Buon Natale!
Photo: Stefano Ancillotti – Disegno: Gianni Ronco per pdumusic
Photo: Stefano Ancillotti – Disegno: Gianni Ronco per pdumusic
Dicembre 1962– Con la sua esecuzione de Il cielo in una stanzanella puntata del 20 dicembre di Canzonissima,Mina accede alla finalissima del 6 gennaio (a eseguire il pezzo in tale serata sarà, però, Gino Paoli in sostituzione dellaTigre“dimissionaria” per gravidanza). Sempre in questi giorni registra per l’Industria Italiana della Birra due cicli di Caroselli, rispettivamente diretti da Vittorio Carpignano e da Enzo Trapani, che andranno in onda tra il 17 aprile e il 21 agosto del 1963 e che costituiranno le sue uniche apparizioni sui teleschermi italiani nell’anno della sua maternità-scandalo…
Dicembre 1972 – Nonostante non appaia in TV ormai da maggio (e cioè dalla conclusione di Teatro 10) e dopo aver dominato la Hit Parade estiva col singolo Amor mio/Capirò, nelle settimane prenatalizie Mina riconquista i primi posti delle classifiche discografiche sia col 45 giri Eccomi/Domenica sera sia col doppio album Uno più uno (che dopo le Feste sarà rieditato coi due volumi Altro e Dalla Bussola disponibili singolarmente), Nel frattempo, in vista dei successi futuri della Titolare, la PDU rinnova le attrezzature della Basilica di Milano con modernissimi impianti di transfert e sofisticate apparecchiature Ampex a 16 e a 8 piste e Telefunken a 8, a 2 e a 1 pista…
1982 – Dopo il buon successo (anche nelle discoteche) del singolo di lancio Morirò per te, la promozione natalizia del doppio Italiana è affidata al 45 giri – solo in edizione promozionale per i juke-box – contenente Mi piace tanto la gente (sigla dello show domenicale Due di tutto diretto da Enzo Trapani) e Sweet Transvestite. Ma, come preannunciato dalla fanzine numero 9/10 del Minafanclub parmense, Mina è già al lavoro per incidere una serie di cover di successi anni Cinquanta che, nell’autunno 1983, faranno da sigle iniziali alla nuova trasmissione di Raiuno Trent’anni della nostra storia…
Dicembre 1992– Il doppio Sorelle Lumièreè ancora ai vertici dei dischi-strenna più venduti e già nel quartier generale PDU si pensa ad una nuova possibile emissione discografica da lanciare in primavera. L’idea più accreditata, per il momento, è quella di un nuovo greatest hits, sulla falsariga di Oggi ti amo di più, per il quale Mina avrebbe già pronto il titolo: Talmente t’appartengo. Ma non è da escludere una soluzione diversa come potrebbe essere, ad esempio, un’antologia monografica con inediti (magari griffata Beatles?)…
Dicembre 2002– Terzo singolo in vista per la promozione radiofonica del magnifico Velenodi Mina. La scelta cade sulla “facile” Ecco il domani. della quale, però, dopo il lusso delle due covercreate da Gianni Ronco per i primi due singoli pubblicati nei negozi (Succhiando l’uvae Certe cose si fanno) sarà stampato solo un promofuori commercio e privo di copertina…
Dicembre 2012– Il successo al di là di ogni più rosea previsione di 12e il rapido esaurimento nei negozi della prima tiratura in dodici differenti copertineha costretto la Sony a dare alle stampe e a immettere nel mercato già prima di Natale la “tredicesima” copertina del disco, ovvero quella standardcon tutte e dodici le immagini. A gennaio, poi, vedrà la luce l’attesa edizione in vinilela cui busta – wow– conterrà al suo interno una gradita sorpresa…
Dicembre 2022– MentreThe Beatles Songbooksi prepara a essere la strenna discografica più acquistata e più regalata da parte di quella resiliente nicchia di pubblico che ancora crede nella Musica come sinonimo di Arte, Cultura e Bellezza, tra i fedelissimi di Mina ferve già l’attesa deldisco di inediti(con unacover) chepdumusiclancerà a gennaio. Nel frattempo, lostoremazziniano renderà disponibili nei prossimi giorni leUSB carddei primi tre LP usciti in ottobre: “Inizialmente la versione in digitale era prevista solo per il nuovo disco di inediti– aveva chiarito alcune settimane fa l’efficiente e gentilissimaMilena Paninel preannunciare questa ghiotta novità –ma poi, viste le numerose richieste, abbiamo deciso di allargare il progetto a tutti i dischi di Mina presenti nello shoppdumusic.Fedeli alla nostra missione di realizzare prodotti di alta qualità audio, PDU renderà disponibile una USB card che conterrà gli LP a 96KHZ/24bit. La chiavetta sarà un prodotto a sé e venduta separata dal vinile per lasciare la libertà di scelta nell’acquisto della versione in digitale o di quella analogica. A breve il nuovo prodotto sarà inserito all’interno dello shop di pdumusic per il pre-ordine e a quel punto saremo in grado di avere informazioni più precise sulla data di uscita e sul costo. Anche per questo prodotto il packaging sarà super bello e super curato!”.
Quando manca una settimana esatta dal lancio sul mercato fisico e digitale dell’attesissimo The Beatles Songbook, vi (ri)proponiamo dalla nuova fanzine l’incipit del minuzioso dossier Quattro ragazzi per me in cui Antonio Bianchi ripercorre i sessant’anni di passione tra Mina e i Fab Four…
di Antonio Bianchi – Cover: Mauro Balletti
Hanno rappresentato la musica nell’accezione più libera, istintiva e rivoluzionaria. E oggi, a sessant’anni dal loro debutto e a cinquantadue dallo scioglimento, incarnano il riferimento imprescindibile per chi ama la musica e anche per chi ama leggerne, scriverne e studiarla. Perché ai Beatles è legata una bibliografia infinita che rappresenta la traccia più preziosa per indagare la musica pop rock. Anche fra gli addetti ai lavori, c’è chi non ha mai ascoltato un loro disco e ignora la sorprendente evoluzione che si dipana nell’ascolto in ordine cronologico della loro produzione. Ogni album dei Beatles, specie dal ’65, è un triplo salto in avanti, un record polverizzato. C’è chi ne riduce la portata accostandoli ad altri “miti”. Pensiamo alla sempiterna contrapposizione con i Rolling Stones (che incarnano una dimensione ben più parziale del concetto di musica) o pensiamo a Elvis, mito generazionale più che musicale. Gli emuli di The Pelvis sono imbrigliati al suo personaggio più che alla sua musica. Pensiamo a Little Tony, a Johnny Halliday e ai mille altri emuli in giaccona variopinta, frangiona e brillantina. Pensiamo anche alla timbrica di chi si avventura nel repertorio presleyano: tutti ricreano pedissequamente il modello di riferimento. Mina compresa. Come se cantare Elvis imponesse costantemente il ricorso al modello originale.
Anche i Beatles sono – generazionalmente – frutto della rivoluzione presleyana. Ma il loro apporto alla musica è andato infinitamente oltre. Per cantare i Fab Four non serve rappresentare visivamente il riferimento. E men che meno è necessario ricrearlo timbricamente e stilisticamente. Questo materiale si presta alle atmosfere strumentali più diversificate, ai repertori più lontani e alle soggettività stilistiche più estreme: dai musicisti classici ai jazzisti incalliti, dalle rock band (soft e heavy metal) alle più grandi voci classiche (da Sinatra in poi).
L’elasticità è la caratteristica più interessante dei sopralluoghi mazziniani in ambito beatlesiano. Con un’evidenza che, nella nuova antologia, si delinea con una chiarezza preclusa ai generici album di cover, che mescolano generi, repertori e riferimenti stilistici troppo variegati per consentire indagini terse. Stavolta, la formula è adottata sulla base di un riferimento univoco (il repertorio beatlesiano, appunto) e consente annotazioni ben più unanimemente soppesabili. A cominciare dalle modalità d’approccio al repertorio dei Fab Four. Che si rivelano sorprendentemente libere, senza briglie. Mina lambisce i classici beatlesiani da prospettive diverse, mutando costantemente intenzioni e punti d’osservazione (…).
di Luigi Iacobellis
“La musica è finita. È finita nel senso che nessuno investe più su un nome nuovo e, a mala pena, su un nome accreditato. Internet, Youtube e dintorni hanno cambiato e distrutto gli equilibri che tenevano in vita tutto questo po’ po’ di ambaradan che è la musica leggera e non solo… ma è vero che il vinile va di moda? Come suonava bene… Con il vinile c’era più anima, la musica era meno asettica. Si sentiva il respiro e l’emozione che sono spariti quasi del tutto con l’utilizzo delle nuove strumentazioni”. Con queste parole Mina qualche anno fa affrontava, a più riprese, il tema dell’industria musicale e dei supporti discografici.
Da qualche giorno abbiamo appreso attraverso i canali ufficiali del nuovo ambizioso progetto PDU Music, una rivoluzione in chiave futuristica del modo di fruire della musica di Mina e di tanti altri artisti. In altre parole, riprendendo lo slogan pubblicato sul sito, la musica in tre dimensioni per un nuovo multiverso del collezionismo musicale che si realizza seguendo variegate linee progettuali. Un ritorno al passato che ormai da qualche anno è ritornato ad essere protagonista delle emissioni e delle vendite, il vinile, rivisitato in chiave estremamente qualitativa e fortemente esclusiva. Qualitativa nel senso della ricercatezza di materiali, tecniche di registrazione e packaging nella realizzazione di un prodotto secondo elevati standard, in grado di soddisfare i consumatori più ricercati. Esclusiva seguendo tre direttrici spiegate da Massimiliano Pani nella conferenza stampa e con comunicati successivi: limitare il mercato digitale dello streaming sulle piattaforme online, consentendo all’acquirente di poter scaricare file audio di altissima qualità solamente e unitamente al prodotto fisico non trovando i brani in rete; escludere dalla vendita alcuni prodotti negli store fisici e online, acquistabili unicamente sul canale ufficiale; accantonare un supporto tradizionale, come il compact disc. A questo si aggiunga l’universo NFT (con esclusive immagini e file audio acquistabili), il nuovo merchandising da collezione (al momento t-shirt e flangia serigrafata) e i nastri analogici che da qualche anno sono diventati pezzi di culto per gli audiofili più esigenti. Un catalogo destinato col tempo ad arricchirsi non soltanto dell’universo Mina ma anche di tanti altri noti artisti (già presenti tra gli altri Ivano Fossati, Mia Martini, Domenico Modugno, Sergio Caputo, Vinicius de Moraes e Sergio Endrigo, il trio Rea-Golino-Moriconi) e nuove giovani – e meno giovani – scoperte che potrebbero avere nella PDU Music un canale di promozione e diffusione della propria arte.
Come tutte le rivoluzioni che portano questo nome, le reazioni degli addetti ai lavori, critici e giornalisti ma anche dei tantissimi collezionisti, acquirenti di musica e semplici appassionati non sono mancate, delineando un variegato caleidoscopio di sentimenti e posizioni contrastanti su vari profili. I più attenzionati, tra questi, riguardano l’abbandono del supporto del compact disc, la decisione di non inserire i brani in streaming sulle piattaforme online musicali, la non reperibilità di alcuni prodotti negli store fisici e online per la vendita esclusiva sul canale pdumusic.com (si veda tra questi, nelle intenzioni comunicate, il nuovo album di inediti di Mina).
Operazione squisitamente commerciale? Non credo, almeno non nelle premesse e nelle finalità. Oso credere che l’idea sia partita dalla stessa Mina, come del resto tutto quello che attiene alle sue scelte artistiche e professionali e i motivi di questo progetto nascono da varie riflessioni. Prima di tutto l’anniversario della PDU stessa fondata dal papà Giacomo Mazzini che, raggiunti i 55 anni di gloriosa attività, necessitava di essere rilanciata anche alla luce del glorioso e troppo spesso dimenticato passato. La PDU certamente nasce come casa discografica di Mina, una scelta che le ha consentito di esprimere al meglio il proprio essere Artista libera, indipendente, slegata da logiche commerciali e da direttive imposte dall’alto, permettendole di realizzare nei tempi, modi e declinazioni dettate solo da lei il proprio modo di fare ed essere musica. Se oggi abbiamo un patrimonio musicale di Mina così vasto e diversificato, un unicum rispetto a qualsiasi cantante, esattamente come l’ha voluto lei e che rispecchia le sue scelte e convinzioni, è anche grazie alla PDU e alla possibilità di essersi svincolata dalle strette briglie della tradizionale industria discografica, non senza operare scelte musicali alcune volte ardite e condizionate soltanto dal credere fortemente nel progetto, scevre da dietrologie economiche e di incassi. PDU, dunque come strumento per essere propriamente libera di rappresentare il proprio lavoro al pubblico, principale strumento di comunicazione di Mina da oltre quarant’anni.
Non bendiamoci gli occhi, però, rispetto a quanto è successo negli ultimi anni a riguardo delle emissioni discografiche di Mina. Ai più attenti si è avvertito in maniera evidente come Mina stessa abbia perso, in qualche modo, la gestione del suo catalogo per motivi legati a diritti e vincoli contrattuali che non è questo il momento di indagare. Di certo non sono mancate raccolte ed emissioni discografiche nell’ultimo periodo, talvolta anche a valanga e così ravvicinate nel tempo, senza alcuna apparente progettualità di fondo o novità che giustificassero il nuovo prodotto e che sono fermamente convinto non abbiano nemmeno visto il coinvolgimento o l’assenso di Mina stessa, che anzi – forse – avrebbe preferito cestinare il tutto se fosse stato nel suo esclusivo potere. Il progetto della nuova PDU Music, pur non potendo cancellare tutto questo, certamente rappresenta una effettiva modalità per Mina di rimettere in parte la propria firma sulla gestione del suo patrimonio artistico. E su questa linea trovano conferme le dichiarazioni di Massimiliano Pani in parte del “manifesto” progettuale: recuperare il catalogo e riproporlo con emissioni periodiche, programmate e definite esclusivamente sull’onda della qualità. Qualità espressa nel packaging curato ed esclusivo (dalla cura della grafica alla scelta degli scatti/disegni/copertine inedite, dalla qualità della stampa ai materiali utilizzati, dai booklet allegati alla cura dell’impacchettamento). Qualità espressa nella purezza del suono e delle registrazioni in grado di rievocare emozioni e bellezza (come riportato sul sito “utilizzando al massimo la tecnologia odierna, con un criterio da audiofili, usando macchine di un tempo unite a macchine moderne con suono vintage, registratori analogici Studer e Ampex perfettamente restaurati a macchine esoteriche a valvole della britannica EAR Yoshino, sino ad arrivare a macchinari appositamente costruiti su nostre specifiche, sempre rimanendo in ambito analogico”; si pensi anche alla scelta preferenziale del vinile nero, come riferito dallo stesso Massimiliano, in grado di superare le logiche puramente commercial-collezionistiche delle valanghe di più o meno utili ristampe in vinile colorato degli ultimi anni, ad esclusivo vantaggio del suono). Qualità espressa nello stesso progetto e tracklist degli album che non diventano una mera trasposizione dell’originale ma si arricchiscono di tracce inedite o di brani/prodotti mai realizzati sul supporto. Dimostrazione è data dai primi prodotti realizzati: “Mina in studio 2001-2021”, per la prima volta su supporto audio un doppio album in vinile che raccoglie tutti i brani realizzati durante le sessioni di registrazione dal vivo del 2001 del dvd con l’aggiunta di Accarezzame, una canzone nuova realizzata nel 2021 con la stessa tecnica di registrazione live in studio; “Encadenados”, per la prima volta su vinile in versione rivista e rimasterizzata l’album “Nostalgias” realizzato nel 1998 per il solo mercato spagnolo e latino-americano contenente alcune versioni in lingua rimaste ancora inedite nel nostro Paese di brani già pubblicati in Italia; “Dilettevoli eccedenze”, brani mai pubblicati su album e cantati da Mina solo per la pubblicità, ghost-track o inediti lasciati nei cassetti e che ora ritrovano degna sistemazione per il grande pubblico. Già partendo solo da questi tre progetti è di tutta evidenza come l’acquisto del prodotto musicale ritrovi un senso, senza perdersi nelle logiche esclusive del profitto a scapito dei collezionisti e aprendosi anche all’interesse di nuovi o occasionali consumatori.
C’è anche un differente profilo da esaminare in questa nuova PDU Music. Troppo spesso agganciamo la PDU a Mina, quasi come se fosse una sovrapposizione automatica ed unica, dimenticandoci come il catalogo della casa discografica si sia arricchito nel corso degli anni di decine di artisti e generi musicali differenti, un ricchissimo melting pot culturale di musica classica (Marta Argerich, Maurizio Pollini e vari grandi solisti), Bossa Nova (Toquinho, Chico Buarque de Hollanda, Vinicius de Moraes), musica Celtica (Alan Stivell), Jazz italiano (Giorgio Gaslini, Martial Solal, Franco Ambrosetti, Danilo Rea, Massimo Moriconi, Alfredo Golino, Renato Sellani, Bruno Tommaso, Romano Mussolini, Martial Solal, Gaetano Liguori, Guido Mazzon, Andrea Centazzo), Rock progressive (Popol Vuh), Tangerine Dream, Peter Tosh per il reggae e tanti altri artisti italiani e stranieri (tra tutti Milly, Massimo Bozzi, gli Audio 2, Marisa Sacchetto, i Domodossola, Tihm, Aulehla & Zappa, Marita, Johnny Sax, Milena, Proxima, Roberto Ferri e Luigi Grechi, Angel Pato Garcia, Lyonesse senza dimenticare Severino Gazzelloni). La nuova PDU music si pone l’ambizioso obiettivo di riscoprire l’anima autentica della sua storia, ponendosi come soggetto protagonista nelle produzioni musicali di qualità, certamente con Mina come protagonista ma non esclusiva. Dimostrazione è data dai prodotti già presenti in catalogo o di prossima pubblicazione di Fossati, Mia Martini, Domenico Modugno, Sergio Caputo, Vinicius de Moraes e Sergio Endrigo, il trio Rea-Golino-Moriconi, destinato ad arricchirsi di nuovi titoli e artisti e, perché no, di nuovi talenti che si affacciano nel mondo della musica.
Ora in questo scenario come si collocano le scelte più criticate da alcuni di questo progetto? Direi allineandosi esattamente con la filosofia sopraesposta. La decisione di non inserire i brani in streaming sulle piattaforme online musicali e la non reperibilità di alcuni prodotti negli store fisici e online per la vendita esclusiva sullo shop della PDU Music possono certamente rappresentare scelte antipopolari ma sono strumenti fondamentali per raggiungere l’obiettivo sperato: diffondere gradualmente la mission e lo spazio PDU Music, anche a scapito degli incassi. A chi ha frettolosamente attribuito all’operazione una esclusiva natura speculativa, direi che a ben guardare si tratta dell’esatto contrario. Escludere i canali tradizionali di vendita – dal negozio di dischi all’ipermercato, passando per i colossi del commercio elettronico – significa, inevitabilmente, rinunciare quantomeno nell’immediato agli incassi che provengono soprattutto dal grande pubblico (non dal fan o dal collezionista) e questa di per sé è una scelta antieconomica, se si pensa che il nome di Mina è trainante nelle vendite da anni per il grande pubblico, pur nei limiti della crisi del mercato discografico determinata dal passaggio al formato digitale. A questo si aggiunga proprio la scelta di escludere dalle piattaforme streaming i nuovi prodotti editi nel progetto: come è possibile fidelizzare il cliente in questa nuova filosofia che pone al centro il supporto vinile di alta qualità e appassionarlo ad un nuovo modo di interagire con il prodotto se lo stesso brano è facilmente reperibile online, finanche gratis? Il violento passaggio dal disco in vinile al compact disc, la facile replicabilità di quest’ultimo e il diffondersi della pirateria musicale, la diffusione del web e, quindi, l’avvento dei download selvaggi illegali fino ad arrivare allo streaming legalizzato – a pagamento o con massicce dosi pubblicitarie – è impopolare dirlo ma hanno diseducato il pubblico. La musica e tutto quello che gira attorno al prodotto musicale sono stati progressivamente affiancati al concetto di gratuito, come se in un solo istante fossero stati cancellati tutti i costi di produzione, di materie prime, di fasi discografiche, di infrastrutture e macchinari, di ricerca e sviluppo, di remunerazione dei lavoratori del settore e dell’artista, di logistica, di tassazione e oneri solo per citarne alcuni. La musica oltre ad essere diventata liquida sembra essere stata ascritta al paradiso della gratuità, elevata quasi ad un diritto soggettivo di fruizione per assecondare le proprie esigenze primarie di svago e di cultura. Discorso che stranamente non viene percepito per altri prodotti, come ad esempio il libro, a cui si riconosce la funzione e il giusto prezzo nella fase di acquisto. By the way, se fosse veramente così, se uno Stato fosse in grado da solo di sostenere tali oneri vivremmo veramente su Bula Bula, la nostra isola ideale. La realtà è un’altra e, tralasciando alcune operazioni commerciali di indubbio gusto e discutibile elevato prezzo finale di vendita, non dovrebbe destare scandalo e stupore che la musica ha un costo ed è un bene oggetto di acquisto e non di fruizione gratuita. E in questo senso si giustificano i prezzi di vendita dei nuovi prodotti sullo store che devono necessariamente tenere conto della molteplicità di fattori innanzi esaminati. Sull’abbandono del supporto del compact disc, sarà necessario attendere e non dare necessariamente per definitiva la scelta. Il tempo, il mercato, le richieste che perverranno dai consumatori ne stabiliranno la morte o una rinnovata sopravvivenza, come è accaduto per il vinile. Al momento, però, la scelta è coerente con quello che si propone di fare la PDU Music, puntare sulla qualità audio del supporto in vinile e sul futuro nel mondo degli NFT e del metaverso.
Ultima annotazione sollevata al progetto riguarda il possibile ostacolo alla diffusione dei nuovi lavori di Mina, soprattutto per il grande pubblico e i più giovani. Mina ha da sempre rinunciato ad ogni forma di pubblicità, è l’emblema stesso dell’harakiri del marketing promozionale del proprio lavoro, sfugge ad ogni forma autocelebrativa e di réclame. Chi non la conosce, facilmente cadrebbe nell’etichettarla gratuitamente come snob, autoreferenziale e menefreghista del proprio pubblico quando invece è proprio l’esatto contrario. Per lei fare musica, oltre a rispondere ad un istinto innato e geniale, significa entrare in punta di piedi con i propri lavori, lasciando volare libere le proprie canzoni come farfalle senza alcuna imposizione, nella consapevolezza che arriveranno a destinazione, come lei stessa dice, per viali imponenti, ma anche per viuzze piccoline, apparentemente inutilizzabili. Ad ennesima dimostrazione che tutto quello che può essere frettolosamente bollato come scopo di profitto si schianta con azioni o, per meglio dire non azioni, che si dirigono nel senso contrario. Certamente i nuovi lavori non resteranno nell’orticello di un sito ma troveranno degno spazio sui mass media e sui canali ufficiali e, forse, troveranno proprio in ciascuno di noi appassionati di lungo e recente corso il veicolo propulsore di diffusione, quasi novelli ambasciatori di un patrimonio destinato ad arricchirsi a tutto vantaggio delle nostre emozioni. Del resto, come scrive Mina, la musica rimane; tutto passa, tutto muore. La musica no. Ti si pianta nel cuore e non ti abbandona.
Auguri a Mina, a Massimiliano e Milena Pani, a Mauro Balletti e Gianni Ronco, ai musicisti, tecnici e a tutto lo staff che lavora in questa rinnovata Pdu Music. Per Aspera ad Astra, verso un ambizioso futuro che ha tutti i presupposti per brillare nel segno rinnovato dell’eccellenza e della qualità.
Le DILETTEVOLI ECCEDENZE che aprono la collezione di meraviglie a tre dimensioni della pregiata boutique pdumusic sono state accolte nella nostra pagina di Facebook con DISDICEVOLI ECCESSI di acidità da parte di una rumorosa minoranza di sedicenti mazziniani. Se è per molti versi comprensibile e condivisibie la diffusa nostalgia del CD tra quanti – come chi scrive – fino a oggi hanno acquistato i vinili per puro sfizio estetico e sentimentale, fatichiamo invece a giustificare i toni livorosi di coloro che contestano senza mezze misure la coraggiosa svolta “élitaria” – ad alta qualità – intrapresa da Mina e dal suo staff. In buona parte si tratta – come è facile verificare raffrontando i numeri milionari di aficionados della fan page ufficiale con le cifre nude e crude delle tirature raggiunte dagli ultimi dischi – di gente ormai abituata a godersi per un soldo di cacio l’intero scibile musicale sui vari Spotify, Skifofy et similia e il cui ultimo acquisto “fisico” risale probabilmente a una musicassetta farlocca di MINACELENTANO pagata due lire vent’anni fa a un incolpevole vu’ cumprà accampato sottocasa. Non si spiegano altrimenti certi commenti micragnosi sui presunti prezzi “proibitivi” dei nuovi lussuosissimi LP in vendita al più che accessibile costo di meno di 40 euro l’uno. Quanto all’altrettanto contestato acquisto “obbligato” di un giradischi, basta fare un salto all’IKEA per trovarne di ottimi – con cuffia – a poco più di 100 euro. E pazienza se per avere tutto questo i meno abbienti tra noi dovranno rinunciare di buon grado a un paio di cene in pizzeria ogni mese. “Perché l’amore – citando i versi della sempre bella BACHELITE – se è vero amore è del tipo ‘qualche santo aiuterà’…”.
COMUNICATO STAMPA
Nasce pdumusic.com
Il Nuovo Multiverso per collezionisti
in cui trovare musica in tre dimensioni:
Dischi in Vinile,
Nastri Analogici e NFT
pdumusic.com, il nuovo multiverso per collezionisti, nasce il 21 ottobre 2022. E nasce in uno spirito di continuità con lo storico e glorioso marchio PDU (fondato dal padre di Mina, Giacomo Mazzini, 55 anni or sono, appunto nel 1967) con l’intento di produrre e commercializzare musica su supporto fisico – cioè dischi in vinile e nastri magnetici di alta qualità. Ma nasce anche, coerentemente con il 2022, per produrre e commercializzare in quel supporto che è il futuro dell’arte in digitale: NFT, cioè Non Fungible Token.
La musica prodotta da PDU, e distribuita esclusivamente attraverso il nuovo canale dedicato www.pdumusic.com, lo sarà utilizzando apparecchiature tecnologiche vintage, e analogiche, che la PDU ha sempre conservato e mantenuto in perfetto stato nei suoi studi di registrazione.
La PDU, Produzione Dischi Ultrafonici, era nata 55 anni fa per permettere agli artisti, Mina per prima, di seguire il loro percorso creativo facendo musica di qualità.
E’una missione di cui si fa carico anche PDU Italia attraverso pdumusic.com.
A guidare e a motivare PDU in questa iniziativa è l’immutata passione per la ricerca del meglio, sia dal punto di vista artistico sia dal punto di vista tecnico.
“Qualità”, infatti, è un po’ il mantra di PDU. Qualità dei macchinari, qualità nei processi creativi e produttivi ( il transfer a Abbey Road, la galvanica a Sheffield…), qualità del vinile e dei nastri magnetici; e, naturalmente, qualità dei prodotti finiti, e grande accuratezza nelle confezioni e nelle grafiche.
L’intento è offrire all’appassionato un oggetto fisico collezionabile, restituendo il senso e il piacere del possesso che la musica cosiddetta liquida, ormai gassosa, ha perduto completamente.
Gli album di Mina pubblicati da pdumusic.com conterranno musica non disponibile sulle piattaforme di distribuzione digitale, quindi reperibile solamente in formato fisico su album in vinile.
E’ il caso, nella prima emissione, di “Dilettevoli Eccedenze”, un album che raccoglie undici “deep cuts” (rarità, facciate B, inediti); di “Encadenados”, un disco interamente cantato da Mina in spagnolo pubblicato una sola volta nel mercato latin negli anni ’90.
Poi “Mina in Studio 2001-2021”, LP doppio in vinile mai pubblicato in CD, che ripropone il repertorio del DVD “Mina in Studio” del 2001 (ormai da tempo fuori catalogo) arricchendolo dell’inedita “Accarezzame”.
Tutti i vinili sono da 180 grammi, tutti gli album sono con custodia apribile stampata su cartone opaco e con libretto interno di 16 pagine con fotografie inedite di Mauro Balletti o – nel caso di “Dilettevoli Eccedenze” – con disegni inediti di Gianni Ronco. E tutti e tre sono disponibili anche su supporto “tape” – nastro magnetico analogico da un quarto di pollice.
In collaborazione con Warner Music Italia e Il Volatore (di Ivano Fossati), PDU Italia produce e commercializza anche versioni in vinile e in nastro analogico di album “storici” del catalogo dei partner, scelti di concerto fra la direzione artistica di PDU e le rispettive direzioni artistiche.
Nella prima emissione figurano tre album di Ivano Fossati (“Musica Moderna” del 2008, “Decadancing” del 2011, il suo ultimo album di inediti prima di “Mina-Fossati”, e il doppio live “Dopo tutto” del 2012), “Domenico Modugno” (una raccolta del 1959 con “Strada ‘nfosa”, “Resta cu’ ‘mme” e “Vecchio frack”), l’epocale “La vita, amico, è l’arte dell’incontro”, il disco per il quale nel 1969 Sergio Bardotti mise insieme Vinicius De Moraes, Giuseppe Ungaretti, Sergio Endrigo, Toquinho e Luis Bacalov), “Un sabato italiano” (ormai un classico: il primo album di Sergio Caputo, datato 1983) “Danza” di Mia Martini (l’album del 1978 con 11 canzoni di Ivano Fossati).
Il primo prodotto completamente inedito è “Tre x Una – Fortissimo”, in cui Danilo Rea al pianoforte, Alfredo Golino alla batteria e Massimo Moriconi al contrabbasso interpretano, arrangiando e proponendoli a loro modo, i successi di Mina. Questo nuovo e magnifico progetto dei tre grandi jazzisti è stato registrato interamente su multitraccia analogico.
Tutti gli album in vinile e i nastri analogici di PDU Italia saranno acquistabili esclusivamente attraverso il sito pdumusic.com, e saranno inizialmente disponibili in copie limitate “prima edizione” e in tirature contenute – l’equivalente della “prima edizione” dei libri.
Nascono quindi già come oggetti da collezione, il cui valore è destinato ad aumentare nel tempo.
Oggetti da collezione sono anche gli NFT proposti da pdumusic. La scelta editoriale in proposito è certificare l’autenticità della produzione di ogni NFT, trasformandolo così in una sorta di “multiplo d’arte”. Le prime proposte di opere grafiche sono di Mauro Balletti (per le copertine degli album di Mina “Canarino Mannaro”, “Rane Supreme”, Salomè” e “Veleno”): immagini inedite che diventano così opere digitali con tecnologia Blockchain (completate da video in cui l’autore spiega il procedimento di realizzazione).
Il primo NFT musicale è di Mina. È composto da due nuove cover, canzoni standard mai cantate prima; “Almost blue” e “Eu sei que voi te amar”. Avrà per copertina una bellissima idea grafica digitale realizzata da Gianni Ronco.
Una seconda emissione di album, nastri e NFT è prevista per il prossimo dicembre. Oltre ad altri titoli di catalogo dei partner, ne farà parte un nuovo disco inedito di Mina.
L’ambizione di pdumusic.com è dunque quella di diventare un “negozio”, orgogliosamente un po’ esclusivo, di riferimento per gli appassionati collezionisti di musica di qualità, con il superamento del genere.
PDU si rivolge a una nicchia di pubblico, ma è una nicchia che merita di essere coltivata e soddisfatta, puntando non ai grandissimi numeri dello streaming ma ai numeri relativamente piccoli, però comunque consistenti, dei collezionisti “veri”, quelli che acquistano dischi in vinile o nastri analogici per ascoltarli, e non per moda o per fanatismo.
È una scommessa impegnativa e avvincente che PDU affronta con entusiasmo e (forse) un filo di incoscienza, con l’auspicio che il suo “ritorno al futuro” abbia lunga vita e faccia felici quei matti che ancora amano e collezionano la buona musica.
Mina only for fans su pdumusic: un futuro di qualità
SAI DOVE TROVARMI, SE MI VUOI…
Comunicato stampa
Una pioggia di arrivi esclusivi nello store pdumusic
SOMOS NUEVOS!
di Loris Biazzetti
Mina e i Beatles, il binomio perfetto
QUATTRO RAGAZZI PER ME
di Antonio Bianchi
Scripta Minant / I miei Beatles
SHE DAB DAB YÈ YÈ YÈ
di Mina
Il 1965 di Mina: un anno vissuto vertiginosamente
POI VADO SU, VADO SU, VADO SU!
di Loris Biazzetti
Scripta Minant / Dal diario di Studio Uno
UNA JOSEPHINE PER MASSIMILIANO
di Mina
La Mina “eleganzissima” di Drusilla Foer
DA UN MINUTO ALL’ETERNITA’
Intervista di Alessandro Mariotti
Il duetto Mina-Battisti 50 anni dopo: una storia da (ri)raccontare
MA NON DOVEVAMO VEDERCI PIÙ?
di Enrico Casarini
COME GOCCE
Per la fanzine numero 90 in uscita a fine marzo abbiamo rinunciato, per una volta, alle solite digressioni paleominoiche che pure tanto ci entusiasmano (che bello, avere un così ricco e maestoso passato da esplorare!) per concentrarci sulla Tigre degli ultimi decenni, del presente e dell’immediato futuro: il colpo di coda natalizio dell’operazione Minacelentano, la prossima new edition su vinile di Mina in studio, i cinque anni di sodalizio con TIM ripercorsi da Luca Josi nell’appassionante amarcord Questa è la storia di un’idea e – soprattutto – un lussureggiante e illustratissimo superdossier su Uiallalla che occuperà metà della rivista tra cronistoria dettagliata delle vicende mazziniane di fine anni Ottanta (Gossip di seppia, del gazzettiere Loris), testimonianze d.o.c. (su tutte, quella di Giorgio Conte intervistato da Franco Zanetti) e la come sempre brillante e minuziosa analisi delle canzoni del doppio a cura di Antonio Bianchi (titolo: Il richiamo della bellezza). Di quest’ultimo articolo vi anticipiamo un breve estratto riguardante due delle canzoni-cult del volume di inediti…
di Antonio Bianchi
(…) C’è un altro grande singolo mancato. Incredibilmente. Perché, in Uiallalla, Tre volte sì si staglia come un monumento tipicamente e inconfondibilmente mazziniano. La contrapposizione fra sussurro ed enfasi, il crescendo impetuoso, l’atmosfera di grandeur strumentale e vocale, non disgiunta da una certa immediatezza espressiva, ne fanno, in assoluto, uno dei brani più potenti della produzione di Mina anni Ottanta. Una sensazione condivisa da tutti. Tre volte sì era, coralmente, l’exploit più acclamato, il più amato, quello propinato con maggior entusiasmo agli amici (“Sentite questa!”). È davvero una bizzarria che un brano tanto maestoso sia rimasto nascosto. Una scelta che ha il sapore di una precisa presa di posizione da parte di Massimiliano Pani – in posizione di assoluto risalto nel ruolo di arrangiatore e, presumibilmente, intenzionato a porsi nelle retrovie in veste di autore –, sicuramente consapevole del potenziale dell’unico brano da lui firmato, fra l’altro con testo griffato Giorgio Calabrese.
Se Tre volte sì è emblema dell’estetica mazziniana condivisa dal grande pubblico, la dimensione di Mina più cara ai veri fan è rappresentata da Uscita 29, di Giorgio Calabrese e Mario Robbiani. Il mio brano preferito di Uiallalla e, in assoluto, una delle canzoni da me più amate dell’intero repertorio di Mina. Non è razionalmente il brano più “bello”, quello dal testo più sfavillante e dalle seduzioni musicali più travolgenti. Occupa una sorta di terra di nessuno, equamente distante sia dalla “canzone d’autore” sia dai brani che ambiscono al grande successo popolare. In compenso è la canzone che meglio sintetizza lo specifico mazziniano: un distillato delle fascinazioni, delle seduzioni, del mistero e dell’esclusività – forse invisibili ad altri – che accomunano chi ama realmente Mina e ha ascoltato davvero, in profondità, la sua produzione musicale, quella vecchia e quella nuova. Non importa che questa magia sia collettivamente condivisa. Anzi. Uscita 29 si concede il lusso di essere sottilmente impopolare, parziale e, forse, anche sottilmente respingente per i cultori di altri mondi musicali. Ha il sapore esclusivo di un dialogo intimo fra Mina e i suoi affezionati. Regna un’eleganza ipnotica, un’espressività tanto trattenuta quanto scultorea, un talento nel cesellare spessori in contenuti testuali immateriali, una capacità ammaliante di calarsi in seduzioni armoniche e di sdoppiarsi – letteralmente – in voce razionale e voce emotiva… Senza alcun bisogno di eccedere in decibel o in dimostrazioni di prestanza vocale, che rappresentano, semmai, lo specifico mazziniano agli occhi del pubblico occasionale, distratto e incostante (…)
(Illustrazione: Gianni Ronco)
Gennaio 1962 – Ormai prossima alla conclusione dei suoi appuntamenti del sabato sera con Studio uno (la dodicesima e ultima puntata dello show, il 13 gennaio, la vedrà congedarsi dai telespettatori cantando I Believe e un medley dei suoi più recenti successi, da Prendi una matita a Moliendo café), Mina conferma il suo “no” a Sanremo e si appresta ad affrontare un inizio del 1962 fittissimo di impegni all’estero: domenica 14 apparirà nel programma Gran Parada della TVE spagnola con El cielo en casa e Moliendo café, mentre da mercoledì 23 – dopo una rapida sosta a Milano per le prime prove-abiti di una nuova serie di Caroselli della Birra in cui interpreterà “alla sua maniera” 12 Divine dello spettacolo internazionale – sarà a Parigi per alcune esibizioni al Lido e all’Olympia e una serie di partecipazioni televisive. Seguiranno altre trasferte in giro per l’Europa tra Londra, Copenaghen e Monaco di Baviera.
Gennaio 1972 – Pronta a rituffarsi nell’agone mediatico a soli due mesi dalla nascita di Benedetta, Mina lascia Lugano per stabilirsi temporaneamente a Roma dove l’attendono alcuni impegni di lavoro, a cominciare dalla registrazione di un’ospitata – a metà gennaio, presso lo Studio 1 del Centro Produzione RAI – nella quarta puntata del programma condotto da Renzo Arbore L’amico flauto, in onda l’8 febbraio. Dopo un 1971 a dir poco trionfale dal punto di vista delle vendite discografiche (Amor mio al 2° posto tra i 45 giri top dell’anno dopo Pensieri e parole di Battisti, Del mio meglio e Quando tu mi spiavi… rispettivamente 2° e 14° tra gli LP), la Mazzini si riconferma dominatrice del mercato anche in questo inizio del 1972 sia col nuovo album Mina uscito poco prima di Natale sia col singolo Uomo/La mente torna le cui due facciate si fronteggiano da rivali – con pari dignità – nella hit parade…
Gennaio 1982 – Sbaraccata da mesi la cara Basilica dopo il mancato rinnovo del contratto d’affitto con la Curia Milanese (che ha deciso di adibirne i locali a sede museale), a Lugano, in zona Pazzallo, sono in pieno corso i lavori di allestimento dei nuovi studi PDU che, però, soltanto a primavera diverranno agibili per il via alle registrazioni dell’annuale doppio album mazziniano. Lo splendido Salomè, nel frattempo, nella classifica di Musica & Dischi è risultato il secondo LP più venduto del periodo natalizio dopo Artide/Antartide di Renato Zero…
Gennaio 1992 – Premiata ancora una volta dal mercato natalizio con il suo ultimo doppio Caterpillar, Mina si conferma in testa alle preferenze degli Italiani anche nei sondaggi di popolarità: sbaraglia rivali del calibro di Modugno, Pavarotti e la Callas in una ricerca compiuta dall’Istituto S&G sul “personaggio che, nel campo della musica, ha maggiormente contribuito a dar lustro al nostro Paese dal Dopoguerra in poi”. Ma è prima assoluta – col 30% dei voti, davanti a Nannini, Mietta e Paola Turci – anche in un sondaggio lanciato dal mensile Tutto tra i suoi giovanissimi lettori sulle cantanti italiane preferite del momento…
Gennaio 2002 – “Mentre il popolo dei fans si sta godendo nello splendore del DVD la prima Mina in versione videolive del Terzo Millennio, negli studi luganesi della GSU sono finalmente iniziati i lavori per il nuovo, attesissimo album di inediti per il quale la Signora ha mobilitato le firme più illustri del cantautorato nostrano della vecchia, media e nuova generazione. Tra i primi nomi in ballo, quelli di Fossati, Curreri, Silvestri, Antonacci, Britti e Bersani (che avrebbe inviato, pare, una versione con testo scritto ex novo della sua Chiedimi se sono felice composta per l’omonimo film di Aldo, Giovanni e Giacomo…)” (Da Duemiladue, la grande attesa, fanzine numero 56).
Gennaio 2012 – Nonostante la scarsa promozione e qualche falla sul fronte distributivo, lo splendido Piccolino di Mina, a sole cinque settimane dall’uscita, è “già” riuscito ad aggiudicarsi il disco d’oro. Da Lugano, intanto, Massimiliano annuncia l’imminente ritorno della mamma in sala d’incisione per un “progetto di ballads italiane e americane” sulla scia delle analoghe “dolci ed emozionanti esperienze dal vivo” come Napoli e L’allieva…
Leggere su un importante sito musicale, qualche settimana fa, un titolo come “I Maneskin hanno battuto i Beatles” ci ha lì per lì suscitato la stessa sbigottita ilarità che avremmo provato di fronte a sparate del tipo “Lino Banfi asfalta Charlie Chaplin” o “Claudia Gerini è la nuova Anna Magnani”. Senonché, una volta letta nel dettaglio la notizia, ci ha rasserenato constatare che la presunta leadership scippata ai Fab Four dall’arrembante Damiano e delle sue pittate consorelle non si riferisce alle vendite dei dischi (quelli, chi li compra più?) ma ai dati mondiali di ascolto sulla piattaforma Spotify nell’ultimo mese: come se, per dirla breve, a una tonnellata di cocci di vetro colorato si attribuisse lo stesso valore di mille chili di diamanti.
Non possiamo certo biasimare più di tanto gli attuali beniamini della scena musicale se, in mancanza di dati più sostanziosi, devono accontentarsi di quantificare il loro successo coi numeri-fuffa dello streaming e delle visualizzazioni su youtube. Per non cadere nel ridicolo, però, sarebbe il caso di non azzardare umilianti paragoni col florido mercato discografico che fu. A proposito del quale un istituto statistico d’oltremanica ha recentemente riassunto in una illuminante pop map europea gli artisti storici più venduti di sempre nei mercati “fisici” dei rispettivi Paesi. Primatisti assoluti, come si vede, sono i Beatles a quota mezzo miliardo di copie, seguiti dalla russa Alla Pugachova e dalla greca Nana Mouskouri (250 milioni), dagli svedesi Abba (200) e dalla nostra Mina (150) galantemente preferita nello schema ad Adriano Celentano che, pur risultando l’incontrastato campione italiano nelle vendite a 45 giri, perde il confronto con l’eterna amica-rivale sul più “pesante” fronte degli album: ambito, questo, in cui la Mazzini vanta il ben difficilmente superabile record di quasi 90 titoli – un terzo dei quali relativi a doppi LP conteggiati come singoli – piazzati in Hit Parade, raggiungendo il più alto gradino del podio con 24 di essi. E si tenga conto che dal conteggio sono esclusi tutti e sette i “padelloni” del periodo Italdisc, dato che le prime classifiche dei microsolchi a lunga durata apparvero in Italia solo nel 1964.
P.S. In attesa che, prima o poi, la nostra fanzine dedichi a Mina in Hit Parade un minuzioso dossier, godiamoci insieme la nuova rubrica I primi in classifica che la fan page ufficiale mazziniana ha varato proprio in questi giorni iniziando dai best sellers del triennio 1959-1960-1961…
Balzato in men che non si dica al primo posto della volubilissima classifica dei singoli più scaricati su iTunes (mentre per la disponibilità in streaming dell’intero The complete Recordings bisognerà attendere ancora un altro po’), Niente è andato perso non ha per nulla tradito le avide aspettative dei fans nonostante si tratti dell’unica inedita primizia in un doppio vassoio di prelibatezze già ampiamente degustate. Qui di seguito trovate alcuni tra i più interessanti – e, in qualche caso, “griffatissimi” – commenti sul pezzo che ci è capitato di leggere in questi giorni…
P.S. (Mina e Celentano è anche il titolo del singolo d’esordio, da fine novembre su youtube, del cantautore emergente SVD: “Quando mi sentirò una Mina, è solo dal’altra parte del mondo che che potrò trovare il mio Celentano. Quando mi sentirò Celentano, è solo dall’altra parte del mondo che potrà esistere la mia Mina. Cosi belli e così lontani, lontani come il bene e il male. Vicini come Mina e Celentano. Stelle come noi, come Mina e Celentano”. Carino, no?)
Frammentaria e fluida. Sghemba e lineare. Pensierosa e sorridente. Dapprima imbrigliata, nella strofa tortuosa, e poi liberatoria, nel ritornellone gagliardo. Niente è andato perso, più che unire, contrappone Adriano Celentano e Mina. Un po’ come succedeva per A un passo da te. Una formula che reca chiara l’impronta di Fabio Ilacqua, capace di strutturare brani dove strofa e inciso si contrappongono, si bilanciano, si armonizzano. Il sentiero tortuoso, dove Celentano arranca con zaino e piccone, conduce ad ariosi altipiani che Mina percorre con mitologica leggiadria…
(Antonio Bianchi, minafanclub.it)
(…) Lui si ritaglia la parte più realistico-pessimista, quella di chi ammette che “ci vuol mestiere a diventare felici” e che del “passato non resta niente” se non “pochi frammenti” perché “il tempo scivola”. Lei però interviene con la forza della positività e gli dice “ma non lo vedi che c’è uno spazio così grande che dura il tempo di un istante?” e lo invita a guardarla. E lui: “Ti sto guardando e sei bellissima”. Le due leggende della musica italiana, protagoniste dell’uscita discografica più attesa di questo autunno, ancora una volta sembrano aver fermato il tempo: voci impeccabili, classe da vendere. E, come sempre, una presenza-assenza in cui sono maestri impareggiabili.
(Cinzia Marongiu, Tiscali.it)
La canzone è stata scritta da Fabio Ilacqua, del quale Rockol è convinto estimatore, ed è una gran bella canzone, sia per il testo sia per la musica, che i due giganti della musica leggera italiana interpretano con efficacia. Ed è efficace anche la copertina del singolo, una delle fantasiose elaborazioni foto/grafiche di Mauro Balletti, che riproduciamo qui sotto e che avremmo visto volentieri come copertina anche dell’album, in luogo di quella, elegante ma un po’ troppo “istituzionale”, che è stata scelta.
(Franco Zanetti, rockol.it)
A me è arrivato oggi e da fan di Mina anche un solo inedito merita l’acquisto di un album. Purtroppo non esiste più la cultura del disco ma solo l’ascolto di singoli brani che dopo qualche mese non ascolta già più nessuno. Merito anche di tutte quelle major che per far soldi danno “pane quotidiano” ai bimbiminkia della trap. Come si dice… “Perle ai porci”.
(Michele Gianelli, minafanclub.it)
(…) Mina e Celentano sono il padre e la madre del pop italiano. Si conoscono fin da ragazzi, quando insieme cantavano Elvis, Poi ognuno ha fatto la sua rimarchevole strada: entrambi però mantengono lunghi silenzi, ma per Natale non ci vogliono lasciare soli. Niente è andato perso è un bel dialogo sul tempo che passa di Fabio Ilacqua, con tanto di video dove Mina non si sottrae a una notevole di notevoli fotografie in studio con il collega Molleggiato…
(Marinella Venegoni, La Stampa)
In attesa che approdi in Rete il bellissimo video-lyrics di Niente è andato perso realizzato da Mauro Balletti con le animazioni in 3D di Adriano Merigo, ci pare cosa buona e giusta proporvi il testo della canzone per agevolare le vostre esibizioni canore sotto la doccia da soli o in duettante compagnia…
Fermo in piedi fra il vento e il traffico
non mi vedi i passanti ci nascondono
poi davanti a me col tuo sorriso di sempre
io a mani vuote e la mia faccia solamente
però sembra ieri ma il tempo scivola
cosa vedi? è sulla tavola
le fotografie dei nostri giorni ribelli
sono un ricordo impigliato fra i capelli
che fai? come dici?
ci vuol mestiere a diventare felici
e adesso ridi e ridi a piccoli sorsi
sui miei discorsi
ma non lo vedi che c’è uno spazio così grande
che dura il tempo di un istante
c’è tutto e niente è andato perso
guardami adesso sì
e non mi dire è passato e che non resta niente
ma di frammenti solamente
ho l’impressione di uno sguardo
guardami adesso sì
chiudi gli occhi
è un tempo barbarico
cade il cielo a fiocchi
è un vento gelido
e intorno la città sospesa è quasi deserta
la tua bellezza qui è la sola cosa certa
però prendi le utopie durano un palpito
mentre le bugie cambiano d’abito
ancora mi confonde questa calma apparente
dimmi che cosa abbiamo scelto veramente
ma dai! come dici?
che a volte è la paura ad esser felici
ma il tuo sorriso che risale in silenzio
e ferma il tempo
ma non lo vedi che c’è uno spazio così grande
che dura il tempo di un istante
c’è tutto e niente è andato perso
guardami adesso sì
e non mi dire è passato e che non resta niente
ma di frammenti solamente
ho l’impressione di uno sguardo
guardami adesso sì
per mille volte raccontarci i pensieri
in questa notte come in tante di ieri
quando ridendo mi dirai come sempre
ma non lo vedi che c’è…
ma non lo vedi che c’è uno spazio così grande
certo che lo vedo
che dura il tempo di un istante
no sei tu che dici che non lo vedo ma io lo vedo
c’è tutto e niente è andato perso
guardami adesso sì
si sto guardando
e non mi dire è passato e che non resta niente
sì certo
ma di frammenti solamente
ho l’impressione di uno sguardo
guardami adesso si
ma non lo vedi che c’è
ti sto guardando
uno spazio così grande
che sei bellissima
che dura il tempo di un istante
sì però che instante
c’è tutto e niente è andato perso
beh no questo lo hai detto tu
guardami adesso sì
e non mi dire è passato e che non resta niente
non è vero
ma di frammenti solamente
ho l’impressione di uno sguardo
come di frammenti! Mina cosa dici?
guardami adesso sì
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