di compleanni che non poteva passare inosservata sulle pagine della nostra fanzine. Anche perché fra i tanti mosaici pazientemente ricostruiti dal Mina Fan Club, quello relativo alla Mina dal vivo è stato affrontato per piccole porzioni e mai nella sua compiutezza.

Urge un’annotazione autoreferenziale: appartengo a una generazione che per una manciata d’anni non ha potuto lambire la Mina in concerto. Una considerazione questa che vale per una buona percentuale d’irriducibili mazziniani. Tanti, come me, si avventano voraci sugli amarcord di chi ha avuto la possibilità di assistere a un concerto di Mina. Si tratta di testimonianze emozionanti che, però, lasciano un po’ d’amaro in bocca. Perché ricreano il contesto, la trepidazione, il coinvolgimento del pubblico e la luminosa presenza di Mina, sempre “Bravissima” ma senza mai provare a lambire un perché. Buona parte di queste disamine, in fondo, sorvola sul vero oggetto d’interesse: la musica, l’approccio interpretativo, le scelte di repertorio, le formazioni orchestrali, il brano considerato più coinvolgente…

Sarebbe bellissimo poter leggere annotazioni mirate da parte di chi ha avuto la possibilità di assistere, in anni diversi, a più concerti mazziniani. Perché la Mina del ’78 – per limitarci a esempi documentati discograficamente e verificabili da chicchessia – è altra cosa dalla Mina del ‘72, a sua volta diversa dalla Mina con Gaber, dalla Mina alle prese con i tour balneari degli anni ’60 e, più indietro, dall’“urlatrice” degli esordi. È sempre Mina, ma la formazione orchestrale, le atmosfere, l’impostazione vocale, il repertorio, l’approccio interpretativo la rendono sempre diversa. Si delineerebbero considerazioni inedite, mai verbalizzate, mai indagate, mai precisate (…)

Pubblicato: 6 anni ago

E così Siae

(Fonte: rockol.it)
La casa discografica svizzera Pdu entra a far parte della Siae. A darne notizia in una nota è la stessa Società Italiana degli Autori e degli Editori specificando che la «Pdu, la storica casa editrice di Mina, diretta da Massimiliano Pani, ha affidato alla Società Italiana degli Autori ed Editori la gestione per l’Italia dei diritti d’autore del proprio catalogo». Il catalogo editoriale «di Pdu, label discografica ed editoriale – ricorda la Siae – è composto da più di 900 brani e abbraccia diversi stili musicali che vanno dal pop al rock, dalla musica classica al jazz e al tango. Fanno parte del catalogo grandi successi di Mina e degli Audio 2, oltre a musiche originali composte per il cinema e per fiction televisive». «Sono stato membro del Cda di Suisa (la cooperativa degli autori ed editori di musica svizzera ndr) fino al 2015 e da quell’osservatorio privilegiato ho potuto constatare come Siae sia tra le società europee che hanno lavorato di più e meglio in questi ultimi anni per aggiornare la sua struttura e la sua operatività ai cambiamenti enormi che la tutela degli autori/compositori e degli editori necessita. Questa dirigenza, a partire dal presidente Sugar, ha dato nuovo impulso e prestigio a Siae anche a livello internazionale. Siamo felici di farne parte», ha affermato Massimiliano Pani. «Siamo molto orgogliosi di dare il benvenuto in Siae a Pdu Music&Production, che vanta un catalogo di grandissimi successi, e ringraziamo Massimiliano Pani per averci scelti per gestire la raccolta dei diritti d’autore dei brani della casa editrice di famiglia – ha commentato Filippo Sugar, presidente di Siae. – Colgo l’occasione per ringraziare gli 86.516 autori ed editori che hanno deciso di restare nella loro casa, e sono orgoglioso di dare il benvenuto agli 11.180 nuovi iscritti degli ultimi 12 mesi. Si tratta di un record assoluto nella storia di Siae, a conferma che la formula di società collettiva no profit gestita direttamente dagli autori e dagli editori secondo criteri di parità di trattamento e di non discriminazione è quanto mai forte e attuale. E infatti, dopo aver realizzato che nel diritto d’autore l’unione fa la forza e che nessuno può difendere e far progredire questa cultura meglio della propria casa comune, sono sempre più gli autori e gli editori che stanno tornando in Siae».

 

Pubblicato: 6 anni ago

Duemiladiciotto

“Mina è, ogni volta che la riascoltiamo, la nostra intatta giovinezza rivoluzionaria. Lei non c’è, eppure c’è. Ed è precisamente questa condizione che alimenta un desiderio per forza insaziabile. L’attesa spasmodica della leggenda. La bellezza del silenzio e dei suoi sporadici squarci. L’Eternità, più o meno”. (Rina Gagliardi, 2010)

Buon Anno (e tante cose belle) a tutti!

 

Pubblicato: 6 anni ago

Oh, La La…

(Fonte: www.engage.it)
…Dopo gli spot dedicati alle offerte per il Natale 2017TIM si prepara ad augurare un buon inizio anno. “Arriva il 2018, che spettacolo! Auguri a tutti noi”, queste le parole di Mina che accompagnano lo spot della telco on air il 31 dicembre e il 1 gennaio 2018, realizzato per festeggiare l’arrivo del nuovo giorno del nuovo anno.
Ambientato in una imbiancata Piazza Navona a Roma, già cornice dei precedenti spot, il filmato fa rivivere le emozioni di un grande musical attraverso le coreografie e i tanti attori che animano la scena sulle note di una cover del brano musicale Another day of sun – dalla colonna sonora premio Oscar del film “La La Land” di Damien Chazelle – che caratterizzerà gli spot TIM del 2018, anno in cui inoltre, la compagnia ha deciso di ri-sponsorizzare in grande stile il Festival di Sanremo
Il ballo, con un linguaggio universale e trasversale, che comunica positività, gioia e passione, rimane l’elemento distintivo della comunicazione TIM insieme alla partecipazione del ballerino Just Some Motion, parte integrante delle coinvolgenti coreografie che invitano ad entrare nel mondo spettacolare di TIM dove è possibile trovare un’offerta completa di servizi convergenti. Lo spot, ideato dalla Direzione Brand Strategy & Media di TIM e realizzato in collaborazione con Havas Milan, sarà proposto in un formato da 60 secondi e trasmesso dai principali network tv durante i più importanti appuntamenti televisivi del 31 dicembre e 1 gennaio e sul web.
La regia è stata curata da Igor Borghi, mentre la coreografia è di Laccio, casa di produzione Movie Magic.
TIM guida la rivoluzione digitale nel Paese, continuando a investire in innovazione attraverso lo sviluppo di reti ultra broadband fissa e mobile, piattaforme, servizi di qualità fortemente personalizzati in base alle esigenze dei clienti.

 

Pubblicato: 6 anni ago

I diamanti e la sabbia

Le classifiche di queste ultime settimane – tradizionalmente le uniche dell’anno in cui ancora si vendono dischi – parlano chiaro: Tutte le migliori, pur disponendo di un solo brano inedito che ne giustifichi l’acquisto al di là della superba veste grafica, ha tenuto baldanzosamente testa alle più tambureggiate novità del momento (Cremonini, U2, Negramaro, il flop Antonacci…) cedendo i più alti gradini del podio della top ten ai soli Vasco e Jovanotti ma stravincendo lo scontro diretto con gli altri best of e repack vari di album già editi – da Ferro a Gabbani, da Zucchero alla ridimensionatissima Pausini – che hanno invaso il mercato natalizio. Ma il box che suggella la pluriplatinata reunion della Coppia più bella del mondo ha tutte le carte in regola per proseguire la sua marcia trionfale anche a Feste concluse, magari traendo nuova linfa promozionale dal lancio come ultimo singolo, dopo il discreto successo di Eva, di quella meravigliosa e ancora misconosciuta Come un diamante nascosto nella neve che figurerebbe molto bene come strategica gemma d’apertura dello Speciale Techetechetè con cui Raiuno celebrerà il prossimo 6 gennaio i magnifici 80 inverni del Molleggiato. Oltretutto, dal 1° gennaio 2018, a ridare un po’ di credibilità alle classifiche FIMI arriverà la sospirata abolizione dei dati relativi allo streaming gratuito i cui conteggi farlocchi hanno pesantemente condizionato le rilevazioni di mercato degli ultimi sei mesi, consentendo a illustri carneadi come Rkomi, Ernia, Ghali o Coez di svettare nelle hit parade successive al 1° luglio senza quasi aver venduto un cd fisicamente inteso e facendo per contro precipitare di punto in bianco un effettivo best seller come Le Migliori nelle ultime posizioni della Top 100 dopo oltre sei mesi di strapotere in cima alla Top Ten

Pubblicato: 6 anni ago

Christmas everywhere

Nel corso dell’intervista che ebbi l’onore di fargli nell’ormai lontano 2005 (e che rimarrà per sempre uno dei più bei ricordi della mia insulsa esistenza) il Maestro Gianni Ferrio mi confessò di essere stato folgorato da Mina fin da quel famoso 4 aprile 1959 in cui l’aveva vista debuttare in TV al Musichiere (“Un talento ancora in erba, ma già eccezionale. Certe qualità non si imparano: si hanno o non si hanno. E nella Mina degli esordi erano già presenti, magari ancora inconsapevolmente, tutte le peculiarità stilistiche di quella futura: l’intonazione perfetta, la straordinaria personalità, l’intuizione geniale di storpiare le vocali all’americana per rendere più musicale una lingua come la nostra che sarà anche la più bella del mondo, ma che musicalissima non è…”). Ma l’assoluta certezza di trovarsi di fronte a un’autentica fuoriclasse il Maestro vicentino l’avrebbe avuta qualche tempo dopo, dirigendola per la prima volta in un’esibizione dal vivo: “Avvenne in radio, alla fine del 1960, nel programma La stella di Natale, in cui eseguiva – benissimo – un canto natalizio di cui non ricordo più il titolo. E il guaio è che non se lo ricorda più nemmeno lei…”. Ebbene, a distanza di una dozzina di anni sono casualmente riuscito – sfogliando un vecchio Radiocorriere durante una delle mie tante ricerche online di dati storici per la fanzine – a scoprire qualche dettaglio in più su quella misteriosa Stella di Natale andata in onda sul Secondo Programma radiofonico alle h. 21:00 del 24 dicembre 1960. La trasmissione – condotta da Lea Padovani e firmata da Rascel, Garinei e Giovannini per la regia di Silvio Gigli – consisteva in una piccola gara canora avente per sottotitolo “Cinque nuove canzoni di Natale dai cinque continenti in cerca di una stella”. Gli inediti brani, eseguiti con l’orchestra diretta da Gianni Ferrio, erano proposti sia in lingua originale (Our Lady of december cantata dall’australiana Cavell Amstrong per l’Oceania, Christmas Everywhere di Paul Anka per l’America, Natale in Oriente della cantante nipponica Yamaguci Kasuko per l’Asia, Christmas Song del “cantante negro” (sic) Alfred Thomas per l’Africa e La stella di Natale scritta e interpretata da Renato Rascel in italica rappresentanza per l’Europa) sia in quella italiana (rispettivamente da Arturo Testa, Mina, il Coro di Voci Bianche di Renata Cortiglioni. Joe Sentieri e Miranda Martino). Una giuria presediuta da gruppi di bambini di ogni nazionalità elesse infine il brano vincitore – che risultò campanilisticamente quello tricolore di Rascel e della Martino – relegando al quarto posto la Christmas Anywhere di Paul Anka (esibitosi in collegamento dalla sede della RAI Corporation of America di New York) e della nostra Mina, a conferma di quanto Lei e qualsivoglia competizione canora siano sempre andate poco d’accordo……

Pubblicato: 6 anni ago

Eva e le sue Sorelle

Illustrazione: Gianni Ronco

Sabato 2 dicembre lo straordinario Vincenzo Mollica celebrerà l’uscita dell’imperdibile superbox multiedition Tutte le Migliori riproponendo – opportunamente aggiornato col video del nuovo singolo Eva – lo Speciale TG1 Fratelli d’Italia che nell’estate del 2015 fece da sibillino apripista alla reunion discografica di Mina e Celentano. Per l’occasione rivedremo con intatto entusiasmo le mitologiche apparizioni televisive e cinematografiche – inutile rielencarle… – che li hanno visti furoreggiare in coppia nei loro anni ruggenti. Peccato solo che tra gli “amabili resti” puntualmente recuperati in questa fantasmagorica e sempreverde cavalcata continui a latitare un qualsivoglia reperto filmato (di cui non è escluso possa ancora nascondersi chissà dove un fuggevole videoframmento in una puntata dell’epoca della rubrica preserale Cronache italiane) di quella che, dopo la comune ospitata del 4 aprile 1959 al Musichiere, può considerarsi una delle primissime occasioni di incontro tra le nostre Fab Two, ovvero il “1° Festival del Juke Box” che si svolse quasi due mesi dopo – precisamente la sera di sabato 31 maggio – al Palaghiaccio di Milano. All’evento parteciparono, oltre a Mina e ad Adriano, tutti gli esponenti dell’italica nouvelle vague canora che proprio nelle “scatole urlanti” aveva trovato la propria piena valorizzazione: Giorgio Gaber, Clem Sacco, Wanna Ibba, Little Tony ‘and his brothers’, Joe Sentieri , Gene Colonnello e la futura Voce della PDU (nonché moglie del Maestro Mario Robbiani) Anita Traversi. Di lì a poco, la Coppia più bella del Mondo si sarebbe ricongiunta sul grande schermo dapprima in Juke Box Urli d’amore (dove però i due appaiono in numeri canori registrati separatamente e poi inseriti nel film in fase di montaggio) e – nelle ultime settimane – sul set del musicarello-cult Urlatori alla sbarra in cui la divertita complicità tra i due emerge con esuberanza in ogni scena…

Pubblicato: 6 anni ago

Armoniche coincidenze

In queste settimane prenatalizie tradizionalmente caratterizzate dalle nuove emissioni della Signora della Canzone italiana è inevitabile che ricorrano svariati anniversari da evidenziare in rosso sul calendario: il 23 novembre di 35 anni fa, tanto per fare un esempio legato alla giornata di oggi, usciva il doppio Italiana. Il 29, poi, compiranno quarant’anni tondi i favolosi Mina con bigné e Mina quasi Jannacci. Ma sarà quella del 1° dicembre una data a dir poco speciale, e non solo perché per quel giorno è fissata la pubblicazione del cofanetto Tutte le migliori che concluderà in grande stile il connubio discografico tra la Tigre e il Molleggiato. Guardando indietro nel tempo, infatti, l’inizio dell’ultimo mese dell’anno ha segnato più di un momento importante della carriera della Nostra, a cominciare da quell’epico lunedì 1° dicembre 1958 nel quale un’ancor semisconosciuta ma già perentoria Mazzini si esibiva al Teatro Smeraldo di Milano col brano Proteggimi nella serata inaugurale della “Sei giorni della canzone”  a solo poche ore dalla stampa su etichetta Italdisc-Broadway dei due 45 giri d’esordio da lei incisi con la doppia identità italo-anglofona di Mina e di Baby Gate. Non meno memorabile, poi, è quel 1° dicembre 1967 in cui negli uffici luganesi di via Pioda 9 la PDU fondata da Capitan Mazzini dava il via alla sua epopea di cui ci apprestiamo a celebrare il primo mezzo secolo di gloria. Ma c’è un altro 1° dicembre – sia pure storicamente del tutto insignificante per i più – che chi scrive ricorda con particolare affetto, ed è quello del nevoso sabato del 1984 in cui, davanti a due bicchierini di porto sorseggiati prima di cena in un bar del centro di Aosta, nacque l’amicizia tra me e Remo. Da quel neonato sodalizio e dalla comune passione per Mina sarebbe scaturita, di lì a poco, l’idea di ridare nuova vita nel cuore delle Alpi Graie all’attività del Club che qualche mese prima si era arenata nella primigenia redazione di Parma…