Il Blog

Pubblicato: 13 anni ago

Un’idea brillante, ce n’ho sempre tante…

“Se il tentativo di Mina è di trasformarsi tutta in Voce, è bene che di Mina ce ne sia tanta”, scriveva Aldo Piro in un articolo pubblicato su Pagina nel dicembre 1982:  non potrebbe esserci davvero definizione più efficace e sintetica di questa, per riassumere gli ultimi trentatrè anni di carriera mazziniana, contrassegnati da una produzione discografica con pochi eguali al mondo per quantità e qualità, come se la semitotale eclisse mediatica dovesse essere in qualche modo compensata da una presenza sul mercato il più possibile massiccia e costante. E mentre, tanto per fare un esempio, il più illustre tra i colleghi della sua generazione ancora sulla breccia, Adriano Celentano, non sforna un nuovo album da ben quattro anni e ha in previsione l’uscita del prossimo cd non prima del 2012, Mina si appresta a rispettare l’appuntamento autunnale col suo pubblico con una raccolta di inediti – la terza nel breve volgere di un biennio – che promette sfavillanti sorprese. A cominciare dalla copertina, con la cui ideazione e realizzazione grafica l’inesauribile Mauro Balletti è alle prese proprio in queste settimane. E a tal proposito, dando per scontato che il Maestro ci regalerà anche stavolta l’ennesimo gioiello di ironia e di creatività, vogliamo proporre a tutti voi – così, per puro cazzeggio estivo e senza pretese, tanto per divertirci tra noi – di “immaginare” un titolo e un’immagine per la prossima copertina. Le idee più originali e più divertenti tra quelle che avrete “descritto” nel blog saranno sottoposte al supremo giudizio dello stesso Balletti e di Gianni Ronco, che sceglieranno quella vincente… al cui autore spediremo un piccolo e simpatico cadeau.

Pubblicato: 13 anni ago

Ora tocco la tua voce…

Sinestesia è parola difficile che indica la percezione simultanea di immagini proprie a diverse modalità sensoriali. Una contaminazione di sensi relegata oggi ai viaggi degli sciamani o da uso di sostanze allucinogene, ma che ha spesso infiammato la sperimentazione artistica. Basti pensare alla sinestesia suono.colore delle opere di Olivier Messiaen e del pittore e musicista, nonché sinesteta, Konstantina Ciurlionis. Novelli sciamani, anche alcuni grandi cantanti sanno far vivere questa esperienza. A cominciare, naturalmente, da Mina, che, anzi, si è spinta ancora più in là, arrivando, col canto, ad evocare una corporeità che, dal ritiro dalle scene in poi, non c’è più. ‘La mia voce avrà un corpo e un’anima e camminerà per arrivare a te’, canta, non a caso, in Chi sarà. Ma tutta la sua produzione è piena di suggestioni sinestesiche: dalla strabattuta Voce del silenzio alle mani con cui ‘proverò a parlarti’ in Canterò per te“.

Con queste divagazioni “multisensoriali” l’amico giornalista Gaetano Lo Presti, valente critico musical-teatrale della redazione aostana de La Stampa, introduceva una bella intervista alla cantante Malika Ayane (il cui originale colore di voce è stato sinestesicamente definito da Paolo Conte “di un arancione scuro che sa di spezia amara e rara”) fatta appositamente per la scorsa fanzine, ma che a malincuore abbiamo deciso di non pubblicare dopo aver constatato, tra le righe delle risposte, il ruolo del tutto marginale che la voce e il repertorio di Mina sembrano aver avuto nell’evoluzione stilistica e negli ascolti musicali – dichiaratamente esterofili – della giovane interprete. La quale, nei suoi concerti del 2010, ha cantato, sì, una cover di Un bacio è troppo poco di Mina, ma rifacendosi all’arrangiamento che ne aveva fatto Elvis Costello nell’album When I Was Cruel n° 2, tutta basata sulla ripetizione ossessiva dell’incipit dell’arrangiamento originale di Bruno Canfora. “Non sono una conoscitrice militante di Mina – ha candidamente confessato l’ultima pupilla della Caselli – ma mi piace molto il suo repertorio anni Settanta in cui aveva produttori e autori che sperimentavano sul suono. Shel Shapiro, per esempio, ha scritto per lei delle cose incredibili…”. Affermazioni rispettabilissime, quelle della brava interprete di Come foglie. Ma che dimostrano in modo lampante che della produzione mazziniana degli ultimi decenni la pur talentuosa Malika deve aver davvero ascoltato poco o nulla. Provi, la ragazza, a sentire con un pizzico di buona volontà e senza i soliti e fin troppo diffusi preconcetti (“Ah, signora mia, la Mina di una volta era un’altra cosa…”) i momenti più avanguardistici e “sperimentali” di Leggera, Veleno, Sconcerto, Facile o Caramella, toccando con mano ciò di cui la Mina di oggi è capace. E poi, se Malika ancora vorrà, potremo riparlarne…

P.S. Al gioco delle sinestesie nelle canzoni di Mina siete naturalmente invitati a partecipare anche tutti voi: ne ricordate altri, in aggiunta a quello – griffato Axel Pani – che ha ispirato il titolo del nostro post?

Pubblicato: 13 anni ago

Tutto il caldo minuto per minuto

Luglio 1961 – Reduce dalla sua prima, trionfale tournée in Spagna (funestata da un solo piccolo incidente professionale: lo strappo in più punti dell’abito di scena nel corso di un récital al Pavillon di Madrid), Mina si concede qualche giorno di relax sulla spiaggia di Torvajanica. Si rincorrono nel frattempo le voci – destinate a rivelarsi presto infondate – che vorrebbero la Tigre nel cast della nuova Canzonissima annuale al fianco di Ugo Tognazzi, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini.

Luglio 1971 – “Mina mamma a novembre!”, titola in copertina il numero 27 di Oggi, primo tra i rotocalchi italiani a ufficializzare la lieta novella. Amor mio, intanto, conquista la vetta della Hit Parade dei 45 giri. Vi rimarrà per sette settimane consecutive, prima di essere scalzata – a fine agosto – da We Shall Dance di Demis.

Luglio 1981 – Dalla fanzine numero 5 del Mina Fan Club: “Grazie! Grazie! Grazie per non essere Rettore, Bertè, Zero! Grazie per non fare Festivalbar, Vota la Voce, Gondola, Sanremo! Grazie per non apparire a Fantastico e a Domenica In! Grazie per non esibirti in stadii, palasport e arene! Grazie per dover rinunciare a te piuttosto che vederti mischiata allo zoo musicale italiano! Grazie per cantare ancora restando la Mina diversa di sempre! Dal ’58 ad oggi (domani e dopodomani) tuo… Flavio“.

Luglio 1991Tv Sorrisi e Canzoni compie 40 anni e, per l’occasione, nel numero 27 uscito ai primi di luglio, pubblica una classifica dei personaggi apparsi più volte in copertina a partire dal 1952. Primo assoluto, con 68 prime pagine, si piazza Mike Bongiorno. Seconda, a quota 59, la nostra Mina… In PDU, nel frattempo, tutto o quasi è pronto per il lancio settembrino dell’album che vedrà l’esordio come cantautore di Massimiliano Pani

Luglio 2001 – In attesa delle novità video attese per Natale (il dvd-evento di Mina in studio, la raccolta Mina nei Caroselli Barilla), il secondo cd promo del sodalizio Mina-Wind – inizialmente previsto per l’inizio dell’estate – slitterà invece alla primavera 2002. Come il volume 1 uscito nel novembre 2000, il minialbum conterrà un quartetto di cover in inglese sulle ali del vento…

Luglio 2011 – Dopo il lavoro a pieno ritmo dei mesi scorsi, gli studi GSU di Lugano sono momentaneamente chiusi per la meritata pausa estiva. Ma il team di Mina tornerà puntualmente a timbrare il cartellino ai primi di settembre per dare gli ultimi – piccolissimi – ritocchi all’ormai quasi completato album autunnale di inediti

Pubblicato: 13 anni ago

Il Novissimo Mazzini

L’evoluzione canora di Mina ripercorsa dal punto di vista della dizione. La sua capacità miracolosa di “inventare” nuovi fonemi e di “giocare” con vocali e consonanti per esaltare al massimo la resa musicale ed emotiva delle sue “parole cantate”. Di questo e di altro leggerete nel minuzioso e affascinante “DizioMinario della lingua italiana” che Antonio Bianchi sta redigendo per la fanzine autunnale di cui ieri abbiamo anticipato a grandi linee il sommario nella nostra fan page di Facebook. L’argomento principale del numero sarà, inutile dirlo, il nuovo album di inediti svelato canzone per canzone attraverso le testimonianze di autori e musicisti. Ma non mancherà, per la gioia (e la disperazione) dei più sfegatati collezionisti della discografia mazziniana, un coloratissimo dossier di Fernando Fratarcangeli sul mondo affascinante (e perduto) dei singoli promozionali PDU. E in più, in allegato, la nuova tessera del Club come sempre griffata Gianni Ronco (da pochi giorni diventato nonno – per la seconda volta – del piccolo Giacomo: felicitazioni!).

Pubblicato: 13 anni ago

Mina, rimembri ancora…

Intervistato dal nostro Filippo Davoli per una fanzine di qualche anno fa, il poeta Franco Loi ha affermato: “Mina mi dà l’idea, ascoltandola, che possa cantare tutto. Ha una profondità di voce che non ho mai riscontrato in nessun’altra cantante. Ma quello che mi ha più colpito di lei è che ‘si lascia cantare’. E come un poeta, che ‘si lascia dire’, lei ‘si lascia cantare’, è la sua anima che canta. Non è che lei si metta a cantare una canzone: lei, semmai, ‘si lascia cantare una canzone’ dalla sua anima. Questa è l’impressione che ho di Mina: e questo mi ha sempre colpito come analogia tra il fare poesia e il cantare, non secondo canoni, secondo pregiudizi o anche secondo tecnica, ma proprio mediante il sospendersi in quel vuoto dove la voce si esprime”.

Franco Loi è, in ordine di tempo, solo uno dei tanti grandi protagonisti della letteratura italiana ad aver confessato la propria passione per Mina. Ricordiamo, su un recente Corriere della Sera, un panegirico della Tigre firmato da Raffaele La Capria (“La sua non è nemmeno una voce, ma uno strumento purissimo”). E ci torna in mente, in un vecchissimo numero de L’Europeo, una chiacchierata di Oriana Fallaci con Giorgio Bassani mentre il giradischi dello scrittore diffondeva ad alto volume le note di “un microsolco a 33 giri di Mina”. Che dire, poi, del grande Dino Buzzati che era suo fan sfegatato e che riuscì persino a strapparle la promessa di un’intervista, salvo poi rimanere ad aspettarla invano per due ore nella hall dell’hotel milanese dove la Diva gli aveva marinarescamente dato appuntamento. Eugenio Montale, dal canto suo, confessò in più di un’occasione di essere uno “svogliato ascoltatore di canzonette”, ma di “fare volentieri un’eccezione per Mina”. Anche Alberto Moravia, dopo aver accolto con perplessità gli esordi della Tigre come reginetta degli Urlatori, capitolò definitivamente al suo fascino a partire da Il cielo in una stanza. E dopo di lui, la lista dei contagiati dalla “minite” si arricchì di altri nomi illustri del nostro Parnaso letterario, da Maria Bellonci a Natalia Ginzburg, da Italo Calvino a Camilleri a Roberto Roversi (autore per lei degli splendidi versi di Venti parole), giù giù fino ad Alberto Bevilacqua e Giorgio Faletti. Ma l’aneddoto più curioso, a proposito di questi estimatori eccellenti, riguarda nientemeno che Vasco Pratolini. Il quale, come riferisce un trafiletto apparso su Tempo nel gennaio 1961, per Mina compose addirittura due canzoni poi finite chissà dove: “E’ stato Pasquale Festa Campanile a convincere l’autore di Metello a scrivere per Mina, e ora La mosca e Cantata di nozze sono entrate a far parte dello scenario del Mina Show che ogni giorno sta nascendo in casa di Festa, dove Piero Piccioni ha portato il suo pianoforte, muro a muro con la chitarra di Van Wood, e Mina appare ogni sera in calzoni e calzamaglia neri. Le canzoni di Pratolini non sono del genere intellettuale come quelle di Laura Betti: rispettano la forma tradizionale, le rime, i ritornelli, e l’autore ha tenuto conto anche dell’Urlo… “.

Pubblicato: 13 anni ago

Cambio io, mi trasformo io…

“Imprevedibile”. “Stupefacente”. “Spettacolare”. “Folle e commovente”. E’ la solita pioggia di aggettivi dettati dall’entusiasmo per il folgorante disco d’esordio di questo o di quell’artista-rivelazione della scena pop? Macché: vi abbiamo semplicemente riferito le prime impressioni a caldo dei pochi fortunati che hanno ascoltato in anteprima le canzoni – quindici in tutto, scremature finali permettendo – del nuovo album di una nota cantante italiana con 53 anni di carriera (e quasi un migliaio e mezzo di incisioni) sulla groppa. Nulla di cui stupirsi, del resto. Quasi un trentennio fa un certo Flavio Merkel scriveva: “Fin dal suo esordio, Mina ha continuato a regalare al pubblico l’emozione più forte di tutte: quella del Nuovo. E il suo Nuovo è l’assoluta originalità della sua personalità, vocale e non: lo Stile, ciò che sopravvive alle mode”. Prepariamoci, dunque (l’autunno non è poi così lontano), a una “nuova” Mina miracolosamente ancora capace di strabiliarci con inedite invenzioni di quell’inesauribile Voce mai uguale a se stessa, e sempre più curiosa di sbizzarrirsi nei generi musicali più diversi. E pensare che proprio Lei – la prima a non prendersi mai sul serio – già nel lontano 1980 confidava sconsolata ad un amico giornalista incrociato nei pressi della Basilica: “Onestamente non so più che cosa cantare: credo di aver ormai dato fondo a tutte le combinazioni possibili”. In quegli stessi giorni, per la cronaca, l’Adorabile Bugiarda stava incidendo uno dei suoi album più audaci e rivoluzionari: Kyrie.

Pubblicato: 13 anni ago

Rina: hasta la Mina siempre

Per ricordarla non avrei bisogno di date cerchiate in rosso sul calendario perché a lei continuo a pensare con affetto ogni giorno. Ma Rina Gagliardi, la meravigliosa “pasionaria” del Mina Fan Club e di tante battaglie politiche, non è più “fisicamente” tra noi da esattamente un anno. E allora consentitemi, in questo giorno che dovrebbe essere triste (e lo è), di dedicare alla nostra grande amica un amarcord scanzonato e sorridente. Che prende spunto da una notiziola apparsa su un Vanity Fair del marzo 2004:

“Discussione vibrante alla buvette di Montecitorio: la senatrice Rina Gagliardi, condirettrice di Liberazione, la penna più a sinistra del giornalismo italiano, impegnata in un accesissimo capannello, prorompe in un ululato: ‘E’ un carisma che non si discute, chiaro? Cristallino, assoluto, limpido. Non c’è trippa per nessun altro’. A chi si riferisce la firma prediletta da Fausto Bertinotti? Alla nuova stella della sinistra europea, Zapatero? A Marcos? A Che Guevara? Macché: a Mina. La condirettora le ha dedicato un peana e chiude con un’affermazione: ‘Platinum Collection è l’album più bello degli ultimi dieci anni. Ha fregato tutti quanti, da Celentano a Masini…”.

La stessa Rina commentò questo divertente episodio nella fanzine 61 uscita qualche mese dopo:

“Quando un Suo disco mi piace molto, mi trasformo, nei fatti, in un agente prezzolato della PDU: lo propagando, lo diffondo, soprattutto lo regalo. E’ un meccanismo quasi irresistibile, dove si fondono mirabilmente l’amor sacro e l’amor profano, la gratuità del dono e l’atto del consumo. Così, tra Natale e Capodanno, diversi amici miei sono stati gratificati con il cofanetto napoletano Primo, Secondo e Terzo Estratto. Così, a Pasqua, altri – scelti con cura, s’intende, tra i giovani da ‘acculturare’ e i meno giovani da ‘rimotivare’ – hanno ricevuto la Platinum. Sospetto che lassù, alla PDU, basino proprio su di me le loro strategie commerciali: sono proprio quella che in politica, un’epoca fa, si chiamava agit-prop. Esprimo in ogni sede – anche alla buvette di Montecitorio, come ha gentilmente segnalato Vanity Fair – la mia militanza mazziniana. E alleggerisco il mio portafoglio con autentica voluttà. Perché – ecco il segreto – donare un suo Disco è un atto speciale, che costruisce una relazione speciale tra chi dà e chi riceve. La nostra Grande Signora non lo sa, ma è anche uno straordinario strumento di comunicazione umana. Un suo disco – un video, un Mp3, un DVD – è come Madame Bovary, come un album degli impressionisti, come una versione restaurata di Tempi moderni. E’ sempre e comunque un classico, e come tale riscatta in toto la ‘volgarità’ chiamiamola così, che si cela in ogni commercio ( … )”.

Pubblicato: 13 anni ago

Col niente grande che io ho

“E basta menar la Tigre per l’aia con storielle di mezzo secolo fa!”, ci ha simpaticamente rimbrottato via mail un carissimo socio-amico, lamentando la penuria di news e di anteprime dei nostri post più recenti. “Ma come – gli ha fatto eco un altro mazziniano sul piede di guerra – Mina sta terminando un nuovo disco che i collaboratori più stretti non esitano a definire ‘spettacolare’, e nella home page del suo fan club, anziché informarci dell’andamento dei lavori, perdete tempo a gingillarvi con febbri dell’hula hoop e formanumerotelefonici d’argento?”. Per farla breve, il grido comune che ultimamente si leva da più parti della nostra sempre più numerosa community è “Più notizie, meno cazzeggio!”. Buon segno: vuol dire che la “fame” di Mina è sempre tanta e che l’attesa per l’album autunnale è già alle stelle. Ma è anche vero – e dovrebbe essere superfluo aggiungerlo – che stiamo parlando della star più inafferrabile e meno mediatica dell’universo canoro. Un’artista che da circa 33 anni ha fatto della riservatezza e del silenzio-stampa il principio imprescindibile non solo della propria vita privata, ma anche della propria attività professionale. E allora perché mai stupirsi e lagnarsi ancora – come se si trattasse di una strategia inedita – dell’alone di mistero che circonda il work in progress del team di via Ciani? Certo, qualcuno di voi obietterà che potrebbe pur esserci una via di mezzo tra il “nulla” autopromozionale della Nostra e la mastodontica macchina da guerra che si muove – tanto per fare un esempio – intorno a una Laura Pausini, il cui tonitruante ufficio stampa ci sta triturando gli zebedèi da mesi e mesi per preannunciare l’uscita planetaria – l’11.11.11, data degna delle più raggelanti minacce di Al Qaeda – dell’ennesima raccolta di ameni motivetti della vocalist ravennate. Da buona “amica” dei suoi ammiratori (“Sono una di voi”, è la litania vincente del suo indiscusso successo), Laura li ha persino coinvolti nel casting del videoclip che precederà il lancio del cd: dodici fortunati – uno nel ruolo di protagonista, gli altri undici come comparse – saranno prescelti attraverso il suo fan club e voleranno in Olanda per girare il filmato al fianco del loro idolo. Sai che novità: qualcosa di simile lo fece alla fine di luglio di esattamente vent’anni fa – in modo molto più improvvisato, spontaneo e simpatico – anche Massimiliano col video della mai dimenticata Come stai, singolo d’assaggio dell’album L’occasione che avrebbe visto la luce in settembre: nonostante il clima torrido e il periodo non tra i più felici per le adunate (parecchi di noi erano già irreperibili per ferie), il regista Mauro Von Stroheim Balletti riuscì nel giro di 24 ore a riunire insieme sugli spalti del Palalido di Milano alcune decine di amici del fan club in veste di spettatori dell’incontro di boxe simulato sul ring da un Max nella sua più smagliante forma di body builder. Fu una bellissima esperienza che chi c’era ricorda ancora con grande affetto e nostalgia. “Ma tutto questo – vi chiederete – cosa diavolo c’entra con la Mina che verrà?”. Niente, appunto: anche stavolta vi ho fregato…

Pubblicato: 13 anni ago

Un formanumero telefonico d’argento

Mentre salutiamo con piacere il ritorno nella prima serata di Raiuno di Dadada (con i complimenti di rito all’amico Christian Calabrese che coordina da par suo il prezioso lavoro di ricerca di chicche d’antàn negli inesauribili archivi RAI), ci torna in mente che, nell’edizione dell’estate scorsa del programma, uno degli spezzoni più visti e più graditi dal pubblico – con uno share vicino al 30% – risultò essere la Se telefonando cantata da Mina a Studio Uno ’66. Nessuna sorpresa: il best seller di Costanzo-De Chiara-Morricone è una di quelle canzoni che – per la magica alchimia tra versi, musica, arrangiamento, voce e personalità dell’interprete – riescono sorprendentemente ad amplificare negli anni il loro potere di seduzione, conquistando i giovanissimi di oggi così come i primi – fortunati – ascoltatori di 4 decenni e mezzo fa. Al di là del fatto che la vocalità di Mina è un prodigioso “sacchetto salvafreschezza” in grado di restituire come nuove ad ogni (ri)ascolto anche le emozioni incise su disco nei tempi più remoti, a rendere Se telefonando più che mai attuale è un testo miracolosamente evergreen nel quale si possono identificare senza fatica le odierne teenagers iPhonedipendenti proprio come fecero in passato le loro mamme (e nonne) appese al filo del telefono fisso. L’evoluzione tecnologica, al contrario, non ha esentato dal rischio di un precoce – ma nobile – invecchiamento altri pur superbi testi mazziniani anche di epoca più recente: valga tra i tanti esempi quello “stanno finendomi i gettoni” che la donna fedifraga della bella Torno venerdì di Calabrese-Pani adduce come scusa per troncare la penosa conversazione telefonica – tutta sotterfugi e bugie – con cui tenta di giustificare la sua assenza da casa al partner ignaro del tradimento: alle orecchie dei ragazzi del Terzo Millennio, quelli che erano gesti e oggetti di uso quotidiano fino a un quindicennio fa – i gettoni, la cabina telefonica… – risultano ormai curiosi e desueti reperti di modernariato, proprio come quel “formanumero telefonico d’argento” da pochi dollari proposto dall’imperturbabile gioielliere di Colazione da Tiffany all’eccentrica e squattrinata Audrey-Holly Golightly. Ma l’elenco dei piccoli anacronismi presenti nelle canzoni di Mina – cosa più che naturale, per un’interprete il cui repertorio ha cavalcato le trasformazioni epocali dell’ultimo mezzo secolo – potrebbe continuare all’infinito. Siamo certi che voi ne avete in mente parecchi altri: avete voglia di postarli qui?

Pubblicato: 13 anni ago

Ma se mi chiederete le cose che ho nel cuore…

“Non ti è venuta la voglia di dire la tua su un tema sociale? Per esempio, batterti a favore dei gay, dell’acqua pubblica, o sull’eutanasia. Non ti senti un po’ ‘sprecata’ a stare zitta?”. La domanda – rivolta a Mina da una non meglio identificata “tua Bice” sull’ultimo Vanity Fair – è davvero piovuta come il cacio sui maccheroni in questi giorni di incandescente campagna referendaria. “Cara Bice, mi permetto di metterti a conoscenza di una cosa – è stata la pronta risposta della più inafferrabile delle opinioniste – : prima per Liberal e poi per La Stampa, per più di dieci anni, ho trattato gli argomenti di cui mi parli e ho, indegnamente, riferito il mio parere su tutto lo scibile umano. Ma se anche fossi stata zitta, non mi sarei sentita sprecata, anzi…”.

In effetti, rileggendo uno dopo l’altro gli interventi della Signora dal ’98 ad oggi (nonché quelli pubblicati nel corso degli anni Novanta su Sorrisi, su Noi e poi su Musica di Repubblica), ci si può formare un’idea più che chiara ed esauriente di quali siano le sue “linee di pensiero” sulle più disparate problematiche – piccole e grandi – del nostro tempo. Prima o poi varrà la pena di ricavare da queste preziose esternazioni alla rinfusa una BignaMina con i temi più caldi bell’e riordinati dalla a alla zeta. Prima di farlo qui o sulla fanzine, però, dovremo aver esaurito o quasi – e ci vorranno anni – il nostro principale argomento di discussione: le canzoni. Tra le righe delle quali, in fondo, lei ci ha già rivelato di sé molto più di quanto noi stessi immaginiamo. E che forse dovrebbe bastarci.

Pubblicato: 13 anni ago

Dove sbaglio? Non lo so! Boh…

Se è vero, come sosteneva l’oracolare Mae West, che “Errare è umano, ma ti fa sentire divino“, anche nell’ultima fanzine – tra piccole e grandi distrazioni, sviste di battitura e dimenticanze varie – possiamo ben dire di avere toccato il cielo con un dito. Nel dossier su La Scimmia, per esempio, parlando delle canzoni firmate per Mina dal paroliere Luciano Beretta, abbiamo colpevolmente scordato di citare l’antica Io bacio tu baci (che pure avevamo a portata di sguardo tra i titoli del recentissimo cd Mina… e le altre della Carosello). L’amico collezionista luganese Piergiorgio Silva, poi, ci ha fatto notare, nella discografia francese di Mina, l’assenza di tre 45 giri usciti su etichetta Festival nel 1961: Che freddo/Come sinfonia, Le mille bolle blu/Io amo tu ami e La fine del mondo/Bum, ahi! Che colpo di luna. E ancora: per un nostro errore di ricopiatura dell’impeccabile scritto in francese di Gabriel Yared, l’aggettivo “extraordinaires” (riferito alle “qualités de Mina” ) si è trasformato in un obbrobrioso “extrahordinaires” con tanto di “h” superflua. Refuso, quest’ultimo, che a molti di voi parrà trascurabile. Ma sono proprio certe “inezie” ortografico-linguistico-grammaticali che, per quanto ci riguarda, risultano imperdonabili in una rivista dedicata ad una interprete come Mina, notoriamente attentissima alla corretta forma non solo di quello che scrive, ma anche di quello che canta. Famoso è l’esempio di Mi piace tanto la gente di Carla Vistarini, originariamente intitolata A me mi piace la gente: “E’ una frase di uso comune anche se sgrammaticata – raccontò l’autrice all’epoca -. Mina l’ha giudicata bella e spontanea, ma non si è sentita di cantarla e mi ha chiesto di modificare il testo…”. In alcuni casi, tuttavia, questioni di metrica o esigenze poetiche hanno pienamente legittimato qualche veniale strappo alle regole, come in quel “M’interesseresti più, è la verità” disinvoltamente infilato da Franco Califano nella stupenda Allora sì o nel vascorossiano “Ci puoi provare pure te!” indispensabile alla rima con “Ecco cos’è” nella non meno superba Stile libero di Claudio Sanfilippo. Nessun rischio di incorrere nelle rampogne degli Accademici della Crusca, invece, per quel “ma però” che in E poi ha fatto storcere il naso a qualche saputello: l’accostamento – apparentemente superfluo – delle due congiunzioni serve infatti a rafforzarne il valore avversativo e – a completa discolpa del paroliere Andrea Lo Vecchio – conta illustri e inconfutabili precedenti a cominciare dal Sommo Dante: “… Ma però di levarsi era neente…” (Inferno, Canto XXII).

 

Pubblicato: 13 anni ago

Eppure soffia…

Spira un vento nuovo nel Belpaese, almeno a giudicare dagli ultimi sconvolgimenti elettorali. Anche in ambito mazziniano, in queste settimane di apparente calma piatta, si respira un’aria di frizzanti e promettenti novità. Le recentissime immagini del Maestro Ferrio al lavoro al Forum di Roma (“Un bellissimo studio dall’acustica fantastica allestito in una chiesa sconsacrata”, ci assicura il nostro Stefano Crippa de Il manifesto) lasciano presagire meraviglie nel prossimo disco di inediti. E un’altra splendida notizia è l’inserimento dei nomi di Massimiliano Pani e di Franco Serafini nella rosa dei possibili vincitori del Nastro d’Argento 2011 per la loro scintillante colonna sonora de La Banda dei Babbi Natale (ma perché, allora, non candidare anche Walking The Town di Mina tra le migliori canzoni originali? Viene da credere che, perfettamente beatlesiana com’è, possa essere stata scambiata dalla giuria per la cover di una sconosciuta gemma dei Fab Four). Buone nuove anche sul fronte delle emissioni discografiche all’estero: dopo aver visto la luce in diversi stati europei, il triplo poliglotta della EMI Je suis… Yo soy… I Am… Mina è da poco sbarcato in Argentina (e l’amico collezionista Piergiorgio Silva ce ne segnala anche un’edizione ristampata con tanto di ideogrammi nientemeno che a Taywan). E in Italia? In attesa delle sorprese autunnali, al temporaneo silenzio della Tigre sopperiscono le mille iniziative in suo onore che continuano a fiorire qui e là da parte di agguerrite tribute-band (in primis i Viale Mazzini attualmente in tournée nel Norditalia e l’infaticabile Giorgia Bassano col suo gruppo romano) e di semplici fans (vedi la nostra Nadia-Madame X, inesausta animatrice di affollatissimi “pomeriggi con Mina” a ritmo mensile nel suo Salotto milanese di via Grazioli). E non è finita: gli antichi fasti en travesti delle ormai disciolte Pumitrozzole parmensi (immortalate nel mitico corto Sei Mina girato nel 1985 da Gianni Amelio per Raitre) si rinnovano oggi con Il trionfamento del noi, gruppo di adorabili “pazze” fiorentine – tra le quali spicca Alessandro Mariotti, volto storico del nostro Fan Club – protagoniste su Youtube dello spassoso video Mine su Mine in cui, sulle note di Rose su Rose e con l’ausilio di semplici ma efficaci maschere-parrucche di carta create da Giancarlo Gori, i dieci protagonisti “raccontano” l’evolversi del look della Nostra dall’esordio come urlatrice agli ultimi concerti a Bussoladomani. “Il Trionfamento del Noi è un nome bellissimo”, ha affettuosamente commentato Mina sull’ultimo Vanity Fair, augurando “in bocca al lupino” alle sue spiritose imitadoras

httpvh://www.youtube.com/watch?v=HOvniykxFcY

Pubblicato: 13 anni ago

Une voix à nulle autre pareille

Diversi abbonati con scarsa dimestichezza con la lingua francese (mica tutti sono disinvolti poliglotti come Caterina Valente… ) hanno faticato ad afferrare il senso di ogni parola del bellissimo ricordo di Mina che il Maestro Gabriel Yared ci ha regalato nell’ultima fanzine e che ci siamo guardati bene dal tradurre per non tradire la forza e la spontaneità dello scritto originale. Eccovene qui, a grande richiesta, la traduzione in italiano:

di Gabriel Yared

Trentasei anni dopo la mia collaborazione con Lei, resto sempre soggiogato dalle qualità straordinarie di Mina “la Donna” e di Mina “l’Artista”. Ho ancora ben impresso nella memoria il nostro primo incontro a Milano: i tavoli sontuosamente imbanditi ai quali lei mi invitava per pranzare, la libertà che mi aveva lasciato per riorchestrare le canzoni di Lucio Battisti, la totale fiducia che aveva in me, le meravigliose sedute di registrazione con l’orchestra e Mina in diretta! Sì, Mina cantava in diretta con l’orchestra d’archi e con la ritmica e ciò dava ai musicisti uno stimolo fantastico. Io ero – e sono tuttora – sedotto dal suo charme infinito, dalla sua voce simile a nessun’altra, da questa persona rara che mi aveva ispirato le più belle musiche e, ancora adesso, provo una grande nostalgia per quel periodo e mi chiedo perché lei ed io non ci siamo più rivisti, perché – oh, perché? – noi non abbiamo più lavorato e creato qualcosa insieme… La sua voce, il suo essere, la sua sensualità, la sua sensibilità, tutto ciò che la sua persona emanava… tutto questo mi manca.


Pubblicato: 13 anni ago

Accendi questa luce

“Sto incidendo un nuovo album. Canzoni stupende, inedite e nuovissime. C’è un po’ di tutto, dalla disco-music più sfrenata alle canzoni melodico-classiche, dove ci sono sempre un lui e una lei…”, avrebbe confidato Mina all’amico cronista Ranuccio Bastoni in una fantomatica intervista apparsa sulle pagine de L’occhio (quotidiano diretto da Maurizio Costanzo che conobbe una breve esistenza alla fine degli anni 70) qualche settimana prima del lancio di Attila. Il virgolettato – ovviamente da prendere con le pinze come tutte le dichiarazioni alla carta stampata attibuite alla Tigre dal suo ritiro dalle scene in poi – sarebbe perfetto anche come anticipazione del nuovissimo disco, praticamente già terminato, che allieterà il nostro autunno. Un primo assaggio video dei lavori in corso – pochi secondi che ci mostrano il Maestro Gianni Ferrio negli studi del Forum di Roma alle prese con la registrazione degli archi di una delle canzoni più “classiche” dell’album – è già stato regalato ai fans tecnologicamente più evoluti su Ping, social network musicale (integrato nell’app iTunes su iPad, iPhone e iPod Touch) che dà modo agli appassionati di uno stesso cantante di condividere tra loro video, canzoni e anteprime esclusive fornite ufficialmente dallo staff dell’artista del cuore. A questo stuzzicante prologo virtuale seguiranno presto nuovi concreti segnali di un rinato dialogo diretto tra Mina e i suoi aficionados? Con la più imprevedibile delle star, mai dire mai…

p.s. Per i meno “iTunesizzati” tra noi, il filmato è da oggi visibile anche sul sito www.minamazzini.com

Pubblicato: 13 anni ago

My crazy baby

“Sono arcistufa dei luoghi comuni che ci vedono come una generazione di perditempo, fannulloni, drogati di internet, vittime della globalizzazione e privi di valide idee”, si lamentava qualche tempo fa, in una lettera indirizzata a Mina, una lettrice sedicenne di Vanity. La risposta della Tigre è stata folgorante e sorprendente come sempre: “Io non appartengo a quel genere di adulti che la pensano così. Figurati che sto cercando un arrangiatore di quindici anni”. Ecco: qualcosa di simile è venuto in mente anche a noi redattori “storici” del Minafanclub dando un’occhiata, a lavoro fatto, al nuovo numero 72 della nostra rivista (che purtroppo, per un accumularsi di incresciose circostanze concomitanti – lo sciopero generale del 6 maggio, il caos postale pre-elezioni amministrative, lo strascico del lungo ponte pasquale – sta arrivando a gran parte degli abbonati con spaventoso ritardo): bello, elegante, fotograficamente imperdibile, reso importante dal contributo di collaboratori straordinari. Nessuno dei quali, però, di primo pelo. Quel che ci manca, insomma, è l’apporto creativo, vivificante, rigenerante della “nuova” generazione dei fans mazziniani. Che esiste, eccome se esiste, se è vero – dati alla mano – che il 30% dei neo-iscritti degli ultimi mesi ha meno di vent’anni di età. Ecco: nelle fanzine che verranno ci piacerebbe che queste nuove “risorse umane” facessero sentire le loro voci, raccontandoci la “loro” Mina e regalando finalmente una ventata di freschezza alle nostre pagine finora monopolizzate dal solito crocchio di gloriosi “senatori”. Ci auguriamo davvero che qualche stranger boy o qualche ragazza dell’ombrellone accanto raccolga con entusiasmo il nostro invito, dando una sonora lezione di fantasia e di creatività a tanti vecchi scettici blu come il sottoscritto…

Pubblicato: 13 anni ago

Amici che non vedo mai…

Chi si nasconde sotto il – falso – nome di Cecilia Bellacci? Quali sono i retroscena di Parentesi, canzone scritta per Mina nel ’71 ma da lei mai incisa? Quale nota canzone del repertorio della Tigre era stata originariamente composta per un’altra interprete col titolo Je suis venue de loin? E quale curioso antefatto può mai legare Marcella Bella alla bellissima E tu chi sei di Salomè? Che cosa pensa e scrive oggi di Mina il grande Gabriel Yared? Come andò veramente l’incontro a Parigi di metà anni Settanta tra Mina e Michel Legrand per quel loro disco insieme poi mai realizzato? Come è nata la deliziosa Walking the town di Piccola strenna? Questi e parecchi altri sfiziosi interrogativi trovano risposta nelle pagine del nuovo numero 72 della rivista del Mina fan club che pochissimi tra voi hanno già ricevuto sabato e che tutti gli altri abbonati troveranno nella loro buca delle lettere nei primi giorni della settimana. A tal proposito consentitemi di ringraziare una volta di più gli innumerevoli amici che magari qui nel blog, o nella pagina consorella di Facebook, non mettono mai il becco (anzi, un numero ancora consistente di loro non sa quasi nemmeno che cosa sia Internet), ma che da decenni – in alcuni casi, già da prima che il Fan Club traslocasse da Parma ad Aosta – continuano con silenziosa tenacia e svizzera puntualità a rinnovare la loro adesione annuale, talvolta addirittura in anticipo sui tempi, risparmiandoci l’ingrato compito – per quanto mi riguarda, il più odioso di tutti – di doverli informare dell’imminente scadenza. Mandare avanti un’attività amatoriale come la nostra, e per così lungo tempo, è un’impresa improba di cui non tutti riescono a comprendere fino in fondo i risvolti onerosi e le piccole e grandi seccature che ne conseguono. Fortunatamente possiamo contare, da sempre, su uno zoccolo duro di persone speciali che ci incoraggiano a non desistere. Se dopo più di trent’anni siamo ancora qui, è anche merito loro.

Tornando alla nuova fanzine, lo spazio-commenti di questo post ci piacerebbe fosse principalmente riservato alle vostre impressioni – non necessariamente positive – sulla rivista appena ricevuta. Cogliendo magari l’occasione per azzardare qualche proposta sui contenuti che vi piacerebbe trovare nel prossimo e nei numeri che verranno…

p.s. A proposito di grandi amici storici del Mina fan club, non perdetevi il numero di maggio del mensile Raro! diretto dal nostro Fernando Fratarcangeli: c’è un grande servizio dedicato al musicarello Appuntamento in riviera.

Pubblicato: 13 anni ago

Era di maggio…

Maggio 1961 – A ormai più di tre mesi dall’infausta – e ultima – avventura sul palco di Sanremo, Mina sembra voler concentrare la propria attività soprattutto al di fuori dei confini italiani: a metà mese, dopo una serie di registrazioni televisive in Germania, Danimarca e Svizzera (dove appare in Musicomania del 9 maggio con Io amo tu ami, Il cielo in una stanza e Coriandoli), la Tigre prende il volo per il Giappone in occasione del lancio sugli schermi nipponici del film Appuntamento a Ischia. Al suo seguito, per quella che sarà una delle più trionfali tournée della sua carriera, il Maestro Bruno Canfora e l’immancabile patron Elio Gigante…

Maggio 1971 – Terminata a fine aprile, dopo tre intensissimi mesi di sold out nei principali teatri italiani, la seconda tournée con Gaber, Mina decide di concedersi un meritato periodo di riposo. E’ lei stessa, nel corso di un’intervista televisiva concessa all’amico Lello Bersani, ad ufficializzare l’intenzione di abbandonare per qualche tempo ogni attività pubblica, comprese le tradizionali serate alla Bussola previste tra giugno e settembre. Il volontario blackout mediatico, tuttavia, non impedirà alla Diva numero 1 della canzone italiana di dominare le classifiche estive sia a 45 (Amor mio) che a 33 giri (Del mio meglio).

Maggio 1981 – Costretta ad abbandonare entro l’estate l’amata Basilica che il Vaticano si appresta a “riconsacrare” come luogo di culto, Mina termina con grande anticipo rispetto ai tempi consueti le incisioni del suo doppio album autunnale. E intanto, la fanzine numero 4 del Club annuncia in anteprima l’uscita – nel mese di giugno – del nuovo 45 giri Una canzone/Quando l’amore ti tocca e del sesto volume della serie Del mio meglio, dedicato stavolta alle più belle registrazioni live di Mina.

Maggio 1991 – Terminate le registrazioni di un disco di tanghi argentini del cantante-chitarrista Angel Pato Garcia (con la prestigiosa collaborazione del bandoneonista Roberto Lara), negli studi della PDU di Lugano si lavora a tempo pieno per ultimare il doppio album autunnale – il ventesimo consecutivo – della Titolare dell’Etichetta. Le incisioni saranno effettuate in digitale con nuove, sofisticate apparecchiature a 48 piste della Studer…

Maggio 2001 – Mentre il nuovo album-tributo a Modugno Sconcerto e l’antologia Coleccion latina della EMI stazionano nelle zone alte delle classifiche, Mina e Mauro Balletti sono nuovamente impegnati in sala di registrazione per selezionare e mettere insieme le oltre due ore e mezza di filmato che comporranno il DVD Mina in studio la cui uscita è prevista in autunno…

Maggio 2011 – Alle 00,01 del 1° maggio le solenni celebrazioni per la beatificazione di Papa Giovanni Paolo II hanno preso ufficialmente il via con il lancio – sulle reti web di tutto il mondo – di un video di 5 minuti sulle note del Magnificat cantato da Mina su musiche di Marco Frisina. Si tratta di un vero e proprio film di 5 minuti – diretto da Fabio Gallo – in cui le immagini del Pontefice polacco si alternano a quelle dei Danzatori della Luce che ballano sugli sfondi suggestivi delle Terme di Diocleziano e della Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma.

Pubblicato: 13 anni ago

La Voce della luna

“Mina ha la faccia della luna. Gli occhi sono dolci e crudeli. La bocca chiama dal cielo le comete: basta un fischio”. Quella appena citata non è che una delle innumerevoli dichiarazioni d’amore rivolte a Mina dal grande Federico Fellini. Ricordiamo tutti la puntata di Canzonissima del 14 dicembre 1968 in cui il geniale regista, intervistato sul set di Satyricon da Lello Bersani in collegamento da Cinecittà per presiedere la giuria esterna della gara canora, raccontò dei suoi ripetuti e vani tentativi di avere la Tigre come attrice in un suo film (sia nel mai realizzato Mastorna che nello stesso Satyricon, nel ruolo di Trifena poi affidato a Capucine). In quell’occasione i due si salutarono affettuosamente a distanza ripromettendosi di incontrarsi prima o poi “almeno per un caffè”. Ma quello di una loro collaborazione rimase il grande sogno proibito del Maestro: “Lavorare con Federico mi avrebbe immensamente interessato come esperienza – confessò poi Mina in un’intervista radiofonica di qualche tempo dopo – adoro Fellini sempre e comunque. Mi sarebbe piaciuto vedere come lavora un Mostro sacro come lui, ma ho preferito non farlo, anche per rispetto: preferisco limitarmi a fare ciò che so fare…”.

Del mancato incontro artistico tra i due Genî si torna a parlare oggi in occasione della mostra Donnaecinema: la visione di Fellini curata dalla Fondazione Fellini e dal Gruppo Sole 24 ore e in programma alla Villa del Grumello di Como dal 4 al 15 maggio. La rassegna – che vedrà esposti costumi, sceneggiature, disegni, partiture inedite di Nino Rota e altri rari memorabilia legati all’universo femminile immaginato dal regista – sarà incentrata proprio su quella che il direttore della Fondazione Fellini Paolo Fabbri definisce “la sua terza donna dopo Anita Ekberg e Sandra Milo”. Si potranno ammirare alcuni degli spettacolari ritratti di Mina schizzati dal regista nonché la trascrizione di un sogno “dai contenuti sessualmente rilevanti” (parole di Fabbri) che Fellini fece proprio su di lei…

mina fan club uovo
Pubblicato: 13 anni ago

E’ l’uovo per me!

mina fan club uovoLa sorpresona di Pasqua del Minafanclub? E’ che la nuova fanzine numero 72 – a mio avviso, la meglio riuscita degli ultimi due anni – è finalmente stata data alle stampe e sarà in spedizione nella prima settimana di maggio, al termine di queste due lunghe settimane di ponte semivacanziero. Un primo assaggio visivo del ricco contenuto lo trovate postato da oggi nella nostra home page. Ma anche Casa Sony ha il suo bell’ovetto con quadruplo cadeau in serbo per l’immediato dopo-Pasquetta: per martedì 26 aprile, infatti, è prevista l’uscita nei negozi di nuove ristampe in special price dei cd di N° 0, Dalla Terra, Olio, Veleno. E sette giorni dopo toccherà al glorioso Mina Celentano. Niente di eclatante, per carità, ma pur sempre un segno inequivocabile che il catalogo mazziniano è vivo e lotta insieme a noi…

Buona Pasqua e Serena Pasquetta a tutti!

Pubblicato: 13 anni ago

Max, auguri a piene mani

“Credo proprio – ci aveva confidato qualche mese fa Massimiliano Pani – che, quando sarò vecchio (e ci sono quasi… ), farò solo il compositore e finalmente non mi occuperò più di grane, avvocati, majors, rapporti con sponsor e multinazionali, tutte cose che non possono propriamente definirsi propedeutiche all’ispirazione”. L’allusione alla “incombente” senilità era ovviamente solo una spiritosa civetteria: in forma smagliante come e più di sempre (ne è prova lampante l’alto gradimento personale riscosso a Ti lascio una canzone presso il pubblico femminile… di tutti i sessi), Max non dimostra minimamente i pur non numerosi anni che si appresta a compiere. Sta di fatto che, dopo un lungo periodo di relativa stasi creativa (da imputare ai troppi impegni burocratici legati al suo ruolo di nocchiero della factory materna), la voglia di comporre e di far musica sembra essergli fortunatamente tornata con largo anticipo sul previsto. Dopo il successo della soundtrack de La Banda dei Babbi Natale (per cui aveva composto, da solo, una canzone rimasta inedita in quanto destinata ad una scena poi esclusa dal montaggio finale del film), Max è nuovamente al lavoro al fianco di Franco Serafini non solo per il disco autunnale di Mina ma anche per la colonna sonora di una fictionL’amore e la vendetta – che vedremo in autunno su Canale 5. E per il nuovo album dei Matia Bazar, Conseguenza logica, ha musicato a quattro mani con l’amico Piero Cassano l’avvolgente e minosissima A piene mani. “Quando sono arrivata io – ha raccontato al nostro Lucio Nocentini Silvia Mezzanotte, “voce” ritrovata del gruppo – la struttura musicale del brano era ancora in essere tra Piero e Massimiliano e non aveva ancora questo testo e questo titolo. Io ci sono entrata e ho costruito un racconto, come spesso succede nelle canzoni, in finto inglese, dando delle chiavi di lettura dove ci andavano delle “a” e delle “o”. Sulla base di queste suggestioni Giancarlo Golzi e Adelio Cogliati hanno costruito un testo che corrispondesse esattamente alle sensazioni che il brano mi aveva suscitato: A piene mani, perché c’è dentro un’estrema sensualità e ci sono doppi sensi evidenti. E’ l’amore a piene mani, ma in realtà è sesso a piene mani…”.

P.S. Al 18 aprile mancano ancora due giorni ma, conoscendo la scarsa propensione di Max – e della sua mamma – a celebrare qualsivoglia tipo di ricorrenza, preferiamo seguire l’esempio del Cappellaio Matto e del Leprotto Bisestile limitandoci ad augurargli 364 giorni di non-compleanno pieni di meraviglie. Musicali e non.