Il Blog

Pubblicato: 2 anni ago

Ma non lo vedi che c’è…

In attesa che approdi in Rete il bellissimo video-lyrics di Niente è andato perso realizzato da Mauro Balletti con le animazioni in 3D di Adriano Merigo, ci pare cosa buona e giusta proporvi il testo della canzone per agevolare le vostre esibizioni canore sotto la doccia da soli o in duettante compagnia…

 

Fermo in piedi fra il vento e il traffico
non mi vedi i passanti ci nascondono
poi davanti a me col tuo sorriso di sempre
io a mani vuote e la mia faccia solamente
però sembra ieri ma il tempo scivola
cosa vedi? è sulla tavola
le fotografie dei nostri giorni ribelli
sono un ricordo impigliato fra i capelli
che fai? come dici?
ci vuol mestiere a diventare felici
e adesso ridi e ridi a piccoli sorsi
sui miei discorsi

ma non lo vedi che c’è uno spazio così grande
che dura il tempo di un istante
c’è tutto e niente è andato perso
guardami adesso sì
e non mi dire è passato e che non resta niente
ma di frammenti solamente
ho l’impressione di uno sguardo
guardami adesso sì

chiudi gli occhi
è un tempo barbarico
cade il cielo a fiocchi
è un vento gelido
e intorno la città sospesa è quasi deserta
la tua bellezza qui è la sola cosa certa
però prendi le utopie durano un palpito
mentre le bugie cambiano d’abito
ancora mi confonde questa calma apparente
dimmi che cosa abbiamo scelto veramente
ma dai! come dici?
che a volte è la paura ad esser felici
ma il tuo sorriso che risale in silenzio
e ferma il tempo

ma non lo vedi che c’è uno spazio così grande
che dura il tempo di un istante
c’è tutto e niente è andato perso
guardami adesso sì
e non mi dire è passato e che non resta niente
ma di frammenti solamente
ho l’impressione di uno sguardo
guardami adesso sì

per mille volte raccontarci i pensieri
in questa notte come in tante di ieri
quando ridendo mi dirai come sempre
ma non lo vedi che c’è…

ma non lo vedi che c’è uno spazio così grande
certo che lo vedo
che dura il tempo di un istante
no sei tu che dici che non lo vedo ma io lo vedo
c’è tutto e niente è andato perso
guardami adesso sì
si sto guardando
e non mi dire è passato e che non resta niente
sì certo
ma di frammenti solamente
ho l’impressione di uno sguardo
guardami adesso si

ma non lo vedi che c’è
ti sto guardando
uno spazio così grande
che sei bellissima
che dura il tempo di un istante
sì però che instante
c’è tutto e niente è andato perso
beh no questo lo hai detto tu
guardami adesso sì
e non mi dire è passato e che non resta niente
non è vero
ma di frammenti solamente
ho l’impressione di uno sguardo
come di frammenti! Mina cosa dici?
guardami adesso sì

Pubblicato: 2 anni ago

Guardami adesso, sì

Dopo la bella recensione pubblicata sul Manifesto di ieri, il nostro Stefano Crippa ha redatto per noi un resoconto più dettagliato della presentazione ufficiale di The complete Recordings officiata l’altro ieri al Teatro Gerolamo di Milano. Nel frattempo, il singolo-bomba Niente è andato perso si candida – con ben scarsa concorrenza, a dire il vero – al titolo di tormentone più fresco e gettonato dell’inverno. Non male, per due ragazzi irresistibili che – sommati – vantano quasi 130 anni di carriera…

di Stefano Crippa

Alla coppia Mina-Celentano non si rinuncia tanto facilmente. Sguardo alle cifre: quasi due milioni di copie con il primo album di duetti del 1998 e oltre 400 mila nel 2016 per il bis, un’era geologica dopo e già in piena epoca streaming. Tanto che nessuno in Italia, da allora, è mai più riuscito a bissare quei numeri. Così noi fan prendiamo la doppia antologia Minacelentano – The Complete Recordings  – impreziosista da scatti mai visti risalenti al 1998 che Mauro Balletti confessa di aver scelto fra oltre 3 mila ancora in forziere – e ci gettiamo sull’inedito Niente è andato perso, con voluttà. Gran pezzo, suoni freschi e voci splendide e eterne che sembrano aver fatto un patto con Mefistofele… A raccontare il rapporto fra i due artisti, condito di aneddoti e testimonianze, un panel organizzato alla Milano Music Week presso il Teatro Gerolamo a cui hanno partecipato Massimiliano Pani, gli arrangiatori Adriano Pennino e Celso Valli, Mauro Balletti con Claudia Mori collegata da remoto.
«Si vogliono bene da quando sono ragazzi – racconta Pani – dai tempi delle balere. Entrambi hanno ridisegnato il modo di definire l’artista, ognuno con il suo percorso. La loro forza? Essere contemporanei senza far niente per esserlo e una personalità talmente forte da aver influenzato anche il personaggio pubblico». Due dischi ma due modalità di registrazione diverse: «Nel 1998 le session si sono svolte quasi completamente a Lugano – spiega Massimiliano – nel 2016 a distanza, anche perché le modalità nel frattempo sono cambiate. Ma Mina e Adriano hanno sempre avuto ogni dettaglio sotto controllo, si sentivamo per telefono, via mail mandandosi messaggi». «E non solo – puntualizza Claudia Mori – all’inizio della gestazione de Le migliori io e Adriano siamo venuti a Lugano per discutere del progetto». «Ma la presenza si sente paradossalmente anche in loro assenza – spiega Celso Valli – mentre arrangiavo i pezzi nel mio studio il contatto con loro era continuo. Non sfuggiva niente anche se non erano fisicamente lì. Li chiamavi e rispondevano sempre al primo squillo…».

Atmosfera scherzosa, marron glacé che sparivamo in un amen nonostante si imprecasse alle diete, pause caffè dove si ricordavano antiche frequentazioni RAI, e addirittura jam session: «E qualcosa è stato anche registrato – confessa Pani – c’è qualche traccia audio di pezzi in studio, classici del rock’n’roll, brani di Presley su cui hanno improvvisato. Testi e accordi però sempre a memoria…» Di video neanche a parlarne: «Su quello Mina è stata tassativa – spiega Claudia Mori – Adriano ha cercato di farle cambiare idea, ma lei è sempre stata risoluta. Anche quando le ha proposto di filmare… al buio pesto (ride, ndr)». Come si lavora con due giganti? «Con rigore ma con divertimento  – spiega Fio Zanotti – e       «Mina si è mossa a compassione – ricorda Celso Valli – quando a inizi anni ’80 in uno dei suoi doppi sbagliai le tonalità di una canzone. Avrei dovuto rifarla ma dovevo anche rientrare a Bologna, avevo un bimbo piccolo. Così si adattò a cantare il pezzo su una tonalità bassissima (immagino parli di Allora sì, da 25, 1983, ndr). Ovviamente la fece benissimo… ». Il futuro si declina per Mina e Celentano su modalità diverse, a Lugano si lavora su diversi fronti: «Ma se ne riparlerà nel 2022», sottolinea Pani mentre a Galbiate Celentano medita su un suo ritorno in tv: «Sta lavorando a qualcosa, quando non me lo dice – sorride Claudia Mori – è perché è più di un pensiero». Di certo l’idea di uno show l’ha riportata l’interessato su instagram: «Ma dipende se glielo faranno fare. Anche perché ultimamente qualche censura su di lui c’è stata , in particolare dopo Realpolitik. Da parte di Adriano l’idea c’è, ma bisogna esser in due per realizzarla. Artista ed editore. Lui sta pensando di tornare in RAI».

Pubblicato: 2 anni ago

Minacelentano. The Complete Recordings. Dal 26 novembre.

MINACELENTANO
THE COMPLETE RECORDINGS

UN OMAGGIO AL PIÚ GRANDE SODALIZIO ARTISTICO DELLA MUSICA ITALIANA

PER LA PRIMA VOLTA  LA RACCOLTA DI TUTTE LE CANZONI
ARRICCHITA DAL NUOVO STRAORDIANRIO BRANO INEDITO
“NIENTE È ANDATO PERSO”    
E IMPREZIOSITA DA MATERIALE FOTOGRAFICO, TRATTO DALLE VARIE SESSION DI REGISTRAZIONE IN STUDIO, MAI PUBBLICATO PRIMA

 
– IL PROGETTO VERRÀ PRESENTATO ALLA MILANO MUSIC WEEK IL 24 NOVEMBRE
– DISPONIBILE IN PRE-ORDER DA OGGI, 12 NOVEMBRE, AL LINK
– NELLE VERSIONI HARDCOVERBOOK, DIGIFILE, BOX DELUXE E VINILE

MINACELENTANO – THE COMPLETE RECORDINGS è la strepitosa raccolta delle registrazioni in studio dei duetti di Mina e Adriano Celentano, con una grande sorpresa per il pubblico: conterrà un nuovo brano, inedito, dal titolo “Niente è andato perso”, inciso dalle due leggende a coronamento del loro feeling umano e artistico.

A quasi 25 anni dall’ideazione del loro primo grande successo discografico insieme, “The Complete Recordings” raccoglie tutti i brani nati e interpretati per gli album “Mina Celentano” (campione di incassi con oltre un milione di copie vendute) e “Le migliori” (5 volte Platino).

La raccolta (su etichetta Clan Celentano srl / PDU Music & Production SA, distribuzione Sony Music) è disponibile in preorder da oggi 12 novembre al link https://SMI.lnk.to/minacelentanoIn ; dal 26 novembre uscirà su tutte le piattaforme digitali e nelle versioni Hardcoverbook e Digifile (entrambe con doppio CD); e dal 10 dicembre saranno disponibili anche un Box Deluxe contenente il doppio CD e due Picture Disc, oltre a un 45 giri (Lato A: Niente è andato perso/Lato B: Eva), e due versioni in vinile (doppio LP colorato e doppio LP Black 180gr). Tutte le versioni comprendono un prestigioso libro fotografico contenente scatti inediti dei due artisti.

Questa la tracklist dei brani che compongono “The Complete Recordings”: Niente è andato perso (inedito); Eva; A un passo da te; Brivido felino; Ma che ci faccio qui; Acqua e sale; Amami amami; È l’amore; Io non nolevo; Come un diamante nascosto nella neve; Specchi riflessi; Che t’aggia di’; Non mi ami; Messaggio d’amore;  Sempre sempre sempre;  Se mi ami davvero; Ti lascio amore;  Sono le tre; Dolce fuoco dell’amore.

L’evento. Mercoledì 24 novembre, all’interno della Milano Music Week, il panel per celebrare il percorso artistico che ha fatto la storia in Italia. Interverranno le personalità che hanno contribuito all’enorme successo dei capolavori di Mina e Celentano. Tra i nomi, Claudia Mori, Massimiliano Pani, Celso Valli e Fio Zanotti. Produttori, arrangiatori e musicisti che racconteranno aneddoti e curiosità delle due leggende della musica italiana. Sarà inoltre presentato il videoclip dell’inedito “Niente è andato perso” realizzato da Mauro Balletti, autore anche di tutte le grafiche degli album. 

 

Pubblicato: 2 anni ago

Gentili pensieri

Dopo aver lasciato a malincuore – per limiti di età allegramente superati – la redazione di Sorrisi e canzoni di cui era stato per decenni la firma più autorevole, Gherardo Gentili curò per qualche anno per la nostra fanzine una rubrica fatta di parole in libertà sulle ali della memoria e della fantasia. Lui, sempre troppo modesto, le chiamava Nougatines, (dal latino nugae, sciocchezze), come le celebri caramelle-torroncino torinesi degli anni Venti e Trenta col ‘negretto’ sulla cartina. Ed è così che oggi – nel giorno in cui Gherardo (scomparso nel 2014) avrebbe compiuto 100 anni tondi – vi invitiamo a rigustarle: piccole grandi golosità per rendere più dolce la vita, e meno amaro il ricordo di chi non c’è più…

di Gherardo Gentili – Ritratto di Gianni Ronco

“Forse mi conoscete già, ma arrivato a 85 anni è meglio che mi ripresenti. Mi chiamo Gherardo Gentili. Sono nato a Milano nel 1921, appartengo ad una generazione, se non bruciata, ustionata: fascismo, guerra, dopoguerra. I miei coetanei hanno rimontato la corrente, molti hanno fatto splendide carriere. Io no: sono arrivato tardi in tutto. Scrittore di novellette per settimanali femminili a 29 anni, giornalista di musica e spettacolo a 36, pensionato a 79. Bolero Teletutto e TV Sorrisi e Canzoni. Ho seguito indirettamente, per interposti colleghi, la carriera di Mina fin dagli inizi. Eppure a un certo momento mi sono trovato ad essere un “minologo”. Quando la Mina televisiva e dal vivo era sparita. Ogni anno, quando usciva il doppio album, usciva la mia simil-intervista. Non ingannavo nessuno, avevo chi mi dava una mano. I bravi, i buoni fans ci credevano perché volevano crederci. I lettori comuni non guardavano troppo per il sottile. Era il “pezzo” su Mina e bastava…” (Da D’amore non scrivo più, Mina fan club numero 65, autunno 2006)

“Ci sono tanti modi per sparire. C’è quello denominato Garbo. A 34 anni, nel colmo della carriera, la più famosa attrice dello schermo si ritira e da quel momento diventa una lunatica signora gelosissima della propria privacy. È il sistema ideale per entrare nel mito. C’è il metodo denominato Battisti. Un famoso cantautore decide di chiudere con i concerti e le apparizioni televisive, taglia i ponti con la stampa e da quel momento diventa un music maker-cantante che sforna ogni tanto un album destinato ad andare al primo posto in superclassifica. È il sistema ideale per uscire dal mito ed entrare nella paranoia. C’è infine il metodo denominato Mina. E qui il discorso diventa più complesso. Mina non ha fatto nulla per apparire o sparire. Non ha voluto, non ha deciso. Si è lasciata vivere, semplicemente, senza preoccuparsi di carriera, miti, concerti, tivù, superclassifiche e paranoie. Serena, indifferente, olimpica e ironica…”. (Da Sorrisi e canzoni, 30 novembre 1985)

“Ogni volta che esce un suo disco, musicisti, cantanti, autori, produttori, critici, giornalisti aspettano Mina al varco per ammirare e criticare, più ammirare che criticare, sia pure con le riserve che si ripetono ogni anno. Si vorrebbe il ‘rinnovamento’. Nuovi studi, nuovi arrangiatori, nuovi autori. Esperienze diverse, anche esotiche. Si vorrebbe che Mina andasse a registrare a Los Angeles o alle Bahamas, affidandosi ai music-maker più in del momento per vedere quello che succede. Ma Mina le sue rivoluzioni le fa all’interno del suo mondo. È l’unica cantante che, nello scegliere una canzone, non badi al nome dell’autore. Spesso non lo sa neanche e non si cura di saperlo. Se le piace il brano, lo incide. E così ogni anno dà spazio ai giovani. ‘È anche l’unica a poterselo permettere’, aggiunge Giorgio Faletti, uno degli autori scelti per il nuovo Caterpillar. Verissimo, ma questo non significa rinnovarsi?”. (Da Sorrisi e canzoni, 9 novembre 1991)

“C’è Club e Club, fanzine e fanzine. Negli altri Paesi sono spesso gestiti dalle case discografiche e dagli impresari. Perciò sulla copertina dei dischi figura sempre l’indirizzo per scrivere, ricevere foto autografate e altro materiale. Sono iniziative promozionali bene organizzate. Troppo, oserei dire. I Club e le fanzine italiani sono un atto d’amore. Pochi durano nel tempo, pochi funzionano veramente bene. Non faccio nomi per non suscitare gelosie e proteste da parte dei non citati. Mi limito al Fan Club di Mina, inesauribile sacrario di notizie, foto, memorie, documenti, che vive della Signora e per la Signora, rispettando rigorosamente la sua privacy. Ma anche il Club di Vasco non scherza. Lui segue da vicino i lavori, legge, rivede, consiglia. E spesso è l’autore degli editoriali…” (Da Sorrisi e Canzoni, 26 giugno 1994)

“Carissimo Loris, stanotte, dopo un lungo, troppo lungo periodo nel solito tunnel, ho letto tutta l’ultima fanzine, quella col mio ricordo di Nilla Pizzi. Bellissimi gli articoli tuoi, di Pino Presti e di tutti gli altri; stupende le immagini: le foto ricchissime, Gianni Ronco, Balletti. E mentre passavo di ammirazione in ammirazione, mi veniva un gran fottone. Perché non sei ancora giornalista professionista, tu che lo meriti cento, mille volte più di tanti e tanti altri? Possibile? Perché non rompi le scatole alla dogaressa Venegoni, Stampa di Torino? Perchè non coinvolgi Massimiliano? Perché perché perché? Inutile che io insista, sei recidivo e incorreggibile.

Dimmi della prossima fanzine, mi avevi parlato di un certo tema, non ricordo bene. La fonetica di Mina? Ci proverò per quanto sia difficile per me, non avendo più un disco, né un cd né una cassetta. Mi sento un vecchietto imbranato. Ah, l’età!. Tra pochi giorni saranno 90.

L’importante è la nostra amicizia. Voglimi sempre bene. A prestissimo”.

(e-mail, 14 ottobre 2011)

Pubblicato: 2 anni ago

Ho sempre visto te per primo

A pochi giorni dal lancio sulle piattaforme e nelle radio del fiammeggiante singolo che precederà l’attesa raccolta natalizia, vi riproponiamo a partire da oggi alcuni dei post che, dieci autunni fa, pubblicammo alla vigilia dell’uscita di Piccolino, a tutt’oggi il nostro preferito tra gli album di inediti della Mina post-2000…
Quando ancora esistevano i cd singoli promozionali “fisicamente” intesi, quello che anticipava di qualche settimana l’uscita ufficiale dell’album si limitava solitamente a “suggerire” con qualche oscuro elemento grafico quella che sarebbe stata la copertina del disco. Per Non c’è più audio, bellissimo brano apripista di Pappa di latte, il giacimento Maurifero Balletti piazzò sulla cover del promo una sibillina “galletta” d’assaggio della Mina biscottata e intovagliata che avremmo poi gustato appieno sulla busta dell’album. Analogamente, l’anno dopo, sulla copertina di Volami nel cuore, campeggiava un altero e solitario Duomo di Cremona non ancora illuMinato dalla presenza non meno ieratica della nostra Star griffata Versace. Sul singolo Johnny, poi, a preannunciare la sfrecciante apparizione dell’olimpionica Tigre-Ghepardo di Leggera era una timida scarpetta smarrita nel mezzo della pista di atletica. Non meno laconici gli indizi con cui Mauro si è spesso divertito a stuzzicare la nostra curiosità nelle anteprime promo degli album successivi: un particolare cromatico dello sfondo della Monna Mina leonardesca di Olio per Grande amore, una variazione del logo simil-Chanel adottato per N° 0 per Neri, o ancora le indecifrabili sagomine colorate della Mina-con-elefantino-al-seguito di Bula Bula per Vai e vai e vai. Il gioco del “che cosa apparirà” non si è interrotto nemmeno quando, a partire da Facile, è iniziata la nuova era dei singoli “incorporei” inviati come cartolina digitale con allegata copertina scaricabile: i graffiti infantili sulla coverde Il frutto che vuoi erano il segno premonitore della Mina abbozzata da Mauro con magistrale mano bambina per l’album del 2009, così come le cartine colorate di You Get Me prefiguravano l’abbuffata di dolcezza in serbo per Caramella. E tutto lascia credere che anche la non-immagine scelta per Questa canzone contenga – nella sua apparente asetticità – una pur vaga associazione di idee con la splendida e sorprendente Mina che vedremo nella copertina di Piccolino

(Minafanblog, ottobre 2011)

Pubblicato: 2 anni ago

Benarrivato, Corrado jr!

Qualche anno fa, nella sua rubrica Lessico&Nuvole su Repubblica, il grande Stefano Bartezzaghi aveva definito il nome Mina Mazzini come un classico esempio di anapax (ossia, parola o gruppo di parole privi di lettere che non siano ripetute): due m, due n, due a, due z, con la sola eccezione “dispari” delle tre i. E se aggiungiamo anche il secondo nome Anna, ecco un’altra doppia accoppiata di a e di n. Non è un caso che il numero due abbia sempre fatto capolino con singolare – anzi, duale – insistenza nella vita e nella carriera di Mina: due nomi di battesimo, un doppio nome d’arte all’inizio della carriera, due Sanremi, due mariti, due figli, due nipoti, la duplice cittadinanza italo-svizzera, gli innumerevoli duetti con altri artisti (compreso quello – strepitoso – di prossima uscita), il doppio album che per oltre due decenni è stato la formula vincente della sua attività discografica…

Poteva mancare, a questo punto, un secondo pronipotino a tre anni dalla nascita – salutata “bartezzaghianamente” dall’acronimo Maeba – della bellissima Alma? Detto, fatto: proprio ieri ha visto la luce Corrado Pani jr, secondogenito di Axel Pani e Rebecca Barsotti. Ci uniamo con affetto e commozione a questo straordinario momento di gioia della famiglia più musicale del mondo.

 

Pubblicato: 3 anni ago

89, la copertina!

Un magnifico scatto inedito che Mauro Balletti ha ripescato per noi dallo scrigno magico di Del mio meglio numero 8Per la nostra fanzine numero 89 non poteva esserci copertina più seducente ed evocativa: la perfetta metafora di un’Icona che emerge con intatto glamour e sublime autoironia dalla monnezza che la (e ci) circonda in questi tempi musicalmente grami… 
In stampa alla fine di questo mese, la rivista sarà in spedizione nei primi giorni di ottobre.
Photo: Mauro Balletti – Graphic: Remo Prodoti
Pubblicato: 3 anni ago

Un’assenza insopportabile

Ci ha improvvisamente lasciati qualche giorno fa l’amico Marco Piancastelli, nome di spicco di quel folle e geniale crocchio di mazziniani – Flavio Merkel, Mauro Coruzzi, Fabio Saccani, Paolo Belluso e altri irriducibili –  che 41 anni fa aveva dato vita alla prima redazione parmense del nostro fan club. Lo ricordiamo con affetto e gratitudine riproponendovi l’illuminante editoriale con cui, in apertura del “bollettino” numero 7 uscito all’indomani di Salomé, Marco tracciò un bilancio del primo anno e mezzo di attività del club esponendone una serie di intenti programmatici di cui, nei decenni seguenti, noi aostani avremmo fatto diligentemente tesoro…

di Marco Piancastelli

Nella lettera che accompagnava il bollettino precedente vi abbiamo informati molto velocemente dei risultati del questionario proposto nel numero 5. Vorrei tentare di rileggere con più attenzione quei dati per due motivi: perché forniscono un’immagine del club molto precisa e coerente e perché vi si trovano delle richieste e delle proposte di cui dobbiamo tenere conto. Il fan-tipo è un ragazzo dell’Italia Centrale, segue con attenzione il bollettino, ascolta volentieri Baglioni e la Vanoni, detesta Rettore e la Bertè, conosce soprattutto la Mina degli ultimi anni e vorrebbe saperne di più sulla vita privata della cantante. Chiede inoltre di partecipare più attivamente alle attività del club. Non è facile trovare soluzioni capaci di accontentare tutti, specialmente se le richieste sono troppo specifiche e vanno nella direzione opposta a quella che si è data questo club. Io personalmente trovo già ingannevole pubblicare la rubrica “La voce del silenzio” (con estratti delle sue interviste) perché so che la maggior parte delle dichiarazioni attribuite a Mina dai giornali sono inventate e di conseguenza assolutamente inutili e fuorvianti: forniscono, cioè, un’immagine del personaggio che non corrisponde a quella reale. Circa la richiesta di partecipare più attivamente alle nostre attività, vorrei ricordarvi quello che già vi chiedemmo in un bollettino precedente: inviateci tutte le informazioni che riuscite a trovare sulle trasmissioni televisive, radiofoniche e sui concerti fatti da Mina dal ’58 al ’78. La sua carriera è un affresco da restaurare e riportare alla luce, al suo passato artistico sono legati i nomi più prestigiosi del mondo dello spettacolo italiano, e con lei hanno fatto le cose migliori. Portare avanti questo lavoro ha il significato di dare a Mina il ruolo che merita: quello di personaggio eccezionale, unico, incomparabile. Solo attraverso questa verifica è spiegabile l’assenza di Mina nel corso degli ultimi anni senza dover ricorrere alla più bieca stampa scandalistica: non esiste oggi un’équipe di livello professionale capace di collaborare con lei per un suo possibile rientro televisivo. Non c’è gossip, pigrizia, figli o amanti da tirare in ballo per spiegare un’assenza che trovo giusta, coerente ma insopportabile.

(Dal bollettino n° 5, dicembre 1981) – Photo: Marco e Mauro nei primi anni Ottanta

Pubblicato: 3 anni ago

89, il sommario

Una puntigliosa e ipercircostanziata cronistoria del 1967 mazziniano; un’appassionante excursus sulle sovraincisioni vocali di Mina dagli esordi discografici fino a oggi; la prima puntata di una serie di ritratti – il cui titolo Che voce è questa? l’abbiamo “rubato” all’indimenticabile Nuccio Rinaldis dall’Intro di Plurale – dei più importanti coristi che hanno accompagnato la Tigre nel corso dei decenni. E come entrée, qualche parco ma stuzzicante assaggio delle novità in arrivo per fine anno: eccolo qua, titolo per titolo, il ricco sommario della fanzine 89 in spedizione nella seconda metà di settembre. 
Editoriale
BUM, AHI, CHE COLPO DI CODA!
Mina 1967 tra sabati e domeniche
E QUANTI GIORNI ANCORA
di Loris Biazzetti 
Mina Miss Copertina 1967
PERCHÉ LEI
di Enzo Tortora
Scripta Minant / 1967
FORSE, FORSE PARLEREI…
di Mina
Una divagazione intrusiva
QUESTA DI MARINELLA È LA STORIA INTERA
di Franco Zanetti
Mina e le sue mille moltiplicazioni vocali
PLURALE MAIESTATIS
di Antonio Bianchi
Che voce è questa? / 1
EDDA DELL’ORSO, CANTATRICE MODERNA
Intervista di Stefano Crippa
Che voce è questa? / 2
PAOLA FOLLI, CON MORENO “SU DA LEI”
di Paola Folli
COME GOCCE
Pubblicato: 3 anni ago

Plurale Maiestatis

Sarà – insieme all’oceanica cronistoria dedicato alla Mina 1967 – il pezzo forte della prossima fanzine: un dossier dal titolo Plurale Maiestatis – minuzioso e appassionante come solo gli articoli del nostro Antonio Bianchi sanno essere – che ripercorrerà le mille moltiplicazioni vocali di se stessa che Mina ci ha regalato dagli esordi fino a oggi. Un bel modo – tra l’altro – per festeggiare il 45° anniversario del suo album-capolavoro a più voci inciso nel 1976 sotto la guida di Gianni Ferrio. Eccovi in anteprima il primo capitolo. 

 

di Antonio Bianchi

 

Esplorare lo sterminato universo musicale di Mina è un privilegio. La nostra “Maestra di musica” ci ha allenato a sondare generi, epoche, repertori e mondi sonori straordinariamente articolati e compositi. Ci ha insegnato anche a familiarizzare con l’evoluzione delle tecniche da sala d’incisione e a scorgerne le implicazioni creative. Prendiamo un album monumentale come Plurale. Un exploit tecnico e artistico che ha pochi raffronti nel panorama italiano.

Da un punto di vista tecnico, la sovraincisione progressiva di una singola voce può essere frettolosamente bollata come mero artificio da studio di registrazione, irriproducibile nella realtà. Dal punto di vista artistico, invece, può rivelarsi emblema di una musicalità e di un approccio da strumentista della vocalità. 

Non sono molti i fruitori di musica che hanno familiarità con questa tecnica. I più sono portati a pensare che qualsiasi cantante possa prestarsi al gioco di sovrapposizioni e armonizzazioni. In realtà, è prerogativa di voci capaci di diventare puro suono, di eleggere il predominio della musica (un approccio che esclude a priori il cantautorato immolato allo strapotere del testo) e di accantonare protagonismo e soggettività. È la stessa linea di confine che delimita solisti e coristi. I secondi, più dei primi, non possono prescindere da intonazione, senso armonico, capacità di spaziare fra registri, agilità ritmica e controllo del volume. Si tratta di qualità superflue per i solisti, in cerca di riconoscibilità e soggettività stilistica. Ciò non toglie che esistano grandi personalità dal bagaglio tecnico sontuoso, in grado di modulare la propria individualità sino a relativizzarla. Capacità che è parte integrante della musicalità. 

Fra le voci femminili, Elisa e Giorgia hanno rinvigorito il gusto per gli impasti sonori e non disdegnano di calarsi, spesso e volentieri, nel ruolo di coriste di se stesse. Lo stesso si può dire per le voci più attente alla sperimentazione, da Giuni Russo ad Antonella Ruggiero. E, soprattutto, per due interpreti supreme. Non Ornella, non Milva, non Patty. Le due specialiste italiane dell’armonizzazione sono Mina e Mia Martini. La Mimì prima maniera era una virtuosa degli intrecci a più voci, corista di se stessa sin dall’album d’esordio, spesso calata in impasti polifonici di rara bellezza (da Gesù è mio fratello a Tutti uguali, da Fiore di melograno a Danza…).

Mentre Mimì ha sempre adattato la formula al proprio repertorio originale, Mina ha cavalcato la dimensione plurale nell’accezione più pura, al servizio della musica, talvolta cancellando la propria presenza “solista”. Si è trasformata in orchestra, in coro alpino, in trio vocale d’antan, in formazione di vocalese, in strumentista della voce… Ha rivelato una rara capacità di porsi davanti o dietro la musica, di essere interprete intensa e disciplinatissima corista, di rimarcare lo spessore emotivo o limitarsi a una sorridente dimensione strumentale, di essere melodia ma anche armonia, singola nota e accordo. E ha giocato con il citazionismo, saltellando fra epoche e repertori, ripercorrendo come nessun’altra i passaggi chiave dell’evoluzione tecnica della sovraincisione vocale. Che ha una lunga storia, scaturita dall’avvento della registrazione su nastro magnetico. In ambito pop, quest’espediente è associato alle novelty songs di voci femminili come Patti Page (Tennessee Waltz) e Kay Starr (Wheel Of Fortune). Ma gli esempi più rappresentativi sono d’estrazione jazzistica, a testimonianza della natura soprattutto musicale della formula. Pensiamo alle pionieristiche moltiplicazioni vocali e strumentali di Les Paul & Mary Ford; agli strepitosi Lambert, Hendricks & Ross (nel loro album d’esordio, Sing a Song of Basie, i tre si moltiplicavano per ricreare in vocalese il repertorio di Count Basie); e, soprattutto, ai Singers Unlimited (quartetto vocale che, come rivela il nome , si moltiplicava illimitatamente ricreando monumentali impasti orchestrali) (…)

Pubblicato: 3 anni ago

Ladri di ciliegie

Domenica 4 luglio riparte nell’access prime time di Raiuno l’appuntamento televisivo più atteso dell’estate (e, per molti, dell’intero anno): quello con Techetechetè e le sue videoschegge attinte agli inesauribili archivi RAI. Per l’occasione vi riproponiamo due godibilissimi scritti – diversamente argomentati sull’immarcescibile seduzione della tele-Mina in bianco e nero – firmati rispettivamente dal geniale Stefano Bartezzaghi (che ci piacerebbe coinvolgere presto in una monografia sui molteplici omaggi che il mondo dell’enigmistica ha dedicato nel corso degli anni alla Tigre tra rebus, cruciverba, sciarade, rompicapo, quiz e incontri vari con Sfingi & affini) e dall’immenso e irripetibile Antonio Amurri
“Chi lo sa. Magari a essere un po’ più giovani, o addirittura “nativi digitali” (quella è la nuova aristocrazia generazionale), potrebbe anche capitare di aprire il sito di YouTube e scrutare l’home page con la raffrenata avidità che un bibliofilo prova davanti ai suoi scaffali. Ma anche senza partire proprio dal sito, arrivare a Youtube è quasi inevitabile: si è cercato un nome su Google, si è cliccato un link da Facebook o da Twitter, si aveva un dubbio sul titolo di una canzone e ci si ritrova a sentire e vedere non la sola Sacumdì Sacumdà, ma proprio tutto il repertorio della Mina stupenda in bianco e nero. E via, un altro pomeriggio è andato (…)”.
(Stefano Bartezzaghi, da “Quel sito-ciliegia dove un video tira l’altro”, la Repubblica, 19 luglio 2012)
“Lunedì pomeriggio, a tradimento, Raiuno ha trasmesso un’ora intera di Mina. Il che non è carino. A noi che assistiamo alle povere esibizioni non-stop delle cantanti attualmente su piazza e purtroppo su piazza e purtroppo su video, un simile choc musicale e visivo potrebbe procurare pericolose crisidi rigetto. Mina è un miracolo di musicalità che milioni di noi giudicano poco ripetibile (infatti non si è ancora ripetuto). Tuttavia è bene che la RAI ci procuri il piacere di rivederla, sì, ma a piccole dosi, per non turbare il nostro equilibrio di spettatori di Festivalbar. Ci dia Mina, che so, la mattina alle 9,30. Poi alle 10. Poi magari alle 11,15. Poi molto più tardi, alle 12. Poi dopo il TG1 delle 13,30. Poi alle 16, alle 17, 18, 19 e 20, poi alle 22. E alle 24. Di ogni giorno.
Ecco, non di più.”
(Antonio Amurri, da Il giorno, 1989)
Pubblicato: 3 anni ago

Chissà se il tempo ne ha lasciato Uno…

Luglio 1961 – Reduce dalla sua prima, trionfale tournée in Spagna (funestata da un solo piccolo incidente professionale: lo strappo in più punti dell’abito di scena nel corso di un récital al Pavillon di Madrid), Mina si concede qualche giorno di relax sulla spiaggia di Torvajanica. Si rincorrono nel frattempo le voci – destinate a rivelarsi presto infondate – che vorrebbero la Tigre nel cast della nuova Canzonissima annuale al fianco di Ugo Tognazzi, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini.

Luglio 1971 – “Mina mamma a novembre!”, titola in copertina il numero 27 di Oggi, primo tra i rotocalchi italiani a ufficializzare la lieta novella. Amor mio, intanto, conquista la vetta della Hit Parade dei 45 giri. Vi rimarrà per sette settimane consecutive, prima di essere scalzata – a fine agosto – da We Shall Dance di Demis.

Luglio 1981 – Dalla fanzine numero 5 del Mina Fan Club: “Grazie! Grazie! Grazie per non essere Rettore, Bertè, Zero! Grazie per non fare Festivalbar, Vota la Voce, Gondola, Sanremo! Grazie per non apparire a Fantastico e a Domenica In! Grazie per non esibirti in stadii, palasport e arene! Grazie per dover rinunciare a te piuttosto che vederti mischiata allo zoo musicale italiano! Grazie per cantare ancora restando la Mina diversa di sempre! Dal ’58 ad oggi (domani e dopodomani) tuo… Flavio“.

Luglio 1991Tv Sorrisi e Canzoni compie 40 anni e, per l’occasione, nel numero 27 uscito ai primi di luglio, pubblica una classifica dei personaggi apparsi più volte in copertina a partire dal 1952. Primo assoluto, con 68 prime pagine, si piazza Mike Bongiorno. Seconda, a quota 59, la nostra Mina… In PDU, nel frattempo, tutto o quasi è pronto per il lancio settembrino dell’album che vedrà l’esordio come cantautore di Massimiliano Pani

Luglio 2001 – In attesa delle novità video attese per Natale (il dvd-evento di Mina in studio, la raccolta Mina nei Caroselli Barilla), il secondo cd promo del sodalizio Mina-Wind – inizialmente previsto per l’inizio dell’estate – slitterà invece alla primavera 2002. Come il volume 1 uscito nel novembre 2000, il minialbum conterrà un quartetto di cover in inglese sulle ali del vento…

Luglio 2011 – Dopo il lavoro a pieno ritmo dei mesi scorsi, gli studi GSU di Lugano sono momentaneamente chiusi per la meritata pausa estiva. Ma il team di Mina tornerà puntualmente a timbrare il cartellino ai primi di settembre per dare gli ultimi – piccolissimi – ritocchi all’ormai quasi completato album autunnale di inediti

Luglio 2021 – Un nuovissimo album di inediti è ormai praticamente pronto da tempo (e non è detto che non possa arricchirsi di nuovi brani se qualche bella proposta dovesse arrivare nelle prossime settimane) ma vedrà la luce non prima del 2022. Qualche bella sorpresa mazziniana, in compenso, non mancherà di ravvivare l’autunno che verrà. In attesa che il primo cadere delle foglie ci regali più concrete certezze, in questa estate musicalmente piatta possiamo comunque consolarci con l’inserimento di ben due successi vintage della Tigre nella colonna sonora tricolore di Luca, recentissimo film d’animazione della Pixar ambientato nelle Cinque Terre…

Pubblicato: 3 anni ago

Linus, amor mio

Alle svariate apparizioni di Mina sulle pagine di Topolino – e, più in generale, al mai allentato vincolo di reciproco affetto tra lei e i personaggi disneyani – abbiamo dedicato nella fanzine numero 76 un ricco dossier dal titolo Oggi ti amo di piume. Ma non meno intense  sono state nel corso dei decenni le relazioni intercorse tra la Mazzini e l’universo degli “altri” eroi di cartone. In attesa di approfondire l’argomento in una sfiziosa indagine futura – che spazierà dai Puffi alla Valentina di Crepax passando per Superman, Eva Kant, TiramollaLara Kroft, Braccio di Ferrio, Olivia e mille altri – abbiamo ripescato dall’archivio personale dell’amico fiorentino Alessandro Mariotti una deliziosa lettera – pubblicata nel giugno 1971 sulle pagine di Linus – in cui Mina dichiarava la sua passione per le strisce disegnate da Charles M.Schulz…

Pubblicato: 3 anni ago

Mimmo mimetico

Presi com’eravamo, nelle prime settimane di quest’anno, a celebrare il ventennale di Mina in studio (che anche la PDU festeggerà presto con un’iniziativa ad hoc), abbiamo trascurato di ricordare i due decenni appena compiuti dall’album che di quel mitologico evento audio-video costituì in un certo senso lo spin-off discografico: Sconcerto. Rimediamo all’orribile mancanza riproponendovi la personalissima recensione che la nostra amata Rina Gagliardi scrisse per noi all’indomani dell’uscita del disco…

di Rina Gagliardi

(…) Lo so bene, lo so, che Mina è – come recita un suo vecchio disco – anche Altro. Pura bellezza virtuosistica, per esempio. Vitalità americana. E grande ironia, sovrumana capacità di distacco dall’oggetto canoro, o dal contenuto apparente di ciò che sta rappresentando. Anche questo lato della Signora mi piace, e non trascuro mai di inserire nelle mie antologie gioielli come Ma chi è quello lì? (e come quell’antica sopraffina chicca del Valzer minute). Forse, però, è una catarsi di segno diverso (quando ascolto la Traviata, per esempio, non sono sicura di preferire Sempre libera all’ineguagliabile e crudele duetto tra Violetta e Giorgio Germont), che funziona fino in fondo solo se si è in buona compagnia, o di umore davvero solare. Dev’essere per questo che Sconcerto – disco di assoluto valore artistico – mi ha, lì per lì, lasciata un po’ fredda. Un po’ dev’essere dipeso dalla scelta delle canzoni: Modugno, secondo me, è sommo nel primo periodo, poi si lascia andare a una produzione che sconfina di continuo nel melenso, anzi, a volte ci si tuffa senza freni. Un po’ è che, chissà perché, questo disco mi ha trasmesso la sensazione che la Signora non ami più di tanto il grande menestrello pugliese: in fondo, perché, se no, avrebbe aspettato tutti questi anni, una quarantina, per affrontarlo e impadronirsene, pur alla grande? Infatti, mi dico a seguito di un ascolto ripetuto, quel Modugno non c’entra poi molto con Modugno: non c’è nulla del suo spirito pop, non emerge mai la sua banalità nazional-popolare. Sono tutte creazioni autonome di Mina e dei suoi fantastici musicisti: un divertissement, appunto, libero, sfrenato e mimetico. Mimetico di Lei, s’intende: un’altra delle mie sensazioni è che Mina in questo disco svolga una sublime imitazione di se stessa, della ragazza dei ‘60 e dei ’70 che alternava scatenate serate in Versilia ad avvolgenti show televisivi. Ora che la sua voce non ha più confini, si può permettere, insomma, anche questo specialissimo rito: offrire nel 2001 un piccolo affresco allegorico di se stessa, dalle boutades de La donna riccia agli archi di Come hai fatto (ma non avete notato che sembra proprio una sigla Tv degli anni d’oro?), dal night-club di Resta cu’ mme al minimelodramma napoletano di Tu sì ‘na cosa grande. Tutte riscattate dalla fantasia e dall’humour, o dall’efficacia interpretativa (perfino una canzone per me insopportabile come Dio come ti amo diventa fruibile), senza mai esser prese sul serio. Ma forse, mi sbaglio anche questa volta, e scrivo sciocchezze. Capire davvero la grande Signora è quasi impossibile, come Lei ben sa. Io mi ci provo da quarantatré anni.

Da Incontro con Rina, n° 56, settembre 2001 – Photo Mauro Balletti

 

 

Pubblicato: 3 anni ago

Mondi lontanissimi

Mina e Franco Battiato. Due artisti immensi con un solo denominatore comune: il fatto di essere nati entrambi nel mese di marzo. E fu proprio in occasione dei loro genetliaci quasi concomitanti che, nel marzo di un anno fa, Luca Battaglia di weloveradiorock.com scrisse il pregevole articolo che oggi vi riproponiamo per ricordare il geniale cantautore siciliano appena scomparso…

MINA-BATTIATO, IL DISCO CHE NON C’È

di Luca Battaglia

Una notte dell’estate del 1958…”. La favola comincia più o meno così, Anna Maria ha 18 anni e un urlo potente, adatto ai tempi che stanno arrivando. Basteranno pochi mesi per diventare prima Baby Gate e poi definitivamente Mina, l’immensa. Ottant’anni e 184 chilometri, quelli che vanno dalla palazzina di via Ferrante Aporti a Cremona fino al residence di via Ciani a Lugano, nei quali si può rileggere quasi interamente la nostra storia dal Boom al Coronavirus.
Suo nonno gli acquista una chitarra giocattolo con cui prenderà dimestichezza salvo poi appassionarsi alla fisarmonica e al pianoforte. A vent’anni incontra Milano, il Club 64 e inizia ad aprire le serate dei cantautori con improbabili canzoni siciliane. Questi i rocamboleschi esordi di Franco Battiato, prima dei Disco per l’Estate e a migliaia di anni luce da “Fetus”, “Pollution” e tutto quello che arriverà.

Insieme? Solo in compilation, senza ci sia una reale ragione ammetterà la diva nel 2012 dalla sua rubrica su Vanity Fair. Tracce di preliminari d’amore tra le due discografie si trovano, c’è la cover di Se Telefonando messa da Battiato nel cofanettone “Le nostre anime”. A domanda rispondeva: “Ho deciso di incidere questa cover per difenderla dall’ingiustizia che questa canzone ha subito. La ascoltai per la prima volta a Milano, nel periodo in cui suonavo nell’underground proponendo musica sperimentale: rimasi colpito nello scoprire che era solamente quindicesima in classifica. Pensai: ‘Che cafoni questi italiani’.”Se ho avuto modo di farla ascoltare a Mina? Assolutamente no: non è da me andare a bussare alle porte degli altri“.
Questo marzo ci regala i 75 anni di lui e gli 80 di lei, chissà che un giorno ci si possa stupire ascoltando quella voce irraggiungibile salire sulle vette e poi scendere in picchiata interpretando Voglio Vederti Danzare oppure Up Patriots to Arms. Sullo stesso microsolco per ora li ha messi solo Pino Daniele con cui duettano uno in Chi tene ‘o Mare e l’altra in Napule è, il disco è “Boogie Boogie Man”, A.D. 2010, e torna utile per stringerci idealmente insieme.
Auguri Mina, auguri Franco e in bocca al lupo ad ognuno di noi in questo tempo di fioriture e città vuote.

 (Da weloveradiorock.com, marzo 2020)

Pubblicato: 3 anni ago

Era de maggio

Maggio 1961 – A ormai più di tre mesi dalla sua seconda – e ultima – avventura sul palco di Sanremo, Mina sembra voler concentrare la propria attività soprattutto al di fuori dei confini italiani: a metà mese, dopo una serie di registrazioni televisive in Germania, Danimarca e Svizzera (dove appare in Musicomania del 9 maggio con Io amo tu ami, Il cielo in una stanza e Coriandoli), la Tigre prende il volo per il Giappone in occasione del lancio sugli schermi nipponici del film Appuntamento a Ischia. Al suo seguito, per quella che sarà una delle più trionfali tournée della sua carriera, il Maestro Bruno Canfora e l’immancabile patron Elio Gigante…

Maggio 1971 – Terminata a fine aprile, dopo tre intensissimi mesi di sold out nei principali teatri italiani, la seconda tournée con Gaber, Mina decide di concedersi un meritato periodo di riposo. È lei stessa, nel corso di un’intervista televisiva concessa all’amico Lello Bersani, a ufficializzare l’intenzione di abbandonare per qualche tempo ogni attività pubblica, comprese le tradizionali serate alla Bussola previste tra giugno e settembre. Il volontario blackout mediatico, tuttavia, non impedirà alla Diva numero 1 della canzone italiana di dominare le classifiche estive sia a 45 (Amor mio) che a 33 giri (Del mio meglio).

Maggio 1981 – Costretta ad abbandonare entro l’estate l’amata Basilica che la Curia milanese intende “riconsacrare” come luogo di culto, Mina termina con grande anticipo rispetto ai tempi consueti le incisioni del suo doppio album autunnale. E intanto, la fanzine numero 4 del Club annuncia in anteprima l’uscita – nel mese di giugno – del nuovo 45 giri Una canzone/Quando l’amore ti tocca e del sesto volume della serie Del mio meglio, dedicato stavolta alle più belle registrazioni live di Mina.

Maggio 1991 – Terminate le registrazioni di un disco di tanghi argentini del cantante-chitarrista Angel Pato Garcia (con la prestigiosa collaborazione del bandoneonista Roberto Lara), negli studi della PDU di Lugano si lavora a tempo pieno per ultimare il doppio album autunnale – il ventesimo consecutivo – della Titolare dell’Etichetta. Le incisioni saranno effettuate in digitale con nuove, sofisticate apparecchiature a 48 piste della Studer…

Maggio 2001 – Mentre il nuovo album-tributo a Modugno Sconcerto e l’antologia Coleccion latina della EMI stazionano nelle zone alte delle classifiche, Mina e Mauro Balletti sono nuovamente impegnati in sala di registrazione per selezionare e mettere insieme le oltre due ore e mezza di filmato che comporranno il DVD Mina in studio la cui uscita è prevista in autunno…

Maggio 2011 – Alle 00,01 del 1° maggio le solenni celebrazioni per la beatificazione di Papa Giovanni Paolo II hanno preso ufficialmente il via con il lancio – sulle reti web di tutto il mondo – di un video di 5 minuti sulle note del Magnificat cantato da Mina su musiche di Marco Frisina. Si tratta di un vero e proprio film di 5 minuti – diretto da Fabio Gallo – in cui le immagini del Pontefice polacco si alternano a quelle dei Danzatori della Luce che ballano sugli sfondi suggestivi delle Terme di Diocleziano e della Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma.

Maggio 2021 – Dopo mesi di chiusure per l’emergenza Covid, anche la Svizzera si sta cautamente avviando – come l’Italia – a un progressivo ritorno alla normalità con la riapertura di cinema, teatri, negozi, bar e ristoranti. Il prolungato lockdown non ha tuttavia rallentato più di tanto i sempre alacri lavori in corso negli studi di Lugano: oltre ad aver ultimato la realizzazione di diverse nuove canzoni per un prossimo album di inediti dai tempi di uscita ancora avvolti nell’incertezza, il team di Mina prosegue la paziente opera di restyling sonoro del catalogo mazziniano Warner-Sony in vista dei futuri Songbook tematici, le cui emissioni più vicine nel tempo non dovrebbero comunque vedere la luce prima dell’autunno…

 

Pubblicato: 3 anni ago

Per sempre Rossa

Nel 2010, l’uscita dell’album di Milva Non conosco nessun Patrizio – terzo capitolo del suo aureo sodalizio discografico con Franco Battiato – coincise con il suo definitivo ritiro dalle scene per ragioni di salute di cui la Rossa, nelle sue ultime apparizioni televisive, non nascose l’irreversibile gravità. In tale occasione il nostro Stefano Crippa le dedicò nel Minafanblog il bellissimo post che oggi, sull’onda dell’emozione per la scomparsa di questa inarrivabile Artista, possiamo tranquillamente riproporvi così come fu scritto, senza bisogno di correggervi una sola virgola…

di Stefano Crippa

C’era un tempo in cui le dive della canzone erano spesso paragonate a un animale, rapace o volatile, sicuramente aggressivo. C’era la tigre che non arrivava dalla Birmania ma nientepopodimeno che da Cremona, un’aquila dritta dritta da Ligonchio persa poi in (brutte) frequentazioni politiche. E poi c’era una pantera. Da Goro. Scusate l’intrusione e il prologo fiabesco, ragazzi del Mina Fan Club, ma il ritorno – che è allo stesso tempo (probabilmente) un addio – di Milva merita un po’ di attenzione. Certo la signora può apparire altera, certe pose da diva sembrano uscire da un vecchio film in bianconero, immaginate Gloria Swanson scendere lo scalone di una villa hollywoodiana. Ma quello era Viale del tramonto, mentre per la rossa stella di Strehler e di tanti Sanremo, il passo d’addio è tutt’altro che mesto e sotto tono. E’ infatti affidato a un disco, bellissimo. Il terzo lavoro con Franco Battiato, dall’ironico titolo Non conosco nessun Patrizio!, – gli altri due li ha realizzati rispettivamente trenta (Milva e dintorni) e ventun anni fa (Svegliando l’amante che dorme) – dimostrando ancora una volta come classe e creatività possono viaggiare in coppia a dispetto dell’anagrafe. Dieci belle canzoni, nove – per chi conosce bene l’artista siciliano – sono già note, ma non troppo perché la scelta non è stata fatta cercando le hit. Uno, e uno solo, l’inedito che intitola il disco e che racconta la fine di un amore con rara intelligenza e finezza. Non sorprende perché a scrivere quei versi è un poeta, Mario Sgalambro: “Ieri mia madre mi ha chiesto di te, le ho detto che ti ho cancellato, anche dalla lista dei miei nemici”. Il trionfo dell’intelligenza, un colpo di genio.

Ecco immaginate queste parole – ma anche quelle di Io chi sono? Risveglio di primavera giusto per citare un paio di titoli, interpretate con classe inaudita, con quella sapienza di esposizione, di intonazione e finezza che solo un’altra sua ‘collega’ sa fare. Inutile farne il nome.

Ecco, Milva non è solo quella di Strehler, di Brecht – e signori, questa signora ce la invidiano dalla Germania dove è adorata al Giappone, è anche quella più popolare che cantava Jannacci – uno che l’ha capita subito quella ragazza della bassa “venuta su a riso e lenti” (La rossa, 1980), esattamente agli antipodi di quanto aveva fatto Mina tre anni prima con Ferrio, ma riuscendo con altrettanta efficacia a penetrare il repertorio del “dutur” meneghino. E poi ha cantato Vangelis, si è mescolata con Raf (una terribile Marinero, diciamocela tutta) ma si è riscattata subito con un incontro insieme a Astor Piazzolla da far tremare i polsi per chi ha avuto la fortuna di vederla dal vivo (recuperate magari su e-bay il live tratto da quel magico tour). E poi ha fatto la tv, anche se con il piccolo schermo non si è mai troppo presa, gli ultimi grandi show Rai la vedono assoluta primadonna. Al Paradise, ecco il punto di contatto fra lei e Mina, nasce proprio per volontà di Antonello Falqui e Gianni Ferrio che vogliono rilanciare uno show alla Studio Uno sapendo di non poter contare più su Mina. E allora partono per Amburgo a vedere come si è trasformata questa “pantera”, questa signora che avevano lasciato fra Flamenco rock e Mare nel cassetto e la ritrovano diva in Germania, a suo agio con canzoni cantate in tedesco. E la scelgono senza mai pentirsi. Anzi, ancora oggi Ferrio ricorda con piacere il lavoro con lei: “Una vera professionista”

Ora che Milva si ritira (per problemi di salute i tour non sono più praticabili), forse è il caso di riflettere e riascoltare il repertorio di una interprete di classe che da noi non ha forse ottenuto quanto realmente meritava, ma che fuori tutti ci hanno invidiato. Partite da questo nuovo album, giuro non vi pentirete.

Grazie, Milva.

 

Pubblicato: 3 anni ago

Accendi questa luce

Il 27 marzo scorso le lavoratrici e i lavoratori del Coordinamento Spettacolo Lombardia hanno dato il via presso la Chiesa di Santa Maria in San Satiro, a Milano, a una serie di flash mob corali che in questi giorni li sta vedendo esibirsi nelle più suggestive parrocchie meneghine sulle note celestiali del Magnificat composto 21 anni fa per Mina da Monsignor Marco Frisina. “Le arti sono bellezza, socialità, rito collettivo, linfa vitale – ha spiegato sulle pagine di Repubblica la portavoce del movimento Rita Pelusio – e privarne una comunità è come togliere a chi ha fede la possibilità di pregare”. Il fatto che una categoria tra le più pesantemente penalizzate dal lockdown abbia scelto degli edifici consacrati per invocare la riapertura di “templi laici” come cinema e teatri non deve sorprendere: le chiese (dal greco ekklesìa, “adunanza del popolo”) sono storici luoghi di aggregazione al di là delle appartenenze religiose e non a caso le parole “culto” e “cultura” sono tra loro intimamente legate. Come scriveva – commentando il capolavoro Dalla Terra – la più atea delle pasionarie mazziniane, ovvero Rina Gagliardi, “Questo disco è davvero un evento “della” Terra. Eppure, prima di ascoltarlo, ero diffidente. In questi tempi di neo-integralismo cattolico, con annessi e connessi giubilari, non mi sento in grande sintonia emotiva con la Musica Sacra – ne va perfino, talora, del mio rapporto col grande J. S. Bach… Bene, tutto questo tormento pre-giudiziale è caduto al primo ascolto, alla prima immersione nel flusso della tua Voce. Non so se sei credente o no, ma la tua Voce, proprio in questo ultimo disco, ha una forza laica sorprendente – è ricca, impudica, multiforme, terrestre. Come diceva il Barone Scarpia cantando il Te Deum, posso dire a te: ‘Mina, fai dimenticare Iddio’…”.  

Pubblicato: 3 anni ago

Io so che ti amerò

“Grazie, Tigre, per averci presentato Edu quando, negli anni Sessanta, il Brasile era così lontano”, scrive l’amato Peppe Videtti nel numero odierno del Venerdì di Repubblica, dedicando il settimanale appuntamento con la sua rubrica Senti questa alla splendida Pra dizer adeus composta nel 1966 dall’allora 23enne Edu Lobo (che la incise in duetto con Maria Bethania) e ripresa magistralmente dieci anni dopo da Mina nella superba versione italiana Devo dirti addio tradotta da Bruno Lauzi e arrangiata da Gianni Ferrio. È davvero un evento raro – in questo Paese che pare aver fatto tabula rasa di ogni memoria storica, musicale e non – imbattersi in qualche firma autorevole che ancora riconosca a Mina il ruolo di prima divulgatrice italiana della bossa nova e dei suoi più illustri rappresentanti. E a tale proposito ci piace riproporvi il “lamento d’amore” che il nostro Antonio Bianchi – parlando di Insensatez della favolosa coppia De Moraes-Jobim nel superdossier sulla Mina 1964 contenuto nella fanzine 76 – dedicò ai meriti mai abbastanza riconosciuti della Mazzini carioca:

“La presenza di questo brano merita di essere precisata. Perché allo sguardo compresso della contemporaneità, Mina Ri-Fi appare come un album di classici appartenenti ad un indistinto passato. Ma così non è: Insensatez è un brano nuovo di zecca, del 1963. La bossa-nova è il ritmo più alla moda. E Antonio Carlos Jobim è il compositore più riverito e calato nella contemporaneità, almeno agli occhi dei musicofili più esigenti di quegli anni (Bacharach appartiene a un versante molto più easy listening e i Beatles sono ancora un fenomeno troppo ruvido). Insomma: Mina Ri-Fi èun album che ramifica nella contemporaneità più estrema e lussuosa. E ribadisce il ruolo mazziniano di divulgatrice italiana numero uno del repertorio brasiliano. Quello tradotto. E quello – Insensatez ne è emblema – in lingua originale. Fa sempre un certo effetto sentir attribuire i meriti a Ornella Vanoni (la sua Tristezza, per favore va’ via è arrivata un lustro dopo le Dindi e Chega de saudade mazziniane. Non solo: la Tristeza vanoniana cavalca troppo esplicitamente il successone della Banda. Ma questo i nuovi critici non lo sanno) o Fiorella Mannoia (in virtù di Oh, che sarà, Il culo del mondo e di Onda tropicale). Mina dovrebbe riappropriarsi di un ruolo che è soprattutto suo. Ma con un album coi fiocchi – elegantemente popolare, ricamato di chitarre, flauti e percussioni – che accantoni definitivamente il ricordo – inelegantemente popolano, squarciato da fiati reboanti – di Mina canta o Brasil“.

Grazie alla sua strepitosa versione di Insensatez eseguita a Studio Uno ’65, non dimentichiamolo, Mina vinse anche una scommessa con Luciano Salce, suo partner nello show nonché grande appassionato di musica brasiliana: “Quando l’altro sabato annunciai a Luciano che avrei interpretato una bossa nova – scrisse Mina in tale occasione nel suo Diario di Studio Uno su Sorrisimi guardò incuriosito, poi mi disse che avrebbe ascoltato l’esecuzione di Insensatez con estrema attenzione perché sì, certo, avevo del coraggio a scegliere una canzone così ricca di difficoltà, ma avrebbe proprio voluto vedere se avessi commesso qualche errore di pronunzia. Nacque subito la nostra cordiale scommessa. Dopo, lo trovai dietro le quinte ad accogliermi: ‘Ho perso, nemmeno uno’. E adesso sono orgogliosa di far parte del club dei cultori della musica brasiliana”. Auguriamoci, a questo punto, che la Signora abbia voglia di rinnovare al più presto la tessera carioca con un brasilian songbook in grande stile…

Pubblicato: 3 anni ago

Nuove per nove

Volete mettere il vantaggio, per una come Mina, di un compleanno senza zeri? Un placido, anonimo numero dispari, da festeggiare in intimità con le persone care. Senza l’assordante contorno di Speciali Porta a Porta in cui certi suoi colleghi dei tempi del Musichiere ci vengono a raccontare di Lei come è oggi. Senza Arene domenicali in cui torme di minologi improvvisati sparano i luoghi comuni di sempre sui perché e sui percome del suo addio alle scene (“L’assenza? Una scelta pianificata da un’abile strategia di marketing” ). Senza le solite wikipedanti agiografie redatte senza passione da qualche volenteroso blogger di primo pelo. Probabilmente, per lei, questo 25 marzo senza cifre tonde non sarà che un’ordinaria giornata casalinga magari inframmezzata da una capatina in sala d’incisione dove sono in piena fase di realizzazione i nuovi progetti che ascolteremo nei prossimi mesi. E allora… ssst... accontentiamoci di farle i nostri auguri sottovoce cercando di turbare il meno possibile la sua quiete operosa.

p.s. Molto operoso ma tutt’altro che quieto sarà il Mina Day del fan club: proprio domani, infatti, la tipografia ci consegnerà le copie della nuova fanzine che contiamo di spedire tutte (o quasi) in giornata.