Una nuova Mina?
No, una Mina “nuova”.
#autunno2019 #nuovoalbum #canzoninuove
No, una Mina “nuova”.
#autunno2019 #nuovoalbum #canzoninuove
Non c’è importante occasione mondana o culturale in cui il nome di Mina – da sempre – non sia affettuosamente tirato in ballo. E anche il tradizionale Festival del Cinema che si sta svolgendo in questi giorni a Venezia non poteva non onorare la piacevole consuetudine: prima col documentario Life as a b-movie in cui Fabrizio Laurenti e Niccolò Vivarelli hanno ricostruito – con immancabili riferimenti a Urlatori alla sbarra e Io bacio tu baci - la carriera del re dei musicarelli Piero Vivarelli; e poi con la presenza del regista Ferzan Ozpetek che, nel ricevere il Premio Soundtrack Stars Award “per il prezioso rapporto del suo cinema con la musica”, ha rilasciato ad Arianna Finos un’intervista – pubblicata oggi su Repubblica e qui di seguito parzialmente riproposta – in cui ribadisce il suo antico amore per la grande cantante che nel prossimo film La dea fortuna sarà presente non solo con due canzoni (un inedito del nuovo disco e un successo di tanti anni fa) ma anche prestando il proprio nome al personaggio interpretato dall’immancabile Serra Yilmaz….
“… I cinque cantanti che mi hanno influenzato di più? Mina, Nina Simone, Gabriella Ferri, la turca Sezen Aksu, Judy Garland dell’ultimo periodo… solo donne”.
“…Mina è una delle persone più importanti della mia vita, negli ultimi anni. Mi telefonò una volta quando avevo la febbre, a Lecce. Vidi la chiamata dalla Svizzera, pensai a qualche pubblicità e invece era lei. Da allora ogni giorno ci mandiamo messaggi vocali, ne ho tantissimi suoi meravigliosi. A distanza comprende i mie stati d’animo, come una strega. Mi è stata vicina quando mio fratello è stato male. Mi ha insegnato a dire no rispetto alle cose che non voglio fare…”.
“…Raccontare Mina in un film? Talmente la amo e la rispetto che avrei difficoltà a parlarne. A 18 anni, nel gruppo delle ‘Fate ignoranti’ – così ci chiamavamo – organizzavamo delle cene per accogliere un amico che lavorava in RAI e ci portava i dischi di Mina prima ancora che fossero in commercio. Una decina di pazze furibonde ad aspettare che ci mostrasse la copertina…”.
“… Forse l’immagine più potente, più toccante di Saturno contro è una panca di ospedale vuota. Si è consumato il tempo a disposizione di una vita, l’attesa è finita. Finito quel confuso senso di vane speranze, quel desiderio inconfessato di una morte liberatoria, espresso in una muta, non articolabile richiesta ai medici perché compiano un gesto pietoso che metta fine a quel dolore, che restituisca dignità al malato. Su una panchina come quella ero stato anch’io, fuori dalla stanza dove uno degli amici che più hanno contato per me giaceva in coma. Si chiamava Flavio Merkel e a lui, che ne è stato l’ispirazione, il film è dedicato. Flavio non era né giovane né bello come Luca Argentero che lo interpreta ma, come il personaggio del film, amava riempire la sua casa di un’umanità “colorata” che era la sua famiglia di adozione, tanto diversa da quella reale che aveva a lungo stentato a capirlo, forse accettarlo. Eravamo in tanti in quell’ospedale ad alternarci per una breve visita vicino al suo letto, spesso convinti che, a dispetto del parere dei medici, si accorgesse di noi, comunicasse con un battito di occhi, un sospiro. Alcuni avevano ricordi di un’amicizia antecedente la mia, come Ferzan Ozpetek e Gianni Romoli, che ha scritto con Ozpetek il film e lo ha prodotto con Tilde Corsi. Ma tutti noi eravamo “gli amici” di Flavio, quelli che in un ospedale «non contano un cazzo», come dice l’infermiera Milena Vukotic nel film. Quelli che devono stare al proprio posto, senza nessun diritto…”
Con queste toccanti parole lo sceneggiatore Claudio Masenza ricordava – sulle pagine di un numero di Ciak del 2007 – l’amico Flavio Merkel di cui oggi, 22 agosto, ricorre il quindicennale della scomparsa. Del nostro amato socio fondatore restano a noi del Minafanclub – oltre a un ricordo umano indelebile – tanti splendidi scritti che per oltre due decenni hanno impreziosito le pagine della “sua” fanzine. Quello che vi riproponiamo qui di seguito – mirabilmente in bilico tra prosa e poesia – è il racconto di un’avventura straordinaria e irripetibile da lui vissuta in un pomeriggio di febbraio del 1981 al fianco di Marco Piancastelli e Mauro Coruzzi nei mitici uffici milanesi della PDU italiana in via Senato 12……
ERO IO, ERI TU, ERA iERI
di Flavio Merkel
Quella volta che t’ho incontrata
se il mio cuore ha retto vuol dire che ero sano.
E’ apparsa, un secondo, sulla porta:
ha detto “buongiorno” ed è sparita.
Due facce sconosciute erano troppo
per la sua avversità alle sorprese.
Il buon Renzo si è alzato dalla scrivania
e ci ha detto: “Aspettate”.
Marco ed io ci siamo guardati
e detti ad alta voce: “Non è possibile!”
Per caso, quel giorno, eravamo da Renzo
a parlare di lei.
Via Senato era ormai la meta,
il tempio dove c’erano le reliquie.
Sulla scrivania erano sparse foto
che Renzo ci dava per il Bollettino.
Il Club aveva un anno di vita
ma non speravamo in tanta fortuna.
Renzo, con il suo fare gentile, ritorna:
“Le ho detto chi siete, verrà”.
Sentiamo provenire dal fondo dell’ufficio
il suono indistinto di una musica.
Dopo un’attesa eterna di cinque
o dieci minuti, lei entra.
Grande, imponente, tutta in nero,
gli occhiali ray-ban scuri, i capelli tirati,
la MINA.
Ci alziamo, impietriti e sbalorditi,
è lì davanti a noi, così, all’improvviso.
Non sappiamo bene che cosa fare,
tendiamo la mano.
Lei ce la scansa e invece ci abbraccia,
divertita e chiacchierona.
Il famoso ghiaccio si è rotto in un secondo.
Si chiede vicino a noi, ci chiede di noi;
Chi siamo, da dove veniamo, che cosa facciamo…
Ci chiede se ci è piaciuto KYRIE,
le interessa il nostro giudizio.
Ci chiede se abbiamo visto Sanremo,
due giorni prima.
Ci canta PER ELISA imitando Alice.
ANCORA di De Crescenzo le è piaciuta molto.
Arrivano Quaini e Cantarelli,
gentili, sorridenti e simpatici.
Mina dice a Cantarelli che una delle sue canzoni
le piace molto (è SONO SOLA SEMPRE?).
Fuma Marlboro, ci chiede che cosa vogliamo,
ordina un cappuccino scuro (sono le cinque del pomeriggio).
Guarda le foto sulla scrivania,
le commenta come se non fossero le sue.
E’ allegra, ride, scherza
è la Mina che ho sempre pensato,
una donna felice delle sue scelte.
Quella mezzora passa troppo in fretta.
Ci lascia con promesse che sappiamo vane,
chissà quando ci rivedremo mai.
Ma che importa, questa volta me la ricorderò, eccome.
Che importa se è stato il caso
E non la volontà a farci incontrare.
Che importa se mi devo accontentare di una voce senza corpo.
Che importa se non la vedrò più,
né di persona, né sul palco, né in tivù.
Che importa se il tempo passa,
se lei non è più la stessa.
Forse che io son rimasto lo stesso?
Che importa tutto…
Tutto passerà vedrai,
ma tu, Mina, resterai.
Il fatto che Mina, con la sua inossidabile Collection 3.0 (ancora in diciassettesima posizione mentre vi scriviamo), sia risultata per tutta l’estate l’interprete femminile preferita dagli Italiani nelle pur volatili e capricciose classifiche degli album più scaricati su iTunes è davvero un segnale in stridente controtendenza col trend culturale ed etico del momento. Se ben ci pensate, non potrebbe esserci Voce meno adatta della sua a fare da ideale colonna sonora all’Italia dei giorni nostri: sinonimo di talento e di professionalità in un Paese ai cui vertici (e alle cui basi) prevalgono l’inettitudine e il dilettantismo, simbolo di coerenza e di onestà intellettuale tra troppi sgomitanti voltagabbana che sacrificano la propria dignità per rimediare un precario posticino al sole, la Signora si appresta a sfidare in grande stile l’autunno discografico con un album che riporterà ai più alti livelli il concetto di “canzone”, ripulendoci le orecchie da mesi di reggaeton usa-e-getta, di trap smandrappati e di quella che perfino il modaiolo Rolling Stone ha bollato col calzante epiteto di musica ‘emmerda. E se il suo nome ha fortunatamente smesso da tempo di figurare tra quelli più chiacchierati dal gossip balneare (“Mina non fa più notizia ma rimane la nostra cantante numero 1″, scriveva Gherardo Gentili già 43 anni fa su Sorrisi), ci ha fatto invece molto piacere vederlo citato (tirando curiosamente in ballo la splendida Allora sì di Califano-Guantini incisa nel doppio 25) in un libro del severo linguista Nicola Gardini – Le dieci parole latine che raccontano il nostro mondo – edito qualche settimana fa da Repubblica: “Lo stile è la persona stessa, che scriva o no. In uno dei suoi album più belli, Mina cantava: ‘Forse sono strana io, ma il tuo stile non mi va..’, criticando non un poeta, ma un uomo che ha il torto di comportarsi troppo gentilmente in amore…”.
(Illustrazione: Graziano Rimondini)
È probabile che molti di noi – se dieci anni fa avessero potuto prevedere in quale Italia infascistita e imbarbarita si sarebbero trovati nel 2019 – avrebbero volentieri iniziato una nuova vita nel deserto del Kalahari confezionando collanine di fiori di acacia da rivendere ai civilissimi Boscimani. Ma visto che da questo sciagurato Paese non ci siamo mossi e qui ci tocca ancora restare, accontentiamoci di uno dei pochi salvìfici punti fermi cui possiamo continuare ad aggrapparci per sopravvivere: Lei. Quello che vi proponiamo di seguito è il post che pubblicammo nel 2009 pochi giorni prima di Ferragosto: rileggendolo, vi si percepisce tra le righe la stessa identica “frenesia dell’attesa” che proviamo oggi in vista del nuovo, prestigioso, sorprendente disco autunnale già bell’e pronto da settimane e mai come stavolta avvolto nel mistero….
(…) Oggi voglio parlarvi di letture che hanno forgiato la mia giovinezza. Buzzati? Calvino? Palazzeschi? De Maupassant? Macché. “Il testo sacro” a cui mi riferisco è un numero di Eva Express del settembre 1982, sulla cui copertina campeggiava una splendida Mina fotografata a Lugano al fianco di Max nei pressi della – allora – nuovissima sala di registrazione in zona Pazzallo. Non meno ghiotto era l’articolo all’interno della rivista, intitolato Le nuove canzoni di Mina, con dettagliate notizie in anteprima sul 45 giri in uscita di lì a poco – quello con Morirò per te e Oggi è nero – e una prima raffica di indiscrezioni sul doppio LP dal titolo ancora top secret che avrebbe visto la luce a fine novembre (per la cronaca, sarebbe stato lo stesso Eva, alcune settimane dopo, a mostrare per primo la copertina dell’album in questione – Italiana – bruciando canagliescamente sul tempo Sorrisi, storico detentore ufficiale di tale privilegio). Perché vi racconto tutto questo? Semplice: anche il prossimo CD di inediti atteso tra la fine di ottobre e i primi di novembre potrà vantare l’onore di aver tenuto a battesimo un nuovo studio (quello aperto da un anno nella sede GSU di via Ciani). Proprio in questi giorni, finalmente decisa la scaletta e apportati gli ultimi ritocchi, il disco è quasi pronto per essere mandato in stampa. Le belle canzoni a disposizione – oltre una ventina – sarebbero state sufficienti per riempire un doppio (e ridàgli, con le analogie con Italiana), ma alla fine sì è deciso di concentrare la scelta sui pezzi più forti e farne un unico disco-bomba. Cresce, nel frattempo, l’attesa dei fans collezionisti per l’edizione americana di Sulla tua bocca lo dirò, a suo tempo annunciata per il 18 agosto ma al momento ancora invisibile su Amazon e sugli altri siti di e-commerce d’Oltreoceano. Impossibile saperne di più dai nostri interlocutori di casa Sony, i cui recapiti telefonici – forse per un prolungamento delle vacanze – sono in questi giorni più muti di un concerto di Kylie Minogue a play-back spento. L’arrivo di settembre – vedrete – ci regalerà qualche certezza in più… (Minafanblog- agosto 2009)
Non abbiamo fatto in tempo a dedicargli un ricordo nella nuova fanzine (finalmente in stampa e in partenza nel finesettimana). Ma a rendere un doveroso omaggio all’appena scomparso Ennio Guarnieri – direttore della fotografia tra i più prestigiosi del nostro cinema (e della pubblicità) – ci ha provvidenzialmente pensato l’amico Emmanuel Grossi con questo pezzo scritto di getto apposta per noi…
di Emmanuel Grossi
Apprendo dal post di un amico e collega che ci ha lasciati ENNIO GUARNIERI, uno degli ultimissimi grandi direttori della fotografia del cinema italiano.
Nel suo curriculum, centinaia di film accanto a registi illustri: dagli amici di una vita Mauro Bolognini e Franco Zeffirelli a Pier Paolo Pasolini (e la sua Medea con la Callas) passando per Vittorio De Sica, Pasquale Festa Campanile, Giuseppe Patroni Griffi, Elio Petri, Luciano Salce, Florestano Vancini, Lina Wertmuller…
E una valanga di caroselli e spot, da Massimo Ranieri ad Amanda Lear, dai “dieci piani di morbidezza” coi palloncini ad Annabella di Zeffirelli con Jerry Hall (e una statuaria Caterina Boratto) fino al Campari e ai rigatoni Barilla di Fellini…
La sua luce particolarmente morbida e soffusa lo rendeva particolarmente amato dalle attrici e dalle dive.
Compresa la nostra Mina, con la quale girò i primi caroselli Barilla di Valerio Zurlini, la bella serie post-Canzonissima diretta dall’immenso (e dimenticato da tutti) Enrico Sannia e anni di caroselli Tassoni.
Mi raccontava che ridevano e scherzavano spesso, sul set e dietro le quinte.
Era suo il sigaro che Mina fuma durante una pausa, felicemente immortalata da Mauro Balletti.
Ed insieme, “così, per scherzo, fra di loro”, in una location di fortuna, Ennio e Mina girarono quell’Ancora ancora ancora che tutti abbiamo visto mille (e una) volte, a tutto schermo o spezzettato e moltiplicato per evitare turbamenti erotici…
Grazie davvero di tutto, caro Ennio.
Vi anticipiamo la copertina (superbamente “sanremese” come l’argomento principale del numero esige) e il sommario della nuova fanzine 85 in spedizione nella seconda metà di giugno…(Photo: Mauro Balletti, 1985; ottimizzazione e ritocco 2019 – Grafica: Remo Prodoti)
Mina e Sanremo
TI ODIO E POI TI AMO
di Antonio Bianchi e Loris Biazzetti
Scripta Minant
TRA GRAPPOLI DI NUVOLE
di Mina
Mina nelle competizioni canore
IO SON QUELLA CHE NON VINCE QUASI MAI
di Loris Biazzetti
Dal songbook di Battisti agli altri ‘Paradisi’ che ci attendono
MINA REMASTERED
di Antonio Bianchi
Paradiso Celeste
UN TUFFO DOVE L’ACQUA È PIÙ BLU
di Celeste Frigo
Ultimissime dal Pianeta Mina
COME GOCCE
… e Buona Pasquetta con lo special In arte Mina (lunedì 22, ore 2120, Raitre) in cui un mazziniano d.o.c. come Pino Strabioli ci regalerà quasi due ore di brividi tra filmati (scelti tra i più emozionanti e meno visti) e contributors d’eccezione come Massimiliano Pani, Mauro Balletti, Gianni Ronco, Fiorello, Giorgia, Giuliano Sangiorgi, Luca Josi, Mondo Marcio e altri ancora.
(Illustrazione: Gianni Ronco)
È bastato un “e sottolineo se” di Massimiliano su una del tutto ipotetica disponibilità di Mina a rivestire il ruolo di Direttrice Artistica del prossimo Festival per scatenare un fragoroso coro di reazioni (con tanto di preventivo tappeto rosso prontamente steso da Roma a Lugano da parte dei vertici RAI). Tra le tante voci che si sono espresse sull’argomento, ne abbiamo scelte due tra le più prestigiose del giornalismo italiano: Massimo Bernardini e Franco Zanetti. Che su un eventuale Sanremo griffato Mazzini esprimono pareri solo apparentemente discordanti tra loro. Ma ‘bomba o non bomba’, Lei arriverà a Sanremo?
Dice Massimiliano Pani: la “Signora” ci starebbe, anzi: lo farebbe volentieri. La “Signora” naturalmente è sua madre, Mina Mazzini, la sempre giovane della musica italiana, e l’oggetto è la futura direzione artistica del festival di Sanremo.
Sarebbe, una bomba, ve lo assicuriamo; e per una serie di buone ragioni.
1) La Signora è la più ventenne dei settantenni in circolazione. Ha il gusto e in senso del pericolo, del nuovo, si è sempre stufata in fretta di ogni “mainstream”. Canta da anni pezzi anche non riuscitissimi purché ancora vivi, contemporanei, spericolati, in movimento.
2) La Signora è curiosa, setaccia da anni tutto il meglio della musica mondiale per portarsene a casa un pezzetto. Non bada alle mode, non bada alle firme e alle griffe, cerca il talento e a volte lo trova, come una rabdomante. Se no aspetta con calma, ribussando magari dove aveva già bussato. Vuoi mai che stavolta…
3) La Signora sta a Lugano, repubblica elvetica, il posto vicino più lontano possibile dalle pastette all’italiana. La Signora ha preso le distanze dai compromessi discografico-televisivi molti decenni fa, conquistandosi la totale autonomia artistica e discografica quando i più coraggiosi cantautori di casa nostra andavano in brodo di giuggiole per le multinazionali, le stesse che poco alla volta si sarebbero ingoiata l’intera discografia italiana.
4) La Signora sa distinguere fra buone e cattive canzoni, fra buona e cattiva musica, fra autentiche spinte al nuovo e “sòle” di vecchio conio.
5) La Signora è immersa 24 ore su 24 nei nuovi e vecchi mass media, sa cosa è cambiato, sa dove non si può tornare e non vive di nostalgie. Ma non vuole sembrare contemporanea ad ogni costo. Ha il senso delle proporzioni per sé e per gli altri.
6) La Signora non ha problemi di immagine, perché alla sua è sfuggita da un pezzo. E non ne farà di certo una chiave di lettura del mondo, musicale e non.
7) La Signora ci proverà, ci metterà entusiasmo, creatività, sapienza, immaginazione: ma il carrozzone Sanremo aprirà le sue porte o si metterà in difesa? La macchina mediatico-televisiva saprà ancora misurarsi con un’artista che non ha nessuna voglia di perdere tempo in fasulle mediazioni perché proprio quelle l’hanno allontanata dall’aspetto pubblico della sua professione, tanti anni fa?
Non è la prima volta che si ventila questa intrigante possibilità. Ma l’ipotesi – avvalorata dalle sibilline dichiarazioni di Max Pani riprese stamane dal Messaggero, da Huffington Post e da altre testate – di una Mazzini in veste di dea ex machina del prossimo Festivalone si ripresenta come il cacio sui maccheroni in vista del megadossier della prossima fanzine sui sessant’anni di Mina sanremese da Nessuno a Il segnale…
(by Huffington Post)
Mina direttore artistico del Festival di Sanremo. Per ora è poco più che una suggestione, ma sarebbe un colpaccio per la Rai e per la kermesse sanremese, dopo tre anni di Claudio Baglioni. A 79 anni, il suo nome è quello che accende di più l’interesse, dopo oltre 40 anni senza comparire in quella tv che ha contribuito a rendere grande. Massimiliano Pani, suo figlio, produttore e arrangiatore dei suoi dischi, non esclude: “Lavoriamo a un bel progetto per l’autunno” dice al Messaggero, ma non chiude all’ipotesi che Mina possa tornare al Festival.
“Se la Rai le chiedesse di scegliere i brani in gara e le permettesse di mantenere la visione artistica, credo proprio che accetterebbe”
Mina, spiega suo figlio, guarda “sempre con attenzione” il Festival ed “è una fuoriclasse nell’intuire il potenziale (degli artisti, ndr) prima degli altri”. Da decenni manca dai teleschermi.”Lo fece quando si rese conto che la tv andava in una direzione a lei poco gradita. La musica in tv è usata come pretesto, invece per lei è anima, sangue e cuore”.
Tanti i suoi no a collaborazioni ed eventi, negli anni: “È difficile farli capire, soprattutto agli stranieri – prosegue Pani – Mandano una proposta, lei rifiuta e loro triplicano la cifra economica, pensando che tutto abbia un prezzo. Per Mina, senza snobismo, la libertà è una prerogativa. Dice no a proposte hollywoodiane e sì al rapper Mondo Marcio o agli Afterhours, quando molti non li conoscevano”.
La data del 16 aprile scelta per la messa in onda – su Rete4 alle 23,30 – dello special di Paolo Piccioli Mina ieri e oggi coincide con un importante anniversario catodico: quello del sessantennale della seconda apparizione di Mina in TV nel popolarissimo quiz del giovedì sera Lascia e raddoppia, dove Mina fu invitata a furor di popolo per riproporre la personalissima versione di Nessuno lanciata dodici sere prima al Musichiere di Mario Riva. Meno di due settimane erano bastate perché l’emergente urlatrice spuntata da dietro un juke-box rientrasse in uno studio televisivo nel nuovo – e definitivo – status di Diva. E allo scaltro tentativo del conduttore Mike Bongiorno di metterla in imbarazzo con una freddura delle sue (“Come si chiama il suo gruppo? I Solitari? Ma come possono sentirsi soli con una ragazza come lei?”), la disinvolta diciannovenne zittì senza battere ciglio l’impertinente interlocutore con una rispostina che metteva già in luce la sua sagace autoironia: “Ma no, li ho chiamati Solitari perché sono sempre i soliti!”…
“Il volto-simbolo della storia della TV italiana resta Mina”, sentenziò qualche anno fa il compianto Gianni Boncompagni, uno che di bella (e brutta) televisione se ne intendeva. E a confermare questa affermazione sono i regolari picchi di ascolto che la Tigre d’antan assicura ai vari Techetecheté et similia a lei dedicati. La cosa semmai sempre più difficile, per i curatori di queste retrospettive, è riuscire a estrapolare da una carriera catodica per lo più ristretta al quindicennio ’59-74 degli spezzoni video che non siano già stati proposti e riproposti in mille salse. A limitare ulteriormente il campo d’azione è il fatto che i grandi show di quell’aureo periodo avevano una durata media per puntata di poco più di un’ora (al contrario di certi miserevoli varietà attuali che si trascinano fino a notte fonda per propinarci il nulla) e che molti nastri della Mina televisiva anni Sessanta sono stati a suo tempo micragnosamennte cancellati per far posto ad altre registrazioni. Ma queste e altre difficoltà, per fortuna, non hanno minimamente scoraggiato dei fuoriclasse come Pino Strabioli e Paolo Piccioli, brillanti ed estrosi curatori dei due differenti omaggi televisivi di cui la Mazzini sarà protagonista nelle prossime settimane. Sullo sfavillante “teleaffresco mazziniano” che Strabioli proporrà a fine mese in prima serata su Raitre – con interventi di Max Pani, Mauro Balletti e Gianni Ronco – ci occuperemo più in dettaglio nei prossimi giorni. Sullo special Mina ieri e oggi che Paolo Piccioli sta finendo di montare in queste ore (e che vedremo su Retequattro martedì 16 aprile alle h. 23,30) possiamo invece già darvi qualche pur laconica anticipazione. Imperniato per ovvi motivi su materiale video extra-Rai, il programma avrà come filo conduttore tra una clip e l’altra una lunga e gustosa intervista alla nostra “socia fondatrice” Platinette. E tra le varie sorprese spiccherà una clamorosa chicca estera che fino a oggi avevamo creduto inghiottita per sempre dai gorghi dello Stretto della Manica. Aspettare per credere…
(Illustrazione: Gianni Ronco)
“L’assillo è sempre quello: come poter dimostrare a Mina il nostro affetto sincero, specialmente in un giorno speciale come quello del suo compleanno, senza rischiare di essere stucchevoli e invadenti? Il fatto di non aver mai ambito ad alcun tipo di contatto personale con lei rende il nostro Club assolutamente atipico nel suo genere. Facciamo da decenni una rivista dedicata a Mina senza stare troppo a chiederci se lei l’apprezzi o meno. Ma va benissimo così: un amore vero non ha bisogno di conferme o di gratificazioni. Ed è per questo che, anche in un giorno speciale come questo, non sentiamo la necessità di inoltrarle messaggi particolari. Lei sa che ci siamo e questo ci basta”.
Con questo anomalo biglietto di auguri, scritto in occasione di un 25 marzo di oltre un decennio da, avevamo cercato di tradurre in sillabe quel sottile e inesplicabile “sentimento di raso” che da sempre ci lega a Mina. Le stesse parole, liberamente attinte a una bellissima canzone degli Audio 2, sono perfettamente riciclabili per l’altrettanto discreto happy birthday di oggi ma, in fondo, suonerebbero perfette in qualsiasi altro giorno dell’anno. Festeggiare compleanni e ricorrenze varie, del resto, non è mai rientrato nello stile di un’artista da sempre controcorrente e protesa verso il futuro come Lei. E mentre Raitre si appresta, come annunciato nella presentazione dei palinsesti primaverili della Rete, a dedicarle uno special – griffato Pino Strabioli - che solo per caso andrà in onda poche settimane dopo il 60° anniversario del debutto televisivo del 4 aprile 1959 ne Il Musichiere, Mina è già al lavoro in sala d’incisione per un nuovo, ambizioso, sorprendente album destinato ad agitare non poco, nel prossimo autunno, le acque stagnanti del mercato discografico italiano. Aspettare per credere…
In occasione del lancio del suo nuovo progetto discografico – sotto il nome di BLANCHE – in duo con l’amico Ruben Ruta, diamo il via a una serie di post dedicati ad Axel Pani riproponendovi l’articolo che gli dedicammo dieci anni fa all’indomani della pubblicazione di Facile, album in cui l’allora 23enne primogenito di Massimiliano proseguiva con nonna Mina la felice collaborazione avviata nel 2006 con la deliziosa Per poco che sia. A questo amarcord seguirà – domani – uno scritto dello stesso Axel sulla genesi e sui contenuti dell’album in uscita con tanto di link delle tracce in anteprima. Al disco e ai suoi protagonisti, ovviamente, sarà riservato un ampio spazio anche nella prossima fanzine tardoprimaverile…
Axel Pani e Mattia Gysi, minimalisti eccellenti tra rock e melodia
LE PICCOLE COSE DI OTTIMO GUSTO
“Axel ha cominciato a scrivere canzoni piuttosto tardi, verso i 18 anni - ci spiega papà Massimiliano – ma lo ha fatto subito con personalità ed efficacia, sia da solo che con il suo co-autore Mattia Gysi, amico di sempre. Il suo è una sorta di rock inglese minimalista, qualcosa di molto attuale ma radicato nel blues. Credo che sia il genere che hanno dentro i ragazzi della sua generazione. Sicuramente lui sa fare l’autore. Non è un musicista professionista e per un compositore ciò può essere un vantaggio: scrivere con la testa libera senza sentirsi pressato – perché il lavoro che produce il reddito è un altro – sarebbe la condizione migliore. Gli auguro di riuscire a trovare questa strada alternativa che gli permetta comunque di coltivare la scrittura musicale…”.
A tre anni dal suo esordio con la tenerissima Per poco che sia di cui nonna Mina si innamorò al primo ascolto (tanto da definirla “Una zolletta di zucchero che non finisce mai di sciogliersi in bocca e nel cuore”), Axel ha fatto nuovamente centro con l’altrettanto soave Con o senza te: “Una ballad – ha scritto un critico solitamente poco incline ai complimenti come Marco Mangiarotti – che ha l’annullo dei francobolli da collezione nel mondo delle mail. Mina la canta con un soffio di voce e com immensa emozione”.
“Con o senza te – ci racconta Axel – è una delle prime canzoni che ho composto in coppia con Mattia. E’ nata per caso, nel giro di poche ore, in una delle tante sere in cui abbiamo suonato insieme per il puro piacere di farlo, con un primo testo in finto inglese che in seguito sarebbe stato magistralmente scritto in italiano da Lele Cerri. Ma va a mio padre il merito di aver dato al brano, come già aveva fatto con Per poco che sia, quella dolcezza e quella pulizia che noi due non eravamo riusciti a conferirgli nella sua prima stesura…”.
L’entusiasmo del giovane Pani è pienamente condiviso dall’amico Mattia, classe 1985, anche lui studente di economia a Londra: “Sentire Con o senza te dalla voce quasi sussurrata di Mina, come solo lei è in grado di fare, e con i bellissimi arrangiamenti di Massimiliano, è un’emozione indescrivibile che si rinnova ad ogni ascolto. Tutto Facile, del resto, mi è parso un disco splendido, fresco, giovane, pieno di potenziali singoli. Le mie canzoni preferite? Non si butta via niente e il duetto con Manuel Agnelli. Ma anche Non ti voglio più è molto forte. Quanto al mio sodalizio artistico con Axel, dura ormai cinque anni ed è basato soprattutto sulla grande amicizia che ci lega e che si riflette positivamente nei nostri incontri musicali. Il fatto, poi, di avere stili e gusti diversi non fa che arricchire la nostra collaborazione, rendendo l’interazione più interessante. Purtroppo, per motivi vari – soprattutto legati ai nostri impegni di studio – ultimamente le occasioni per vederci si sono fatte un po’ più rare. Ma abbiamo pronti nel cassetto diversi brani finiti e altri sui quali dobbiamo ancora lavorare…”.
Se Mattia, in virtù della sua formazione musicale più classica (a cinque anni ha preso le prime lezioni di pianoforte per poi accostarsi alla chitarra da autodidatta) rappresenta la parte più “melodica” del duo, Axel ne incarna senz’altro la componente più rock. Rock leggero, beninteso. Che non a caso è il genere cui Pani jr. si è ispirato per musicare – da solo, due anni fa, durante una delle sue trasferte universitarie Oltremanica – Il frutto che vuoi, il brano di Facile che la Sony ha poi scelto come singolo apripista dell’album. A destare la curiosità dei fans, più ancora della versione ufficiale del brano pigramente diffusa dalle radio a partire dal 9 ottobre, è stata la bellissima alternate take inedita diffusa in quegli stessi giorni sul sito ufficiale mazziniano. “Quella che avete ascoltato su www.minamazzini.com – spiega Axel – è la prima stesura del pezzo, più veloce ed aggressiva, della quale mia nonna non era del tutto soddisfatta. Ha poi deciso di ricantarla su una base lievemente rallentata dopo aver chiesto all’autore del testo, Maurizio Morante, la modifica di alcuni versi…”.
Ma a proposito di testi, senza nulla togliere alle prove come sempre impeccabili (anzi, stavolta più “giovani” e frizzanti che mai) dei veterani Cerri e Morante, viene da chiedersi se per Axel, che di padronanza linguistica ne ha da vendere, non sia per caso giunto il momento di cimentarsi anche nelle vesti di paroliere.
“Scrivere le parole di un brano è un lavoro serio - è la sua risposta - e per ora lo lascio volentieri a chi di esperienza e capacità ne ha più di me. Certo, imparare a lavorare sui testi sarebbe affascinante (attualmente ci sto provando in inglese), ma fino a quando non avrò raggiunto i livelli che desidero, farò bene ad affidarmi a grandi professionisti come Lele e Maurizio…”.
Nel frattempo, il ragazzo continua a crescere e ad aprirsi a nuovi mondi musicali. E’ stato lui, come è noto, a scoprire su Youtube (su segnalazione di un amico di origini spagnole) Questa vita loca e a farla poi ascoltare subito dopo alla nonna, come è solito fare ogni volta che si imbatte in un brano che suppone possa interessarle. In questo caso, però, si è dato la classica zappa sui piedi, dato che, per far posto al meraviglioso pezzo di Cespedes, Mina ha dovuto estromettere dalla tracklist di Facile, guarda caso, proprio una sua canzone.
Poco male: Axel avrà certamente modo di rifarsi nel prossimo disco. Alcuni suoi pezzi, scritti da solo o con Mattia, sono già stati arrangiati. Un altro brano lo ha appena composto – per la prima volta – in coppia con papà Max. E c’è in ballo anche un’importante collaborazione artistica in ambito extrafamiliare. Ma lui di tutto questo, per ora, preferisce non parlare. “Per prima cosa - taglia corto Massimiliano – Axel deve pensare a laurearsi entro l’estate. Poi si vedrà. Rapportarmi con lui è facile perché è un ragazzo di qualità, intelligente, sebbene molto simile a me nelle insofferenze e negli sbalzi umorali… Lo capisco perché mi rivedo in lui. Se sono felice di averlo contagiato con la musica a risvegliare i sentimenti veri, mi dispiace di avergli passato alcuni tratti meno positivi del mio carattere…”.
Tra i tanti anniversari a cifra tonda di questo 2019 che promette – e in minima parte ci ha già regalato – sorprese sfavillanti, ce n’è uno che ricorre proprio in queste settimane: il mezzo secolo trascorso dalla prima incisione di Mina – sulle note benauguranti di Non credere – sotto le volte de La Basilica. Dalle nostre fanzine passate abbiamo estrapolato due preziose testimonianze sugli antefatti del magico debutto della Tigre in quella che per una dozzina di anni sarebbe stata la sacrale location di tanti suoi capolavori discografici…
NUCCIO RINALDIS
“… La mia storia con Mina risale al 1968, quando la incontrai negli studi della Fonorama di Carlo Alberto Rossi, dove lavoravo abitualmente. Dopo che lei decise di aprire uno studio proprio, La Basilica, mi venne offerta la possibilità di diventare il suo tecnico del suono. La Basilica, situata nel coro della chiesa di San Paolo, in Milano, era un ambiente molto spazioso, alto e austero, atto in modo particolare alla registrazione della musica classica. Con opportune modifiche strutturali (cabine per la batteria) e adeguate pannellature, nei primi mesi del ’69 iniziammo ad incidere nella nuova sala, realizzando innumerevoli canzoni che sarebbero poi diventate grandissimi successi. A cominciare da Non credere. Registrare la voce di Mina mi sembrò un’esperienza unica e indescrivibile, un premio per tutto il lavoro fatto in precedenza…”. (Da Il suo canto libero – Storia e gloria della PDU di Mina, fanzine n° 67, 2008)
VITTORIO BUFFOLI
“… Un altro pesce grosso che, sul finire del ’68, Capitan Mazzini riesce abilmente a imbrigliare nella sua rete è il vecchio amico Vittorio Buffoli, fino a quel momento direttore artistico di Casa Ariston. Recatosi appositamente a Milano per incontrarlo, il boss della PDU gli comunica la propria intenzione di trovare per la figlia una sala di registrazione a tempo pieno con cui evitare le salatissime spese orarie fin lì pagate per affittare gli studi altrui. E gli confessa di aver pensato proprio a lui come perfetto coordinatore artistico della filiale milanese dell’etichetta che all’inizio del nuovo anno aprirà i battenti negli ampi uffici Fidinam di via Senato 12. L’autore di Amorevole si mostra, lì per lì, poco propenso ad accettare l’allettante proposta: “Per quanto riguarda chi dovrebbe prendersi artisticamente cura di Mina, penso di avere la persona giusta: il Maestro Rapallo, un professionista serio che attualmente sta lavorando con la Casa Editrice Curci, ma che di certo sarà onorato di accettare l’incarico. Per lo studio di registrazione vedrò che cosa posso fare…”. Quest’ultima – mezza – promessa diventa realtà in men che non si dica: la casa discografica La Voce del Padrone possiede infatti all’interno del coro della sconsacrata chiesa milanese di San Paolo Converso – all’incrocio tra Corso Italia e Piazza Sant’Eufemia – una sala d’incisione che il Direttore Generale Mr. Lee ha deciso di vendere con annesse tutte le apparecchiature. Buffoli lo contatta seduta stante.“Vedi tu quanto possiamo ricavare – è la risposta di Mr. Lee –. Tu sai quanto può valere una sala attrezzata di tutto punto. Ma se il signor Mazzini è un tuo amico, puoi anche decidere di cedere il tutto gratuitamente”. Ed è così che il padre di Mina riesce ad aggiudicarsi quasi senza spendere una lira (also sprach Vittorio…) la mitica Basilica dove la Tigre inizierà a registrare i suoi dischi da Non credere in poi. Quanto alla direzione artistica della nascente PDU Italiana, Mazzini boccia senza indugio la candidatura del pur valido Tarallo suggeritagli dal Maestro bresciano: “Nooo, so io chi voglio! La persona alla quale sento di affidare ciecamente i successi di mia figlia è lei, caro Vittorio…”. Di fronte a tanto perentoria risolutezza, Buffoli non osa oppore ulteriore resistenza: dai primi mesi del 1969 e per oltre un quindicennio, spetterà a lui – novello Cardinale Richelieu – l’invidiato ruolo di intermediario tra il mondo autorale e la Regina delle interpreti… ” (Da Ricomincio da 10 – Il 1968 di Mina tra liberazione e rivoluzione, fanzine n° 82, 2017)
In uscita il nuovo album di Mondo Marcio, contenente il duetto inedito con Mina; lo aspettavamo da quando il rapper ci ha letteralmente lasciati senza fiato con il suo album Nella Bocca Della Tigre, con un Mina in ogni traccia; certo erano ritornelli o piccole frasi estrapolate da pezzi già editi ma, inseriti in un contesto così nuovo e radicale, suonavano completamente nuovi. Il concept era perfetto e i pezzi tutti molto forti.
Con questa inedita Angeli E Demoni, Mina si pone però un passo più avanti, dimostrando che la sua intelligenza vocale non teme nulla, nemmeno essere inserita in un contesto così sfacciatamente “contro” dai suoni decisi e contemporanei.
Quello che più impressiona è scorrere l’elenco dei musicisti che hanno lavorato a questo album: tutti musicisti della buona scuola del primo rap, tra cui Mina sembrerebbe stare come i cavoli a merenda, se non fosse per il fatto che il suo graffio è ancora fortemente inciso nella contemporaneità, da rispedire al mittente qualsivoglia possibilità di critica.
Ribadire la modernità e la versatilità del La Voce potrebbe suonare logorroico, ma il confronto con l’impastata, biascicata pronuncia del trentaduenne rapper fa davvero impallidire persino il più distratto ascoltatore.
Purtroppo per la Musica in italiano, è prassi sempre più comune tra le nuovissime generazioni di cantanti (anche se chiamarli cantanti mi crea un piccolo moto alla bocca dello stomaco) enfatizzare difetti di pronuncia, o involgarire il canto con cadenze volutamente sporche che sconfinano nel dialettale; basta concedere l’orecchio a personaggi come Ultimo, Carl Brave, Franco 126, Sfera Ebbasta, Coez, Fedez, Achille Lauro, per ritrovarselo devastato da intollerabili stonature e da una pronuncia talmente alterata da farci dimenticare la nostra bella Lingua Italiana. Quanto lavoro ci sarebbe per logopedisti e insegnanti di dizione se la cosa importasse a qualcuno.
Purtroppo Mondo Marcio in questo album non fa eccezione (a giudicare anche dalle brevi preview da iTunes) con quelle erre così vezzosamente e prepotentemente arrotate, che lo fanno sembrare un vecchio cantante “confidenziale” degli anni ’50 che strizza l’occhio agli urlatori.
“Mina ha la faccia della luna. Gli occhi sono dolci e crudeli. La bocca chiama dal cielo le comete: basta un fischio”. (Federico Fellini)
Dopo un trasloco quasi più travagliato di un esodo biblico e un forzato blackout internettiano di qualche settimana, nella nuovissima sede del Minafanclub – annotate l’indirizzo: via Chambéry 182, 11100 Aosta – è stata finalmente riattivata in questi giorni “la sola connessione che ci unisce e sempre ci unirà” e siamo pertanto in grado di ripartire con i nostri periodici aggiornamenti sul blog. Mentre noi eravamo scollegati dal mondo, come sapete, è successo di tutto. A cominciare dall’ennesimo exploit di Mina nelle telepromozioni Tim del Festival di Sanremo appena archiviato: “La platea dei telemorenti – ha entusiasticamente commentato a tal proposito il sito dagospia – è stata svegliata dall’assente più presente della scena artistica italiana: Mina. Per il terzo anno consecutivo la tigre di Cremona si è presentata all’Ariston in compagnia di Tim – lo scorso anno, arrivò addirittura in ologramma! – ammutolendo la platea con la sua voce stellare in una versione riadattata di Kiss the sky di Jason Derulo, per la campagna ‘Oltre i confini- Viaggia nello Spazio’, sessanta secondi di adrenalina ed emozione con cui Tim ha voluto celebrare due anniversari: il 50° della prima connessione internet e della discesa del primo uomo sulla Luna. Intervallato dalle immagini dei sognatori che hanno conquistato il cielo – da Lindbergh ad Armstrong – il racconto, ambientato nello Spaceport del New Messico, progettato da Norman Foster per i prossimi viaggiatori spaziali, rappresenta il kick off di un programma, in onda su TIM Vision, che selezionerà l’aspirante viaggiatore al primo viaggio sub orbitale offerto da TIM”. Ma la spettacolare versione italiana dell’hit di Derulo – firmata col titolo Il segnale dal bravissimo Alberto De Martini, pubblicitario milanese che a Mina ha regalato in passato altri testi memorabili per diversi branimusicati da Max tra cui Certo su di me, Un tipo indipendente e L’irriducibile – non è l’unica sorpresa mazziniana che ci ha deliziato nel corso della kermesse rivierasca: nella serata di sabato, infatti, la ciliegina finale è stata una sorprendente Timtarella di luna riveduta e corretta per esigenze di sponsor – con tanto di splendida Minona full moon occhieggiante dal cielo artificiale dell’Ariston – con cui la Nostra ha ironicamente celebrato i sessant’anni di inestinguibile gloria del suo primo ‘numero uno’ nella Hit Parade a 45 giri. Come se non bastasse, negli stessi giorni il rapper Mondo Marcio ha preannunciato l’uscita – prevista per marzo – del suo prossimo album Uomo! un brano del quale, Angeli e demoni, vedrà la partecipazione straordinaria della Tigre. E se a tutto questo aggiungessimo che negli studi GSU di Lugano già fervono i lavori di un nuovo album destinato a lasciare tutti a bocca aperta? No, forse è meglio – per ora – rimanere coi piedi per Terra interrogandoci in silenzio sui criptici segnali di quella magica Luna così lontana e così vicina…
p.s. Una menzione speciale per il long seller Paradiso che, ormai a un passo dal traguardo delle 40.000 copie vendute, è risalito questa settimana al 41° posto della classifica FIMI debuttando – con l’edizione su vinile bianco appena pubblicata – al 7° posto tra i 33 giri più venduti.
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