Le ultime Immortali
Vi anticipiamo le prime righe del ricchissimo dossier di ben 22 pagine – dal titolo Minacelentano, l’eterno ritorno: LE ULTIME IMMORTALI che l’imperdibile fanzine n° 81 in uscita a gennaio dedicherà a Le migliori:
In quel regno dell’effimero che è il mondo delle canzonette, diciotto anni corrispondono a quella che in natura è un’era geologica: vi si consuma l’equivalente della somma di almeno una quindicina di carriere di vincitori di talent show, per i cantautori di più lungo corso è il lasso di tempo in cui da “giovani promesse” essi si elevano al rango di “venerati maestri” (previo l’arbasiniano stadio intermedio di “soliti stronzi”) mentre per legioni di acclamatissime boyband il passaggio dallo status di idoli adolescenziali a quello di “quei decrepitoni dei Cetra” di francavaleriana memoria è un processo evolutivo ineluttabile. Ma qui, signori, si parla di Mina e di Adriano Celentano, due highlander che, esplosi ai tempi remoti del nascente rock’n roll, hanno attraversato indenni – magari dopo essersi divertiti a cavalcarle – tutte le mode e le manie musicali delle ultime sei decadi, dal doo-wop alla bossa nova, dal cha cha cha al twist, dal beat alla disco, dalle ricorrenti restaurazioni melodiche al rap. Sotto i loro occhi e dentro le loro orecchie sono esplosi e scivolati via fenomeni epocali come i Beatles, i Pink Floyd, Prince e Michael Jackson, le febbri del sabato sera, il ciclone Battisti, l’armata dei cantautori “impegnati” che nei Settanta fecero piazza pulita di tutti i big tradizionali della canzone italiana all’infuori di loro due. E ancor oggi, nel desolante panorama musicale che ci circonda, non c’è idolo pop, rapper di tendenza o garrula amica di maria che, volente o nolente, non debba in qualche modo fare i conti con l’ingombrante presenza-assenza della coppia più bella e sempreverde del mondo. Detto questo, che cosa volete che siano diciotto anni per Mina e Adriano? Per loro è stato semplicissimo, in una delle tante allegre telefonate che si sono scambiati dal 1998 ad oggi, dirsi quasi per scherzo “Facciamo un altro disco?” e subito dopo tornare a lavorare insieme con la naturalezza di due amici che hanno duettato senza interruzione fino al giorno prima… (…)
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