Il Blog

Pubblicato: 3 anni ago

Nei miei occhi

Per la copertina della nuova fanzine – in cui celebriamo i 40 anni trascorsi dall’addio di Mina alla BasilicaMauro Balletti ci ha concesso, nella sua immensa generosità, due inediti scatti mozzafiato di Salomè, uno a colori e l’altro in bianco e nero. La scelta più naturale e di più immediato impatto sarebbe stata quella della stupenda photocolor, tra l’altro caldeggiata dallo stesso Mauro e da Remo ai cui autorevoli punti di vista sono solito attenermi scrupolosamente.  A farmi preferire – dopo un lacerante travaglio – la soluzione black & white è stata un’istintiva questione di occhi: mentre nel primo piano frontale a colori lo sguardo sornione e seducente di Mina pare essere indistintamente rivolto a tutti, gli occhi che nell’altra foto emergono obliquamente da dietro i Ray-Ban creano un indefinibile effetto di complicità tra lei e ogni singolo osservatore. Minuzie deliranti da fan, commenteranno in molti. E hanno ragione! Comunque sia, lo scatto “detronizzato” dalla prima pagina la troverete comunque in posizione d’onore all’interno della fanzine e ne potete comunque gustare un omaggio nel neonato profilo instagram mina_fan_club_official 

Soverchiata dalla logorrea di Amadeus negli spot sanremesi della Tim visti fin qui (speriamo la sua voce abbia più risalto nel telecomunicato large di sabato…) e ignorata nella scelta delle cover che i cantanti in gara proporranno stasera, Mina è stata in compenso doppiamente omaggiata nella serata di ieri da Achille Lauro ed Elodie. Il primo si è mazzinianamente presentato sul palco dell’Ariston con un trucco e una lunga treccia troppo rossa per eguagliare quella color mandarinetto a noi ben nota. La bella e brava Elodie, invece, si è cimentata con lodevole coraggio in uno dei classici meno celebrati del saccheggiatissimo repertorio Ri-Fi di Mina: la stupenda Mai così. Una rilettura in cui la giovane cantante ha svelato doti di interprete “classica” finora mortificate da troppe concessioni modaiole alle artificiosità hip-hop. Ragazza mia, da’ retta a me: più Bruno Canfora e meno Mamhoud se vuoi garantirti un futuro!

 

Pubblicato: 3 anni ago

La donna che non c’era

Mina in studio rewind / 5

LA DONNA CHE NON C’ERA

di Flavio Merkel

Si conclude con un prezioso amarcord dell’indimenticabile Flavio Merkel la nostra serie di testimonianze riproposte in occasione del ventennale del film-evento del 2001. Ma per festeggiare ufficialmente questo importante anniversario è in previsione un’allettante sorpresa che i collezionisti mazziniani accoglieranno coin gioia…

Ride, fa versacci, “sporca” le canzoni, fuma (sempre Marlboro rosse), è tenera, professionale ma allegra, e non parla quasi mai, come se la sua voce esistesse solo per il canto e non per la parola. Il suo volto è finalmente visibile, senza sguardo: gli occhi si intravvedono qua e là dietro le spesse lenti quando i primi piani sono molto ravvicinati. Magra, lunga e nera in quella sua mise senza tempo, bianca di pelle, una pelle che riflette – non assorbe – la luce. E poi il miracolo di quella Voce, ancora più sfumata, complessa, potente e variegata, incanta anche chi non la ama, stupisce gli increduli, nutre gli ammiratori, fa invidia alle coetanee colleghe (italiane e straniere) ormai sfiatate. Un miracolo, ripeto, e un mistero. Perché non sappiamo niente di più di quanto sapessimo (o immaginassimo) prima. Sì, l’abbiamo finalmente rivista, ma alle sue condizioni: quasi spiata, da dietro, di fianco, di profilo, raramente di faccia, rendendoci tutti voyeurs, intrusi privilegiati che la spiano nel privato. Abbiamo verificato che esiste davvero e canta e si diverte. Ma il mistero rimane. Chi è Mina?

Pubblicato: 3 anni ago

I “Giorni” che ci appartengono

A pochi giorni dalla loro pressoché contemporanea scomparsa, consentitemi di rendere omaggio ad Andrea Lo Vecchio e a Luigi Albertelli – esponenti mai abbastanza celebrati di un’aristocrazia autorale oggi pressoché estinta – riproponendo un personale amarcord legato a due loro canzoni che li vide amichevolmente “rivali” sul doppio lato A del medesimo 45 giri…
L’attesa del consueto 45 giri estivo di Mina era per me iniziata, in quel 1977, già alle prime avvisaglie della primavera. Ma giugno volgeva ormai al termine e della possibile uscita di un nuovo singolo mazziniano non ero ancora riuscito a sapere nulla né dal mio negoziante di dischi né dalle pagine dell’- allora – oracolare Sorrisi. Quand’ecco che – a luglio ormai incombente – la mia radiolina casualmente sintonizzata sul Secondo Programma della RAI mi regalò l’agognata anteprima, preceduta dall’annuncio del compunto conduttore (Emilio Levi, se ben ricordo): “Si intitola Giorni ed è il nuovissimo 45 giri di Mina…”. Mi sparai nelle orecchie la (meravigliosa…) canzone in religioso silenzio, praticamente senza respirare, cercando di memorizzarne almeno il ritornello “E c’eri tu, tu, tu nei giorni miei, e da che non ci sei non mi piaccio più…”  nel quale, lì per lì, mi parve di cogliere una vaga quanto improbabile familiarità con la celentanesca Sotto le lenzuola (“Io amo lei, soltanto lei, ma perché mai l’avrò tradita…”). Passarono altri Giorni senza nuovi passaggi radiofonici del brano, finché – ai primi di luglio – il programma mattutino Voi ed io (condotto in quelle settimane, se ben ricordo, da Valeria Moriconi) mi sconvolse con una seconda primizia di maestosa, severa e quasi operistica bellezza, Ormai, anch’essa presentata – ohibò – come “la canzone dell’estate di Mina”. Tutto questo mentre il mio discaio di fiducia continuava a dichiararsi all’oscuro di imminenti emissioni miniane. A risolvere quello che – almeno per me – era il giallo mozzafiato dell’estate provvide, a metà mese, il settimanale Il Monello con un succoso trafiletto in cui si spiegava che Mina aveva congelato per settimane l’uscita del nuovo singolo perché indecisa su quale dei due pezzi scegliere come facciata principale, optando alla fine per la salomonica soluzione del doppio lato A. Pochi giorni dopo – era ormai il 19 luglio – Giorni/Ormai vide finalmente la luce, in tempo per fare da favolosa colonna sonora a quanto restava della mia estate da studente liceale, ma forse un po’ tardi per contendere alle varie Ti amo di Umberto Tozzi, Amarsi un po’ di Battisti e I Feel love di Donna Summer i loro (meritati) posti al sole in hit parade. Tuttavia, pur non riuscendo a salire oltre un pur onorevole nono posto nella classifica ufficiale dei 45 giri, la popolaresca e insieme raffinatissima Giorni di Luigi Albertelli Shel Shapiro ebbe la sua bella rivincita nei juke-box, capeggiando per diverse settimane la hit dei brani più gettonati. A godere invece di meno immediata fortuna fu la nobile consorella Ormai di Andrea Lo Vecchio, di lì a poco destinata – in compenso – a occupare un posto d’onore tra i “miei” classici mazziniani di sempre. A dare una notevole “botta” promozionale al 45 giri, in assenza di apparizioni televisive, contribuirono due splendidi articoli su Bolero e Sorrisi con foto nuovissime della Signora scattate tra Venezia (in vacanza con Benedetta al Lido) e Milano. Ovviamente, il servizio del mitologico Gherardo Gentili sul settimanale diretto da Vesigna era quello più ghiotto di rivelazioni sul nuovo doppio album che Mina stava incidendo in Basilica: “Uno dei due 33 giri sarà dedicato a Enzo Jannacci. Mina continua l’operazione iniziata con Lucio Battisti: interpretare un cantautore dandogli una dimensione nuova, senza tradirne lo spirito originario. Operazione che con Lucio ha dato risultati eccellenti e che naturalmente ha determinato una lista di “aspiranti”. Quali saranno i prossimi cantautori dopo Jannacci? Possiamo azzardare qualche nome. Il gioco delle ipotesi è affascinante. Modugno, Celentano, Endrigo, Le Orme, Gli alunni del sole… Il lettore è invitato a continuare”. Insomma, terminata l’attesa del singolo, per me era già tempo di dare il via a un nuovo spasmodico conto alla rovescia in vista del pantagruelico appuntamento autunnale con Lady PDU…

(Dal Minafanblog, luglio 2017)
Pubblicato: 3 anni ago

Mina in studio rewind / 4

UN ROSSO CHE NON SI SBIADIRA’

di Giulia Fasolino

Il mio ricordo? Comincia con tanta neve e con Massimiliano che sembrava un abitante del Polo Nord, e noi dietro di lui pronti per una spedizione e un’avventura molto eccitante. Noi coristi arrivammo con consistente anticipo rispetto all’ora stabilita per la convocazione, tutti motivati e attenti a cogliere qualsiasi sfumatura, ogni attimo di quell’evento memorabile, tutti consci che, una volta in quello studio, avremmo preso parte a qualcosa di eccezionale. Appena entrati, tutti ci zittimmo: era in corso una registrazione di archi e noi, accalcati all’ingresso con addosso i nostri piumini ancora ricoperti di neve, ci sentivamo un po’ goffi, come dei bambini colti sul fatto, nonostante l’ambiente ci fosse familiare. Poi, per fortuna, è arrivata Mina salutandoci calorosamente e liberandoci da quell’imbarazzo. L’atmosfera che si respirava era come l’aria fine di montagna, benefica, c’era un gran viavai di tecnici audio-video, telecamere, violini, viole, violoncelli. E poi c’era il Maestro Ferrio: la sua vista mi emozionò moltissimo, essendo io una sua grande ammiratrice, ma la cosa che più risaltava nell’ambiente era il sorriso di tutti, la sensazione di positività da cui si veniva contagiati nonostante il grande sforzo tecnico che talvolta può creare tensioni e nervosismi. Manuela Cortesi ed io fummo scaraventate al trucco, che Mina diresse personalmente: ricordo che era molto attratta dal colore dei miei capelli – rossi, ma molto rossi (il mio parrucchiere era stato preso da un attacco di euforia) – e quella parentesi fu molto divertente. Toccava a noi! Devo confessare che, nonostante l’esperienza, ero molto emozionata. Sentivo il peso della responsabilità afferrarmi alla gola, credo che tutti si sentissero così. Poi, come d’incanto, davanti al pianoforte e al Maestro Ferrio e con Mina che ci radunava intorno a lui, godemmo semplicemente di quei momenti e ognuno di noi diede il meglio: tutto era veramente magico! Sono orgogliosa di aver partecipato a questo avvenimento che brillerà per sempre come una stella nel mio curriculum artistico. Non so se Mina in futuro ci regalerà altri momenti così, ce lo auguriamo tutti. Sono una persona fortunata e voglio ringraziare Mina per essere quella che è: umile e irraggiungibile allo stesso tempo, come solo i Grandi sanno essere. E dico grazie a Massimiliano per il suo talento e la sua sincera amicizia…

(Da È già passato un anno ed è un incendio, fanzine numero 57, marzo 2002)

 

 

 

Pubblicato: 3 anni ago

Ottantotto: il sommario

Mina, una Voce per il cinema

SIGNORINA GRANDI SCHERMI

 

Juke-Box Office: le canzoni (e gli incassi) dei suoi film

CHE CINE HA FATTO BABY GATE

 

Le sue colonne sonore originali

CANZONI IN PRIMA VISIONE

 

Mina “saccheggiata” dal cinema

LADRI DI CANZONETTE

 

Tutte le canzoni di Mina “rubate” al mondo del cinema

NOI SIAMO LE COLONNE

 

Quando il cinema omaggia Mina

EFFETTO NOTE

 

Cine-omaggi mazziniani

E SOTTOLINEO IL SET

 

Scripta Minant / Speciale Cinema

IL MIO FELLINI, GENIO FELICE

di Mina

 

Mina in Basilica 1969/’81: una Voce e il suo Tempio

CUORE SACRO

di Antonio Bianchi

 

Le mie prime Sensazioni in Basilica

UNA VECCHIA CHIESA PIENA DI RAGAZZI

di Massimiliano Pani

 

COME GOCCE

 

In spedizione entro fine marzo!

 

 

 

 

Pubblicato: 3 anni ago

Mina in studio rewind / 3

M. M., MISSIONE MANDARINETTO

di Raffaello Martini, coiffeur

 

Ho deciso di contribuire al vostro Mina in studio rewind con qualche ricordo personale. Quello che narrerò – beninteso – è assolutamente raccontabile (in nome dell’amicizia che mi lega a Mina dal 1974, mai e poi mai divulgherei frasi o situazioni che devono rimanere strettamente personali e private tra me e lei). Detto ciò… vi racconterò qualche piccola chicca.

Febbraio 2001. Da qualche giorno Mina frequentava con più assiduità del solito il mio negozio. Frequentandola ormai da un bel po’ di tempo, capivo che qualcosa stesse bollendo in pentola… ma che cosa? Lei non diceva nulla. Osservava e si limitava a qualche domanda su un eventuale cambiamento di colore dei capelli. Tutto ciò mi pareva strano: sapevo quanto lei fosse legata alla tinta che “indossava” da anni.

Non capivo se voleva mettermi alla prova, professionalmente parlando o che altro.

Finalmente un giorno mi decisi a saperne di più. Mina venne in negozio e, tra una chiacchiera e l’altra, le domandai: “Quando esce il tuo prossimo cd?”. Al che lei: “Sto per fare una cosa che ti piacerà tantissimo”. “Cosa?”. “Faccio un video”. “Un videooo?”. “Eh, sì: vado in sala, con i musicisti e l’orchestra diretta da Gianni Ferrio”. “Stai scherzando!”No, per niente!”.

Conoscendola e sapendo quanto le piaccia fare la burlona con gli amici (soprattutto con me, che ci casco sempre), ancora stentavo a crederle. Qualche giorno dopo ricevetti una sua telefonata: “Puoi tagliare i capelli a un mio amico? E’ Mauro Balletti”. “Certo che sì, venite!”, le risposi.

Beh, fu proprio in quell’occasione che mi resi finalmente conto che la storia del video non era uno scherzo. Si tornò a parlare del suo colore dei capelli. Le proposi delle sfumature cromatiche che non stravolgessero la sua immagine. Provammo quattro colorazioni in dieci giorni. Fino ad arrivare a quello poi visto nel video. A ciò ovviamente si unirono le magiche mani del truccatore Stefano Anselmo che resero il tutto perfetto. Ricordo la domenica in cui si diede il via alla registrazione. Erano le nove del mattino, suonò il telefono. Era lei: “Ciao dove sei?”. “Sono a casa”. “Allora vengo lì”. “Vieni qui? Perché?”. “Dobbiamo fare un ritocco all’attaccatura.”. “Ma Mina, a casa non ho nulla per poter lavorare, vediamoci in negozio alle 11.00. Va bene?”. “Sì, va bene, a dopo”.

Alle 11.00 Mina arrivò. Con lei c’erano Stefano Anselmo, Mauro Balletti, Eugenio Quaini, il mio compagno ed io. Giusto il tempo di passarle una leggera colorazione – questione di pochi istanti, shampoo, asciugatura, treccia- e lei fu pronta per il primo ciak. Quella visita domenicale mi fece capire una volta di più di trovarmi davanti ad una grande professionista: voleva tornare al suo pubblico perfetta, come sempre. Qualche giorno dopo tornò in negozio e, una volta terminato il da farsi, mi disse: “Hai da fare?”.“Sì, ho degli appuntamenti”. “Peccato, volevo portarti in studio a vedere il lavoro che abbiamo fatto…”.

Inutile dirvi che annullai tutti gli impegni e andai con lei. Varcata la soglia dello studio, incontrai Massimiliano. Dopo una breve chiacchierata con lui, Mina mi portò nella stanza in cui Mauro Balletti stava montando il video. Mina gli chiese di farmi vedere in particolare una parte del filmato in cui secondo lei il colore dei capelli risaltava meravigliosamente. Ne fui lusingato. Lo spezzone in questione era quello di Oggi sono io di Alex Britti. In esso Mina risplendeva in tutta la sua bellezza e grandezza professionale. Mi sentii un privilegiato.

Stop. Il mio racconto si ferma qui. Magari un giorno vi svelerò qualche altra chicca. Grazie a voi per avermi letto. E a te, Mina, grazie per tutto, e tu sai cosa intendo…

Pubblicato: 3 anni ago

Mina in studio rewind / 2

E ARRIVO FINO AL K2

di Alessio Musumeci

Ho avuto la fortuna di assistere alla “prima” di Mina in studio in una sala audio-video-dvd degna della Nasa. Un impianto che mi ha fatto sentire Mina nella gola e anche nel naso, più di una caramella Victors-Respiravivo. Quella Oggi sono io mi si è encagnà denter e non mi si stacca più. Tutto ottimo, dall’arrivo silenzioso sotto la neve all’ingresso di Mina in sala d’incisione come una buona Crudelia Demon, ai suoi sorrisi disarmanti dopo un’esecuzione inimmaginabile da mente umana. Come una che scala il K2 in tre balzi e, una volta arrivata sulla cima, sorride contenta e si mette a fare le flessioni. Come una che ha inghiottito il cd con tutte le canzoni incise e poi te le ricanta con un labiale perfetto. In certi momenti si stenta quasi a credere che la voce le esca dalle labbra come già incisa. Non lo so spiegare, ma è così: come se potesse sfornare il compact direttamente dalla gola, senza bisogno di artifici e post-produzioni. Encomiabile che un evento così appetibile non sia ricorso ad una scaletta di grandi successi, ma anzi di pezzi molto poco commerciali se si esclude il pezzo di Alex Britti, reso da lei un cultmustseeandlisten. Questa Mina in studio sembra la dea Kalì del canto. Non faccio una lista dei miei momenti magici del DVD perché mi piace tutto, tutto, tutto. Credo che lei sia una medium vocale di questo secolo: è riuscita a fondere Maria Malibran con Supereva.it. Con questo evento Internet ha fatto proprio questo: lanciare un ponte dall’infinito passato verso un infinito futuro. Mina non finirà mai, come tutte le cose magjche della vita. Magiche, mistiche ed inspiegabili…

(Da È già passato un anno ed è un incendio…, fanzine numero 57, aprile 2002)

Pubblicato: 3 anni ago

Oggi sono ancora io

“In un’infreddolita Lugano ancora imbiancata dalla neve, il miracolo nel quale nessuno osava credere finalmente si compie. Mentre l’Italia si appresta a soccombere ad una lunga settimana di sbornia sanremese, negli studi GSU succede l’inimmaginabile: il riservatissimo “tempio” in cui Mina solitamente lavora al riparo da occhi indiscreti si popola improvvisamente di cameramen, operatori video e audio, macchinisti, elettricisti e chi più ne ha più ne metta. Ben quattro telecamere, in altrettanti punti strategici della sala, entrano in funzione. Il tutto sotto l’abile regia di un Mauro Balletti probabilmente ancora incredulo di concretizzare il sogno professionale vagheggiato da una vita. Anche il direttore delle luci convocato per l’occasione stenta a credere ai propri occhi: ed è nientemeno che il mitico Corrado Bartoloni, celebre per avere “illuminato” tanti gloriosi sabati sera televisivi con la Regina. Grandissimo professionista, capace di nascondere la propria grande emozione infondendo calma e serenità intorno a sé. D’altronde, ciò che sta succedendo è “straordinario” solo per la presenza delle telecamere. Per il resto, in questi quattro giorni, Mina si limiterà a fare il suo lavoro di sempre in sala di registrazione con la consueta équipe di fedeli collaboratori: non un concerto, quindi, ma piuttosto un documento-verità attraverso il quale il pubblico potrà “spiarla” durante il backstage di un suo disco, nei momenti in cui canta ma anche in quelli in cui – a microfoni chiusi – scherza e ride con i musicisti, fuma l’ennesima Marlboro rossa, controlla una partitura, si leva per un attimo gli irrinunciabili Ray-Ban fumé, sbuffa spazientita per un coro che va troppo per le lunghe, accenna qualche passo di danza con Mauro “von Stroheim” Balletti, prova un vocalizzo col Maestro Ferrio e così via. Il tutto in un clima di assoluta spontaneità e naturalezza, come se fosse cosa di tutti i giorni tornare sotto i riflettori dopo 23 anni di invisibilità. D’altronde, basta guardarla per convincersi che il tempo sembra essersi fermato al 1978 (e anche prima): splendida e stupefacente pur col look nero di sempre, stretta in quella maglia e in quei pantaloni che le fasciano vezzosamente il corpo dalla linea perfetta, il foulard d’ordinanza per proteggere l’ugola preziosa, la lunga treccia color mandarinetto sulla bellissima schiena seminuda. Uno schianto…”.

(Da È proprio così, son io che canto, fanzine numero 55, aprile 2001)

... Incredibile ma vero, da quei quattro giorni dal 25 al 28 febbraio 2001 sono ormai passati venti anni tondi. Ed è un anniversario che il Minafanblog celebrerà per tutto il mese con una serie speciale di post ricchi di rievocazioni e testimonianze ad hoc…

Pubblicato: 3 anni ago

Sotto il segno della Scimmia

Mentre il nuovo straordinario jingle Questa è Tim continua a spopolare in tutte le Reti televisive apprestandosi a superare i 14 milioni di visualizzazioni su youtube (che volete farci: oggi il successo di una canzone si quantifica così…), il prossimo 12 gennaio vedrà la luce nelle edicole con TV Sorrisi e Canzoni la ristampa su CD del mitologico Mina del 1971. L’emissione, come è noto, fa parte della collana I GRANDI ALBUM ITALIANI 1970-2020 curata da Paolo Maiorino (responsabile del catalogo Sony Music ) ed è arricchita da un booklet illustrato con curiosità sul disco e notizie relative al momento storico in cui esso fu pubblicato. Proprio dieci anni fa, nella fanzine 72, dedicammo all’LP – in occasione del suo smagliante quarantennale – un ampio dossier monografico di cui vi riproponiamo l’incipit…

di Antonio Bianchi

Per svariati anni – fin quando la discografia PDU era a prezzo pieno, ammantata di lusso ed esclusività – è stato l’album di inediti più tacitamente ammirato e rispettato di Mina. La considerazione era così unanime da apparire scontata. Così, per non essere tacciati di banalità, si preferiva dichiarare una più spiccata preferenza per altri dischi, bellissimi ma associati a tenerezze più “soggettive”: che so? 5043, Altro, Frutta e verdura, Mina con bignè… L’unico equivalente – in un campo d’azione ben distinto, senza invasioni di campo – era Attila, emblema della Mina “modernista”. Ma il capolavoro della Mina “classica” era – per la stragrande maggioranza – l’album omonimo del 1971, meglio noto come La Scimmia.

“Il disco streisandiano?”. Chi ha più di quarant’anni capisce al volo di quale album si stia parlando, permeato di un nitore belcantistico “molto Barbra”, impregnato di un gusto orchestrale internazionale, levigato, accurato, rifinito, sciccosamente easy listening (nell’accezione aristocratica che non si usa più)… Può sembrare una considerazione campata per aria agli occhi di chi non distingue fra la Mina di oggi, di ieri e di ieri l’altro, di chi si accosta al suo mondo senza discriminare cronologicamente e stilisticamente quale Mina stia cantando. Eppure l’essenza “streisandiana” della Scimmia ha una sua precisa ragion d’essere. La nuova estetica vocale e interpretativa emerge con disarmante evidenza se raffrontata ai due album precedenti – i quasi gemelli Bugiardo più che mai, più incosciente che mai e Quando tu mi spiavi in cima a un batticuore –, le cui affinità sono dichiarate anche a livello grafico: stesso sfondo nero, stessa espressione pensosa, stessi caratteri tipografici, stesso titolo fiume estrapolato dai versi del brano d’apertura della seconda facciata… 

Insieme alle copertine, con la Scimmia, muta anche il riferimento all’immagine. Perché il 1971 è il primo anno dell’invisibilità mazziniana dai tempi di Baby Gate. In concomitanza con l’arrivo di Benedetta (a proposito: bravissima in Africa Benedetta. Sveglia, simpatica e fascinosa. Se ne parla. E piace molto). Mina sembra volersi rifocillare di segretezza e intimità. Le uniche eccezioni, a inizio anno, sono le copertine di Amor mio (un bellissimo scatto di Bertolini dal Carosello di Attimo per attimo, con Son of man di Magritte sullo sfondo) e di Del mio meglio (con altre immagini tratte dai filmati Barilla, in questo caso da La voce del silenzio) e i video “casalinghi” destinati alla promozione di Amor mio e Capirò. I due filmati hanno il sapore di una concessione: “Va bene, facciamoli. Ma che non mi si parli di foto e di TV per almeno un anno”. Così, Mina non è sulla copertina del 45 giri di fine anno, Uomo/La mente torna (o viceversa, per i puntigliosi attenti ai numerini). Non è sulla copertina dell’album (per di più omonimo). E – aspetto illuminante – non è neppure nella foto interna: quel tramonto è un’esplicita dichiarazione. (…)

 

Pubblicato: 3 anni ago

Milioni di ciao

Vi riproponiamo il comunicato stampa con cui Tim ha preannunciato ieri il lancio del nuovo stupefacente mega-jingle – celebrativo dei 100 anni della telefonia italiana – che ci accompagnerà nei prossimi mesi. Non poteva esserci regalo più bello – e di miglior auspicio per il futuro – di una nuova canzone di Mina per salutare l’arrivo del 2021. Lo spot – che nella sua versione integrale sarà trasmesso su tutte le emittenti televisive fino al 6 gennaio – andrà in onda stasera secondo i seguenti orari rete per rete.

La 7: dalle h. 19:10 – Realtime: dalle h. 20:25 – Nove: dalle h. 20:45 – Raiuno, Sky Cinema 1, Sky Cinema 2: dalle h. 21:00 – Canale 5, Italia 1, Rete 4: dalle h. 21:15 – Skytg24: dalle h. 21:20

Cantato dalla eccezionale voce di Mina, che reinterpreta il brano ‘This is me’ del musical ‘The Greatest Showman’ – Golden Globe 2018 come miglior canzone originale e candidata all’Oscar nello stesso anno -, il video, intitolato ‘Questa è TIM’ – testo italiano di Luca Josi e Maurizio Morante – racconta la centralità del Gruppo nello sviluppo tecnologico e sociale del Paese e rivolge uno sguardo alle sfide del futuro che vanno oltre la connettività e trasformano le città in moderne smart cities: dall’IoT al Cloud, fino ai Data Center e all’Intelligenza Artificiale.

Lo spot, diretto da Luca Josi, Direttore Brand Strategy, Media & Multimedia Entertainment di TIM, insieme a Luca Tommassini, che ne ha curato anche la coreografia, sottolinea il ruolo di TIM come abilitatore della connessione per rendere possibile la comunicazione, da sempre fondamentale nell’evoluzione dell’uomo, dei costumi e della società. Tutti gli elementi delle scene rimandano al mondo della tecnologia e della connettività e della loro evoluzione: dai cavi in rame, ai telefoni a disco, alle cabine telefoniche, alle centrali, ai telefoni cellulari, agli smartphone, alla fibra ottica e al 5G.

 

LA STORIA

Si parte dagli anni ’20 con lo skyline di Torino, città in cui ha avuto inizio il percorso dell’innovazione di TIM, con le figure fondamentali dei tecnici nei laboratori e nelle centrali e delle centraliniste che permisero le prime conversazioni telefoniche.  Il viaggio continua ripercorrendo le epoche attraverso scene iconiche dei musical che hanno segnato l’immaginario collettivo: gli anni ’50 con ‘Singing in the rain’ e ‘Pane, amore e …’ con Sophia Loren e Vittorio De Sica. Gli anni ’60 con ‘Grease’, ‘Dirty Dancing’ e ‘Sweet Charity’ di Bob Fosse, proseguendo fino agli anni ’70 con i musical ‘Chorus Line’ e ‘Hair’, in cui i protagonisti danzano intorno ad una cabina telefonica. Arriviamo poi negli anni ’80, passando a ‘Fame’, con la citazione della famosa scena dei ballerini, che rappresentano i tecnici di TIM. Il video continua con citazioni di ‘Flashdance’ e arriva al presente con le più moderne coreografie. Lo spot si conclude con una danza collettiva di tutta la popolazione TIM in un paesaggio immaginario rappresentato da monumenti e architetture iconiche del nostro Paese.

Atmosfere realistiche e di fantasia, scenografie ricercate con effetti di scena innovativi, costumi raffinati e curati nei minimi dettagli, visual effects cinematografici rendono questo spot originale e unico nel suo genere.  Lo spot, in programma fino al 6 gennaio, verrà trasmesso da tutte le emittenti televisive in versione integrale di 3 minuti e 49 secondi. Seguirà un piano TV con taglio a 60 secondi prima e dopo il messaggio del Presidente della Repubblica.

Sono previsti anche passaggi in radio del brano completo di Mina e una campagna stampa, digital, e digital OOH con impianti iconici e di grande impatto a Roma e Milano.

 

Pubblicato: 3 anni ago

Sette per 1

Nell’augurare a tutti voi un 2021 il più possibile sereno, ripecorriamo brevemente le cronache mazziniane dei precedenti inizi di decennio cercando di azzardare qualche previsione sulla Mina in arrivo nei prossimi dodici mesi
(Illustrazione: Gianni Ronco)
 

Gennaio 1961 – Mentre si prepara al suo secondo Sanremo che la vedrà più che mai nell’occhio del ciclone nelle serate del 26, 27 e 28 gennaio, Mina fa la sua prima apparizione televisiva dell’anno nuovo la sera di martedì 3 cantando, diretta da Guido Rosada, Coriandoli nel Carosello dei Grissini Kim della Pasta Combattenti. Venerdì 6, in diretta dal Teatro Roma di Vicenza, è tra i protagonisti della finalissima di Canzonissima ’60 dove, oltre a essere in gara con ‘Na sera ‘e maggio (che si piazzerà nona nella classifica generale), duetta con Emilio Pericoli sulle note di I Love in Portofino e canta per la prima volta in versione video la sigla di chiusura Due note. La sua Il cielo in una stanza, nel frattempo, continua ad essere la canzone regina della classifica dei 45 giri…

Gennaio 1971 – Terminata la serie dicembrina di apparizioni televisive per promuovere il nuovo singolo Io e te da soli (balzato nel frattempo al primo posto in Hit Parade), dai primi giorni del ’71 Mina è nuovamente sugli schermi con un’ultima serie di Caroselli Barilla diretti da Zurlini. E intanto si prepara ad affrontare le fatiche della seconda tournée con Gaber il cui debutto – previsto a Verona per il 30 gennaio – sarà preceduto, la sera del 23, da un’anteprima a Marina a Pietrasanta per inaugurare la stagione invernale dei Sabati della Bussola dell’amico Sergio Bernardini…

Gennaio 1981 – Lanciato un po’ alla chetichella a fine novembre, lo stupefacente Kyrie inizia finalmente a far parlare di sé. Sul Corriere della Sera del 6 gennaio, per esempio, Mario Luzzatto Fegiz dedica al doppio album una recensione entusiastica, sottolineando tra l’altro “la lucida intelligenza, la profonda maturità artistica di questa stella della musica italiana che ha saputo scegliere e dirigere con rigorosa coerenza una miscellanea musicale apparentemente assai eterogenea…”.

Gennaio 1991 – Mentre Ti conosco mascherina è ancora caldo sui giradischi dei suoi fans, Mina è già alle prese con una prima “scrematura” dei brani da incidere per l’album dell’autunno successivo. Ma chi, nelle prime settimane del 1991, appare già particolarmente indaffarato negli studi GSU di Lugano è Massimiliano Pani. E non solo – pare – per collaborare ai nuovi progetti della mamma. Che sia arrivata per lui… l’occasione di tentare finalmente un’esperienza in proprio nel mondo della musica?

Gennaio 2001 – L’anno inizia come meglio non si potrebbe: Dalla Terra, a dispetto delle pessimistiche previsioni dei discografici, è risultato uno degli album più acquistati e regalati dell’ultimo Natale e si avvia a superare le 200.000 copie vendute (cifra senza precedenti, per una raccolta di canti sacri in buona parte in latino). Galvanizzata da questo insperato exploit, nel pieno di un momento magico come donna e come artista, in forma fisica smagliante, Mina è più che mai pronta a stupire il mondo con un clamoroso colpo di scena che si concretizzerà di lì a poco negli studi di Lugano…

Gennaio 2011 –  Reduce da un biennio discograficamente ricchissimo in cui – tra arie classiche, inediti, jingle pubblicitari, canzoni per il cinema e special guest in dischi altrui – ci ha regalato ben cinquanta nuove incisioni, anche per il 2011 Mina ha in ballo diversi progetti. Alcuni li ha  preannunciati Massimiliano nell’intervista prenatalizia concessa in videochat a Vincenzo Mollica per la promozione dell’EP Piccola strenna (un album di cover acustiche con la direzione di Gianni Ferrio, un altro cd di inediti sulla scia entusiasmante di Facile Caramella, un the best in cd e dvd della collana Gli anni RAI), altri sono ancora in via di definizione. E intanto il nuovo anno ci regala le prime novità: la EMI ha appena sfornato il terzo Mina picture box con le coloratissime ristampe in vinile di Mina RBaby GateFrutta e verduraAmanti di valoreItaliana, Catene e Singolare/Plurale. Ma dalla stessa major non si escludono nei prossimi mesi altre emissioni ancora più golose. 
 
Gennaio 2021 – Dopo il buon successo natalizio di Cassiopea e Orione – cui faranno seguito, in un prossimo futuro, altri volumi della preziosa collana Italian Songbook in joint venture tra Sony e Warner – la sera di San Silvestro ci regalerà l’anteprima del nuovo jingle TIM che ci accompagnerà per buona parte del 2021. La prima sorpresa discografica mazziniana dell’anno nuovo sarà invece la new edition del favoloso Mina del 1971 che vedrà la luce nelle edicole il 12 gennaio nell’ambito della serie I grandi album italiani 1970-2020 curata dal responsabile del catalogo Sony Music Paolo Maiorino. Il CD sarà arricchito da un sostanzioso booklet illustrato. Nella redazione del Minafanclub, frattanto, è già a buon punto il work in progress della nuova fanzine n° 88 in uscita nel mese di marzo. Pezzi forti del sommario, un gargantuesco dossier su tutto ciò che Mina ha cantato per/dal/sul cinema dal 1958 a oggi e uno speciale di Antonio Bianchi sulla Basilica a 40 anni dalla chiusura della mitica sala d’incisione milanese. 
 
Buone Feste a tutti!
Pubblicato: 3 anni ago

Nessuna come te lo dico io

Ci risiamo: con puntualità inesorabile, dal pressoché unanime coro di lodi con cui la critica ha accolto la nuova doppia antologia, si è levata l’immancabile vocina acìdula e dissonante del bastian contrario di turno. Che stavolta risponde al nome di Marco Molendini di Dagospia: “Si può discutere dell’uso del virtuosismo a volte eccessivo e ridondante – ha scritto tra le altre cose il giornalista a proposito delle cover di Orione e Cassiopea – a Mina avrebbe fatto bene ascoltare dosi massicce di Billie Holiday, voce limitata, sentimento sconfinato. Ecco poi il disappunto maggiore, ascoltandola: si avverte quando Mina canta con sufficienza, si abbandona al suo talento, non pensa, recita il rosario con naturale disposizione, non scava a fondo, non pesa le parole”. La migliore risposta a questa sequela di luoghi comuni l’abbiamo ripescata dall’incipit del prezioso dossier che il nostro Antonio Bianchi dedicò una decina di anni fa alla dizione e ai prodigi espressivi della Mina interprete….

di Antonio Bianchi

L’argomento è sterminato, stuzzicantissimo e così poco battuto da rasentare l’arbitrarietà. Spero che Mina perdoni l’approccio affettuosamente delirante. Perché non ho mai frequentato corsi di dizione e parlo con la pronuncia tipica della “bassa reggiana” (sono nato e cresciuto a Poviglio, a un tiro di schioppo da Brescello, che Mina conosce benissimo perché qui – oltre a Don Camillo e Peppone – anche papà Mino era di casa). E perché nessuno nel mare magnum di disamine, libri, articoli e considerazioni su Mina ha mai approfondito il versante della parola in musica, un universo a parte rispetto alla parola propriamente intesa. E le fascinazioni legate alla dizione o, meglio, all’articolazione delle parole al servizio della musica rappresentano un concetto così poco frequentato da risultare, agli occhi dei più, praticamente inesistente. Come non accettare la sfida (fra l’altro scaturita da un mini-sondaggio sui possibili argomenti di questo numero) di Loris?

C’è una semplificazione diffusa – da smantellare – che distingue fra cantanti attenti alla parola (nel luogo comune: i cantautori e qualche loro musa, come Fiorella Mannoia…) e cantanti indifferenti al significante. La contrapposizione non è scientifica: serve a evitare incasellamenti irriverenti e brutali. Quelli fra i cantanti di voce e i colleghi senza voce. Perché quanto più la voce è piccola tanto più chi la possiede è recepito come rispettoso dei valori testuali. Vale anche all’estero: Billie Holiday, con la sua voce di modeste proporzioni tecniche, è sempre stata considerata più attenta alla parola delle “rivali” Ella Fitzgerald (che, si dice, scoppiò in lacrime dopo aver letto un’intervista in cui Sinatra la irrideva come lettrice di testi) e Sarah Vaughan (più volte tacciata di trasformare, con il suo vocione, minuscoli chalet in giganteschi castelli).

Le voci “troppo” dotate sono sempre state associate al predominio dei valori musicali e sottilmente colpevolizzate. Come se la musicalità uccidesse la parola. Le eccezioni sono pochissime. Frank Sinatra, pur dotato di una voce di tutto rispetto, è sempre stato considerato un finissimo cesellatore di versi, da lui resi con una chiarezza, un nitore, una plasticità davvero poco frequenti nel panorama canzonettistico anglofono. Ma si tratta – appunto – di un’eccezione.

Il riferimento alle voci statunitensi non è casuale: la cultura americana ha metabolizzato con più gradualità dell’Italia la contrapposizione fra valori testuali (dalle voci da cabaret a Bob Dylan) e valori musicali (le voci del jazz sono sempre state più disinteressate alla comprensione del testo, subordinato all’individualità strumentale del suono). In Italia, il passaggio è avvenuto frettolosamente. Si è passati dallo strapotere del “bel canto” (operistico) alle sgangheratezze del rock’n’roll, dai corsi di dizione ai deliri vocali, dalla disciplina dei conservatori alla soggettività più sfrenata. Difficile fra estremi tanto marcati individuare una logica e una dignità capace di discriminare fra voci attente e voci disattente ai valori testuali. 

Soprattutto, si è perso di vista il valore estetico della parola in musica, della parola come suono. I critici italiani meno fantasiosi pensano che per far brillare una parola cantata sia sufficiente “dirla”. Escludono a pie’ pari il potere espressivo di una parola musicalmente articolata. Non capiscono che le manipolazioni del canto possano esaltare all’ennesima potenza – e talvolta sovvertire – la parola stessa.

Colpa della sciatteria vocale del cantautorato. E colpa dell’assenza di intelligenza creativa da parte degli interpreti puri, maschi e femmine. Perché in Italia le voci belle e influenti non sono mai mancate. Ma, a ben guardare, solo una ha saputo oltrepassare i valori vocali consueti con un’estetica parallela legata al suono di ogni singola parola. È Mina. Può sembrare fazioso ribadirlo sulle pagine di una fanzine a lei dedicata, ma se c’è un campo d’azione in cui la supremazia mazziniana appare con un’evidenza folgorante è proprio l’articolazione delle parole (da non confondere con la dizione: perché l’articolazione è un concetto più ampio, dinamico, dialettico e creativo) (…)

Pubblicato: 3 anni ago

(Anna) Maria Walewska

Ospite di una puntata di parecchi anni fa del Costanzo Show, la mitologica Tina Lattanzi – insuperata voce nostrana di Greta Garbo e di altre grandi star dell’epoca d’oro di Hollywood – rievocò la famosa scena del film del ’37 di Clarence Brown Maria Walewska in cui la Divina, nei panni della contessa polacca amante di Napoleone, si presentava al Bonaparte interpretato da Charles Boyer: una battuta di due sole parole, quelle del proprio nome e cognome. Ma in quel “Maria Walewska” era condensata una ridda indefinibile di emozioni, turbamenti, pulsioni erotiche e segreti inconfessabili di cui il magistrale doppiaggio italiano della Lattanzi aveva preservato intatte le intenzioni e l’intensità. Ebbene, nella suddetta apparizione televisiva l’ultranovantenne attrice tornò a pronunciare con immutato glamour quelle poche sillabe, raffrontandone senza peli sulla lingua la forza espressiva con la sbrigatività di certi asettici “Maria Walewska” che le era capitato di sentire nei successivi doppiaggi del film. Ecco, tutto questo faticoso preambolo ci è servito per spiegare quali differenze riscontriamo tra le cover di pezzi altrui incise da Mina e molte altre che – ahinoi – ci vengono ultimamente propinate da sedicenti “interpreti” che rimedierebbero figure barbine perfino in una friggitoria-bar-karaoke di Saigon. Gli inediti di Cassiopea e di Orione saranno anche solo due, ma Un tempo piccolo e Nel cielo dei bars valgono ampiamente da soli l’acquisto di un doppio già di per sé imperdibile per il minuzioso lavoro di rimasterizzazione dei brani e per la ricchezza iconografica del booklet ballettiano. E a proposito dei tanti “Maria Walewska!” di lattanziano splendore di cui sono disseminate le trenta canzoni, vale la pena di citare nuovamente una definizione di Gherardo Gentili da noi rispolverata in molteplici occasioni: “Con Mina una parola diventa LA parola, una nota diventa LA nota. Non altro. E per sempre”. Buon ascolto!

Pubblicato: 3 anni ago

Cassiopea e Orione. In radio da venerdì 20 novembre.

(Comunicato stampa Sony/Warner)

Mina torna in radio venerdì 20 novembre con due brani inediti “Un tempo piccolo” e “Nel cielo dei bars”: il primo chiude Cassiopea (PDU/distr. Sony Music) mentre il secondo è l’ultima traccia di Orione (PDU/distr. Warner Music) i due volumi del concept antologico “ITALIAN SONGBOOK”, il nuovo progetto discografico di Mina in uscita il 27 novembre.

 

Per accompagnare le prime due pubblicazioni della serie Italian Songbook, Mina canta per la prima volta due tra i più bei brani della musica italiana, di due artisti diversi tra loro ma molto simili benché di due epoche differenti. Un omaggio, dunque, a due grandi autori, ricordare non è mai abbastanza: Franco Califano e Fred Buscaglione.

 

Un tempo piccolo è una canzone scritta da Antonio Gaudino, Alberto Laurenti e Franco Califano ed interpretata dai Tiromancino (2005). Andrebbe (ri)letta, (ri)ascoltata e letteralmente studiata per gustare tutta la poesia concentrata nelle note di questo brano che inizia con un emblema della vita “Diventai grande in un tempo piccolo”.

 

Nel cielo dei bars “Ci vediamo al fondo di un bicchiere, fino a quando l’alba nel cielo tornerà e nell’alba disperata, sarà triste rincasare per attendere la notte e poterti ritrovare al fondo di un bicchiere, nel cielo dei bars”: un luminoso tributo a Fred Buscaglione, un personaggio unico al contempo romantico e coraggioso

 

La presenza di due inediti in “Cassiopea” e “Orione” è un indizio di quanto potrà succedere nel prosieguo di questo progetto filologico di riordino e riscoperta del repertorio, che andrà a toccare anche le canzoni incise nei primi anni di carriera per la Ri-Fi, e permetterà di includere anche nelle prossime pubblicazioni altri brani che prima non conoscevamo cantati dalla voce di Mina.

 

Italian Songbook è questo e molto altro ancora. Una summa dei grandi successi della carriera lunga e straordinaria di Mina che continua ancora oggi, ma anche le cover interpretate da Mina, grandi pezzi di autori e cantautori della tradizione musicale italiana.  Le più belle canzoni che tutti conosciamo con alcune perle da riscoprire, prese dalla vasta produzione discografica di Mina.

 

“ITALIAN SONGBOOK” – presentato da PDU – in digipack e doppio vinile colorato è già disponibile in pre-order qui https://lnk.to/Mina_preorder.

 

 

 

“ITALIAN SONGBOOK”

TRACKLIST

 

 

Cassiopea (PDU/distr. Sony Music) e Orione (PDU/distr. Warner Music) sono i titoli dei due volumi del concept antologico: all’interno di ciascuno, quindici tracce con l’aggiunta di un brano inedito (ossia, due canzoni mai interpretate prima d’ora da Mina).

 

Queste le tracklist. “Cassiopea”: “Anche un uomo”; “La lontananza”; “Vento nel vento”; “Caruso”; “Oro/la canzone del sole”; “I Migliori Anni Della Nostra Vita”; “Canzoni stonate”; “Fortissimo”; “Malafemmena”; “Volami nel cuore”; “Con te sarà diverso”; “Compagna di viaggio”; “Volevo scriverti da tanto”; “L’uomo dell’autunno”; “Un tempo piccolo” (inedito).

 

Orione”: “Parlami d’amore Mariù”; “Io domani”; “Una lunga storia d’amore”; “L’importante è finire”; “Il cielo in una stanza”; “Che m’ importa del mondo”; “Va bene va bene cosi”; “Amara terra mia”; “Ricominciamo”; “Almeno tu nell’universo”; “Portati via”; “Questa canzone”; “La sola ballerina che tu avrai”; “Oggi sono io”; “Nel cielo dei bars”(inedito).

 

 

CASSIOPEA

(PDU / DISTR. SONY MUSIC)

 

“Anche un uomo” (da “Attila”, 1979)

“La lontananza” (da “Sconcerto”, 2001)

“Vento nel vento” (da “Paradiso”, 2018)

“Caruso” (da “Ti conosco mascherina”, 1990)

“Oro / La canzone del sole” (da “Canarino mannaro”, 1994)

“I migliori anni della nostra vita” (da “Mina N° 0”, 1999)

“Canzoni stonate” (da “Ridi pagliaccio”, 1988)

“Fortissimo” (da Ti conosco mascherina”, 1990)

“Malafemmena” (da Ti conosco mascherina”, 1990)

“Volami nel cuore” (da “Cremona”, 1996)

“Con te sarà diverso” (da “Leggera”, 1997)

“Compagna di viaggio” (da “Piccolino”, 2011)

“Volevo scriverti da tanto” (da “Maeba”, 2018)

“L’uomo dell’autunno” (da “Piccolino”, 2011)

“Un tempo piccolo” (inedita)

 

ORIONE

(PDU / DISTR. WARNER MUSIC)

 

“Va bene, va bene così” (da “Canarino mannaro”, 1994)

“Oggi sono io” (da “Mina in studio”, 2001)

“Portati via” (da “Bula Bula”, 2005)

“Almeno tu nell’universo” (da “Pappa di latte”, 1995)

“Io domani” (da “Sì buana”, 1986)

“Questa canzone” (da “Piccolino”, 2011)

“Che m’importa del mondo” (da “Canarino mannaro”, 1994)

“Una lunga storia d’amore” (da “Uiallalla”, 1989)

“Il cielo in una stanza” (da “Oggi ti amo di più”, 1988)

“L’importante è finire” (da “La Mina”, 1975)

“Ricominciamo” (da “Cremona”, 1996)

“La sola ballerina che tu avrai” (da “Selfie”, 2014)

“Parlami d’amore Mariù” (da “Lochness”, 1993)

“Amara terra mia” (da “Sconcerto”, 2001)

“Nel cielo dei bars” (inedita)

 

 

Pubblicato: 3 anni ago

Alfredo Cerruti. Il ricordo di Franco Zanetti

di Franco Zanetti (da rockol.it)

 

Di “direttori artistici” di etichette discografiche ne ho conosciuti un po’, sia quando lavoravo da discografico sia quando ho lavorato da giornalista. Ognuno aveva la sua cifra – e parlo solo di quelli che una cifra l’avevano, perché molti di quelli che ho conosciuto erano (e sono) completamente inadeguati sia alla definizione di “direttore” sia a quella di “artistico”. Ho conosciuto dei personaggi intellettualmente superiori come Nanni Ricordi; ho conosciuto persone appassionate e competenti come Mario Ragni; ma non ho mai conosciuto nessuno come Alfredo Cerruti.
E’ stato l’unico, fra quelli che ho incontrato, che avesse la caratura caratteriale tale da poter dire a un artista importante e remunerativo della sua etichetta discografica che una canzone, o un album, proposto per la pubblicazione era “‘na chiavica” (testuale). Ed è stato l’unico che, come artista in proprio – cioè come componente degli Squallor, il gruppo-fantasma ma-non-troppo del quale è appena stato ristampato un album epocale, “Pompa” – sia riuscito a vendere più dischi di molti degli artisti di cui si occupava.
Alla CGD, quando ci arrivai, all’inizio degli anni Ottanta, Cerruti era circondato da un’aura mitica, di rispetto e di ammirazione; arrivava in ufficio in tardissima mattinata, si faceva portare una spremuta per iniziare la giornata e rimaneva fino al tardissimo pomeriggio, in un ampio ufficio quasi sempre poco illuminato, dove riceveva come un sovrano i molti questuanti. Poche volte sono stato ammesso alla sua presenza – ero solo “quello dell’ufficio stampa” – ma ricordo la soggezione con cui entravo nella sua stanza.
Quando se ne andò dalla CGD, sostituito da uno di quei manager del marketing provenienti dalla grande distribuzione che hanno ampiamente contribuito ad affossare la discografia italiana, se ne avvertì molto la mancanza.
Non posso dire di essere stato un suo collega, non ne ero degno; ma un suo ammiratore sì, e non solo perché era l’inconfondibile voce degli Squallor (e poi di “volante Uno a volante Due” di “Indietro tutta!”), ma per la sua autorevolezza indiscussa e indiscutibile.
Apprendendo la notizia della sua scomparsa, una sola parola mi è affiorata alle labbra: “‘Azz!…”.

Pubblicato: 3 anni ago

“Ladro”: è ancora “Minafossati”

In attesa della nuova uscita discografica con cui Mina onorerà il consueto appuntamento autunnale col suo pubblico, l’album con Ivano Fossati conosce un ultimo – e inaspettato – colpo di coda col lancio di un terzo singolo….

DA VENERDI 16 OTTOBRE IN ROTAZIONE RADIOFONICA

“LADRO”

NUOVO ESTRATTO DALL’ALBUM DI INEDITI “MINA FOSSATI”

Da venerdì 16 ottobre arriva in tutte le radio Ladro, nuovo brano estratto dall’album di inediti Mina Fossati, pubblicato il 22 Novembre scorso, già certificato Platino. 

Le atmosfere r’n’b di Ladro ci presentano quella libertà bella che, come racconta Fossati “a volte le donne, con coraggio, riscoprono quando decidono di cominciare a difendersi dalle bugie, dalla stanca routine, dai soprusi e lo fanno per la loro vita, per sè stesse. Quando si difendono e hanno la forza di allontanarsi dalle cose sbagliate”. 

Un brano dall’andamento potente, notturno e sensuale che ben descrive il coraggio di una donna che ritrova sé stessa. Il basso domina superbo, mentre la chitarra glissa fra gli assoli di bandoneon. Nel ritornello il brano si svuota, lasciando spazio alla voce di Mina, mentre quella di Fossati accompagna e sottolinea i momenti principali del testo. Nel finale non c’è nemmeno bisogno di melodia, Mina e Fossati a mezza voce raccontano. 

I due protagonisti della musica italiana, da tempo lontani dalla ribalta, per la prima volta hanno unito le loro voci in un disco di 11 brani inediti, scritti e composti da Ivano Fossati e cantati da Mina e Fossati, che tornano a collaborare in un’occasione unica. Dopo Tex Mex e Luna Diamante, e dopo L’infinito di stelle, Ladro apre un nuovo capitolo di un album che è tutto da scoprire. 

Mina Fossati è prodotto da Massimiliano Pani per Pdu e Il Volatore ed è stato pubblicato da Sony Music. 

L’album è disponibile in CD Digipack, CD Deluxe Hardcover Book, Vinile Nero 180gr, Vinile Bianco Trasparente 180gr, Special Book (contenente un Picture Disc, un 45 Giri di Settembre, un CD e una stampa speciale di Mauro Balletti limitata e numerata) e Digitale:  https://SMI.lnk.to/MFTM). 

Ufficio Stampa Goigest

 

Pubblicato: 4 anni ago

87. La copertina!

“Un sorriso è la cosa più potente dopo un’onda in alto mare…”
(Photo: Mauro Balletti – Grafica: Remo Prodoti)
Pubblicato: 4 anni ago

87. Il sommario.

MINAFANCLUB 87. IL SOMMARIO

In attesa di mostrarvene la splendida copertina – che sarà un’inedita variazione sul tema della cover del nostro primo numero uscito 40 estati fa – vi anticipiamo il sommario della nuova fanzine 87 di inizio autunno:

Mina 1960, Ventenne d’Italia

QUELLA RAGAZZA È DI TUTTI

di Loris Biazzetti                                                                                               4

Scripta Minant / 10

ROME BY NIGHT

di Mina

Giulio Libano raccontato dalla figlia

UNA DINASTIA IN MUSICA

di Gloria Libano

Mina e Massimiliano, il sodalizio perfetto

…E UNICO SARAI

di Antonio Bianchi

Max nelle parole dei suoi Maestri

L’ALLIEVO

di Mario Robbiani, Celso Valli, Gianni Ferrio e Piero Cassano

A tu per tu con Massimiliano
 
IN PANI VERITAS
 
di Franco Zanetti
 

Il “libro dei libri” per i suoi quarti vent’anni

DEFINITIVAMENTE MINA

COME GOCCE

In spedizione a fine settembre
Pubblicato: 4 anni ago

E unico sarai…

Vi anticipiamo l’intrigante incipit del “ritratto d’autore” che il nostro Antonio Bianchi dedicherà nella prossima fanzine ai 40 anni di carriera di Massimiliano…
di Antonio Bianchi
Fra i music maker – definiamolo così, con un termine molto in voga negli anni della sua formazione – è quello che vanta il percorso più minuziosamente articolato, sfaccettato e agevolmente percorribile. Perché Massimiliano Pani non è emerso da un passato oscuro di strumentista, di turnista, di compositore, di paroliere, di cantautore, di arrangiatore, di corista, di produttore, di discografico… Non ha alle spalle una gavetta buia, inconoscibile o marginale, come altri musicisti e arrangiatori di fama cresciuti in gruppi rock giovanili, in formazioni bandistiche, in orchestre spettacolo, alle prese con palcoscenici improvvisati sui vani di carico dei camion, sagre, feste di piazza, circoli cittadini, locali di provincia… Al contrario: la sua formazione è avvenuta a riflettori accesi sin dai primissimi passi. Una visibilità costante che non ha molti paragoni. Ed è doveroso, per una volta tanto, provare a leggere il suo percorso da una prospettiva diacronica che non si limiti alle semplificazioni spicciole, quelle del passato (quando era, semplicemente, un “figlio d’arte” oggetto di facili critiche, impreparato al ruolo prestigioso chiamato a ricoprire) e quelle del presente (pullulante di rispetto e ammirazione anche da parte dei critici più esigenti e severi, che ormai lo dipingono unanimemente come professionista meticoloso, autorevole, nonché – non lo si dice ma ormai è un dato di fatto – unico interlocutore adeguato alla monumentalità mazziniana).
Per risalire alle origini del ruolo di Massimiliano Pani è bene menzionare una delle considerazioni ricorrenti nelle interviste e negli articoli di Mina del post-‘78: “Sto cercando un arrangiatore quindicenne”. È una delle dichiarazioni più illuminanti – e meno analizzate – per interpretare una delle direzioni (molteplici) del percorso mazziniano, voce “classica”, sì, ma da sempre protesa in avanti, in cerca del nuovo, dell’inaudito e di stimoli musicali diversi da quelli già battuti. Non “canzoni alla Mina”, arrangiate strizzando l’occhio al proprio passato più prevedibile. Le grandi rivoluzioni musicali – mi tornano in mente certi accordi e certi fantasiosi sperimentalismi dei Beatles che, digiuni di tecniche di conservatorio e dogmi, potevano sospingersi, per puro istinto, in territori inesplorati – sono frutto della strafottenza giovanile, dell’anarchia, di una creatività selvaggia e indisciplinata, dell’assenza di freni inibitori e, perché no, anche di un pizzico di inconsapevolezza grammaticale. Vale per tutti gli ambiti d’azione. A cominciare dalla scienza. Le grandi università fanno di tutto per accaparrarsi i giovanissimi geni della matematica e della fisica, prima che la loro sfrontatezza, la libertà e l’istinto si stemperino nel mestiere, nell’accademismo, nella prevedibilità (…)
Pubblicato: 4 anni ago

Genova per lei

Esattamente 60 anni fa, nel luglio 1960, sull’onda del successo personale riscosso in TV nelle sei puntate dello show Sentimentale, Mina ritirava al Nuovo Lido di Genova il Premio La Caravella d’oro conferitole dalle autorità cittadine. Il suo rapporto d’amore non solo musicale col Capoluogo ligure era stato appena suggellato da un 45 giri – quello con Il cielo in una stanza di Paoli e La notte di Calabrese-Reverberi – impregnato di genovesità sia sul lato A che sul lato B. E sarebbe proseguito nei decenni con mille altri sopralluoghi – culminati nel recentissimo Mina Fossati – nello sterminato repertorio autorale di cui quella magica città è sempre stata genitrice e ispiratrice. Senza dimenticare l’amata Ma se ghe penso che lei ci ha regalato in tre differenti versioni: la prima col coro della RAI nella quarta puntata di Sabato sera del 22 aprile ’67, la seconda incisa nello stesso anno in Dedicato a mio padre (e poi apparsa in un curioso 45 promozionale stampato nel ’69 a sostegno della candidatura a sindaco di Genova di un amico di famiglia dei Mazzini) e l’ultima  – folgorante e bellissima nella sua brevità – proposta all’interno del medley di canti regionali della finale di Canzonissima ’68 nella cornice suggestiva di un porto di Genova mirabilmente ricostruito al Delle Vittorie dallo scenografo Cesarini Da Senigallia.

E oggi, un nuovo emozionante capitolo è in procinto di aggiungersi a questa lunga storia d’amore: il prossimo 3 agosto, infatti, in occasione dell’inaugurazione in diretta su Raiuno del nuovo Ponte di Genova, potremo finalmente ascoltare per la prima volta la versione di Crêuza de mä di De André che, su iniziativa di Dori Ghezzi e sotto l’ala orchestrale di Mauro Pagani, 18 grandi artisti della Musica Italiana hanno inciso per celebrare l’evento. I nomi? Eccoli: Zucchero, Diodato, Gianna Nannini, Mauro Pagani, Giua, Vinicio Capossela, Vasco Rossi, Paolo Fresu, Vittorio De Scalzi, Jack Savoretti, Antonella Ruggiero, Francesco Guccini, Ivano Fossati, Ornella Vanoni, Giuliano Sangiorgi, Cristiano De André, Sananda Maitreya. E Mina.

“La possibilità di realizzare una nuova versione di Crêuza de mä per l’inaugurazione del Ponte – ha dichiarato Dori Ghezzi presentando il progetto – mi ha coinvolta in modo particolare e insieme a me ha appassionato la maggior parte dei più bravi cantanti italiani; purtroppo non è stato possibile far partecipare tutti. Voglio ringraziarli tutti per la passione messa in questo lavoro e anche per l’amore dimostrato nei confronti di Fabrizio”.