Il Blog

Pubblicato: 4 anni ago

E il naufragar ci è dolce…

Illustrazione: Gianni Ronco

“Bisogna fidarsi dell’intelligenza e della sensibilità delle persone – spiega Ivano Fossati commentando il grande successo del suo disco con Mina in un’intervista concessa a Luca Ubaldeschi su La Stampa di stamani – Se tu fai qualcosa di buono, là fuori se ne accorgono, non si deve commettere l’errore di pensare che la gente sia tappata in casa ad ascoltare musica orrenda…”. Non deve quindi sorprenderci il fatto che una perla come Luna diamante – complice il film di Ozpetek La Dea Fortuna – stazioni ai primi posti della volubile e desolante classifica dei pezzi più scaricati su iTunes e nemmeno che un pezzo così raffinato sia programmato in radio molto più spesso dell’orecchiabile – e pur stupendo – Tex Mex lanciato come primo singolo dell’album-evento dell’anno. La tendenza a sottovalutare i gusti del ‘grosso’ pubblico, in fondo, fu smentita anche 40 anni fa, quando a decretare il boom di vendite del doppio Attila – in pieno boom della disco music – non fu tanto la scatenata Tiger bay scelta come primo estratto a 45 giri per i juke-box, quanto piuttosto le varie Anche tu, Ma ci pensi, Che novità che le radio private dell’epoca – molto più “libere” dei grandi network odierni – promossero a tamburo battente. E accadde la stessa cosa mezzo secolo fa quando nello special di San Silvestro Avanti il prossimo Mina presentò tra mille dubbi (“Dura tre ore e dopo questa volta non me la faranno cantare più in pubblico”) l’impervia Bugiardo e incosciente che si sarebbe rivelata invece la vera carta vincente del relativo LP, surclassando nell’immaginario collettivo la più modaiola e “facile” Un’ombra. Dovendo quindi azzardare un titolo come terzo singolo tra i tanti potenziali hit di Mina Fossati, non ci parrebbe così folle puntare sulla meravigliosa L’infinito di stelle che fa da luminosa canzone-manifesto d’apertura dell’album. E alla cui eccellenza poetica non troviamo irriverente accostare i versi sublimi de L’infinito leopardiano che proprio in questi giorni, a 200 anni esatti dalla sua composizione, 22 grandi Voci della Canzone Italiana hanno magistralmente riletto lasciando alla Stella più splendente di tutte l’onore di declamare l’ultimo, celeberrimo endecasillabo….

Buon Natale a tutti!

Pubblicato: 4 anni ago

Luna diamante, il video

 https://www.youtube.com/watch?v=oP0NklEogIg&feature=youtu.be


14 DICEMBRE

MINAFOSSATI

ESCE OGGI IL VIDEOCLIP DI

“LUNA DIAMANTE”

REALIZZATO DA FERZAN OZPETEK

 

Il brano è contenuto nella colonna sonora del nuovo film di FERZAN OZPETEK

La Dea Fortuna

 

Esce oggi, sabato 14 dicembre il videoclip ufficiale diLuna Diamante,diretto da Ferzan Ozpeteke con il montaggio di Pietro Morana. Il brano estratto dal nuovo album di inediti MinaFossati,uscito il 22 novembreper Legacy – Sony Music.

Il brano, scritto da Ivano Fossati e cantato a due voci con Mina, racconta il valore dell’attesa, quello del perdono e del ritrovarsi.La voce di Mina è appassionata, sorretta solo dal pianoforte e dall’orchestra d’archi, che la accompagnano seguendone l’estensione. Magistrale l’interpretazione, che parola dopo parola porta in superficie i sentimenti più profondi. E nel finale arriva il riscatto di un ostinato, insensato coraggio e forse della speranza. Il brano è totalmente affidato a Mina, ma in chiusura, senza bisogno di parole si unisce Fossati, come una muta risposta, o come in un abbraccio.

Il videoclip ufficiale porta la firma di Ferzan Ozpeteke mostra un originale montaggio di alcune scene del film, rielaborate ad hoc con l’inserimento delle grafiche del disco, curate da Mauro Balletti. Ferzan Ozpetek ha scelto Luna Diamante, tra i pezzi che compongono la colonna sonora del film La Dea Fortuna, con protagonisti Stefano Accorsi, Edoardo Leo e Jasmine Trinca,in uscita nelle sale il 19 Dicembre.

I due protagonisti della musica italiana, da tempo lontani dalla ribalta, per la prima volta uniscono le loro voci in 11 brani inediti, scritti e composti da Ivano Fossati e cantati da Mina e Fossati, che tornano a collaborare in un’occasione unica.

MinaFossati è prodotto da Massimiliano Pani per Pdu e Il Volatore ed esce per Sony Music.

L’album è disponibile in CD Digipack, CD Deluxe Hardcover Book, Vinile Nero 180gr, Vinile Bianco Trasparente 180gr, Special Book (contenente un Picture Disc, un 45 Giri di Settembre, un CD e una stampa specialedi Mauro Balletti limitata e numerata) e digitale (https://SMI.lnk.to/MFTM).

 

Comunicato stampa Goigest 

 

 

 

Pubblicato: 4 anni ago

Vestita come una signora

L’ascolto di Luna diamante – risplendente brano-clou (insieme alla solare Che vita meravigliosa di Diodato che impazza nel trailer trasmesso in questi giorni in TV) della colonna sonora del nuovo film di Ferzan Ozpetek La dea Fortuna nelle sale dal 19 dicembre – ha ispirato al nostro Antonio Bianchi –  di solito pudicamente refrattario a certe innoMinabili fantasie – un ardito sogno a occhi aperti che troverete svelato nella sua minuziosa disamina su Mina Fossati della prossima fanzine…

di Antonio Bianchi

(…) Luna Diamante è il più bel regalo di Fossati a Mina. Si inserisce a pieno titolo nel filone dei brani che l’attuale vocalità mazziniana rende monumentali (penso a L’uomo dell’autunno e anche a Quando la smetterò, da me amatissima). E forse, verificando il plauso collettivo, destinata a diventarne il simbolo, la pietra miliare. Rabbrividisco nel pensare che un brano tanto intenso e rappresentativo possa passare sotto silenzio, risucchiato dalla distrazione, destinato a rimanere nascosto fra le pieghe dell’album. Il nuovo film di Ozpetek ha aperto qualche spiraglio. Ma non basta: la Mina che si delinea in Luna Diamante – proprio perché “concreta, sincera, reale” – meriterebbe d’essere eternata con metodi altrettanto concreti, sinceri e reali. Quali? Ascoltandola si è delineato un desiderio delirante – ma beffardamente auspicabile in previsione dell’imminente compleanno –: la trasformerei in videoclip, con una Mina in carne e ossa, in un elegantissimo bianco e nero, vestita di nero su fondo nero, in campo lungo, con luci radenti e telecamera costantemente puntata su di lei, in rotazione lentissima, senza stacchi, senza montaggio, senza sotterfugi di sorta. Sarebbe un paradossale regalo di compleanno “ribaltato” da parte di Mina. Orgogliosamente sincero. Qualitativamente sontuoso. Beffardamente regale. E, forse, non così improbabile. Perché Luna Diamante merita davvero di diventare patrimonio collettivo e di entrare a far parte dell’iconografia mazziniana televisiva (…)

(Nella foto: Ferzan Ozpetek con i due protagonisti del film Stefano Accorsi ed Edoardo Leo)

Pubblicato: 4 anni ago

Vedi che parole semplici…

di Massimo Serzio

Quanto lo abbiamo immaginato questo disco, quanto lo abbiamo desiderato, quanti pensieri a tarda notte sperando di poter indovinare anche sono un barlume della sua meraviglia… eppure, nessuno avrebbe potuto neanche lontanamente avvicinarsi alla Bellezza e alla meraviglia che esso contiene.

Finalmente Mina incontra Ivano Fossati per un progetto quantomai organico, sorprendentemente nuovo e al tempo stesso rassicurante, che parte dalle consolidate atmosfere care a Fossati, per spingersi su territori per lui inesplorati, e arricchirsi dell’apporto (non solo vocale) di un’artista immensa come Mina.

Non è possibile aprire questo spettacolare contenitore senza restare abbagliati dalla profonda consapevolezza, dall’eterno susseguirsi delle umane passioni, dalla maestria che hanno entrambi nel farceli vivere.

Questo Mina Fossati è un disco che rivela la grana imperfetta e umanissima della vita, e ce la lascia intravedere attraverso il tessuto dei versi, a volte sdrucito e stanco, a volte pieno e robusto, altre volte scintillante e fresco. 

Da questo tessuto, fatto di tante parole, leggiamo di gesti semplici, quotidiani, sentimenti ed emozioni che ci appartengono da sempre, e che non diventano mai metafora di sé stessi, non si astraggono mai dalla realtà per farsi solo pura poesia, ma elevano a poesia la realtà più profonda e carnale dell’uomo, e ci restano scolpiti dentro perché ci rassomigliano.

L’Infinito Di Stelle è un capolavoro senza tempo; “Io nemmeno per un attimo / Voglio stare lontano da te / Vedi che parole semplici / Proprio per questo ci crederei” è uno di quei versi che ti restano incisi dentro, indelebile come un tatuaggio, umano come il sangue, liberatorio come la verità.

E come proseguire, dopo un’apertura che potrebbe essere la chiusura definitiva, la canzone, quella che dopo spegni tutto e non hai più bisogno di sentire nulla? Con un repentino cambio di atmosfera, con una filastrocca voce e chitarra, commovente per la sua purezza, luminosa come un giorno di primavera; Mina appoggia parole e note in alto, tra le nuvole e insieme, lei e Fossati, finiscono con una dolcissima citazione, delicata, malinconica, inaspettata. Farfalle è un piccolo gioiello leggerissimo e vibrante.

Ladro è una di quelle canzoni che non ti aspetti da Mina, una di quelle che Mina scrive con la sua voce spostandone il senso altrove, e arricchendola con i suoi bassi e le parole rappate come solo lei può fare, un regalo inaspettato e graditissimo, un pezzo diverso da tutti gli altri del disco, che solo lei poteva rendere appieno in ogni sfumatura.

Come Volano Le Nuvole sembra composta da due canzoni diverse; le strofe molto ben raccontate da Ivano sono basse, decise e sono messe in risalto da un ritornello che sembra spostare l’attenzione altrove, dalla notte profonda di un sentimento feroce “È che giù in fondo alla notte / Quasi tutti siamo senza cuore” alle nuvole che volano libere e che sovrastano ogni umana emozione. Mina canta il ritornello quasi senza partecipazione, distaccata, eterea e questa modalità crea un contrasto sconcertante che rende ancora più nere le strofe. “Ognuno comprende come può”.

L’assenza di cambi di tonalità all’interno dei pezzi è stato l’unico limite imposto a Massimiliano Pani nella scrittura degli arrangiamenti (davvero spettacolari) per questo disco; una restrizione non da poco per chi ha dovuto mettere insieme due voci diverse, ma in qualche modo affini come quelle di Mina e Ivano; ma c’è da dire che a giochi fatti, ascoltando l’album, si ha la netta sensazione di trovarsi di fronte a un disco quantomai organico dove i due protagonisti si passano il timone sempre in modo naturale, evitandosi le solite forzature nell’alternanza delle voci, a vantaggio di una naturale successione; inoltre, qualche volta, assistiamo alla silente sparizione di uno dei due a vantaggio della canzone. Sempre a vantaggio della canzone.

Questo meccanismo condiviso e semplice dà modo a Mina di esibire (ne La Guerra Fredda come in altri pezzi, ma qui in maniera più evidente) una lucidità interpretativa a dir poco sublime; credo fermamente che – stavolta più che mai – siamo in presenza di un vero e proprio miracolo vocale.

Mina riesce ad interpretare e dare colori molto diversi al suo cantato qui, sebbene la melodia si muova tutta su tonalità altissime per lei e con poche variazioni di note. Quasi tutto il disco – infatti – è cantato nella tonalità maschile di Ivano Fossati e scritto con uno stile musicale evoluto e senza fronzoli, diretto e preciso, senza concessioni alla facile melodia o al belcanto, anzi, più orientato verso uno stile parlato, quasi rappato.

Inoltre le performance vocali di Mina in questo disco rivelano delle sfumature del Fossati autore, decisamente inedite per chi è abituato ad ascoltare i suoi versi cantati in tonalità comode, tendenti al basso e a un’interpretazione più intima; in questi brani, invece, i suoi versi e le linee melodiche rivelano tutta l’arditezza del suo scrivere e una intrinseca complessità emotiva che il canto di Mina individua e amplifica.

Con Luna Diamante siamo in presenza del Capolavoro assoluto (per quanto mi riguarda è tra le dieci canzoni più belle mai cantate da Mina), inaudita la complessità vocale che Mina mette in gioco per dare colore e spessore a questi versi incredibili; le parole sono incarnate “Forse strappata dal mio sentimento” e certi versi ti si inchiodano dentro “So, so che anche in piena luce / Saresti il mio primo pensiero / Fin troppo vivido e forte / Come il bagliore del giorno”, e come dimenticare quel: “Sempre caro sei stato al mio dolore”. Applausi a scena aperta, e pioggia di rose sul palco.

Come se non l’avesse già fatto innumerevoli volte, Mina si è superata di nuovo.

Tex-Mex, inserita nell’album ne diventa il cuore ritmico e pulsante, celebrazione dell’incontro, sigla della festa ma mai leggera, anzi sporca di vita e di sabbia del deserto; Mina la canta a voce piena, pienamente pop e priva dei cedimenti emotivi che arricchiscono altri pezzi.

Anche Amore Della Domenica, sviluppa la sua melodia principale (cantata quasi per intero da Mina) su tonalità molto alte e quasi rappate, ma il pezzo contiene anche delle bellissime parti basse che danno modo a Mina di esprimere una buona parte del suo registro vocale ancora molto più ampio di tante collghine di ultima generazione.

Ma è sulle note di Meraviglioso È Tutto Qui, che troviamo la parte più rassicurante e Minosa del disco “L’amore illumina / E tu potrai vedere / La strada piccola che porta / Verso casa quando può” e, sebbene anche questa canzone sia cantata in tonalità maschile, Mina si esprime sicura fino ai limiti della sua attuale tessitura vocale.

Sebbene siamo in dirittura d’arrivo, la scaletta ci offre ancora sorprese: L’uomo Perfetto è un’altra altissima, nuovissima, scintillante ballata rock cantata con un piglio travolgente e scatenato che ci riporta a certi episodi della scanzonatissima Mina degli esordi, con due versi in cui Mina raggiunge davvero delle note imprendibili “Fosse stata una storia vera / E non la solita canzone” e con tanto di finale con un super-coro di grande impatto.

Il disco ufficiale chiude con un altro gran finale: Niente Meglio Di Noi Due, un’altra ballata pop-rock in perfetto stile Fossati che ci dà modo di scoprire un’altra giovanissima Mina inedita, ma il disco non è ancora finito e – come in una scaletta live – Mina ci regala un bis da pelle d’oca: Settembre.

Il pezzo era già uscito qualche anno fa nell’ultimo album in studio di Ivano Fossati, ma Mina lo reinterpreta solo voce e piano accompagnata dal suo fido Ugo Bongianni.

Cosa aggiungere alla bellezza di questo pezzo se non una necessaria considerazione sulle parole; Mina le prende, le sottolinea a suo piacimento, le sviscera per cercarne i significati più profondi, e dopo le ripulisce e le rende essenziali e per questo più ricche e piene di prima; le parole dette da Mina abbracciano tutto, prendono sfumature inaspettate, rassicurano e mettono in pericolo al tempo stesso perché non si è mai al sicuro quando entrano in gioco le emozioni.

Ci hanno messo quarant’anni i nostri due impavidi artisti per decidere di darsi finalmente (musicalmente parlando) l’uno all’altra; le aspettative sono state ampiamente superate (ma sempre con sfumature inaspettate) e stavolta il bis non solo è richiesto a viva voce, ma è davvero necessario.

Pubblicato: 4 anni ago

Passo dopo passo, minuto per minuto

Sull’importanza di vivere pienamente il presente (“quam minimum credula postero”, aggiungerebbe Orazio) Mina ci aveva regalato già nei suoi acerbi e scintillanti anni Italdisc una deliziosa canzoncina di Alberto Testa e Tony De Vita – Il tempo, retro dell’ardita e magnifica Le tue mani datata febbraio 1962 – in cui schivava le pretese di amore eterno del ganzo di turno sussurrandogli: “La ruota del tempo che oscilla e che passa / sarà eternamente la stessa… / Perché vuoi sapere da quando io t’amo?  Ti basti sapere che t’amo, adesso io t’amo…”. Versi che, in chiave più ingenua, anticipavano la poetica del “hic et nunc” che fa da collante tematico ai superbi testi di Mina Fossati. Sull’argomento si è brillantemente soffermata giorni fa anche la giornalista Simonetta Sciandivasci in un articolo apparso sul quotidiano Il Foglio.
di Simonetta Sciandivasci
C’è tempo, anche se ci sembra il contrario. Non ne abbiamo avuto mai tanto come adesso, mai più di adesso. E non perché viviamo a lungo, che è peraltro un dato traballante, ma per una ragione antica e per una nuova. Secondo Seneca il tempo a nostra disposizione sarebbe più che sufficiente a far tutto, se sapessimo usarlo. E questa è la ragione antica: l’essere umano il tempo lo perde e, peggio, lo disperde.
Quella nuova è che non siamo in grado di vivere il presente, di starci dentro: o evadiamo verso il passato, struggendoci di nostalgia per qualcosa che a volte neppure abbiamo vissuto e che però immaginiamo e ricostruiamo, idealizzandola, o ci proiettiamo ossessivamente verso il futuro, e le sue sfide, caricandoci di aspettative, obiettivi, sogni e scale di realizzabilità dei piani di ascesa, successo, evoluzione.Non ci riconosciamo più in quello che siamo, ma in quello che potremmo diventare. Eccediamo in progettualità, la usiamo per distrarci dall’incertezza, e da uno dei nomi della vita: la possibilità. Dal 1950 al 2016, le ore che trascorriamo a lavoro sono calate, complessivamente, del 17 per cento (da 2.227 ore a 1.855) e negli ultimi tre anni non è stata rilevata nessuna inversione di tendenza. Eppure, viviamo in affanno, in ritardo, in corsa, in cerca e il tratto che più ci accomuna è la sensazione di essere stritolati dal lavoro, di non avere spazio per altro. E’ strangolamento percepito, diciamo.

In nessun’altra epoca come in questa che viviamo abbiamo avuto a nostra disposizione tanto tempo libero, il vero oro nero, il bene rifugio inestimabile. Eppure, non riusciamo a usarlo. L’Atlantic ha scritto che questo succede perché l’organizzazione del lavoro è caotica: la transizione da impiegati a free lance, l’assottigliamento della distinzione tra feriale e festivo, diurno e notturno, casa e ufficio, e quindi il poter lavorare a tutte le ore e dappertutto, hanno sballato l’organizzazione sincronica della società. Lo sperimentiamo ogni giorno: organizzare una cena con gli amici è un’operazione di raffinata logistica, altissima diplomazia, coordinamento aerobico tra minuscole libertà. Un’atroce trattativa che passa per molti “no, sabato lavoro” e “a pranzo? Sei matta, ho pilates!”. Slate ha scritto che il nuovo gender gap tra uomini e donne sta nel tempo libero di cui dispongono: in media, 40 ore i maschi e 30 le femmine. La fisica può dimostrarci quanto vuole che il tempo non esiste: quaggiù noi invecchiamo, sappiamo che vivi si muore ed è il tempo a darci la misura dell’inesorabilità di questi processi. Una misura che a lungo ci ha esortati a cogliere l’attimo e che adesso, invece, ci impone di capitalizzarlo.
Da che eravamo cicale, siamo diventati formiche. E in questo nostro accumulare, progettare, smaniare per preservarci dalla consunzione, evolvere, tenere il futuro sotto controllo, riusciamo a farci bloccare dal terrore di non riuscire a far tutto. La vita ci sfugge dalle mani perché siamo assillati dall’ossessione di riempirla, renderla significativa, farne un primato. L’orologio è l’ovosodo che ci si è bloccato in gola e non va né in su né in giù. Il paradosso di un tempo accelerato e insicuro come il nostro è la criminalizzazione del qui e ora. Al presente, e al fatto che restituisce la vita all’unico suo significato che possiamo sperimentare e cioè il compiersi, Ivano Fossati e Mina hanno dedicato il loro disco (e ringraziamo la moglie di lui per averlo minacciato di divorziare, in caso non avesse accettato di scriverlo). “Sono qui e per questo sono felice”. “Quello che siamo è quello che vogliamo ora”. “Nel buio del cielo là fuori è già domani, ecco perché siamo qui”. Ecco perché siamo qui. E siamo un mare infinito di gente: naviganti, non maratoneti.
Pubblicato: 4 anni ago

Una luce si muove per me…

Dall’imperdibile articolo di Antonio Bianchi con cui si aprirà il ricco superdossier su Mina Fossati della prossima fanzine vi proponiamo in anteprima un breve estratto dedicato a una delle canzoni-capolavoro dell’album…

di Antonio Bianchi – Elaborazione grafica: Graziano Rimondini

(…) L’esordio dell’album, con L’infinito di stelle, è l’apice, almeno per me. Parte Fossati, che conduce subitaneamente nel suo mondo poetico e musicale, con un minimalismo, una semplicità, una finezza, una compostezza e una evocatività tanto maestosa quanto tenue, trattenuta, controllata. Con Mina – dolce, tenera complice – è come se entrasse la luce. Accarezza, dona profondità, crea chiaroscuri, talvolta abbaglia, talvolta si minimizza in penombra. E illumina il partner. Lo stile è inconfondibilmente fossatiano. Non solo il Fossati degli ultimi album. C’è anche l’Ivano di ieri e dell’altro ieri. Come se l’autore – all’inseguimento del concetto supremo di “canzone” – avesse rimeditato l’intero percorso attingendo anche ai propri anni Settanta, all’album La casa del serpente, a Stasera io qui. C’è una sottile contiguità col brano di apertura di Mina Live ’78. Sarà per l’affinità dei versi di chiusura (“…sono qui”, “…siamo qui”). Sarà perché entrambi si configurano come manifesto programmatico degli album d’appartenenza. Sarà forse per gettare un ponte mnemonico e dichiarare la sopraggiunta maturazione. Che, nel caso di Mina, è eclatante: L’infinito di stelle è cantata meravigliosamente. Addirittura meglio di Stasera io qui, che era più levigata e traslucida ma infinitamente meno tridimensionale ed espressiva (…)

 

Pubblicato: 4 anni ago

Non scrivo lettere tutti i giorni…

Difficile aggiungere su Mina Fossati qualcosa di nuovo rispetto a quanto meravigliosamente già detto e scritto dallo stesso cantautore (e da nn Massimiliano mai così entusiasta) nei giorni scorsi. La stessa lettura della rassegna stampa dell’album (costellata di recensioni memorabili tra le quali meritano uhna menzione speciale quelle di Marinella Venegoni, di Marco Mangiarotti e del nostro Stefano Crippa) ha deliziato le nostre pupille come non ci succedeva da decenni. In attesa di svelarvi ulteriori retroscena di questo capolavoro (ci riusciremo? Mah…) nel ricco dossier che aprirà la prossima fanzine, diamo il via alla consueta serie di “commenti a caldo” inviati dai fans. Tra le cui righe, pur grondanti di emozioni e sentimenti ampiamente condivisi da ognuno di noi, c’è sempre qualche dettaglio inaspettato da scoprire…
di Silvano Terzo – Elaborazione grafica: Graziano Rimondini
Preparo con cura il rito dell’ascolto: un nuovo disco di Mina non mi coglie mai impreparato; programmo una serata tutta mia, nessuna distrazione è concessa, nessuna calamità mi farebbe desistere, nessuna allettante lusinga mi allontanerebbe dalla mia postazione. Questa volta l’occasione è ancora più importante, perché non si trattta solo  del nuovo disco di Mina, ma dell’incontro di due anime d’Artista. Devo superare la diffidenza e quella sottile gelosia che mi impedisce di condividere Lei con altri cantanti, salvo rare eccezioni. Questa volta sono fiducioso e sicuro che il progetto tanto atteso possa dare buoni frutti. Me ne convinco subito: dopo poche note sono già immerso in una dimensione canora assolutamente inattesa, ampia, spaziale e coinvolgente. Non faccio pause, lascio che il suono e le Voci fluiscano e inondino la stanza, il cuore e lo spirito. C’è bisogno di un secondo ascolto, questa volta in cuffia, per cogliere le meraviglie di ogni singolo pezzo.. A questo punto il rito prevede l’ascolto ripetuto di ogni brano; apprezzo meglio qualcosa che mi era sfuggito, capisco meglio il senso dei testi, mi meraviglio ancora della grandezza di Mina e della sua capacità di rinnovamento e di sperimentazione. L’incontro con Fossati è autentico, vibrante, partecipe, complice, umano, caloroso. Mina cala sul tavolo della musica la carta vincente, l’asso pigliatutto che fa saltare il banco; Lei è sempre più in alto e oltre, può indicare la strada a chi si ostina a cantare nel solito modo un po’ sciatto, un po’ scontato ed insignificante. Sorprende anche il poeta Fossati che ha saputo entrare nel mondo di Mina e regalarle delle gemme preziose da incastonare insieme in un diadema regale,
Le Voci si fondono alla perfezione in un’opera assolutamente sincera e di grande pregio.
Alla fine dell’ascolto, ormai a notte inoltrata, mi ritrovo emozionato, ma anche più leggero, gli occhi umidi di lacrime che scendono lentamente di lato. Succede quando qualcosa scava in profondità e riporta in superficie sentimenti sopiti o solo accantonati. Succede in un’età in cui si fanno bilanci e resoconti , quando la musica e il canto sanno commuovere; effetto terapeutico della musica. Della buona musica.
Pubblicato: 4 anni ago

Ecco perché siamo qui…

Ecco la cartella stampa Goigest di Mina Fossati.

 

Esce il 22 novembre per Sony Music il nuovo album di inediti di Mina e Fossati. I due protagonisti della musica italiana, da tempo lontani dalla ribalta, per la prima volta uniscono le loro voci in 11 brani inediti, scritti e composti da Ivano Fossati e cantati da Mina e Fossati, che tornano a collaborare in un’occasione unica.  Mina Fossati è prodotto da Massimiliano Pani per Pdu e Il Volatore e distribuito da Legacy – Sony Music. 

L’album è stato presentato in anteprima alla stampa nella Sala Puccini del Conservatorio Giuseppe Verdi, nell’ambito della Milano Music Week 2019. Una settimana di incontri, dibattiti ed eventi speciali nel centro di Milano, una delle più prolifere capitali europee per la musica, durante la quale Fossati ha presentato il nuovo lavoro inedito con  la testimonianza del produttore dell’album, Massimiliano Pani, e la conduzione di Massimo Bernardini. 

Mina Fossati è un disco che racconta del tempo presente, dell’importanza di concentrarsi sul qui ed ora e lo racconta lasciando parola ai sentimenti, all’amore: quell’amore che “si perdona anche attraverso il furore del temporale”, l’amore che combatte le battaglie del tempo in un eterno rinnovarsi, quello che crede nonostante i tempi siano oscuri e le montagne siano alte, perfino per chi ci crede. Scritto e composto da Ivano Fossati, è un lavoro vivace e intenso, fatto di brani dalla sottile impronta blues-rock accostati a ballad dirette e toccanti, dove le voci dei due interpreti sono accompagnate da pianoforte e orchestra d’ archi. 

Dopo otto anni la mia decisione non cambia: non torno a fare dischi né concerti, ma per niente al mondo mi sarei negato la gioia di scrivere questo album.  Nessun musicista sano di mente direbbe no a Mina” – racconta Fossati a proposito dell’amicizia che lo lega a Mina e di questo progetto. 

L’album si apre con la toccante e decisa L’infinito di stelle, chiari accordi di pianoforte su cui si appoggiano appassionate le voci di Mina e Fossati, che cantano la voglia di continuare a coltivare la speranza “in questa terra civilizzata, soprattutto dai poeti”. Un piccolo manifesto del disco che introduce il discorso sul presente, come un filo sottile che lega gli undici brani e che spiega l’essere insieme dei due artisti. 

Arriva poi Farfalle, un brano divertente e divertito in chiave acustica, terreno perfetto per la cifra ironica della voce di Mina, una filastrocca giocosa ma non troppo, con la quale celebrare la stagione leggera della consapevolezza e la felicità di raccontarla. 

Le atmosfere r’n’b di Ladro ci presentano quella libertà bella che a volte le donne, con coraggio, riscoprono quando decidono di cominciare a difendersi dalle bugie, dalla stanca routine, dai soprusi. 

Più complesso e particolare è il filone seguito da Come volano le nuvole, che penetra nel profondo di una cruda storia di rifiuto dell’amore, dove Mina sembra commentare dall’alto con una levità che strugge ed emoziona.  

Si apre poi la strada a due ballate in cui emerge chiara tutta la forza della scrittura di Ivano Fossati: La guerra Fredda e Luna Diamante sono canzoni che raccontano il valore della fatica e quello dell’attesa, quello del perdono e quello del ritrovarsi, e in cui la voce di Mina quasi invoca, con un’interpretazione resa se possibile ancora più intensa dalla sua stessa maestria. In Luna Diamante l’interpretazione di Mina è del tutto magistrale: appassionata, sorretta dal pianoforte nel registro grave e dall’orchestra d’archi archi diretta da Celso Valli, che la accompagna seguendone l’estensione: la forza comunicativa ed emotiva di Luna Diamante svela una Mina quasi inedita dalla potenza concreta, sincera e reale. Il brano è stato scelto per la colonna sonora del nuovo film di Ferzan Ozpetek, La Dea Fortuna.  

Si passa poi a Tex Mex, singolo dal sound tipicamente blues-rock. Influssi variegati e dal ritmo coinvolgente accompagnano un testo che è un inno all’eterno groviglio dell’amore che illude, che tradisce e che perdona ma che permette anche i ritorni di cui canta Mina: “Ma guarda tutti quelli laggiù come ballano e si baciano, con che sguardi si ingannano, per un’occhiata cosi anche tu mi hai desiderata e allora sono tornata”. Il brano prodotto da Massimiliano Pani, apre una precisa fase dell’album, più ritmica. L’atmosfera è colorata da percussioni latine, dall’organo Hammond e da calde frasi di slide guitar. Uscito il 7 novembre, il singolo è stato accompagnato da un video firmato da Mauro Balletti, art director storico di tutti i progetti di Mina. Il video è ambientato in un non-luogo che allude proprio all’immaginario Tex-Mex, in cui un uomo si trova a vivere uno strano presente – fatto di amore e tradimenti, passione e magia – ma dal finale spiazzante, che trasporterà l’uomo attraverso lo spazio e il tempo.  Tex-Mex apre la seconda parte del disco, caratterizzata da una ritmica pulsante in un’atmosfera sempre più liberatoria. 

Amore della domenica segue questo filone, nel brano viene nuovamente sottolineata l’importanza del qui ed ora attraverso il ripetersi ostinato di un verso che fa da ago della bilancia di tutto il disco: “Quello che siamo è quello che vogliamo, ora”. 

L’amore e l’attenzione per il presente sono il fil rouge che lega tutti i brani e traghetta l’orecchio fino a Meraviglioso è tutto qui, una canzone d’amore classica, scritta appositamente da Ivano Fossati per la grande voce di Mina che ne è protagonista assoluta. 

Scanzonato, divertente e inaspettato è invece L’uomo perfetto, un brano dai ritmi africani in cui una Mina decisamente ironica, dialoga con Ivano Fossati sullo sfondo di una savana forse soltanto immaginaria, descritta da percussioni tribali e cori che nel finale   svelano un improvviso scenario di fuga verso un onirico e festoso altrove.  

Niente di meglio di noi due,   canzone ritmica e del tutto positiva conclude l’album. Un incitamento, un manifesto dei due artisti, che insieme cantano: “Io ci credo, ci credo ai nuovi battiti del cuore, ai sogni che corrono più avanti di noi.  Una finestra, un’apertura sul futuro prossimo, verso il quale sarà sempre possibile lanciarsi, se non si è abbastanza soddisfatti del proprio presente.

Il pre-order è disponibile per tutti i formati: CD Digipack, CD Deluxe Hardcover Book, Vinile Nero 180gr, Vinile Bianco Trasparente 180gr, Special Book (contenente un Picture Disc, un 45 Giri di Settembre, un CD e una stampa speciale di Mauro Balletti limitata e numerata). 

Ufficio stampa Goigest

02.202334
goigest@goigest.com

MINA FOSSATI

NOTE ALBUM

  • L’infinito di stelle

È il brano che apre Mina Fossati. Canzone manifesto sull’intenzione dell’album e sul “qui e ora” che caratterizza il lavoro dei due artisti. Nessuna sovrastruttura o artificio, solo un pianoforte ad accompagnare con eleganza la voce di Fossati, e un’orchestra d’archi che arriva, un accordo alla volta, a danzare luminosa intorno alla voce di Mina. Parole apparentemente semplici, com’è semplice e perfetta l’armonizzazione delle due voci sul finale, che introducono il discorso sul presente.

  • Farfalle

Una filastrocca giocosa, lieve ma non troppo. La chitarra classica arpeggia e i due interpreti canzonano la frenesia dei nostri tempi, con lo sguardo di chi ha visto e fatto grandi cose. Nessuna nostalgia nelle loro parole, solo la ricerca di leggerezza e il piacere di trovarsi insieme a raccontare. Farfalle, farfalle, farfalle, canta Mina, e mentre all’orecchio tornano subito le indimenticabili note delle sue melodie più ironiche e divertite, arriva in chiusura la voce di Fossati, come fosse al telefono e provenisse da molto, molto lontano. Non a caso.

  • Ladro

Un r’nb’ dall’andamento potente, notturno e sensuale. Il coraggio di una donna che ritrova se stessa. Il basso domina superbo, mentre la chitarra glissa fra gli assoli di bandoneon. Nel ritornello il brano si svuota, lasciando spazio alla voce di Mina, mentre quella di Fossati accompagna e sottolinea i momenti principali del testo. Nel finale non c’è nemmeno bisogno di melodia, Mina e Fossati a mezza voce raccontano. 

  • Come volano le nuvole

La storia cruda del rifiuto di amare. La voce è quella di Fossati, mentre Mina sembra commentare il racconto da una posizione più saggia e più alta, quella sempre cangiante e difficilmente interpretabile delle nuvole.

  • La guerra fredda 

Un duetto nel senso più classico del termine: lei porta le sue ragioni, lui le aspettative disattese; lei racconta quello che ha imparato, lui le speranze per il futuro. Le due voci dialogano e svelano progressivamente il vero tema della canzone: la capacità di perdonare attraverso il tempo e l’accaduto, non solo nel privato ma nel senso più ampio, collettivo e umano. 

  • Luna diamante

L’orchestra inizia con un andamento quasi verdiano. La voce di Mina è appassionata, sorretta solo dal pianoforte e dagli archi nel registro grave, che la accompagnano seguendone l’estensione. Magistrale l’interpretazione, che parola dopo parola porta in superficie i sentimenti più profondi, anche quelli dolorosi. Ma nel finale arriva il riscatto di un ostinato, insensato coraggio e forse della speranza. Il brano è totalmente affidato a Mina, ma in chiusura, senza bisogno di parole si unisce Fossati, come una muta risposta, o come un abbraccio. 

  • Tex-Mex

È il primo singolo estratto dall’album: un caldo folk-rock dal sapore latino, precisamente Tex-Mex. La storia di un ritorno. Un botta e risposta insinuante tra le due voci, fra rimproveri, sensualità e la voglia di ricominciare. L’atmosfera è colorata dalle percussioni, dall’organo Hammond e da calde frasi di slide guitar. 

  • Amore della domenica

Un half-time accattivante, un cocktail di passione condito dalla freschezza di elementi elettronici come il vocoder. L’hook nel ritornello “quello che siamo è quello che vogliamo” interpreta ancora una volta il significato dell’album e ne diventa l’ago della bussola. Il brano incalza seducente tra i soli della fisarmonica, il sostegno potente della ritmica e della chitarra elettrica, per un mix analogico/digitale veramente tutto da godere.

  • Meraviglioso è tutto qui

Un brano dall’arrangiamento sofisticato ed elegante. L’amore, o forse solo un bacio, descritti in poche semplici parole. Il basso freetless si muove sinuoso sulla voce di Mina che danza agile sugli accordi del pianoforte. Alle frasi melodiose di lei, si contrappongono gli incisi razionali di Fossati. Un brano armonicamente molto interessante, con una struttura insolita, ma che si segue con facilità e incanto. Una perla, che testimonia ancora una volta la grandezza dei due artisti. Per l’appunto: “meraviglioso, è tutto qui”. 

  • L’uomo perfetto

Ritmi tribali, modulazioni ardite, sonorità africane: ne “L’uomo perfetto” si cantano a due voci con grande ironia gli equivoci nella giungla della vita, i rituali che troviamo nella natura e nelle dinamiche di coppia. I cambi di tonalità si legano alle buffe complicanze narrate nel testo. L’atmosfera è festosa. Nel finale liberatorio lo scenario è disegnato da cori africani e dall’irrompere di percussioni dai suoni primitivi. Fra immaginario e realtà in questo movimentato brano è l’ironia a farla da padrona.

  • Niente meglio di noi due

A chiudere l’album un mix di funk, soul e blues ritmicamente molto sostenuto. Il brano è pensato come una suite con diverse sezioni, un dialogo sia verbale che strumentale e alcuni special, intervallati da energici assoli di sax.  Hammond e chitarra distorta danno al tutto un delicato ma deciso tocco di rock, che chiude con positività e senso di speranza un disco tutto incentrato sul presente. Come ultima traccia “Niente meglio di noi due” sembra essere un’apertura di credito verso il domani e sembra dirci che c’è sempre una possibilità di scatto o di fuga in avanti. Nel caso che il nostro presente non ci soddisfi del tutto.

 

Pubblicato: 4 anni ago

E vengo a dirti che…

di Alessandro Basso

Nella notte «scura scura» di quest’Italietta stracciata e mal ricucita, come la veste di San Francesco, dall’intolleranza, dal razzismo, dall’antisemitismo insomma dall’odio, non dovremmo parlare di “canzonette” ma scendere in piazza a difendere la Libertà di esserci, di chiamarci Liliana. In tal senso avevo reputato giusto non scrivere nulla sul nuovo singolo di Mina e Fossati (che è uscito proprio nel giorno in cui una vecchia Senatrice scampata al Massacro nazista è stata posta sotto scorta) ma poi mi sono detto che era sbagliato. A non scrivere nulla di bello si dà ragione ai professionisti del brutto, a quelli che ci tirano giù in un inverno perenne. La voce di Mina è bellezza e sangue. Carne e palpitazione. Una goccia di passione spassionata nel torbido lago delle nostre paure, delle nostre viltà, dei nostri disappunti cocenti. Fossati ha scritto per la Signora una canzone elegante ed accurata che ci parla di un amore che torna, di un amore che ha fretta di tornare perchè i giorni non passino inutilmente. L’eleganza delle due vocalità è un invito alla bellezza, un’amalgama di perfezioni, un gioco a due voci (e a due emozioni) in un Paese di solisti che non mettono mai il “noi” al centro della discussione ma soltanto l’ “io”. Mina è una signora per età e per eleganza, per coerenza, per coraggio. Fossati è un signore di buon gusto, un autore di cultura, un coraggioso che non ha avuto timore di dire che tornava solo perchè Mina lo aveva chiamato. Il disco si annuncia ai fan e si preannuncia in me come una grande operazione di signorile bellezza. E questo conta anche più della vocalità – sempre immacolata e tigresca – della Nostra. Conta perchè dà un esempio. All’aspettativa di questa uscita novembrina si sono affiancate anche altre due notizie sensazionali. La prima è che la voce di Mina farà da colonna sonora al nuovo film di Ferzan Ozpetek “La dea fortuna” (da ció che si sente Mina canta un pezzo che è già un classico) e la seconda è che, sempre quella voce (la quale puó tutto e arriva a tutti), interpreterà la forza delle donne in un cortometraggio contro il femminicidio per la “Giornata Internazionale della violenza sulle donne”. Seguendo la scia di queste novità, che scivola sulla schiuma dello sporco, non possiamo che essere felici. Felici della bellezza: sembra banale. Ma guardatevi attorno: quanta bellezza vedete? Io poca. E quanta signorilità d’animo, quanta signorilità professionale? Sempre poca. Dobbiamo ringraziare donne come Mina che, pur senza fare Politica (con la maiuscola, ossia l’idea platonica delle Idee), squarciano il velo della pochezza che affama, che strugge, che calpesta. La voce di Mina abbatte il muro della bruttezza e ci regala palpiti di buon gusto. Nell’inverno spirituale di una nazione sul far dell’inverno attendiamo con ansia le farfalle: «il segno dell’estate». Arriveranno le rondini. Intanto sta per apparire la fata di Lugano. E chissà che, prima o dopo, l’inverno cessi e torni l’amore su una sbuffante corrriera che illumina il deserto. Io mi metto alla fermata, di fianco a me c’è Mina con Fossati. Voi che fate venite? Vi aspettiamo?

Pubblicato: 4 anni ago

Una Voce di Donna

Era il 1975 quando Mina fece da testimonial alla Année Internationale de la Femme proclamata dalle Nazioni Unite (preludio al riconoscimento ufficiale della Giornata Mondiale della Donna che sarebbe stata celebrata ogni 8 di marzo a partire dal 1977) incidendo per il mercato francese il 45 giri Comme un homme i cui credits di copertina riportavano la dicitura dell’evento. Oggi, a distanza di 44 anni, la sempreverde Madre di tutte le cantanti (copyright Marinella Venegoni) torna a farsi suprema portavoce delle istanze del mondo femminile regalando una propria canzone alla colonna sonora di un cortometraggio che vedrà la luce in occasione della prossima Giornata Internazionale della Violenza sulle Donne, come da comunicato stampa qui di seguito copiato e incollato… 

 

Sarà della Regina della Musica Italiana la soundtrack di Preludio. Mina con le Donne e per le Donne.

La conferma di queste ore, arriva alla Regista Stefania Rossella Grassi attraverso una email del figlio Massimiliano Pani.
Le Grandi Artiste ed i Grandi Artisti del panorama Internazionale del Cinema, della Musica e dello Spettacolo, uniti per dire No al Femminicidio.
Le riprese sono previste il 16 e 17 Novembre a Cormano (Mi) .
“Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” prossimo 25 novembre 2019-
Una tematica quotidiana analizzata sotto molteplici punti di vista. Tra le tante campagne promosse ai fini di sensibilizzare le coscienze comuni,  verrà distribuito il primo cortometraggio interamente al femminile a sostegno di una campagna contro la violenza alle donne. Il titolo del cortometraggio é Preludio, concesso e donato a Doppia Difesa.
Un susseguirsi di immagini veloci, dall’alba al tramonto. Bellissimi volti di Attrici e Donne dello Spettacolo Italiano, ed una Venere Nera, nuda, che accoglierà sul suo corpo i nomi di tutte le Donne uccise per mano di un Femminicida.
Un monologo recitato coralmente da grandi Attrici e Grandi Attori, prima tra tutte la Celebrity Isabella Rossellini. Preludio sarà diretto da Stefania Rossella Grassi e Tommaso Scutari (aka John J Greenflowers ), prodotto da Ermelinda Maturo in co-produzione con Camera Works.
Dop: Gianni Mammolotti – Artistic director: Renzo Rossellini
Daniela Lombardi Press Office
Pubblicato: 4 anni ago

Detto tra Tex e Mex

Ogni nuova uscita discografica di Mina risveglia puntualmente la vena creativa delle nostre giovani firme più brillanti. Ad aprire la serie di commenti su Mina Fossati è l’amico Massimo Serzio con queste sue intriganti considerazioni scritte a caldo dopo il primo ascolto dello strepitoso singolo Tex Mex e della struggente Luna diamante di cui ci è stato regalato un fuggevole assaggio in anteprima nel trailer del film di Ozpetek La Dea Fortuna, nelle sale dal prossimo 19 dicembre. 

di Massimo Serzio

Dalle profondità del tempo e dello spazio ci viene consegnata questa doppia anteprima di un progetto discografico che appare quantomai strutturato ed unitario, e collocato nella dimensione lontana e immutabile dei progetti senza tempo.

I due protagonisti sono due Anime quasi astratte, due Essenze che si sono liberate dai vincoli corporei e materiali, due Spiriti affini, due Anime gemelle, apparentemente lontane da noi umani, eppure così radicati dentro la sterminata gamma delle nostre emozioni.

Per questo progetto – finalmente realizzato – Ivano Fossati tira fuori dal suo cilindro magico una canzone pienamente in linea con la sua contemporanea evoluzione artistica, ma non distante dal sé stesso delle origini né dei suoi successi degli anni ottanta, e ci regala uno spaccato di vita molto reale, denso di passaggi profondamente umani, ma permeato del desiderio di assoluto che regna in tutte le idee primigenie.

La struttura del brano è concepita per essere interpretata a due voci (per la prima volta negli ultimi anni, un duetto di cui non bramerei ascoltare la versione di Mina da sola), ed è un interessante quanto ammiccante e radiofonico apripista; quanto sarà piaciuta a Mina l’idea di questo Tex-Mex (che si può leggere – tornando alle idee primigenie – come un Te-Me ma proiettato in un passato-futuro atemporale e dai colori vivaci) associato al binomio Mina-Fossati? Mi piace pensare che sia stata lei a trovare il titolo e combinare le due cose.

Dal suo canto (mi si conceda l’espressione) Mina si inserisce nel pezzo con la sua inesauribile, sconvolgente, camaleontica capacità di adattamento, e gioca con questi versi stranamente cinematografici come solo lei può fare: ironizzando, scomponendo, sottolineando, sganciando i significati dai significanti a cui erano attaccati e aggiungendo – come sempre fa – i suoi pensieri dentro quelli dell’autore.

Mina fa la parte del Cielo: cangiante, umorale, vivido; ne viene fuori un’interpretazione cerebrale, alta, giocosa, straniante e stranamente allegorica, dirompente… un omaggio alla prima Mina, quella che si divertiva a spezzare la monotonia delle solite canzoncine che le giravano intorno. Ivano Fossati, invece, fa la parte della Terra: solido, profondo, pensoso, gira dentro i suoi sentimenti e ce li racconta guardandoli da dentro… e non è solo una questione di tonalità – per niente – è tutto dentro la lettura che i due danno dello stesso fatto da due prospettive diversamente personali.

Molto bello l’equilibrio tra i due, sia per la divisione del cantato che per le armonie e molto pop il risultato… ma un pop bello, che ricorda quello chitarroso degli anni settanta rivisto – però – da un futuro anteriore.

Altre – e ben più alte – invece, le considerazioni da fare per il magnifico frammento di Luna Diamante inserito nel trailer del film di Ferzan Ozpetek; qui Mina sfodera la sua mirabile Arte di scolpire le parole facendone un monumento, di sussurrare, sottolineando per sottrazione i passaggi più delicati, di dare vigore e forza alla melodia senza mai strafare, nemmeno nei passaggi più arditi… e poi… finalmente il Pianoforte, e poi finalmente ancora gli Archi, e poi… (a quanto dicono) finalmente Mina da sola.

 

Pubblicato: 4 anni ago

Dalla Terra alla Luna


7 NOVEMBRE

MINA FOSSATI

Esce il singolo

“TEX – MEX”

CHE ANTICIPA L’ALBUM

IN USCITA IL 22 NOVEMBRE

 

Da oggi disponibili anche le prime note di

“LUNA DIAMANTE”

contenute nel trailer del nuovo film

di FERZAN OZPETEK

La Dea Fortuna

 

 

Esce oggi giovedì 7 novembre Tex-Mex, il primo singolo estratto dal nuovo album di inediti Mina Fossati, in uscita il 22 novembre prossimo.

 

https://SMI.lnk.to/MFTM

 

Il brano, scritto da Ivano Fossati e cantato a due voci con Mina, ha un sound tipicamente blues-rock, mescolato ad atmosfere corpose di stampo latino. Influssi variegati e dal ritmo coinvolgente accompagnano un testo che è un inno all’amore che illude, che tradisce e che perdona ma che permette anche quegli eterni ritorni di cui canta e incanta Mina: “Ma guarda tutti quelli laggiù come ballano e si baciano, con che sguardi si ingannano, per un’occhiata cosi anche tu mi hai desiderata e allora sono tornata”. Un folk-rock prodotto da Massimiliano Pani, che apre una precisa fase dell’album, più ritmica, un botta e risposta afrodisiaco tra le due voci, tra un pizzico di nostalgia e la voglia di ricominciare, in cui l’atmosfera è colorata da percussioni latine, hammond e calde frasi di slide guitar.

 

Il video del singolo, per la regia di Mauro Balletti, art director storico di tutti i progetti di Mina, è ambientato in un non-luogo che allude proprio all’immaginario Tex-Mex, in cui un uomo si trova a vivere uno strano presente – fatto di amore e tradimenti, passione e magia – ma dal finale spiazzante, che trasporterà l’uomo attraverso lo spazio e il tempo.

 

https://youtu.be/MHVoPLhCby8

 

Oggi inoltre verrà lanciato anche il trailer de La Dea Fortuna, il nuovo film di Ferzan Ozpetek che ha scelto il brano di Mina e Fossati, Luna Diamante, tra i pezzi che compongono la colonna sonora del suo film. La canzone racconta il valore della fatica e quello dell’attesa, quello del perdono e quello del ritrovarsi. La magistrale interpretazione di Mina è appassionata, sorretta dal pianoforte nel registro grave e dagli archi diretti da Celso Valli, che la accompagnano seguendone l’estensione: la forza comunicativa e emotiva di Luna Diamante svela una Mina quasi inedita dalla potenza cruda, sincera e reale. Il brano è totalmente affidato a Mina, ma nei vocalizzi finali si unisce Fossati, come in una tenera risposta.

I due protagonisti della musica italiana, da tempo lontani dalla ribalta, per la prima volta uniscono le loro voci in 11 brani inediti, scritti e composti da Ivano Fossati e cantati da Mina e Fossati, che tornano a collaborare in un’occasione unica che sarà finalmente disponibile da venerdì 22 novembre.

Mina Fossati è prodotto da Massimiliano Pani per Pdu e Il Volatore ed esce per Sony Music.

Il pre-order è disponibile per tutti i formati: CD Digipack, CD Deluxe Hardcover Book, Vinile Nero 180gr, Vinile Bianco Trasparente 180gr, Special Book (contenente un Picture Disc, un 45 Giri di Settembre, un CD e una stampa speciale di Mauro Balletti limitata e numerata).

Il pre-order digitale dell’album è disponibile da oggi 7 novembre.

 

Pubblicato: 4 anni ago

Una Dalia molto ščik

C’è una foto – non a caso da noi scelta per illustrare questo post – che non fatichiamo a immaginare occupi un posto speciale tra i ricordi più cari di Dalia Gaberščik: quella in cui la vediamo, deliziosa bambina di appena tre anni, timidamente seduta tra papà Giorgio e Mina durante l’affollata conferenza stampa milanese con la quale –  il 16 dicembre del 1969 – la Mazzini e l’amico Gaber presentarono ufficialmente la tournée che, con partenza dal Casino di Sanremo a metà di gennaio, li avrebbe portati in trionfo su e giù per la Penisola fino a marzo inoltrato.

Attiva nel settore della comunicazione da circa un trentennio (ha a lungo curato, tra mille altre cose, l’ufficio stampa del Gruppo Mediaset e quello del palinsesto de La7), fondatrice della Fondazione Gaber con cui perpetua la memoria dell’opera artistica del padre a vantaggio delle nuove generazioni, Dalia è la titolare dell’Agenzia Goigest che ha sotto le proprie ali artisti di grido (talvolta nel senso letterale del termine) come la Pausini e Mengoni e alla quale anche Mina e Fossati si sono affidati per la campagna promozionale del loro album-capolavoro di imminentissima uscita. “Dalia è bella, sveglia e caterpillarissima!“, ci assicura uno stretto collaboratore mazziniano che ha avuto modo di conoscerla bene. E a noi, che già abbiamo ospitato nella nostra fanzine numero 79 – quella quasi monograficamente dedicata alla Mina del 1970, tour con Gaber compreso – un’intervista di Aldo Dalla Vecchia a mamma Ombretta Colli, piacerebbe molto raccogliere da Dalia per il prossimo numero una piccola testimonianza su che cosa abbia significato Mina nella sua vita e nel suo lavoro. Proveremo a contattarla. Per ora, a lei e al suo staff, i nostri migliori auguri di buon lavoro.

P.S Riceviamo da Dalia – che ringraziamo – una precisazione riguardante l’immagine che illustra il post: “Rispetto alla foto che, come immaginerete, fa parte dei miei ricordi più cari, non si trattava di una conferenza stampa. Siamo seduti a casa nostra, nella casa dei miei genitori dove vive ancora la mia mamma”. 

Pubblicato: 4 anni ago

Oggi sono trio

di Stefano Crippa (Il Manifesto) – Cover: Mauro Balletti

Jazzisti dall’animo pop, Danilo Rea, Massimo Moriconi e Alfredo Golino, rispettivamente pianista, contrabbassista e batterista, sono da diversi lustri protagonisti dei progetti musicali di Mina, sia nelle sue divagazioni leggere che negli omaggi al grande songbook americano e ai suoi sommi protagonisti. Nell’estate 2018 – complici le celebrazioni per i quarant’anni dagli ultimi storici concerti a Bussoladomani della Tigre – il trio è stato invitato a Cremona per una serata di riletture in chiave jazz dei pezzi, più o meno noti, del repertorio della signora della canzone. Quel progetto è diventato ora un disco – rigorosamente dal vivo registrato come vuole la regola del jazz e dell’improvvisazione in due giorni negli studi Pdu di Lugano, sotto l’occhio attento e la produzione di Massimiliano Pani – e il benevolente sguardo dell’illustre assente ma mai così presente. Ne è nato così un curioso calembour di rivisitazioni pescando nel ricco canzoniere mazziniano: dal lontano 1959 di Tintarella di luna fino ai successi in coppia con Celentano.

IN MEZZO gli evergreen di Non credere, E se domani, un medley battistiano – l’autore forse in assoluto preferito dalla diva cremonese, e in chiusura La banda di Chico Buarque che Mina portò al successo nel 1967 con un visionario testo di Amurri. Un disco in cui – paradossalmente vista l’assenza della voce – si coglie ancor più il senso di molte produzioni «live in studio» di Mina, giocate sul divertimento e il rigore, l’improvvisazione e la nota d’autore, ma rivestiti di grande classe. Come dimostra il lavoro sulle partiture: Rea pronto ad accennare il riff giusto per subito divagare su altre tonalità, mentre Moriconi e Golino garantiscono un granitico impatto ritmico. «Mina – spiega Pani nelle note del booklet che accompagnano il progetto – è stata la prima a ricorrere a musicisti colti, ma eclettici, veri fuoriclasse capaci di calarsi nei diversi mondi musicali necessari. Alfredo Golino, Massimo Moriconi e Danilo Rea hanno suonato per Mina e registrato per i suoi progetti musicali centinaia e centinaia di straordinarie takes sempre diverse e sempre coraggiosamente piene di musica e qualità… un vero caleidoscopio di straordinarie registrazioni per la maggior parte in trio ‘live in studio’».

UN MODUS operandi che è un po’ l’essenza del lavoro della Mina post ritiro: basta andare a riguardarsi il documentario girato in studio nel 2001 che riprendeva le frenetiche giornate di registrazione della cantante e dei musicisti. E che spiegavano – più di tanti articoli e dissertazioni varie – le ragioni di un ritiro dalla scena che in realtà non c’è mai stato…

Pubblicato: 4 anni ago

Tu non mi freghi più

Nella sterminata bibliografia mazziniana – destinata ad arricchirsi, nel corso del prossimo anno, di almeno un paio di importanti nuove emissioni  – la più affidabile monografia sugli esordi artistici della Tigre rimane il libro di Tato Crotti e Giovanni Bassi Mina prima di Mina edito da Rizzoli nel 2007. Sullo stesso insidioso terreno paleominoico si è avventurato recentemente con piglio wikipedestre il giornalista Umberto Piancatelli con il volumetto Mina quando era Baby Gate. Dopo aver letto il quale, l’amico Franco Zanetti – Autorità Suprema e Inconfutabile in ogni ramo dello scibile minologico – ci ha inviato la seguente recensione non propriamente lusinghiera…

di Franco Zanetti

Come buttare undici euro. Dipiace scriverlo, trattandosi del “lavoro” di un collega, ma dietro un titolo accattivante si nasconde un librino di una pochezza desolante. Le pagine di testo sono 15, e il racconto degli esordi di Mina non dice niente di inedito. Il resto del libro sono 97 pagine che ricopiano da Wikipedia discografia, titoli dei programmi televisivi e dei film a cui Mina ha preso parte, e – nella pagina “pubblicità” – i nomi delle sei aziende per le quali Mina ha prestato la sua immagine o la sua voce. Non restituisco il libro ad Amazon solo per non avere l’incomodo di farlo, e lo conserverò a futura memoria, per ricordarmi di non fidarmi mai più delle descrizioni fornite da chi autopubblica i suoi libri (“accoglie numerose chicche e infinite curiosità, offre gustosi retroscena assolutamente inediti e le dichiarazioni più curiose e significative”: parole da imbonitore matricolato). Colpa mia che ci sono cascato.

Pubblicato: 4 anni ago

Il brivido? Eccolo qua…

Nell’autunno 1969, le nobili pagine di Musica e Dischi preannunciavano l’uscita dell’album Bugiardo più che mai… più incosciente che mai definendolo a scatola chiusa come “l’LP più atteso del prossimo Natale” nonostante l’agguerrita concorrenza dei dischi-strenna di Pezzi da novanta come Battisti, De André e i Beatles. Più o meno le stesse parole, a mezzo secolo di distanza, sono state spese in occasione del lancio in preorder su Amazon e altre piattaforme digitali – con prenotazioni da record – del nuovo Mina Fossati che, come ha scritto la sempre fantastica Marinella Venegoni su La Stampa del 25 settembre scorso, “sarà accolto dagli ‘ah’ e dagli ‘oh’ di quella maggioranza silenziosissima di fanatici della canzone d’autore che non ha nemmeno idea di chi sia Sfera Ebbasta e però tiene le orecchie dritte perché sente intorno a sé da troppo tempo il gelo, la mancanza di un brivido: ed eccolo, finalmente. Il frisson, bontà sua, è già un regalo di Natale da una coppia veramente inattesa: i due desaparecidos delle sette note, i due che vissero due volte, mettono insieme la famosa ritrosia e ne fanno un boato, annunciando l’impensabile connubio discografico, con tanto di copertina già sfornata e data di uscita il 22 novembre. Due ritrosie davvero diverse. La popolarità spaziale di lei contro il vasto segmento più sofisticato e cerebrale di lui. Lei estroversa con la risata contagiosa e le note incredibili, lui di poche parole, attento alle virgole e pacatamente proprompente nella scrittura e nel canto trattenuto. E poi c’è la musica, quando sa fare i miracoli. La sorpresa che li diverte, la sfida del riprovarci ancora. La bellezza della creazione, la goduria dell’ascolto e del canto. E il ritrovarsi a rinnovare quell’insoluto mistero che resta la sorpresa della scoperta reciproca…”. Prepariamoci, allora, al primo frisson. Che ci scuoterà nella prima settimana di novembre, quando nelle radio e su iTunes debutterà lo strepitoso singolo apripista dell’operazione. Tutti pronti col plaid sur le genou?

Pubblicato: 4 anni ago

Sulla Terra io e Lei

“Forse non tutti conoscono questo antico e prezioso materiale sonoro – spiegò Massimiliano Pani presentando alla stampa, nei primi giorni di ottobre di 19 anni fa, l’album-capolavoro Dalla Terra – ma sicuramente, grazie all’interpretazione di Mina, molti lo potranno capire. Lei rende facile e godibile questo repertorio, spirituale anche per chi non è abituato a riflettere sui valori della fede”. A conferma di queste belle parole, la nostra indimenticabile pasionaria (e senatrice di Rifondazione Comunista) Rina Gagliardi espose nella fanzine numero 55 – da fan “religiosamente” devota alla Mazzini – il suo “laico” punto di vista sul disco…

di Rina Gagliardi

Carissima Mina, questa è una lettera d’amore. Una dichiarazione pubblica di devozione. E, soprattutto, un ringraziamento. Costretta a casa da un’influenza, ho potuto ascoltare Dalla Terra in pace e ad libitum. Che dire dell’esperienza irripetibile che è, in questo album, la tua Voce? In realtà, io sono innamorata della tua Voce: un innamoramento che dura da circa otto lustri. Non è facile spiegare in parole “umane” quel mix di piacere, vertigine fisica, liberazione catartica della mente e delle viscere che la tua “parola scenica” produce. Il modo con cui, per esempio, accenti “Maria”, all’inizio del Memorare, è di quelli che si conficcano nella memoria, e vi risuonano come un’eco voluttuosa e permanente. E poi, la struggente dolcezza di Nada te turbe, che tu attacchi con compostezza crepuscolare per poi “ascendere” a un lamento melodrammatico; il virtuosismo colorato, da barocco pulsante, dello Stabat Mater; la carusiana “lacrima della voce” in forma di blues che immetti nel Pianto della Madonna (sì, l’ha scritto un tuo fan e lo ripeto: Monteverdi l’ha composto per te, con tre secoli di anticipo). E ancora. L’emissione febbrile di Veni creator spiritus, la monodia di Voi ch’amate lo Criatore impreziosita da potenti salti di ottave, “semplice” eppure sfumatissima. E poi la superba solennità del Magnificat, fino all’esplosione finale, quell’Ave Maria di Bach-Gounod un po’ glaciale, e oggi finalmente così “libera”.

Sì, questo disco è davvero un evento “della” Terra. Eppure, prima di ascoltarlo, ero diffidente. In questi tempi di neo-integralismo cattolico, con annessi e connessi giubilari, non mi sento in grande sintonia emotiva con la Musica Sacra – ne va perfino, talora, del mio rapporto col grande J. S. Bach… Bene, tutto questo tormento pre-giudiziale è caduto al primo ascolto, alla prima immersione nel flusso della tua Voce. Non so se sei credente o no, ma la tua Voce, proprio in questo ultimo disco, ha una forza laica sorprendente – è ricca, impudica, multiforme, terrestre. Come diceva il Barone Scarpia cantando il Te Deum, posso dire a te: “Mina, fai dimenticare Iddio”. 

Pubblicato: 4 anni ago

Uiallalla, tre volte dieci

Ai tempi di UIALLALLA – e tra poche settimane saranno passati trent’anni da quel grande doppio – le nostre fanzine erano ancora redatte e scritte a mano e (mal)riprodotte in fotocopia. Internet era una chimera lontana e le lettere dei fans con i pareri a caldo sull’album intasavano per settimane la nostra buca della posta. Ed è incredibile come l’approccio “fisico” con carta e penna inducesse gli scriventi a recensioni spesso assai più meditate e approfondite (nonché grammaticalmente più corrette) di tanti post frettolosi, sgangherati e trascurabili che affollano oggi le pagine facebookiane, compresa la nostra. Confuso tra i commentatori di UIALLALLA in apertura del nostro  numero 28 di fine ’89 c’era anche – in una delle sue prime apparizioni nella fanzine – un ancora acerbo ma già folgorante Antonio Bianchi poco più che ventenne. Vi riproponiamo un frammento di quel suo antico scritto insieme a quelli – non meno godibili – firmati nelle stesse pagine da due fans di alto lignaggio come Flavio Merkel  e Alessio Musumeci…

“… Il doppio, come al solito, dimostra il valore di Mina più che mai trasformista vocale. Nelle quattro facciate è possibile rintracciare un’incredibile varietà di stili e di vocalità. Tanto per cambiare, qualche giornalista musicale ha avuto da ridire sulla mancanza di un comune denominatore tra le varie canzoni. E in effetti i dischi di Mina altro non sono che raccolte di canzoni assolutamente indipendenti tra loro. Troppi critici sembrano dimenticarsi che se il repertorio di un cantautore deve essere modellato intorno a un’idea-base e a un filo conduttore, per gli interpreti puri il trait d’union è una sensibilità vocale e interpretativa  capace di appropriarsi di una molteplicità di mondi mediandoli con la personalità. La mia impressione è che Mina risulti sempre più isolata nel suo mondo di interprete pura nell’accezione più ampia. La sua è una multidimensione divertita e drammatica, disimpegnata e attenta. Mentre interpreti della nuova generazione  come la Mannoia, per essere riconosciute tali, si spingono agli estremi di situazioni cantautorali sino alla caricatura (spesso dimenticando, per incapacità o mancanza di ironia, atmosfere apertamente disimpegnate), Mina prosegue imperterrita la produzione di dischi variegati, senza una logica di base che non sia quella di aggregare canzoni piacevoli. TRE VOLTE SI’, coinvolgente e maestosa nel suo crescendo liberatorio, è sicuramente la canzone più “minosa” del doppio. La surrealità de LA MONTAGNA – supportata da un arrangiamento teso a sottolineare l’aerea impalpabilità del racconto – si oppone al realismo di TIR. Al centro, BACHELITE tratta un argomento serioso con estrema levità, giocando la carta di una sottile ironia che si tinge di amarezza proprio per il contrasto che ne nasce. USCITA 29 rientra invece nel filone che in Mina interprete amo di più, quello tristemente pensoso e soffiato…”. – Antonio Bianchi, Poviglio (RE)

“… È il settimo anno della formula ‘un disco vecchio e uno nuovo’ e mai come stavolta le scelte sono state felici (anche se la formula ormai dovrebbe essere cambiata, ogni tanto le regole vanno infrante…). Una Mina super, con inedite e inaspettate sfumature della sua voce (specie in ARE YOU LONESOME TONIGHT e CHITARRA SUONA PIU’ PIANO) e le acrobazie di cui non possiamo fare a meno. Particolarmente efficaci gli arrangiamenti di Massimiliano, ottimi i solisti, tutte sopra la media le canzoni nuove: svettano TRE VOLTE SI’, LA MONTAGNA, CHE NOME AVRA’ e USCITA 29. Nell’insieme si apprezzano meglio a ogni nuovo ascolto, perché alcune sono  complesse, quasi difficili. Le vecchie sono più varie anche se un po’ discontinue: il medley ‘black’ è divertente ma c’è un po’ troppo coda orchestrale, LES CORNICHONS una delizia, SARA’ PER TE sembra scritta apposta per lei (Francesco Nuti dovrebbe mandarle mille rose rosse). L’idea della copertina è forte, ma le Pumitrozzole sarebbero state meglio. Insomma, un disco diverso, persino azzardato (anche se i paragoni con KYRIE mi sembrano imperinenti) che chiude in bellezza questi anni 80…”. – Flavio Merkel, Roma

“… Non si entra ‘subito’ in UIALLALLA. Bisogna centellinarlo, ascoltarlo e riascoltarlo per arrivare a capire se l’esperienza può dirsi riuscita o meno. Rispetto a RIDI PAGLIACCIO l’impennata è notevolissima. Canzoni pensate, mai banali, in definitiva BELLE. LA MONTAGNA è un inatteso capolavoro (mi ha emozionato al pari di MUSICA in KYRIE): la voce di Mina ti prende e ti porta davvero in un’altra dimensione e Pier Giorgio Benda ha creato qualcosa di ‘incontaMinato’. Altre sconvolgenti emozioni arrivano con CHE NOME AVRA’, TIR, TRE VOLTE SI’ (avrei voluto tuffarmi nel disco), USCITA 29 (dove ho ritrovato le atmosfere raffinatamente intimiste di ALTRO), IL PLAID (accuratissima per interpretazione, arrangiamento e ambientazione). Insomma, UIALLALLA mi ha fatto capire che non sarebbe difficile tornare a incidere un doppio di soli inediti: quando si vuole le canzoni belle si trovano. Quanto alla “anonimamente stupefacente” copertina, dopo cover di ‘sfondamento’ come RANE e RIDI era giusto decentrare l’attenzione dell’ormai assuefatto spettatore-acquirente. Lussuosa la confezione, che gioia le buste interne nelle quali non speravo più. E che bello poter rivedere una Mina a figura intera o quasi. Ti viene voglia di abbracciarla e di mordicchiarle le guance…”. – Alessio Musumeci, Firenze

Pubblicato: 5 anni ago

Un magnifico novembre

Nei nostri sibillini post estivi vi avevamo anticipato in arrivo per l’autunno una Mina “nuova” e non semplicemente una nuova Mina. E in effetti MINA FOSSATI è un progetto che non ha precedenti nell’ultrasessantennale discografia mazziniana: non si tratta infatti né di un album-tributo al repertorio edito di un autore (come furono, con sfumature diverse, MINACANTALUCIO, MINA QUASI JANNACCI, NUMERO ZERO o il modugnano SCONCERTO) né di un normale disco di duetti alla MINACELENTANO in cui a fare da filo conduttore erano gli interpreti stessi e non i diversi compositori coinvolti. Sarebbe forse più pertinente il raffronto con AMANTI DI VALORE se non fosse per il fatto che, in quel caso, gli undici splendidi inediti che Franco Califano – in concorso  con Carlo Pes – cucì sulla pelle e sull’anima di Mina non previdero alcun suo intervento vocale. Ma a rendere “nuovo” MINA FOSSATI sarà anche l’approccio interpretativo con cui la Nostra ha saputo per l’ennesima volta reinventare il proprio canto adeguandolo con straordinaria empatia alla sensibilità del partner e valorizzando al meglio una stupefacente rosa di canzoni che – per l’eterogeneità dei generi musicali affrontati, l’eccellenza poetica dei testi e la magistrale cura degli arrangiamenti – renderà impietoso ogni raffronto con la recente produzione discografica non solo italiana. II problema, per noi e per le nostre coronarie, sarà uno solo: quotidianamente assediati come siamo dalla povera “musica che ci gira intorno, quella che non ha futuro”, sapremo reggere alla travolgente onda d’urto di tanta bellezza?